Il mancato gettito annuale per i comuni é stato calcolato nell’ordine dei 300 milioni di
euro (la Repubblica, 8/10/2005). In realtà, se la chiesa cattolica pagasse l’Ici ai comuni come una qualsiasi spa per il suo immenso patrimonio immobiliare, dovrebbe pagare alcuni
miliardi di euro. Ma c’è di mezzo il concordato.
Che cosa dice il concordato in campo tributario? In materia, dispone il terzo comma
dell’art. 7: “Agli effetti tributari gli enti ecclesiastici aventi fine di religione o di culto, come
pure le attività dirette a tali scopo, sono equiparati a quelli aventi fine di beneficenza o di
istruzione. Le attività diverse da quelle di religione o di culto, svolte dagli enti ecclesiastici,
sono soggette, nel rispetto della struttura e delle finalità di tali enti, alle leggi dello Stato
concernenti tali attività e al regime tributario previsto per le medesime”.
Osservava acutamente Pietro Bellini, professore emerito di Storia del diritto canonico
all’Università “La Sapienza” di Roma, che il provvedimento che estendeva l’esenzione Ici
per la chiesa cattolica innovava «la disciplina concordataria per quello che riguarda il
regime tributario». Osservava il prof. Bellini che la norma in questione «paradossalmente
va proprio contro il sistema concordatario. Dico paradossalmente perché c’è una modifica
del Concordato da parte dello Stato, peraltro in favore della Chiesa, che avviene nelle
forme non previste dallo stesso Concordato. Il quale, essendo “protetto” dalla
Costituzione, non può essere modificato se non nelle forme previste dalla Costituzione
stessa, cioè attraverso un accordo tra le parti» (Ansa, 7/10/2005; Adista, 7/10/2005). La Cei obietta che a godere dell’esenzione saranno anche le organizzazioni no-profit e
tutte le Chiese con cui lo Stato ha stretto un’intesa: Chiesa cattolica, Tavola valdese,
Unione delle Chiese avventiste del settimo giorno, Assemblee di Dio in Italia, Unione delle
comunità ebraiche in Italia, Unione cristiana evangelica battista d’Italia e Chiesa
evangelica luterana in Italia, ma si tratta in realtà della foglia di fico che serve a coprire
questa scandalosa esenzione per gli immobili della chiesa cattolica.
In Italia ci sono centinaia e centinaia di conventi un tempo pieni di preti, frati e suore, che
sono stati trasformati in esercizi ricettivi, alberghi, pensionati, ostelli o comunque siano
chiamati, sempre a pagamento. Svolgono attività commerciale e sono esenti dall’Ici.
Oppure pensiamo alla conclamata centralità della famiglia. La casa dove abitano le
famiglie é soggetta all’Ici, la casa dove abita il parroco pretendono che sia esente, con la
motivazione che è una pertinenza dell’edificio di culto. Laicità vorrebbe che il parroco
pagasse l’Ici come qualsiasi altro single.
Ogni anno nella legge finanziaria troviamo norme ad ecclesiam con le quali si regalano fior di milioni a strutture cattoliche. Ad esempio, la Finanziaria 2004 prevedeva uno
stanziamento di 20 milioni di euro per il 2004 e 30 milioni per il 2005 da destinare
all’Università Campus Bio-Medico. L’Università Campus Bio-Medico si autodefinisce
“opera apostolica della Prelatura dell’Opus Dei”, che “intende operare in piena fedeltà al
Magistero della Chiesa Cattolica, che è garante del valido fondamento del sapere umano,
poiché l’autentico progresso scientifico non può mai entrare in opposizione con la Fede,
giacché la ragione (che ha la capacità di riconoscere la verità) e la fede hanno origine nello
stesso Dio, fonte di ogni verità”.
La Finanziaria del 2005 prevedeva inoltre un finanziamento di 15 milioni di euro per il
Centro San Raffaele del Monte Tabor di don Luigi Verzè, detto Sua Sanità, «in