CRISTIANI   Nelle mani del Padre

Noi crediamo unicamente in Gesù Cristo unigenito Figlio di Dio,
unica VIA, VERITA' e VITA e nostro unico SALVATORE.

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Il Papato

Ultimo Aggiornamento: 27/12/2008 00:48
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27/12/2008 00:48
 
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Garanti e pilastri di questa unità sono, a suo avviso, i Vescovi o capi delle comunità locali:
"E' proprio questa unità che dobbiamo conservare fermamente e difendere soprattutto noi vescovi, che stiamo a capo della Chiesa, e ciò affinché possiamo provare che anche l'episcopato è uno e indiviso "( ibidem ).
Cipriano prova che "l'episcopato è uno ed indiviso" appoggiandosi su una sua interpretazione, estremamente interessante, del famoso testo di Matteo 16:18-19.
La difficoltà fondamentale dell'interpretazione del famoso passo da parte di Cipriano è che essa ci è pervenuta in due differenti edizioni che, a detta di alcuni esperti, potrebbero benissimo essere dovute entrambe all'autore di tutta l'opera. Eccole:
Prima edizione : " Sopra uno solo ha edificato la Chiesa. E benchè a tutti gli Apostoli dopo la Sua risurrezione abbia conferito la stessa potestà, dicendo: 'Come il Padre ha mandato me, anche Io mando voi. Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati vi saranno rimessi; a chi li riterrete vi saranno ritenuti', tuttavia, perché si manifestasse l'unità dispose con la Sua autorità che l'origine della stessa unità derivasse da uno solo. Anche gli altri Apostoli erano certamente ciò che era Pietro, insigniti con eguale partecipazione di onore e di potestà; ma l'inizio viene dall'unità, affinché la Chiesa di Cristo si mostri una. Chi non conserverà questa unità della Chiesa, crederà forse di conservare la fede? Chi si oppone e resiste alla Chiesa, penserà di essere nella Chiesa? " ( Poi cita Ef.4:4-6 ).
Seconda edizione : "E dopo la risurrezione gli dice: 'Pasci le mie pecore'. Sopra uno solo edifica la Chiesa e a lui comanda di pascere le sue pecore. E benché dia a tutti gli Apostoli una eguale potestà, tuttavia costituisce una sola cattedra e stabilisce con l'autorità della Sua Parola l'origine dell'unità. Anche gli altri Apostoli erano certamente ciò che era Pietro, ma il primato fu dato a Pietro, sicché si mostrasse una la Chiesa e una la cattedra. E tutti sono pastori, ma ne risulta un sol gregge, poiché tutti gli Apostoli lo pascolano con unanime accordo. Chi non conserverà questa unità, raccomandata anche da Paolo, crederà forse di conservare la fede? Chi abbandonerà la cattedra di Pietro sulla quale è fondata la Chiesa, penserà di essere ancora nella Chiesa? " (L'unità della Chiesa 4, ed. cit. pp. 80-81).
Come è chiaro, la prima edizione è poco "pietrina", mentre l'altra sembra addirittura affermare un primato universale di Pietro e dei suoi successori. Resta però il fatto che pure nel testo "pietrino" non è evidente che Cipriano avesse già delineato una chiara dottrina sul Papato. Nella sua interpretazione, infatti, la ragione per cui fu dato a Pietro il primato è che l'Apostolo doveva essere simbolo dell'unità che doveva regnare nella Chiesa cristiana. Particolarmente non risulta affatto che Cipriano ammettesse l'esistenza di "successori di Pietro", in questa sua particolare funzione simbolica.
La Chiesa locale, governata dal vescovo o pastore e dal collegio degli anziani ( presbiteri ) godeva quindi di ampia libertà disciplinare e organizzativa. Significativa è, in questo caso, la famosa controversia sul battesimo degli eretici.
Attorno alla metà del III secolo si pose il problema della validità del battesimo conferito da eretici: coloro che provenivano da un'eresia e si convertivano, dovevano essere ribattezzati ? Cipriano, vescovo di Cartagine, assieme ai vescovi africani, non ha alcun dubbio in merito:
" Se la Chiesa, poiché è una ed indivisibile, non ha posto tra gli eretici; se presso di essi non si trova lo Spirito Santo, poiché è uno e non può essere presso gente profana e di fuori, evidentemente neppure il battesimo, che posa sulla medesima unità, può stare presso gli eretici, per la ragione che non può sussistere distaccato dalla Chiesa e dallo Spirito Santo... Qual pretesa è mai questa di sostenere polemicamente che si possa ben essere figli di Dio, senza essere nati nella Chiesa? E' nel battesimo, infatti, che l'uomo vecchio muore e nasce di nuovo: ne fornisce chiara testimonianza l'Apostolo: 'Ci ha salvati mediante un lavacro di rigenerazione' ( Tito 3:5 ) " ( Epistola 74,4, 2 ; 74, 6,1 ; in "Le Lettere", ed. Paoline 1979, pp. 483,484 ).
Un consiglio di vescovi riunitosi a Cartagine nel 255 confermò la posizione di Cipriano.
Tuttavia Stefano, vescovo di Roma, pensava il contrario e non intendeva cambiare idea: " Ci si attenga alla tradizione! Se degli eretici vengono a voi, si impongano loro le mani per accoglierli in penitenza " ( parole di Stefano riportate da Cipriano nell'Epistola 74, 1,2 ; ed. cit. p. 479 ). Egli minacciò perfino di considerare fuori della comunione fraterna chi avesse agito diversamente.
Cipriano però fu anch'egli irremovibile, non riconoscendo a Stefano l'autorità di imporre le sue idee ad altri. Riferendosi quindi all'atteggiamento del vescovo di Roma, egli domanda a se stesso:
" Se è così che a Dio si rende onore; se così sono rispettate il timor di Dio e la disciplina dai suoi adoratori e dai vescovi, abbassiamo le armi, porgiamo le mani alle catene, cediamo al Diavolo la legge dell'Evangelo, l'ordinamento tracciato dal Cristo, la maestà stessa di Dio. Sciogliamo il giuramento della divina milizia, ammainiamo le bandiere dell'accampamento celeste. Si pieghi la Chiesa e s'arrenda all'eresia, la luce alla tenebra, all'empietà la fede, la speranza alla sfiducia, il vero all'errore, l'immortalità alla morte; di fronte all'odio capitoli la carità, alla menzogna la veracità, il Cristo all'Anticristo" ( Lettera 74, 8, 3 ; ed. cit. p.487 ).
Certo, queste non sono parole da rivolgersi, seppur indirettamente, al vescovo di Roma, ad uno dei primi "Papi"...
Cipriano in realtà non riconosceva al vescovo di Roma un'autorità suprema su tutta la Chiesa; infatti si appellò piuttosto alla Scrittura, negando la validità della tradizione invocata da Stefano:
"Ma questa tradizione da dove proviene? Deriva forse dall'autorità del Signore e dell'Evangelo? Da una disposizione degli Apostoli o dalle Lettere loro?... Ora, se nell'Evangelo - o almeno nelle Lettere degli Apostoli negli Atti - troviamo l'ingiunzione di non battezzare 'quelli che provengono dall'eresia, di qualsiasi sorta essa possa essere', ma di 'imporre loro le mani soltanto, per riceverli a penitenza', allora questa tradizione, santa e divina, sia rispettata. Se, al contrario, dapperttutto nessun altro nome è riservato agli eretici che non sia quello di avversari e di anticristi; se vengono segnati come uomini da schivare, 'gente ormai fuori strada e che si condanna da se stessa' ( Tito 3:11 ), quale stravaganza è mai quella di non considerare meritevole di condanna persone che chiaramente, come conferma l'Apostolo, si condannano da se stessi! " ( Lettera 74, 2, 2-3 ; ed. cit. pp. 480,481 ).
Ecco dunque che il vescovo di Cartagine proclama la netta superiorità della Scrittura al di sopra della tradizione - anzi la Scrittura deve essere l'unico punto assoluto di riferimento in questioni riguardanti la fede e la morale - anche se lo stesso Cipriano, come vedremo in seguito, non sempre sia stato coerente con questa sua posizione.
Ancor più complessa è la posizione di Agostino, vescovo di Ippona ( 354-430 d.C. ) e considerato "santo" dai Cattolici. In un primo tempo egli aveva ritenuto che la Chiesa fosse stata fondata da Cristo su Pietro come persona, ma in seguito cambiò idea. Difatti nelle "Ritrattazioni", un'opera in cui fa una revisione delle sue opinioni teologiche, afferma esplicitamente:
"In un passo di questo libro ( il suo commentario al Vangelo di Mt.) dissi dell'Apostolo Pietro: 'Su di lui come su una roccia, fu edificata la Chiesa'. So però che in seguito spesso così ho spiegato ciò che disse il Signore: 'Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa' - questo deve essere inteso nel senso che Egli avrebbe costruito la Chiesa su ciò che Pietro aveva confessato dicendo, 'Tu sei il Cristo, il Figlio dell'Iddio vivente' . Quindi Pietro, così chiamato da questa roccia, ha ricevuto le chiavi del Regno dei Cieli. Infatti fu detto a lui 'Tu sei Pietro' e non 'Tu sei la Roccia'. Ma 'la roccia era Cristo', confessando il quale, come fa tutta la Chiesa, Simone fu chiamato Pietro" ( Agostino, Ritrattazioni, 20, 1 ).
Altrove così il vescovo di Ippona precisa ancor più il suo pensiero: Il nome di Pietro gli fu dato dal Signore, perché doveva simboleggiare la Chiesa. Infatti se Cristo è la Roccia ( Petra ), Pietro è il popolo cristiano...
"Pietro dunque è così chiamato dalla Roccia, non la Roccia da Pietro, proprio come Cristo non è chiamato Cristo da cristiano, ma il cristiano da Cristo. 'Quindi', Egli dice, 'Tu sei Pietro e su questa pietra', che hai confessato, su questa pietra che tu hai riconosciuto dicendo, 'Tu sei il Cristo, il Figlio dell'Iddio vivente, Io edificherò la mia Chiesa', cioè su Me stesso, il Figlio dell'Iddio vivente, 'costruirò la mia Chiesa'. Costruirò te su Me, non Me su te. Uomini desiderosi di costruire sugli uomini dicono: 'Io sono di Paolo, io di Apollo, ed io di Pietro'. Ma altri, che non volevano essere edificati su Pietro, ma volevano essserlo sulla Roccia, dicevano: Io sono di Cristo" ( Sermone XXVI , 1 - 4 ).
Indubbiamente Agostino esaltò, forse fin troppo, il ruolo di Pietro nella Chiesa del primo secolo, ma nelle sue opere non c'è traccia del Papato, nel senso che mai l'illustre teologo sostenne che il vescovo di Roma fosse l'infallibile capo della Chiesa universale.

(Nota:quando non è indicato altrimenti, le citazioni "patristiche" sono tratte da William Webster, Peter the Rock, ed. Christian Resources Inc., Battle Ground, Wa, U.S.A. 1996 - è un'importante antologia di testi riguardanti l'esegesi di Mt.16:18 ss.).


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