CRISTIANI   Nelle mani del Padre

Noi crediamo unicamente in Gesù Cristo unigenito Figlio di Dio,
unica VIA, VERITA' e VITA e nostro unico SALVATORE.

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APOCASISSE DI SAN GIOVANNI APOSTOLO

Ultimo Aggiornamento: 10/01/2010 17:39
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10/01/2010 17:35
 
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CAPITOLO PRIMO - RIFLESSIONI






APOCALISSE DI SAN GIOVANNI APOSTOLO

 

CAPITOLO PRIMO

   

PROLOGO

 [1]Rivelazione di Gesù Cristo che Dio gli diede per render noto ai suoi servi le cose che devono presto accadere, e che egli manifestò inviando il suo angelo al suo servo Giovanni.

Rivelazione, in Greco  è “Apocalisse”: 'Apok£luyij' Ihsoà Cristoà, ¿n œdwken aÙtù Ð qeÒj, de‹xai to‹j doÚloij aÙtoà § de‹ genšsqai ™n t£cei, kaˆ ™s»manen ¢poste…laj di¦ toà ¢ggšlou aÙtoà tù doÚlJ aÙtoà'Iw£nnV,”.

Nella rivelazione Dio svela se stesso, il suo mistero. Svela anche l’uomo a se stesso, il suo mistero.

Nella rivelazione Dio manifesta, svela, rende palese anche alcuni eventi della storia che si compiranno in essa, a lunga o a breve distanza.

Ecco come la Scrittura, Antico e Nuovo testamento, presentano la rivelazione di Dio all’uomo.

“Qui egli costruì un altare e chiamò quel luogo El-Betel, perché là Dio  gli si era rivelato, quando sfuggiva al fratello” (Gn 35,7).

“Le cose occulte appartengono al Signore nostro Dio, ma le cose rivelate sono per noi e per i nostri figli, sempre, perché pratichiamo tutte le parole di questa legge” (Dt 29,28).

“La donna andò a dire al marito: Un uomo di Dio è venuto da me; aveva l'aspetto di un angelo di Dio, un aspetto terribile. Io non gli ho domandato da dove veniva ed egli non mi ha rivelato il suo nome” (Gd 13,6).

“Un giorno venne un uomo di Dio da Eli e gli disse: Così dice il Signore: Non mi sono forse rivelato alla casa di tuo padre, mentre erano in Egitto, in casa del faraone?” (2Sam 2,27).

“In realtà Samuele fino allora non aveva ancora conosciuto il Signore, né gli era stata ancora rivelata la parola del Signore” (1Sam 3,7).

“In seguito il Signore si mostrò altre volte a Samuele, dopo che si era rivelato a Samuele in Silo” (1Sam 3,21).

“Rispose Samuele a Saul: Basta! Lascia che ti annunzi ciò che il Signore mi ha rivelato questa notte. E Saul gli disse: Parla!” (1Sam 15,16).

“Poiché tu, Signore degli eserciti, Dio d'Israele, hai fatto una rivelazione al tuo servo e gli hai detto: Io ti edificherò una casa! perciò il tuo servo ha trovato l'ardire di rivolgerti questa preghiera” (2Sam 7,27).

“Giunta presso l'uomo di Dio sul monte, gli afferrò le ginocchia. Giezi si avvicinò per tirarla indietro, ma l'uomo di Dio disse: Lasciala stare, perché la sua anima è amareggiata e il Signore me ne ha nascosto il motivo; non me l'ha rivelato” (2Re 4,27).

“Tu, Dio mio, hai rivelato al tuo servo l'intenzione di costruirgli una casa, per questo il tuo servo ha trovato l'ardire di pregare alla tua presenza” (1Cro 17,25).

“E` bene tener nascosto il segreto del re, ma è cosa gloriosa rivelare e manifestare le opere di Dio. Fate ciò che è bene e non vi colpirà alcun male” (Tb 12,7).

“Io vi voglio manifestare tutta la verità, senza nulla nascondervi: vi ho già insegnato che è bene nascondere il segreto del re, mentre è cosa gloriosa rivelare le opere di Dio” (Tb 12,11).

“Quanto al discorso tenuto da Achior nella tua riunione, noi ne abbiamo udito il contenuto, perché gli uomini di Betulia l'hanno risparmiato ed egli ha rivelato loro quanto aveva detto davanti a te” (Gdt 11,9).

“Io ti guiderò attraverso la Giudea, finché giungerò davanti a Gerusalemme e vi porrò in mezzo il tuo trono. Tu li potrai condurre via come pecore senza pastore e nemmeno un cane abbaierà davanti a te. Queste cose mi sono state dette prima, io ne ho avuto la rivelazione e l'incarico di annunziarle a te” (Gdt 11,19).

“Menelao ci ha rivelato che voi volete tornare a vivere nelle vostre sedi” (2Mac 11,29).

“Intanto Rodoco, appartenente alle file dei Giudei, aveva rivelato i segreti ai nemici: fu ricercato, preso e tolto di mezzo” (2Mac 13,21).

“Il Signore si rivela a chi lo teme, gli fa conoscere la sua alleanza” (Sal 24,14).

Rivelami, Signore, la mia fine; quale sia la misura dei miei giorni e saprò quanto è breve la mia vita” (Sal 38,5).

“Il Signore ha manifestato la sua salvezza, agli occhi dei popoli ha rivelato la sua giustizia” (Sal 97,2).

Ha rivelato a Mosè le sue vie, ai figli d'Israele le sue opere. (Sal 102,7).

“La tua parola nel rivelarsi illumina, dona saggezza ai semplici. (Sal 118,130).

“Chi va in giro sparlando rivela un segreto, non associarti a chi ha sempre aperte le labbra” (Pro 20,19).

“Discuti la tua causa con il tuo vicino, ma non rivelare il segreto altrui” (Pro 25,9).

Senza la rivelazione il popolo diventa sfrenato; beato chi osserva la legge” (Pro 29,18).

A chi fu rivelata la radice della sapienza? Chi conosce i suoi disegni?” (Sir 1,5).

“L'infelicità di un'ora fa dimenticare il benessere; alla morte di un uomo si rivelano le sue opere” (Sir 11,27).

“Ricòrdati che la morte non tarderà e il decreto degli inferi non t'è stato rivelato” (Sir 14,12).

“Il vestito di un uomo, la bocca sorridente e la sua andatura rivelano quello che è” (Sir 19,27).

“Il frutto dimostra come è coltivato l'albero, così la parola rivela il sentimento dell'uomo” (Sir 27,6).

“Della ripetizione di quanto hai udito e della rivelazione di notizie segrete” (Sir 41,26).

“Si chiuda questa testimonianza, si sigilli questa rivelazione nel cuore dei miei discepoli” (Is 8,16).

Attenetevi alla rivelazione, alla testimonianza. Certo, faranno questo discorso che non offre speranza d'aurora” (Is 8,20).

“Ma il Signore degli eserciti si è rivelato ai miei orecchi: Certo non sarà espiato questo vostro peccato, finché non sarete morti, dice il Signore, Dio degli eserciti. (Is 22,14).

“A chi ha chiesto consiglio, perché lo istruisse e gli insegnasse il sentiero della giustizia e lo ammaestrasse nella scienza e gli rivelasse la via della prudenza? (Is 40,14).

“Non siate ansiosi e non temete: non forse già da molto tempo te l'ho fatto intendere e rivelato? Voi siete miei testimoni: C'è forse un dio fuori di me o una roccia che io non conosca?” (Is 44,8).

“Chi avrebbe creduto alla nostra rivelazione? A chi sarebbe stato manifestato il braccio del Signore?” (Is 53,1).

“Così dice il Signore: Osservate il diritto e praticate la giustizia, perché prossima a venire è la mia salvezza; la mia giustizia sta per rivelarsi” (Is 56,1).

“Se, invece, rifiuti di uscire, questo il Signore mi ha rivelato” (Ger 38,21).

“Coloro che lavorano l'argento e lo cesellano senza rivelare il segreto dei loro lavori?” (Bar 3,18).

“Beati noi, o Israele, perché ciò che piace a Dio ci è stato rivelato” (Bar 4,4).

“Rispose il re ai caldei:  Questa è la mia decisione: se voi non mi rivelate il sogno e la sua  spiegazione sarete fatti a pezzi e le vostre case saranno ridotte in  letamai” (Dn 2,5).

“Il re disse allora a Daniele, chiamato Baltazzàr: Puoi tu davvero rivelarmi il sogno che ho fatto e darmene la spiegazione?” (Dn 2,26).

“Ma c'è un Dio nel cielo che svela i misteri  ed egli ha rivelato al re Nabucodònosor quel che avverrà al finire dei  giorni. Ecco dunque qual era il tuo sogno e le visioni che sono passate  per la tua mente, mentre dormivi nel tuo letto” (Dn 2,28).

“Questo significa quella pietra che tu hai visto staccarsi dal  monte, non per mano di uomo, e che ha stritolato il ferro, il bronzo,  l'argilla, l'argento e l'oro. Il Dio grande ha rivelato al re quello che  avverrà da questo tempo in poi. Il sogno è vero e degna di fede ne è  la spiegazione” (Dn 2,45).

“Quindi rivolto a Daniele gli disse: Certo, il vostro Dio è il Dio degli  dei, il Signore dei re e il rivelatore dei misteri, poiché tu hai potuto  svelare questo mistero” (Dn 2,47).

“L'anno terzo di Ciro re dei Persiani, fu rivelata una parola a Daniele, chiamato Baltazzàr. Vera è la parola e la lotta è  grande. Egli comprese la parola e gli fu dato d'intendere la  visione” (Dn 10,1).

“Ma l'uno nascondeva all'altro la sua  pena, perché si vergognavano di rivelare la brama che avevano di  unirsi a lei” (Dn 13,11).

“In verità, il Signore non fa cosa alcuna senza aver rivelato il suo consiglio ai suoi servitori, i profeti” (Am 3,7).

“Allora questa parola del Signore fu rivelata per mezzo del profeta Aggeo” (Ag 1,3).

“Il ventuno del settimo mese, questa parola del Signore fu rivelata per mezzo del profeta Aggeo” (Ag 2,1).

“Il ventiquattro del nono mese, secondo anno di Dario, questa parola del Signore fu rivelata per mezzo del profeta Aggeo” (Ag 2,10).

“In quel tempo Gesù disse: Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli” (Mt 11,25).

“Tutto mi è stato dato dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare” (Mt 11,27).

“E Gesù: Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne né il sangue te l'hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli” (Mt 16,17).

“In quello stesso istante Gesù esultò nello Spirito Santo e disse: Io ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, che hai nascosto queste cose ai dotti e ai sapienti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, Padre, perché così a te è piaciuto” (Lc 10,21).

“Ogni cosa mi è stata affidata dal Padre mio e nessuno sa chi è il Figlio se non il Padre, né chi è il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare” (Lc 10,22).

“Dio nessuno l'ha mai visto: proprio il Figlio unigenito, che è nel seno del Padre, lui lo ha rivelato” (Gv 1,18).

“Perché si adempisse la parola detta dal profeta Isaia: Signore, chi ha creduto alla nostra parola? E il braccio del Signore a chi è stato rivelato?” (Gv 12,38).

“E` in esso che si rivela la giustizia di Dio di fede in fede, come sta scritto: Il giusto vivrà mediante la fede” (Rm 1,17).

In realtà lira di Dio si rivela dal cielo contro ogni empietà e ogni ingiustizia di uomini che soffocano la verità nell'ingiustizia (Rm 1,18).

Tu, però, con la tua durezza e il tuo cuore impenitente accumuli collera su di te per il giorno dell'ira e della rivelazione del giusto giudizio di Dio (Rm 2,5).

Grande, sotto ogni aspetto. Anzitutto perché a loro sono state affidate le rivelazioni di Dio. (Rm 3,2).

Ciò che è bene è allora diventato morte per me? No davvero! E` invece il peccato: esso per rivelarsi peccato mi ha dato la morte servendosi di ciò che è bene, perché il peccato apparisse oltre misura peccaminoso per mezzo del comandamento (Rm 7,13).

Io ritengo, infatti, che le sofferenze del momento presente non sono paragonabili alla gloria futura che dovrà essere rivelata in noi (Rm 8,18).

La creazione stessa attende con impazienza la rivelazione dei figli di Dio (Rm 8,19).

A colui che ha il potere di confermarvi secondo il vangelo che io annunzio e il messaggio di Gesù Cristo, secondo la rivelazione del mistero taciuto per secoli eterni (Rm 16,25).

Ma rivelato ora e annunziato mediante le scritture profetiche, per ordine dell'eterno Dio, a tutte le genti perché obbediscano alla fede (Rm 16,26).

Ma a noi Dio le ha rivelate per mezzo dello Spirito; lo Spirito infatti scruta ogni cosa, anche le profondità di Dio (1Cor 2,10).

E ora, fratelli, supponiamo che io venga da voi parlando con il dono delle lingue; in che cosa potrei esservi utile, se non vi parlassi in rivelazione o in scienza o in profezia o in dottrina? (1Cor 14,6).

Che fare dunque, fratelli? Quando vi radunate ognuno può avere un salmo, un insegnamento, una rivelazione, un discorso in lingue, il dono di interpretarle. Ma tutto si faccia per l'edificazione” (1Cor 14,26).

Se uno di quelli che sono seduti riceve una rivelazione, il primo taccia (1Cor 14,30).

Bisogna vantarsi? Ma ciò non conviene! Pur tuttavia verrò alle visioni e alle rivelazioni del Signore. (2Cor 12,1).

Perché non montassi in superbia per la grandezza delle rivelazioni, mi è stata messa una spina nella carne, un inviato di satana incaricato di schiaffeggiarmi, perché io non vada in superbia (2Cor 12,7).

“Infatti io non l'ho ricevuto né l'ho imparato da uomini, ma per rivelazione di Gesù Cristo (Gal 1,12).

Di rivelare a me suo Figlio perché lo annunziassi in mezzo ai pagani, subito, senza consultare nessun uomo (Gal 1,16).

“Vi andai però in seguito ad una rivelazione. Esposi loro il vangelo che io predico tra i pagani, ma lo esposi privatamente alle persone più ragguardevoli, per non trovarmi nel rischio di correre o di aver corso invano (Gal 2,2).

Prima però che venisse la fede, noi eravamo rinchiusi sotto la custodia della legge, in attesa della fede che doveva essere rivelata (Gal 3,23).

“Perché il Dio del Signore nostro Gesù Cristo, il Padre della gloria, vi dia uno spirito di sapienza e di rivelazione per una più profonda conoscenza di lui (Ef 1,17).

“Come per rivelazione mi è stato fatto conoscere il mistero di cui sopra vi ho scritto brevemente (Ef 3,5).

Questo mistero non è stato manifestato agli uomini delle precedenti generazioni come al presente è stato rivelato ai suoi santi apostoli e profeti per mezzo dello Spirito (Ef 3,5).

Tutte queste cose che vengono apertamente condannate sono rivelate dalla luce, perché tutto quello che si manifesta è luce (Ef 5,13).

Nessuno vi inganni in alcun modo!  Prima infatti dovrà avvenire l'apostasia e dovrà esser rivelato l'uomo  iniquo, il figlio della perdizione (2Ts 2,3).

Solo allora  sarà rivelato l'empio e il Signore Gesù lo distruggerà con il soffio della  sua bocca e lo annienterà all'apparire della sua venuta, l'iniquo (2Ts 2,8).

“Che al tempo stabilito sarà a noi rivelata dal beato e unico sovrano, il re dei regnanti e signore dei signori (1Tm 6,15).

“Ma è stata rivelata solo ora con l'apparizione del salvatore nostro Cristo Gesù, che ha vinto la morte e ha fatto risplendere la vita e l'immortalità per mezzo del vangelo (2Tm 1,10).

“Che dalla potenza di Dio siete custoditi mediante la fede, per la vostra salvezza, prossima a rivelarsi negli ultimi tempi (1Pt 1,5).

E fu loro rivelato che non per se stessi, ma per voi, erano ministri di quelle cose che ora vi sono state annunziate da coloro che vi hanno predicato il vangelo nello Spirito Santo mandato dal cielo; cose nelle quali gli angeli desiderano fissare lo sguardo (1Pt 1,12).

Ma nella misura in cui partecipate alle sofferenze di Cristo, rallegratevi perché anche nella rivelazione della sua gloria possiate rallegrarvi ed esultare (1Pt 4,13).

Carissimi, noi fin d'ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è (1Gv 3,2).

Rivelazione di Gesù Cristo che Dio gli diede per render noto ai suoi servi le cose che devono presto accadere, e che egli manifestò inviando il suo angelo al suo servo Giovanni (Ap 1,1).

Se “Apocalisse” significa rivelazione, perché essa spesso si connota nella mentalità credente come “fatti portentosi, calamitosi, di catastrofe universale”?

La risposta non può essere che una sola: nella Scrittura il Signore rivela anche la storia del male che si avventa contro i figli di Dio per distruggerli. Per molti diviene assai facile identificare questi contenuti di disastro con l’intera rivelazione e chiamare i disastri rivelazione, o apocalisse.  Infatti si dice spesso: “è un’apocalisse”, un vero disastro, una distruzione totale.

Dovremmo invece essere più obiettivi, più esatti nel parlare. Lo richiede la natura stessa della rivelazione.

Dio non rivela il disastro per farci conoscere il disastro. Dio rivela il disastro che le forze del male scatenano sui figli della luce per manifestare, rivelare loro che la vittoria non è delle forze del male, ma dei figli della luce.

Dio rivela la catastrofe che sta per cadere addosso ai discepoli di Gesù, a quanti credono nel suo nome, non per dire la potenza delle forze del male, ma che le forze del male si vincono proprio rimanendo ancorati in Cristo.

Cristo è il vincitore della storia. Questo è l’esatto contenuto della rivelazione.

Cristo è il vincitore perché è più forte di ogni potenza di male.

Cristo è il vincitore perché lui è l’uomo forte, il più forte, semplicemente il forte.

Cristo ha vinto ogni potenza di male, di tenebra, di peccato, di vizio, di stoltezza, di insipienza, di crudeltà, di empietà, di odio, di invidia.

Cristo ha vinto il male in tutte le sue manifestazioni.

Cristo rivela le cose che stanno per accadere per dire ai suoi discepoli: “Non abbiate paura. Non temete. Io ho vinto il mondo. Chi rimane in me, vincerà il mondo come io l’ho vinto”.

L’apocalisse di Giovanni apostolo è il più grande messaggio di speranza, di consolazione. È il più grande annunzio di Cristo e della sua vittoria sulla morte e sul peccato. È il più grande annunzio del trionfo degli eletti che avranno la forza di perseverare in Lui e con Lui sino alla fine.

La storia e il suo mistero sono nelle mani del Padre. Dio ha i sigilli della vita e nessun altro.

I sigilli della storia – come si potrà constatare in appresso – sono consegnati a Cristo Gesù.

Il mistero è del Padre. Il Padre lo consegna al Figlio. Il Padre consegna al Figlio solo quella parte di mistero che Lui vuole che sia rivelato.

Quanto deve rimanere avvolto dal silenzio, dalla non conoscenza, il Padre non lo consegna al Figlio e il Figlio non lo può rivelare.

Non lo rivela perché non è oggetto di rivelazione. Padre e Figlio sono una sola volontà di rivelazione.

Ciò che vuole il Padre lo vuole anche il Figlio. Ciò che il Padre non vuole, neanche il Figlio lo vuole.

Il Figlio vive per compiere la volontà del Padre sulla terra e nel Cielo.

La rivelazione è di Gesù Cristo. È di Gesù Cristo come mediazione, non come fonte, origine. Origine, fonte, principio di ogni rivelazione è il Padre.

Il Padre ha dato la sua rivelazione a Gesù Cristo per rendere noto ai suoi servi le cose che devono presto accadere. Cosa sono queste cose che devono presto accadere? Ma soprattutto: quali sono queste cose e quale sarà l’imminenza del loro succedersi? E ancora: chi sono i servi ai quali la rivelazione è diretta?

I servi sono i fedeli discepoli di Cristo Gesù. Sono tutti coloro che sono stati rigenerati da acqua e da Spirito Santo, aderendo alla Sua Parola, che essi vivono fedelmente.

Il presto di Dio, o l’imminenza delle cose che devono accadere, non è per nulla determinabile nel tempo.

Il presto di Dio dice certezza, sicurezza, fatto che immancabilmente avverrà, anzi che sta per venire.

Il cristiano vive sempre in questo “presto” di Dio, perché le cose che devono avvenire, possono avvenire da un momento all’altro. Quando esse vengono, sono già venute.

Il “presto” di Dio dice anche ineluttabilità. Nulla può far sì che esse non accadano. Poiché  di certo devono accadere, è giusto che ognuno si prepari.

Come ci si prepara a vivere il “presto” di Dio? in un solo modo: con la fede.

Le parole che il Signore rivolse ad Abacuc in un tempo di vera “apocalisse” per il popolo dell’alleanza, valgono per ogni discepolo del Signore per tutta l’estensione della terra, lungo tutti i secoli, fino alla consumazione del mondo. Ecco il testo di quella rivelazione:

Abacuc - cap. 1,1-17: “Oracolo che ebbe in visione il profeta Abacuc. Fino a quando, Signore, implorerò e non ascolti, a te alzerò il grido: Violenza! e non soccorri? Perché mi fai vedere l'iniquità e resti spettatore dell'oppressione? Ho davanti rapina e violenza e ci sono liti e si muovono contese. Non ha più forza la legge, né mai si afferma il diritto. L'empio infatti raggira il giusto e il giudizio ne esce stravolto.

Guardate fra i popoli e osservate, inorridite e ammutolite: c'è chi compirà ai vostri giorni una cosa che a raccontarla non sarebbe creduta. Ecco, io faccio sorgere i Caldei, popolo feroce e impetuoso, che percorre ampie regioni per occupare sedi non sue. Egli è feroce e terribile, da lui esce il suo diritto e la sua grandezza. Più veloci dei leopardi sono i suoi cavalli, più agili dei lupi della sera. Balzano i suoi destrieri, venuti da lontano, volano come aquila che piomba per divorare. Tutti avanzano per la rapina. La loro faccia è infuocata come il vento d'oriente, ammassano i prigionieri come la sabbia.

Egli dei re si fa beffe, e dei capi si ride; si fa gioco di ogni fortezza, assale una città e la conquista. Poi muta corso il vento: passa e paga il fio. Questa la potenza del mio Dio!

Non sei tu fin da principio, Signore, il mio Dio, il mio Santo? Noi non moriremo, Signore. Tu lo hai scelto per far giustizia, l'hai reso forte, o Roccia, per castigare. Tu dagli occhi così puri che non puoi vedere il male e non puoi guardare l'iniquità, perché, vedendo i malvagi, taci mentre l'empio ingoia il giusto? Tu tratti gli uomini come pesci del mare, come un verme che non ha padrone. Egli li prende tutti all'amo, li tira su con il giacchio, li raccoglie nella rete, e contento ne gode. Perciò offre sacrifici alla sua rete e brucia incenso al suo giacchio, perché fanno grassa la sua parte e succulente le sue vivande. Continuerà dunque a vuotare il giacchio e a massacrare le genti senza pietà?”.

Abacuc - cap. 2,1-20: “Mi metterò di sentinella, in piedi sulla fortezza, a spiare, per vedere che cosa mi dirà, che cosa risponderà ai miei lamenti. Il Signore rispose e mi disse: Scrivi la visione e incidila bene sulle tavolette perché la si legga speditamente. E` una visione che attesta un termine, parla di una scadenza e non mentisce; se indugia, attendila, perché certo verrà e non tarderà. Ecco, soccombe colui che non ha l'animo retto, mentre il giusto vivrà per la sua fede.

La ricchezza rende malvagi; il superbo non sussisterà; spalanca come gli inferi le sue fauci e, come la morte, non si sazia, attira a sé tutti i popoli, raduna per sé tutte le genti. Forse che tutti non lo canzoneranno, non faranno motteggi per lui? Diranno: Guai a chi accumula ciò che non è suo, e fino a quando? e si carica di pegni! Forse che non sorgeranno a un tratto i tuoi creditori, non si sveglieranno i tuoi esattori e tu diverrai loro preda? Poiché tu hai spogliato molte genti, gli altri popoli spoglieranno te, a causa del sangue umano versato, della violenza fatta alla regione, alla città e ai suoi abitanti.

Guai a chi è avido di lucro, sventura per la sua casa, per mettere il nido in luogo alto, e sfuggire alla stretta della sventura. Hai decretato il disonore alla tua casa; hai soppresso popoli numerosi, hai fatto del male contro te stesso. La pietra infatti griderà dalla parete e dal tavolato risponderà la trave. Guai a chi costruisce una città sul sangue e fonda un castello sull'iniquità.

Non è forse volere del Signore degli eserciti che i popoli fatichino per il fuoco e le nazioni si stanchino per un nulla? Poiché, come le acque colmano il mare, così la terra dovrà riempirsi di conoscenza della gloria del Signore. Guai a chi fa bere i suoi vicini versando veleno per ubriacarli e scoprire le loro nudità.

Ti sei saziato di vergogna, non di gloria. Bevi, e ti colga il capogiro. Si riverserà su di te il calice della destra del Signore e la vergogna sopra il tuo onore, poiché lo scempio fatto al Libano ricadrà su di te e il massacro degli animali ti colmerà di spavento, a causa del sangue umano versato, della violenza fatta alla regione, alla città e a tutti i suoi abitanti. A che giova un idolo perché l'artista si dia pena di scolpirlo? O una statua fusa o un oracolo falso, perché l'artista confidi in essi, scolpendo idoli muti?

Guai a chi dice al legno: Svegliati, e alla pietra muta: Alzati. Ecco, è ricoperta d'oro e d'argento ma dentro non c'è soffio vitale. Il Signore risiede nel suo santo tempio. Taccia, davanti a lui, tutta la terra!”.

Le cose accadono, sono accadute, accadranno. Inevitabilmente accadranno, a causa della potenza del male che sovrasta la storia e del peccato che regna nel mondo.

Dio le rivela, perché i servi di Cristo Gesù indossino fin da subito l’armatura della fede e si preparino al combattimento, se vogliono essere vincitori in Cristo Gesù. Solo chi si rivestirà di una grande fede potrà andare fino in fondo, potrà perseverare sino alla fine. Tutti gli altri, quanti non indosseranno l’armatura della fede, miseramente cadranno. Saranno travolti dalla potenza del male, perché non hanno perseverato nella fede, camminando di fede in fede.

Le cose che devono presto accadere, rivelate dal Padre al Figlio, dal Figlio sono state manifestate a Giovanni per mezzo del suo angelo.

Gli Angeli nella Scrittura sono investiti di questo altissimo ministero: rivelare ed anche spiegare le cose di Dio.

Giovanni dovrà rendere manifesto alla Chiesa quanto l’angelo gli ha comunicato, rivelato da parte del Signore nostro Gesù Cristo.

[2]Questi attesta la parola di Dio e la testimonianza di Gesù Cristo, riferendo ciò che ha visto.

Giovanni sa che quanto lui ha ricevuto non viene dall’angelo come origine, principio, fonte.

L’origine, il principio, la fonte è Dio Padre. La Parola che Giovanni ha ricevuto viene dal Padre.

Il Padre però non parla se non per mezzo del Figlio.

È il Figlio che rende testimonianza alla verità del Padre, o alla sua Parola.

Una Parola del Padre che non è detta a noi per mezzo del Figlio, che non è attestata a noi per mezzo del Figlio con vero atto di testimonianza, mai potrà dirsi del Padre.

È questa la vera essenza della nostra fede nella Parola del Padre. La Parola è del Padre, se testimoniata da Cristo Gesù. Se non è testimoniata da Cristo, mai potrà dirsi del Padre.

Giovanni attesta così e ribadisce la totale mediazione di Cristo nelle cose del Padre.

Tutto ciò che è del Padre viene a noi per mezzo di Cristo Gesù. Se non viene per mezzo di Cristo, di sicuro non è rivelazione del Padre.

Quanti non hanno Cristo non hanno il Padre. Quanti non ricevono la testimonianza di Cristo, sono senza rivelazione del Padre.

Cristo Gesù è il Rivelatore e la Rivelazione del Padre.

Senza Cristo Gesù non c’è vera conoscenza del Padre, perché non c’è vera rivelazione di Lui.

Giovanni ci dice anche il modo attraverso il quale il Padre per mezzo di Cristo Gesù gli ha manifestato le cose che devono presto accadere.

Lo ha fatto per mezzo della visione.

Cosa è in verità, nella sua essenza la visione?

Essa consiste nel dare all’apostolo, o a chi deve vedere, occhi di spirito, i soli che sono capaci di vedere oltre il muro dell’attimo presente e allargare gli orizzonti anche fino alla consumazione dell’intera storia. L’uomo, in questa visione, non vede con i suoi occhi di carne. Vede invece con gli occhi del suo spirito, illuminati dalla grazia di Dio e resi capaci di vedere ciò che il Signore vuole che essi vedano. La visione in spirito è vero mistero ed è grandissima grazia che il Signore concede a persone da lui scelte perché manifestino ai suoi figli le cose che Lui vuole che siano loro manifestate.

La visione in spirito è propria dei profeti. Per questa visione è come se essi fossero proiettati in mezzo agli avvenimenti, rendendosi spettatori di essi.

Nella visione in spirito lo strumento non solo vede. Vede e comprende secondo verità ciò che ha visto. Comprende e riferisce in pienezza di verità ciò che ha visto e compreso per opera dello Spirito Santo.

La visione in spirito dona una intelligenza della realtà assolutamente vera, santa, giusta, perfetta.

Chi vede con gli occhi della carne, può anche sbagliarsi e sbagliare.

Chi vede con gli occhi dello spirito, non sbaglia, non si sbaglia sia nel vedere, che nel comprendere e nel riferire.

La visione in spirito è avvolta dalla verità più santa, più profonda, più autenticamente corrispondente alla realtà.

[3]Beato chi legge e beati coloro che ascoltano le parole di questa profezia e mettono in pratica le cose che vi sono scritte. Perché il tempo è vicino.

La beatitudine è la via della vita, anzi la via della pienezza della vita.

La Chiesa vive nel tempo degli uomini: tempo di tentazione, di peccato, di miseria spirituale e materiale, di cattiveria, di malvagità, di guerra, di martirio, di rinnegamento della verità, di perdita della coscienza, di oscuramento dei valori morali.

Il tempo degli uomini spesso è tempo senza Dio, senza il vero Dio. Il vero Dio è uno, i falsi dei sono molti, gli idoli che l’uomo si costruisce sono infiniti, senza numero.

La moltitudine degli idoli si avventa contro il vero Dio, gli adoratori dei falsi dei combattono gli adoratori dell’unico vero Dio.

La differenza nel combattimento è grande: gli adoratori dei falsi dei si servono della falsità, della calunnia, della menzogna, dell’inganno, della minaccia, della tortura, di ogni violenza, della stessa morte per distruggere gli adoratori del vero Dio.

Gli adoratori del vero Dio hanno solo un’arma di difesa: la loro fede nella Parola assieme alla perseveranza in questa fede fino alla morte di croce.

Loro non possono fare il male, neanche con il pensiero. Loro devono solo amare, anzi devono offrire la loro vita per i loro crocifissori, uccisori, carnefici.

Le forze del male scatenate dagli adoratori degli idoli, o dei falsi dei, sono quanti sono gli uomini che si sono votati alla falsità.

Gli adoratori del vero Dio non hanno forze “umane” da opporre. Hanno solo una forza: la loro fede, il loro amore per Cristo Gesù, la loro speranza della vita eterna. La fede è nella Parola di Cristo. L’amore è il compimento di ogni Parola di Cristo Gesù. Anche la Speranza è cammino nella Parola al fine di raggiungere il regno eterno di Dio.

Dinanzi alle forze del male, che tolgono ogni respiro agli adoratori del vero ed unico Dio, i cristiani possono smarrirsi, confondersi, venir meno, perdere la fede nella Parola della salvezza, retrocedere dalla via sulla quale si sono incamminati, ritornare nel peccato e nella falsità di un tempo.

Cosa fare perché questo non avvenga? Una cosa sola si può fare: rinsaldare la fede nella Parola, rinnovare l’amore nella Parola, fortificare il cammino nella Speranza della vita eterna.

Come si fa ad operare tutto questo secondo pienezza di verità? Semplicemente mostrando la “temporaneità” della vittoria del male, rivelando l’eternità della vittoria del bene.

Il “bene” che produce il male è solo apparente, effimero, dura un istante. Mentre il male che produce il male è un male eterno.

Il “male” che produce la perseveranza nel bene anche esso è effimero, è solo del corpo. Poi dopo viene l’eternità della gioia, della pace, della vita.

Per questo è “beato chi legge e beati sono coloro che ascoltano le parole di questa profezia e mettono in pratica le cose che vi sono scritte”.

È beato perché scoprirà la fine dei malvagi, ma anche dei giusti. Scoprirà attraverso le parole di questa profezia quanto è illusorio fare il male, mentre fare il bene produce vita eterna.

Il male conduce alla perdizione eterna, all’inferno. Il bene genera vita eterna, apre le porte del Paradiso.

L’Apocalisse, rivelazione delle cose che stanno per accedere, ha proprio questa finalità: dire ai cristiani perseguitati, martoriati, umiliati, crocifissi, decapitati, dati in pasto alle fiere, fatti pubblico spettacolo nei circhi, imprigionati, calpestati, lapidati, fustigati, calunniati di gravi misfatti, di perseverare nella loro fede, di consegnare la vita a Cristo, esponendola anche al martirio.

Dopo questa breve sofferenza si apriranno le porte del Paradiso. È il Paradiso la speranza del cristiano. Per entrarvi lui deve essere capace anche di offrire il suo corpo al martirio.












Queste riflessioni sono cattoliche e prese dal web

Riflessioni teologico-sapienziali

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10/01/2010 17:36
 
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CAPITOLO PRIMO

Il tempo è vicino ha un solo significato.

È vicino il tempo in cui i cristiani prenderanno possesso del loro regno, del Paradiso. È vicino il tempo della gloria, dopo la grande tribolazione. È vicino il tempo della fine della loro sofferenza.

È vicino il tempo della venuta del Figlio dell’uomo per prendere la nostra anima e portarla con sé nel cielo.

Come si può constatare solo l’eternità con Dio può essere l’unico principio, il solo fondamento della nostra speranza.

Fondare la speranza su altre cose, è inutile. Dinanzi alla persecuzione solo l’eternità della beatitudine potrà infondere la forza di perseverare sino alla fine.

Questa speranza la si può rinsaldare in un solo modo: mostrando a più riprese e in diversi modi il Cristo Trionfatore sul peccato, sulla morte, sul male, su ogni malvagità e cattiveria dell’uomo.

È questo il fine dell’Apocalisse: mostrare ai cristiani il trionfo di Cristo Gesù, il Crocifisso, che è il Risorto, il Vivente, il Principe dei re della  terra, il Signore dei signori.

Tutto questo Lui lo è divenuto passando per la croce.

L’Apocalisse è la più grande e più potente “teologia” della croce, insegnata ai cristiani “crocifissi” perché siano in ogni istante capaci di vincere lo scandalo che nasce dalla croce.

È questo il motivo per cui è beato chi legge e mette in pratica le parole di questo libro.

È beato perché sarà andato alla scuola del Crocifisso per imparare a risorgere con Lui a vita nuova ed eterna.

Il tempo del combattimento è breve. Il tempo del godimento della vittoria lungo, molto lungo, dura tutta un’eternità.

Dona energia sempre nuova il solo pensiero che il tempo che ci separa da Cristo, dall’eternità con Lui, è tanto vicino. È già quasi venuto.

Il Signore è lì davanti a noi, aspetta solo che noi completiamo l’opera della nostra purificazione passando attraverso il martirio. Poi ci sarà solo Lui e la sua eternità di gioia infinita.

SALUTO ALLE SETTE CHIESE

[4]Giovanni alle sette Chiese che sono in Asia: grazia a voi e pace da Colui che è, che era e che viene, dai sette spiriti che stanno davanti al suo trono,

Le sette Chiese sono: Efeso, Smirne, Pergamo, Tiatira, Sardi, Filadelfia, Laodicea.

Il numero sette indica totalità, pienezza, completezza. Parlando alle sette Chiese, Giovanni parla ad ogni Chiesa.

Ogni Chiesa si deve sentire interpellata dalle parole di Giovanni. In queste parole deve trovare la sua verità, la sua essenza più autentica, il suo cammino più spedito, l’abbandono di ogni falsità che già si è introdotta nella sua vita.

Ogni Chiesa deve porsi in vero atteggiamento di fede per accogliere la Parola ad essa rivolta come vera Parola di Dio, Parola viva, efficace, più tagliente di ogni spada a doppio taglio.

Ogni Chiesa da questo istante deve imparare una cosa sola: la sua incapacità di farsi da sola l’esame di coscienza.

Ogni Chiesa da questo istante deve essere in perenne ascolto dello Spirito del Signore, se vuole rimanere nella verità.

Ogni Chiesa deve mettere ogni impegno affinché mai confonda il suo pensiero con la verità dello Spirito Santo, la sua storia con la Parola, la sua vita con il Vangelo.

Ogni Chiesa da questo istante deve vigilare perché mai si distacchi dalla Parola del Vangelo e sempre nella Parola del Vangelo trovi la verità della sua vita.

Ogni Chiesa è chiamata fin da ora a pensare che è assai facile cadere nell’errore, nell’ambiguità, nella cattiva interpretazione della Parola del Signore, in quel miscuglio di verità e di falsità, che è poi miscuglio della Parola di Dio e degli uomini.

Ogni Chiesa sa da questo istante cosa deve fare per rimanere nella Parola della salvezza. Deve ogni giorno incarnare la Parola; deve ogni giorno lasciarsi verificare l’incarnazione della Parola dalla verità tutta intera verso la quale la conduce lo Spirito del Signore.

Il fatto che lo Spirito Santo parli a tutte e sette le Chiese sta a dimostrare una sola verità: nessuna Chiesa è salvaguardata dall’errore. Ogni Chiesa è tentata e ogni Chiesa può abbandonare presto la via della verità e della pienezza della Parola.

Alle sette Chiese che sono in Asia, Giovanni offre il dono della grazia e della pace.

Questi doni discendono dal Cielo. Questi doni che il Cielo dona a Giovanni, Giovanni li dona alle sette Chiese.

Grazia e pace sappiamo con esattezza cosa significano.

La grazia è Dio stesso che si dona all’uomo e lo trasforma, lo rinnova, lo giustifica, lo santifica, lo eleva.

La pace è il ritorno della vita dell’uomo nella perfetta comunione di verità con Dio, con gli uomini, con se stesso, con l’intera creazione.

Grazia e pace discendono da Dio.

Dio è Colui che è, che era e che viene.

“Io sono colui che sono”. Questo è il nome che Dio ha rivelato a Mosè.

Dio non solo è Colui che è. Lui è in eterno. È prima di oggi. Il prima di oggi è la sua eternità. È oggi: il suo oggi è anche l’eternità, che è senza inizio e senza fine. È dopo oggi. Il dopo oggi è anch’esso l’eternità. Dall’eternità Lui è venuto ieri, viene oggi, verrà domani.

La venuta di Dio è sempre apportatrice di salvezza, ma anche di perdizione. È salvezza per coloro che lo accolgono; perdizione invece per coloro che ricusano di credere in Lui.

Dio viene per fare nuove tutte le cose. Ogni venuta di Dio nella nostra vita, nel nostro mondo, è di salvezza, per la salvezza, per la redenzione e la giustificazione degli uomini.

Egli verrà alla fine per fare nuove tutte le cose. Per creare i cieli nuovi e la terra nuova.

L’eternità è l’essenza stessa di Dio. Dall’eternità Lui viene in mezzo a noi per portarci nella sua eternità.

Sui sette spiriti che stanno davanti al suo trono, troviamo riscontro nell’Antico Testamento, oltre che nell’Apocalisse stessa. Ecco i testi: 

“Io sono Raffaele, uno dei sette angeli che sono sempre pronti ad entrare alla presenza della maestà del Signore” (Tb 12,15).

“Giovanni alle sette Chiese che sono in Asia: grazia a voi e pace da Colui che è, che era e che viene, dai sette spiriti che stanno davanti al suo trono” (Ap 1,4).

“All'angelo della Chiesa di Sardi scrivi: Così parla Colui che possiede i sette spiriti di Dio e le sette stelle: Conosco le tue opere; ti si crede vivo e invece sei morto” (Ap 3,1).

“Dal trono uscivano lampi, voci e tuoni; sette lampade accese ardevano davanti al trono, simbolo dei sette spiriti di Dio” (Ap 4,5).

“Poi vidi ritto in mezzo al trono circondato dai quattro esseri viventi e dai vegliardi un Agnello, come immolato. Egli aveva sette corna e sette occhi, simbolo dei sette spiriti di Dio mandati su tutta la terra” (Ap 5,6).

Indicando il numero sette pienezza e totalità, è giusto pensare che i “sette spiriti che stanno sempre davanti al suo trono” sono una schiera di Angeli (non sappiamo quanti sono e chi sono) con una speciale missione da compiere.

Tre di questi spiriti hanno un nome particolare: Michele, Raffaele, Gabriele.

Michele è l’angelo della lotta contro gli angeli ribelli. Lui difese l’unicità di Dio. Solo Dio è Dio. Solo Dio è come Dio. Nessun altro è Dio. Nessun altro è come Dio. Il Suo Nome è “Quis ut Deus, Chi come Dio”.

Gabriele è l’Angelo dell’annunzio del mistero e della sua spiegazione. Lo troviamo nel Libro di Daniele. Lui porta l’annunzio sia a Zaccaria nel tempio di Gerusalemme, sia alla Vergine Maria, nella Casa di Nazaret. Annunzia e spiega. Lui è l’Angelo catecheta dei misteri di Dio. Il Suo Nome è “Nuntius Dei, Nunzio del Signore, o di Dio”.

Raffaele invece è colui che il Signore invia perché si faccia compagno di viaggio dell’uomo, aiutandolo in ogni momento, guarendolo e sanandolo, liberandolo e custodendolo da ogni male. Il Suo Nome è “Medicina Dei, Guarigione di Dio”.

Dal Libro di Daniele, da quello di Tobia, dal Vangelo secondo Luca  e dall’Apocalisse si  ricavano le uniche notizie su questi sette angeli.

Altro non esiste nella Scrittura. Dove la Scrittura tace, è giusto che anche colui che la spiega, taccia. Anche questo è rispetto della rivelazione, rispetto di Dio, rispetto degli uomini, ai quali si deve sempre andare con la più alta onestà.

La nostra onestà è il silenzio. Inventare, creare, immaginare non è per nulla compito del teologo. Il teologo una cosa sola deve sempre operare: attenersi a ciò che è scritto. Ciò che non è scritto, perché non contenuto nelle Scritture profetiche, non è oggetto delle sue considerazioni, delle sue riflessioni, dei suoi insegnamenti, delle sue spiegazioni, dei suoi commenti.

[5]e da Gesù Cristo, il testimone fedele, il primogenito dei morti e il principe dei re della terra. A Colui che ci ama e ci ha liberati dai nostri peccati con il suo sangue,

La grazia e la pace sono date alle sette Chiese da “da Colui che è, che era e che viene, dai sette spiriti che stanno davanti al suo trono”, ma anche da “Gesù Cristo”.

Chi è Gesù Cristo, secondo la rivelazione che ci offre Giovanni in questo saluto? Gesù Cristo è:

Il testimone fedele. Questo titolo dato a Gesù è solo dell’Apocalisse:

“E da Gesù Cristo, il testimone fedele, il primogenito dei morti e il principe dei re della terra. A Colui che ci ama e ci ha liberati dai nostri peccati con il suo sangue, (Ap 1,5).

“All'angelo della Chiesa di Laodicèa scrivi: Così parla l'Amen, il Testimone fedele e verace, il Principio della creazione di Dio” (Ap 3,14).

Gesù è il testimone fedele del Padre.

Chi vuole conoscere in pienezza di verità in che cosa consiste la fedeltà di Cristo verso il Padre, o per il Padre, è sufficiente che legga il Vangelo secondo Giovanni.

Gesù è il Testimone fedele della Verità del Padre, della Grazia del Padre, della Parola del Padre, delle Opere del Padre, della Gloria del Padre, della Volontà del Padre.

Gesù è il Testimone fedele di tutto ciò che il Padre è, fa, dice, opera, vuole, dona.

Gesù è il Testimone fedele del Padre non solo perché riferisce, dice, attesta l’essenza di essere e di operare del Padre, ma anche perché compie pienamente, in ogni cosa, sempre, le Parole e le Opere del Padre.

È talmente fedele al Padre, che è lo stesso Padre che opera e parla per mezzo di Lui.

Parla Lui ed è come se parlasse il Padre. Opera Lui ed è come se operasse il Padre. Anzi è più di così: Parla Lui e in Lui e per Lui parla il Padre. Opera Lui e in Lui e per Lui opera il Padre.

Chi vuole conoscere veramente Dio, nelle sue Parole, nelle sue Opere, lo può solo per mezzo e in Cristo Gesù.

Questa unità di sola Parola  e di sola opera è solo di Cristo. Nessun altro uomo al mondo, né di ieri, né di oggi, né di domani, fino alla consumazione dei secoli, potrà dirsi testimone vero di Dio, escludendo Cristo Gesù, il solo, unico, vero, santo, giusto, perenne Testimone fedele del Padre.

Dalla sua testimonianza ognuno deve cogliere la verità di Dio che diviene e si fa anche verità di ogni uomo.

La suprema testimonianza al Padre e alla Verità del Padre, Gesù la rese dinanzi a Ponzio Pilato. La sua è stata testimonianza ufficiale, formale, in un tribunale, durante un interrogatorio, al prezzo della sua stessa vita.

Vangelo secondo Giovanni - cap. 18,28-40: “Allora condussero Gesù dalla casa di Caifa nel pretorio. Era l'alba ed essi non vollero entrare nel pretorio per non contaminarsi e poter mangiare la Pasqua. Uscì dunque Pilato verso di loro e domandò: Che accusa portate contro quest'uomo?

Gli risposero: Se non fosse un malfattore, non te l'avremmo consegnato. Allora Pilato disse loro: Prendetelo voi e giudicatelo secondo la vostra legge! Gli risposero i Giudei: A noi non è consentito mettere a morte nessuno. Così si adempivano le parole che Gesù aveva detto indicando di quale morte doveva morire.

Pilato allora rientrò nel pretorio, fece chiamare Gesù e gli disse: Tu sei il re dei Giudei? Gesù rispose: Dici questo da te oppure altri te l'hanno detto sul mio conto? Pilato rispose: Sono io forse Giudeo? La tua gente e i sommi sacerdoti ti hanno consegnato a me; che cosa hai fatto? Rispose Gesù: Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù.

Allora Pilato gli disse: Dunque tu sei re? Rispose Gesù: Tu lo dici; io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per rendere testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce.

Gli dice Pilato: Che cos'è la verità?  E detto questo uscì di nuovo verso i Giudei e disse loro: Io non trovo in lui nessuna colpa. Vi è tra voi l'usanza che io vi liberi uno per la Pasqua: volete dunque che io vi liberi il re dei Giudei? Allora essi gridarono di nuovo: Non costui, ma Barabba! Barabba era un brigante”.

È Gesù la verità del Padre ed anche la sua suprema testimonianza.

Il primogenito dei morti. Questo titolo si trova anche in San Paolo (Romani e Colossesi), nella Lettera agli Ebrei, e una sola volta nell’Apocalisse.

“Poiché quelli che egli da sempre ha conosciuto li ha anche predestinati ad essere conformi all'immagine del Figlio suo, perché egli sia il primogenito tra molti fratelli” (Rm 8,29).

“Egli è anche il capo del corpo, cioè della Chiesa; il principio, il primogenito di coloro che risuscitano dai morti, per ottenere il primato su tutte le cose” (Col 1,18).

“E di nuovo, quando introduce il primogenito nel mondo, dice: Lo adorino tutti gli angeli di Dio” (Eb 1,6).

“E da Gesù Cristo, il testimone fedele, il primogenito dei morti e il principe dei re della terra. A Colui che ci ama e ci ha liberati dai nostri peccati con il suo sangue” (Ap 1,5).

La sua primogenitura è prima di tutto “unigenitura”. Lui è il Figlio unigenito del Padre, il solo ed unico che Dio ha generato: “Luce da luce, Dio vero da Dio vero, generato, non creato, della stessa sostanza del Padre”.

L’unigenitura eterna è l’essenza di Cristo. Gesù è il Figlio unigenito del Padre, il Primo ed unico Figlio. È in Lui e per Lui che ogni uomo è chiamato a divenire figlio di Dio, per adozione, nello Spirito Santo, rinascendo nelle acque del battesimo.

È l’unigenitura di Cristo che fa sì che Dio sia vero Padre. Sia il Padre del nostro Signore Gesù Cristo e in Lui e per Lui diventi Padre per adozione di ogni altro uomo.

Ecco come San Giovanni presenta Cristo Gesù come L’unigenito Figlio di Dio:

“E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi vedemmo la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre, pieno di grazia e di verità” (Gv 1,14).

“Dio nessuno l'ha mai visto: proprio il Figlio unigenito, che è nel seno del Padre, lui lo ha rivelato” (Gv 1,18).

“Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna” (Gv 3,16).

“Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell'unigenito Figlio di Dio” (Gv 3,18).

“In questo si è manifestato l'amore di Dio per noi: Dio ha mandato il suo unigenito Figlio nel mondo, perché noi avessimo la vita per lui” (1Gv 4,9).

Egli è primogenito ed è unigenito nell’eternità. Egli è primogenito ed unigenito nel tempo. È unigenito e primogenito nell’ordine della creazione; ma anche è unigenito e primogenito nell’ordine della grazia, della redenzione, della giustificazione, della salvezza, della vita eterna, della risurrezione.

Egli è il primogenito dei morti, perché è il primo che è risorto alla vita eterna con il corpo trasfigurato, trasformato in spirito, in luce.

Egli è anche il primogenito dei morti, perché tutti risusciteremo in Lui e per Lui.

Egli è il primogenito dei morti, perché sarà Lui non solo a chiamarci dal sepolcro, ma anche a rivestirci della sua risurrezione.

Lui nel ventre del sepolcro è stato generato nel suo corpo alla vita dello spirito, perché noi tutti diveniamo esseri spirituali nel tempo e nell’eternità per Lui, con Lui in Lui.

Egli è primogenito dei morti perché ci ha preceduti nella gloria del Padre e ci attende perché dove è Lui siamo anche noi.

E il principe dei re della terra. Con queste parole viene proclamata la regalità universale di Cristo Gesù.

Lui non è re e principe in quanto Dio. In quanto Dio è Creatore e Signore di ogni uomo. Ogni cosa è stata fatta per mezzo di Lui. Ogni cosa è sua, per dono del Padre.

Gesù è il principe dei re della terra, perché nella sua umanità è stato costituito giudice dei vivi e dei morti, ma anche legge e parola di salvezza per ogni uomo, oltre che via, verità e vita di tutto il genere umano.

Non c’è sovranità vera se non in Lui, per Lui, con Lui. Non c’è esercizio del potere che sia vero servizio all’uomo se non in Lui, per Lui, con Lui.

Essendo Lui il sovrano dei sovrani e il re di tutti i regnanti, ognuno domani dovrà presentarsi al suo cospetto per rendere ragione della sua amministrazione di servitore della giustizia e della verità.

Ma anche oggi nel tempo della storia, Lui vigila attentamente e interviene nella nostra storia, perché sia sempre riportata nella Volontà e nella Verità del Padre.

Modi e forme di questa vigilanza perenne di Cristo Gesù sono avvolti dal mistero.

Solo quando i veli della storia saranno passati e si aprirà il sipario della vita eterna, vedremo ogni azione di Dio e di Cristo a favore della nostra salvezza e della redenzione dell’umanità intera.

Ora però è il tempo della fede e dobbiamo credere che Gesù è il principe dei re della terra, è il Signore di ogni altro signore, è il Sovrano di ogni altro sovrano.

A Lui sempre dobbiamo rivolgerci perché porti pace ai nostri giorni e la consolazione del suo amore e della sua grazia contro ogni tirannia e abuso di potere che tanto male arrecano agli uomini.

Chi è ancora Gesù? È “Colui che ci ama e ci ha liberati dai nostri peccati con il suo sangue”.

Con queste parole viene annunziato tutto il mistero dell’amore di Cristo per l’uomo.

Gesù è definito “Colui che ci ama”. Definizione più bella, più completa, più ricca di significato non esiste.

Gesù vive per amare l’uomo. Lui vive se ama l’uomo. Gesù muore per amare l’uomo. Vive e muore per amare l’uomo. Ma anche risorge per amare l’uomo.

L’amore per l’uomo è la sua stessa essenza. Fuori di questo amore Gesù non esiste. Lui è questo amore per l’uomo.

La vita di Gesù è amore. Ma anche la morte di Gesù è amore. La sua nascita alla terra è per amore nostro. Ma anche la sua nascita al Cielo con la risurrezione gloriosa è per amore nostro.

L’amore di Gesù per l’uomo è a prezzo del suo sangue.

Il suo amore per noi è liberazione dai nostri peccati operata sulla croce, a prezzo di una morte dolorosissima, versando tutto il suo sangue per noi.

Il suo sangue è il prezzo della nostra liberazione, della remissione dei nostri peccati.

Lui versa il suo sangue per lavare noi da tutte le nostre colpe, per mondarci, purificarci, sanarci, guarirci. Questa è la grandezza del suo amore per noi.

Nel suo Vangelo, lo stesso Giovanni dirà di Gesù: “Prima della festa di Pasqua Gesù, sapendo che era giunta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine” (Gv 13,1).

Questo suo amore Gesù ha lasciato a noi, suoi discepoli, come esempio. Anche il discepolo di Gesù è “Colui che ama l’uomo” e lo “ama sino alla fine”.

Ama l’uomo sino alla fine, perché il discepolo di Gesù ama Gesù sino alla fine e la fine del suo amore è nel dono della vita per il suo Maestro, il suo amico.

Anche questa verità annunziò Gesù nel Vangelo secondo Giovanni: “Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena. Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se farete ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l'ho fatto conoscere a voi. Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: amatevi gli uni gli altri (Gv 15.10-17).

Sappiamo ora chi siamo e come dobbiamo amare: “Siamo coloro che amano”; “Siamo coloro che amano sino alla fine”, “Siamo coloro che amano donando la vita a Cristo perché Cristo ne faccia un sacrificio per la salvezza del mondo”.

L’Apocalisse è il Libro che insegna ai discepoli di Gesù questo amore. Lo insegna, correggendo tutti coloro che sono caduti da questo amore o non sono mai entrati; lo insegna anche esortando attraverso la rivelazione di ciò che accade a quanti amano e anche a quanti non amano.

Questa è la vera rivelazione del Libro dell’Apocalisse: vale proprio la pena amare come Cristo ci ha amati sino alla fine.

La fine del vero amore non è la morte cruenta, sofferta. La fine dell’amore è l’abitazione eterna in Dio nel Paradiso.

[6]che ha fatto di noi un regno di sacerdoti per il suo Dio e Padre, a lui la gloria e la potenza nei secoli dei secoli. Amen.

Cristo, amandoci, ci ha liberati dalla nostra morte spirituale. La morte è solitudine, egoismo, chiusura nei vizi e nei peccati, allontanamento dell’uomo dall’uomo, schiavitù dell’uomo sull’uomo, asservimento dell’uomo all’uomo.

Cristo, amandoci, ha fatto di noi un regno di sacerdoti per il suo Dio e Padre. Ha fatto di noi, cioè, degli uomini a servizio della salvezza dell’uomo.

Chi è il sacerdote? È l’uomo di Dio che offre se stesso in sacrificio per la redenzione dei suoi fratelli.

Chi vuole conoscere le proprietà del suo sacerdozio e il ministero che esso comporta, deve partire da Cristo, che diede compimento a tutti i significati contenuti nel sacerdozio antico.

Cristo Gesù è colui che si offre, che si lascia immolare, che sacrifica la sua vita al Padre per la redenzione dei suoi fratelli.

Cristo Gesù è il “Donato del Padre” per la salvezza del mondo.

Ogni suo discepolo, in Lui, diviene il “Donato del Padre” per la salvezza dei suoi fratelli, di ogni uomo.

Questa verità è contenuta sia nell’Antico che nel Nuovo Testamento:

“Ora, se vorrete ascoltare la mia voce e custodirete la mia alleanza, voi sarete per me la proprietà tra tutti i popoli, perché mia è tutta la terra! Voi sarete per me un regno di sacerdoti e una nazione santa. Queste parole dirai agli Israeliti” (Es 19,5-6).

“Anche voi venite impiegati come pietre vive per la costruzione di un edificio spirituale, per un sacerdozio santo, per offrire sacrifici spirituali graditi a Dio, per mezzo di Gesù Cristo. (1Pt 2,5).

“Ma voi siete la stirpe eletta, il sacerdozio regale, la nazione santa, il popolo che Dio si è acquistato perché proclami le opere meravigliose di lui che vi ha chiamato dalle tenebre alla sua ammirabile luce” (1Pt 2,9).

“Che ha fatto di noi un regno di sacerdoti per il suo Dio e Padre, a lui la gloria e la potenza nei secoli dei secoli. Amen” (Ap 1,6).

“E li hai costituiti per il nostro Dio un regno di sacerdoti e regneranno sopra la terra” (Ap 5,10).

“Beati e santi coloro che prendon parte alla prima risurrezione. Su di loro non ha potere la seconda morte, ma saranno sacerdoti di Dio e del Cristo e regneranno con lui per mille anni” (Ap 20,6).

Chi è allora il cristiano? È colui che è già stato dato dal Padre per la salvezza del mondo.

È colui che assieme agli altri discepoli di Gesù deve costituire sulla terra un regno nel quale c’è una sola legge: quella di dare ognuno la vita per gli altri, in tutto come ha fatto Cristo Gesù.

È in questa fondamentale legge del regno la forza del cristianesimo. Chi entra in questa legge e la osserva, salva il mondo, come Cristo ha salvato il mondo.

Chi esce da questa legge, non è più sacerdote per il suo Dio e Padre e in nessun modo potrà mai operare redenzione e salvezza per l’umanità.

A Cristo Gesù va la gloria e la potenza nei secoli dei secoli. Sono potenza e gloria eterne, divine. Sono gloria e potenza che appartengono allo stesso Dio.

Con queste parole Giovanni proclama la divinità di Cristo Gesù.

Gesù è veramente Dio. È Dio nella sua persona. Lui è il Figlio Unigenito del Padre. Ma viene rivestito di gloria e di potenza divine anche nella sua umanità.

Nella sua umanità egli è rivestito di gloria e di potenza eterna.

Anche nella sua umanità egli è in tutto simile a Dio.

Sarete come Dio. Si compie la parola di satana, pronunziata ad Eva. Si compie però non secondo la sua menzogna. Si compie secondo la verità di Dio.

Si compie non per superbia, ma per umiltà; non per disobbedienza, ma per obbedienza fino alla morte e alla morte di croce.

In ogni parola della Scrittura c’è un mistero. Solamente che la creatura lo pone fuori della sua verità eterna e lo distorce ai danni dell’uomo.

Una cosa è certa: in Cristo l’umanità è divenuta in tutto simile a Dio. In Cristo l’umanità è di Dio ed è rivestita tutta di Lui. In Cristo veramente l’uomo è simile a Dio.

È il mistero dei misteri. La mente in questo mistero si perde, si annulla e diviene silenzio adorante e contemplante.

Anche questa è rivelazione del Libro dell’Apocalisse: se l’uomo vuole divenire immortale, vuole conservare la sua vita per sempre, la deve conservare alla maniera di Cristo, non alla maniera degli uomini, o di satana.

Se l’uomo vuole rivestirsi di immortalità, di eternità, di vita divina, piena, deve perseverare sino alla fine e vivere la sua nuova essenza: quella di essere sacerdote per il suo Dio e Padre, in Cristo, con Cristo, per Cristo.

È giusto che dopo aver ricordato la “profezia” del serpente, ricordiamo anche l’altra profezia: quella di Caifa, anche lui profetizzò alla maniera del serpente. Anche la sua profezia si compì, ma alla maniera di Dio, non alla sua maniera: “Molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di quel che egli aveva compiuto, credettero in lui. Ma alcuni andarono dai farisei e riferirono loro quel che Gesù aveva fatto. Allora i sommi sacerdoti e i farisei riunirono il sinedrio e dicevano: Che facciamo? Quest'uomo compie molti segni. Se lo lasciamo fare così, tutti crederanno in lui e verranno i Romani e distruggeranno il nostro luogo santo e la nostra nazione. Ma uno di loro, di nome Caifa, che era sommo sacerdote in quell'anno, disse loro: Voi non capite nulla e non considerate come sia meglio che muoia un solo uomo per il popolo e non perisca la nazione intera. Questo però non lo disse da se stesso, ma essendo sommo sacerdote profetizzò che Gesù doveva morire per la nazione e non per la nazione soltanto, ma anche per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi. Da quel giorno dunque decisero di ucciderlo. Gesù pertanto non si faceva più vedere in pubblico tra i Giudei; egli si ritirò di là nella regione vicina al deserto, in una città chiamata Efraim, dove si trattenne con i suoi discepoli. Era vicina la Pasqua dei Giudei e molti dalla regione andarono a Gerusalemme prima della Pasqua per purificarsi. Essi cercavano Gesù e stando nel tempio dicevano tra di loro: Che ve ne pare? Non verrà egli alla festa? Intanto i sommi sacerdoti e i farisei avevano dato ordine che chiunque sapesse dove si trovava lo denunziasse, perché essi potessero prenderlo” (Gv 11,45-57).

Mistero della verità di Dio che squarcia la nostra piccola, povera mente e apre gli orizzonti nell’eternità della sapienza divina.


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Mistero che dobbiamo sapere accogliere e riportarlo sempre nella verità della Parola del Signore, la sola che deve guidare i nostri passi sulla via della vita.

[7]Ecco, viene sulle nubi e ognuno lo vedrà; anche quelli che lo trafissero e tutte le nazioni della terra si batteranno per lui il petto. Sì, Amen!

Con queste parole viene proclamata la divinità di Cristo Gesù. Esse sono il compimento della profezia di Daniele. Gesù è vero Dio, vero Figlio di Dio. Gesù è il Signore, il vero Signore, l’unico Signore di ogni uomo.

Con queste parole Gesù viene proclamato il Giudice dei vivi e dei morti.

Questa verità è l’essenza stessa del Nuovo Testamento, o della sua rivelazione.

Ecco alcuni passaggi fondamentali, primari, essenziali:

“Allora comparirà nel cielo il segno del Figlio dell'uomo e allora si batteranno il petto tutte le tribù della terra, e vedranno il Figlio dell'uomo venire sopra le nubi del cielo con grande potenza e gloria” (Mt 24,30).

“Tu l'hai detto, gli rispose Gesù, anzi io vi dico: d'ora innanzi vedrete il Figlio dell'uomo seduto alla destra di Dio, e venire sulle nubi del cielo” (Mt 26,64).

“Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria” (Mc 13,26).

“Gesù rispose: Io lo sono! E vedrete il Figlio dell'uomo seduto alla destra della Potenza e venire con le nubi del cielo” (Mc 14,62).

“Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire su una nube con potenza e gloria grande” (Lc 21,27).

“Ecco, viene sulle nubi e ognuno lo vedrà; anche quelli che lo trafissero e tutte le nazioni della terra si batteranno per lui il petto. Sì, Amen!” (Ap 1,7).

“Io guardai ancora ed ecco una nube bianca e sulla nube uno stava seduto, simile a un Figlio d'uomo; aveva sul capo una corona d'oro e in mano una falce affilata” (Ap 14,14).

“Un altro angelo uscì dal tempio, gridando a gran voce a colui che era seduto sulla nube: Getta la tua falce e mieti; è giunta l'ora di mietere, perché la messe della terra è matura” (Ap 14,15). 

Ecco come Daniele lo profetizza nel suo Libro:

Daniele - cap. 7,9-14: “Io continuavo a guardare, quand'ecco furono collocati troni e un vegliardo si assise. La sua veste era candida come la neve e i capelli del suo capo erano candidi come la lana; il suo trono era come vampe di fuoco      con le ruote come fuoco ardente. Un fiume di fuoco scendeva dinanzi a lui,      mille migliaia lo servivano e diecimila miriadi lo assistevano. La corte sedette e i libri furono aperti.  Continuai a guardare a causa delle parole superbe che quel corno  proferiva, e vidi che la bestia fu uccisa e il suo corpo distrutto e  gettato a bruciare sul fuoco. Alle altre bestie fu tolto il potere e fu loro concesso di prolungare  la vita fino a un termine stabilito di tempo. 

Guardando ancora nelle visioni notturne, ecco apparire, sulle nubi del cielo,      uno, simile ad un figlio di uomo; giunse fino al vegliardo e fu presentato a lui, che gli diede potere, gloria e regno; tutti i popoli, nazioni e lingue lo servivano;      il suo potere è un potere eterno, che non tramonta mai, e il suo regno è tale      che non sarà mai distrutto”. 

Alla fine della storia, ogni uomo dovrà presentarsi dinanzi a Cristo Gesù.

Al suo giudizio dovrà sottoporsi. A Lui dovrà rendere ragione della sua vita. La verità di Cristo, il suo amore, sarà l’unica legge sulla quale sarà impostato il giudizio.

Nessun uomo, nessun popolo, nessuna nazione, sarà esente da questa verità. Anche coloro che lo hanno trafitto, dovranno presentarsi dinanzi a Lui per rendere ragione di ogni loro azione, decisione, comportamento.

Questa verità Giovanni la sigilla con un Sì forte. Con un “Amen” che indica irrevocabilità.

Così è. Così avverrà. Così sarà fatto. Cristo Gesù è il solo ed unico Giudice dell’uomo.

Ecco come San Paolo annunzia ai Filippesi la stessa verità:

Lettera ai Filippesi - cap. 2,1-11: “Se c'è pertanto qualche consolazione in Cristo, se c'è conforto derivante dalla carità, se c'è qualche comunanza di spirito, se ci sono sentimenti di amore e di compassione, rendete piena la mia gioia con l'unione dei vostri spiriti, con la stessa carità, con i medesimi sentimenti. Non fate nulla per spirito di rivalità o per vanagloria, ma ciascuno di voi, con tutta umiltà, consideri gli altri superiori a se stesso, senza cercare il proprio interesse, ma anche quello degli altri.

Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù, il quale, pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio; ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini; apparso in forma umana, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce.

Per questo Dio l'ha esaltato e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni altro nome; perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra; e ogni lingua proclami che Gesù Cristo è il Signore, a gloria di Dio Padre”.

Anche questa è verità dell’Apocalisse: se Gesù verrà per giudicare il mondo, anche il cristiano sarà sottoposto al suo giudizio.

Se lui non “sarà stato colui che avrà amato sino alla fine come il suo Maestro”, anche lui subirà la condanna.

A che serve allora guadagnare la vita portandola fuori dell’amore e della testimonianza della verità per qualche istante, se poi la si perderà per tutta l’eternità?

Diviene cosa santa per il discepolo di Gesù vivere il suo sacerdozio regale sino alla fine, passando per il martirio come il suo Maestro e Signore.

In fondo il fine stesso dell’Apocalisse di San Giovanni è solo questo: convincere i cristiani perseguitati con ogni genere di supplizio che vale proprio la pena perdere la vita per Cristo Gesù. È questo il vero modo per conservarla per sempre, per riaverla tutta intera nell’eternità.

[8]Io sono l'Alfa e l'Omega, dice il Signore Dio, Colui che è, che era e che viene, l'Onnipotente!

Questa denominazione di Dio, che è anche di Cristo,  è solo dell’Apocalisse:

“Io sono l'Alfa e l'Omega, dice il Signore Dio, Colui che è, che era e che viene, l'Onnipotente!” (Ap 1,8).

“Ecco sono compiute! Io sono l'Alfa e l'Omega, il Principio e la Fine. A colui che ha sete darò gratuitamente acqua della fonte della vita” (Ap 21,6).

“Io sono l'Alfa e l'Omega, il Primo e l'Ultimo, il principio e la fine” (Ap 22,13).

Dio è l’Alfa e l’Omega perché Lui è senza Alfa e senza Omega, senza Principio e senza Fine. Lui è l’eterno. Lui è l’eternità.

Dio è l’Alfa e l’Omega perché Lui è l’Alfa e l’Omega della nostra vita. Siamo da Lui, siamo per Lui, siamo chiamati ad essere in Lui per tutta l’eternità.

Iniziamo per Lui (Alfa), finiamo per Lui (Omega), finiamo in Lui ma per vivere per tutta l’eternità nella sua gloria.

Prima delle cose (Alfa) c’è Lui. Dopo le cose (Omega) c’è Lui. Noi passiamo. Lui resta in eterno. Noi ci consumiamo, ci logoriamo. Lui invece rimane in eterno.

Le potenze di questo mondo passano. Lui resta. I regni di questa terra finiscono. Lui non avrà mai fine.

Le persecuzioni scompaiono assieme ai persecutori, Lui invece è il Giudice dei perseguitati e dei persecutori.

Ecco come il Salmo descrive l’eternità di Dio in mezzo alle vicissitudini di questo mondo:

Salmo 101,1-29: “Preghiera di un afflitto che è stanco e sfoga dinanzi a Dio la sua angoscia. Signore, ascolta la mia preghiera, a te giunga il mio grido. Non nascondermi il tuo volto; nel giorno della mia angoscia piega verso di me l'orecchio. Quando ti invoco: presto, rispondimi. Si dissolvono in fumo i miei giorni e come brace ardono le mie ossa.

Il mio cuore abbattuto come erba inaridisce, dimentico di mangiare il mio pane. Per il lungo mio gemere aderisce la mia pelle alle mie ossa. Sono simile al pellicano del deserto, sono come un gufo tra le rovine. Veglio e gemo come uccello solitario sopra un tetto.

Tutto il giorno mi insultano i miei nemici, furenti imprecano contro il mio nome. Di cenere mi nutro come di pane, alla mia bevanda mescolo il pianto, davanti alla tua collera e al tuo sdegno, perché mi sollevi e mi scagli lontano. I miei giorni sono come ombra che declina, e io come erba inaridisco.

Ma tu, Signore, rimani in eterno, il tuo ricordo per ogni generazione. Tu sorgerai, avrai pietà di Sion, perché è tempo di usarle misericordia: l'ora è giunta. Poiché ai tuoi servi sono care le sue pietre e li muove a pietà la sua rovina. I popoli temeranno il nome del Signore e tutti i re della terra la tua gloria, quando il Signore avrà ricostruito Sion e sarà apparso in tutto il suo splendore.

Egli si volge alla preghiera del misero e non disprezza la sua supplica. Questo si scriva per la generazione futura e un popolo nuovo darà lode al Signore. Il Signore si è affacciato dall'alto del suo santuario, dal cielo ha guardato la terra, per ascoltare il gemito del prigioniero, per liberare i condannati a morte; perché sia annunziato in Sion il nome del Signore e la sua lode in Gerusalemme, quando si aduneranno insieme i popoli e i regni per servire il Signore. Ha fiaccato per via la mia forza, ha abbreviato i miei giorni.

Io dico: Mio Dio, non rapirmi a metà dei miei giorni; i tuoi anni durano per ogni generazione. In principio tu hai fondato la terra, i cieli sono opera delle tue mani. Essi periranno, ma tu rimani, tutti si logorano come veste, come un abito tu li muterai ed essi passeranno. Ma tu resti lo stesso e i tuoi anni non hanno fine. I figli dei tuoi servi avranno una dimora, resterà salda davanti a te la loro discendenza.

L’eternità è la vittoria di Dio sulla brevità della vita dell’uomo, delle cose, dello stesso universo.

Il Signore Dio che è l’Alfa e l’Omega è anche Colui che è, che era e che viene.

Lui è prima della creazione del mondo. È Lui il suo Creatore e Signore.

Lui è nel mondo creato. Del mondo è Salvezza, Redenzione, Provvidenza, Giustizia, Verità, Santità.

Lui è la Vita del mondo e perennemente viene per dare vita al mondo, continuamente esposto al vortice della morte e dell’annientamento.

Il Signore è Colui che viene per fare nuove tutte le cose. Viene per creare i cieli nuovi e la terra nuova. Viene per la risurrezione dei corpi. Viene per il giudizio finale.

Lui è l’Onnipotente. Il solo che può tutto. Nessuno potrà mai resistere alla sua forza che è forza invincibile.

È Lui il vero Signore della storia, della vita, del tempo, dell’eternità.

È Lui il Signore di tutto. È il Signore perché è Onnipotente. È il Signore perché è eterno. È il Signore perché di ogni cosa è il Creatore e la Vita.

Chi è fondato su questa fede, deve porsi una sola domanda: perché il Signore Onnipotente permette che il male si abbatte sui suoi servi?

La risposta non può essere che una sola: perché ogni suo servo gli renda testimonianza con il dono della sua vita.

La vita del tempo ha un solo fine: con essa bisogna rendere gloria al Signore. E gli si rende gloria, offrendola a Lui in sacrificio.

Come ha fatto Cristo Gesù, dovrà fare ogni suo discepolo. In questo rendimento di gloria non solo il discepolo di Gesù raggiunge la più alta perfezione, il compimento perfetto nella verità della sua essenza, ma anche coopera per la redenzione del mondo intero. La vita offerta in sacrificio al Signore, per la sua gloria, produce un frutto smisurato di grazia per la conversione del mondo.

Forte di questa fede, il discepolo di Gesù ogni giorno si prepara alla persecuzione, sapendo che essa è permessa da Dio come prova di fedeltà, ma anche come strumento di perfezione e di santificazione.

VISIONE INTRODUTTIVA

[9]Io, Giovanni, vostro fratello e vostro compagno nella tribolazione, nel regno e nella costanza in Gesù, mi trovavo nell'isola chiamata Patmos a causa della parola di Dio e della testimonianza resa a Gesù.

Chi scrive è Giovanni. È lui che riceve la rivelazione di Dio, per mezzo di Cristo, attraverso il suo Angelo, come già precedentemente affermato al v. 1: “Rivelazione di Gesù Cristo che Dio gli diede per render noto ai suoi servi le cose che devono presto accadere, e che egli manifestò inviando il suo angelo al suo servo Giovanni”.

Dei discepoli di Gesù Giovanni è fratello e compagno nella tribolazione, nel regno e nella costanza in Gesù.

È fratello perché è in Cristo una cosa sola assieme agli altri discepoli del Signore.

In Cristo, nostro fratello, siamo tutti figli dell’Unico Signore e Dio e quindi tutti fratelli gli uni degli altri. Fratellanza vera, non fittizia; spirituale e reale insieme, perché spirituale e reale è il corpo di Cristo che ci costituisce una cosa sola in Lui.

È compagno nella tribolazione, perché anche lui è perseguitato come loro, assieme a loro.

Lui non scrive loro da fuori della persecuzione, da uomo libero. Scrive loro invece da dentro la persecuzione, scrive da perseguitato come loro e più di loro.

È compagno nel regno perché anche lui come loro appartiene a quel regno di sacerdoti, costituito da Dio, perché ognuno offra il culto nuovo dell’offerta della propria vita. La persecuzione è l’altare e il fuoco della consumazione del loro sacrificio.

È compagno nella costanza in Gesù, perché lui vuole perseverare sino alla fine come il suo Maestro. Lui del Maestro è il discepolo amato. Lui il Maestro lo ha accompagnato fino alla croce. Ora gli resta da salire in croce e compiere il sacrificio del suo Maestro.

L’amore rende simile in tutto. L’amore crocifisso del Maestro esige l’amore crocifisso del discepolo. Giovanni sta amando il Signore nella grande persecuzione, nel dolore, nella sofferenza. Lo sta amando nella costanza, cioè nella perseveranza sino alla fine.

Giovanni è in esilio. Il luogo del suo esilio è l’isola di Patmos. È un isola sotto Efeso, a circa 75 Km. Era a quei tempi un luogo di pena.

Lui è esiliato in questo luogo di pena a causa della parola di Dio e della testimonianza resa a Gesù.

Giovanni si presenta ai discepoli di Gesù come un vero testimone di Gesù. Lui è il testimone di Gesù che dona forza, vigore a tutti i testimoni di Gesù, perché perseverino nella testimonianza sino alla fine.

Giovanni sa che solo chi avrà avuto la forza di andare fino in fondo, fino al versamento di sangue, come Cristo Gesù, entrerà nel suo regno.

Per questo egli non si risparmia in niente per aiutare i suoi fratelli e compagni a perseverare anche loro sino alla fine.

Il discepolo di Gesù può essere perseguitato per una sola ragione: “a causa della parola di Dio e della testimonianza resa a Gesù”, lui, cioè, può essere perseguitato solo perché vero, autentico, fedele discepolo di Gesù.

La parola di Dio è predicata, annunziata, proclamata, vissuta, ricordata, testimoniata, attestata, dichiarata come l’unica verità della propria vita.

Cristo Gesù è adorato, obbedito, scelto, amato, seguito, fino alla morte di croce, come il solo ed unico Signore della propria vita.

Chi fa questa duplice scelta dal mondo sarà sempre perseguitato. È questa scelta la via della vita eterna.

[10]Rapito in estasi, nel giorno del Signore, udii dietro di me una voce potente, come di tromba, che diceva:

L’estasi è il rapimento dell’anima presso Dio. È come se l’anima lasciasse il corpo, pur essendo e rimanendo nel corpo, per essere là dove il Signore vuole che essa sia, per vedere ciò che il Signore vuole che essa veda, ascolti, senta.

Ecco come il Nuovo Testamento parla dell’estasi:

“Gli venne fame e voleva prendere cibo. Ma mentre glielo preparavano, fu rapito in estasi” (At 10,10).

“Io mi trovavo in preghiera nella città di Giaffa e vidi in estasi una visione: un oggetto, simile a una grande tovaglia, scendeva come calato dal cielo per i quattro capi e giunse fino a me” (At 11,5).

“Dopo il mio ritorno a Gerusalemme, mentre pregavo nel tempio, fui rapito in estasi” (At 22,17).

Rapito in estasi, nel giorno del Signore, udii dietro di me una voce potente, come di tromba, che diceva” (Ap 1,10).

“Subito fui rapito in estasi. Ed ecco, c'era un trono nel cielo, e sul trono uno stava seduto” (Ap 4,2).

Nell’estasi l’anima viene rapita presso Dio e viene resa partecipe del mistero che Dio vuole rivelare all’uomo, o per se stesso, o per gli altri.


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San Paolo così parla del suo rapimento presso il Signore, o il terzo Cielo: “Bisogna vantarsi? Ma ciò non conviene! Pur tuttavia verrò alle visioni e alle rivelazioni del Signore. Conosco un uomo in Cristo che, quattordici anni fa se con il corpo o fuori del corpo non lo so, lo sa Dio fu rapito fino al terzo cielo. E so che quest'uomo se con il corpo o senza corpo non lo so, lo sa Dio, fu rapito in paradiso e udì parole indicibili che non è lecito ad alcuno pronunziare. Di lui io mi vanterò! Di me stesso invece non mi vanterò fuorché delle mie debolezze. Certo, se volessi vantarmi, non sarei insensato, perché direi solo la verità; ma evito di farlo, perché nessuno mi giudichi di più di quello che vede o sente da me. Perché non montassi in superbia per la grandezza delle rivelazioni, mi è stata messa una spina nella carne, un inviato di satana incaricato di schiaffeggiarmi, perché io non vada in superbia. A causa di questo per ben tre volte ho pregato il Signore che l'allontanasse da me. Ed egli mi ha detto: Ti basta la mia grazia; la mia potenza infatti si manifesta pienamente nella debolezza. Mi vanterò quindi ben volentieri delle mie debolezze, perché dimori in me la potenza di Cristo. Perciò mi compiaccio nelle mie infermità, negli oltraggi, nelle necessità, nelle persecuzioni, nelle angosce sofferte per Cristo: quando sono debole, è allora che sono forte” (2Cor 12,1-10).

Il giorno del Signore indica la Domenica. I cristiani al tempo in cui Giovanni ha scritto l’Apocalisse vivevano questo giorno come il giorno consacrato al Signore. Possiamo affermare che già è avvenuta la sostituzione del Sabato con la Domenica.

Il giorno del Signore è il primo giorno dopo il sabato, il giorno della Risurrezione di Cristo Gesù.

“Passato il sabato, all'alba del primo giorno della settimana, Maria di Màgdala e l'altra Maria andarono a visitare il sepolcro” (Mt 28,1).

“Di buon mattino, il primo giorno dopo il sabato, vennero al sepolcro al levar del sole” (Mc 16,2).

Risuscitato al mattino nel primo giorno dopo il sabato, apparve prima a Maria di Màgdala, dalla quale aveva cacciato sette demòni” (Mc 16,9).

Il primo giorno dopo il sabato, di buon mattino, si recarono alla tomba, portando con sé gli aromi che avevano preparato” (Lc 24,1).

Negli Scritti del Nuovo Testamento troviamo indicazioni precise sul trasferimento della sacralità dal sabato al primo giorno della settimana.

Il primo giorno della settimana ci eravamo riuniti a spezzare il pane e Paolo conversava con loro; e poiché doveva partire il giorno dopo, prolungò la conversazione fino a mezzanotte” (At 20,7).

Ogni primo giorno della settimana ciascuno metta da parte ciò che gli è riuscito di risparmiare, perché non si facciano le collette proprio quando verrò io”. (1Cor 16,2).

La tromba serve per richiamare l’attenzione, per svegliare dal sonno, per convocare, per radunare il popolo, per preparare le schiere al combattimento, o per farle smettere da ogni attività.

Ecco alcuni passaggi essenziali dell’Antico e del Nuovo Testamento:

“Mentre Samuele offriva l'olocausto, i Filistei si accostarono in ordine di battaglia a Israele; ma in quel giorno il Signore tuonò con voce potente contro i Filistei, li disperse ed essi furono sconfitti davanti a Israele” (1Sam 7,10).

“Egli nei cieli cavalca, nei cieli eterni, ecco, tuona con voce potente” (Sal 67,34).

“Allora una voce potente gridò ai miei orecchi: Avvicinatevi, voi che dovete punire la città, ognuno con lo strumento di sterminio in mano” (Ez 9,1).

“Appunto al terzo giorno, sul far del mattino, vi furono tuoni, lampi, una nube densa sul monte e un suono fortissimo di tromba: tutto il popolo che era nell'accampamento fu scosso da tremore” (Es 19,16).

Il suono della tromba diventava sempre più intenso: Mosè parlava e Dio gli rispondeva con voce di tuono” (Es 19,19).

“In quel giorno suonerà la grande tromba, verranno gli sperduti nel paese di Assiria e i dispersi nel paese di Egitto. Essi si prostreranno al Signore sul monte santo, in Gerusalemme” (Is 27,13).

“Grida a squarciagola, non aver riguardo; come una tromba alza la voce; dichiara al mio popolo i suoi delitti, alla casa di Giacobbe i suoi peccati” (Is 58,1).

“Annunziatelo in Giuda, fatelo dire a Gerusalemme; suonate la tromba nel paese, gridate a piena voce e dite: Radunatevi ed entriamo nelle città”(Ger 4,5).

“Le mie viscere, le mie viscere! Sono straziato. Le pareti del mio cuore! Il cuore mi batte forte; non riesco a tacere, perché ho udito uno squillo di tromba, un fragore di guerra” (Ger 4,19).

“Fino a quando dovrò vedere segnali e udire squilli di tromba?” (Ger 4,21).

“Io ho posto sentinelle presso di voi: Fate attenzione allo squillo di tromba. Essi hanno risposto: Non ci baderemo!” (Ger 6,17).

“Alzate un vessillo nel paese, suonate la tromba fra le nazioni; preparate le nazioni alla guerra contro di essa, convocatele contro i regni di Araràt, di Minnì e di Aschenàz. Nominate contro di essa un comandante, fate avanzare i cavalli come cavallette spinose” (Ger 51,27).

Dà  fiato alla tromba! Come un'aquila sulla casa del Signore... perché hanno trasgredito la mia alleanza e rigettato la mia legge” (Os 8,1).

Suonate la tromba in Sion e date l'allarme sul mio santo monte! Tremino tutti gli abitanti della regione perché viene il giorno del Signore, perché è vicino” (Gl 2,1).

Suonate la tromba in Sion, proclamate un digiuno, convocate un'adunanza solenne” (Gl 2,15).

Risuona forse la tromba nella città, senza che il popolo si metta in allarme? Avviene forse nella città una sventura, che non sia causata dal Signore?” (Am 3,6).

“Giorno di squilli di tromba e d'allarme sulle fortezze e sulle torri d'angolo” (Sof 1,16).

“Allora il Signore comparirà contro di loro, come fulmine guizzeranno le sue frecce; il Signore darà fiato alla tromba e marcerà fra i turbini del mezzogiorno” (Zac 9,15).

“Quando dunque fai l'elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade per essere lodati dagli uomini. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa” (Mt 6,2).

“Egli manderà i suoi angeli con una grande tromba e raduneranno tutti i suoi eletti dai quattro venti, da un estremo all'altro dei cieli”  (MT 24,41).

“In un istante, in un batter d'occhio, al suono dell'ultima tromba; suonerà infatti la tromba e i morti risorgeranno incorrotti e noi saremo trasformati” (1Cor 15,52).

“Perché il Signore stesso, a un ordine, alla voce dell'arcangelo e al  suono della tromba di Dio, discenderà dal cielo. E prima risorgeranno i morti in Cristo” (1Ts 4,16).

“Rapito in estasi, nel giorno del Signore, udii dietro di me una voce potente, come di tromba, che diceva” (Ap 1,10).

“Dopo ciò ebbi una visione: una porta era aperta nel cielo. La voce che prima avevo udito parlarmi come una tromba diceva: Sali quassù, ti mostrerò le cose che devono accadere in seguito”. (Ap 4,1).

Appena il primo suonò la tromba, grandine e fuoco mescolati a sangue scrosciarono sulla terra. Un terzo della terra fu arso, un terzo degli alberi andò bruciato e ogni erba verde si seccò” (Ap 8,7).

Il secondo angelo suonò la tromba: come una gran montagna di fuoco fu scagliata nel mare. Un terzo del mare divenne sangue” (Ap 8,8).

Il terzo angelo suonò la tromba e cadde dal cielo una grande stella, ardente come una torcia, e colpì un terzo dei fiumi e le sorgenti delle acque” (Ap 8,10).

Il quarto angelo suonò la tromba e un terzo del sole, un terzo della luna e un terzo degli astri fu colpito e si oscurò: il giorno perse un terzo della sua luce e la notte ugualmente” (Ap 8,12).

“Vidi poi e udii un'aquila che volava nell'alto del cielo e gridava a gran voce: Guai, guai, guai agli abitanti della terra al suono degli ultimi squilli di tromba che i tre angeli stanno per suonare!” (Ap 8,13).

Il quinto angelo suonò la tromba e vidi un astro caduto dal cielo sulla terra. Gli fu data la chiave del pozzo dell'Abisso” (Ap 9,1).

Il sesto angelo suonò la tromba. Allora udii una voce dai lati dell'altare d'oro che si trova dinanzi a Dio”. (Ap 9,13).

“E diceva al sesto angelo che aveva la tromba: Sciogli i quattro angeli incatenati sul gran fiume Eufràte” (Ap 9,14).

“Nei giorni in cui il settimo angelo farà udire la sua voce e suonerà la tromba, allora si compirà il mistero di Dio come egli ha annunziato ai suoi servi, i profeti” (Ap 10,7).

Il settimo angelo suonò la tromba e nel cielo echeggiarono voci potenti che dicevano: Il regno del mondo appartiene al Signore nostro e al suo Cristo: egli regnerà nei secoli dei secoli” (Ap 11,15).

“La voce degli arpisti e dei musici, dei flautisti e dei suonatori di tromba, non si udrà più in te; ed ogni artigiano di qualsiasi mestiere non si troverà più in te; e la voce della mola non si udrà più in te” (Ap 18,22).

Dio non parla a Giovanni con voce sommessa, dolce, piana, quasi impercettibile.

Dio gli parla con voce potente, simile al suono di una tromba. La voce è forte perché Giovanni possa ascoltarla in tutto il suo vigore.

Niente di quanto il Signore dice deve andare perduto. Tutto deve essere udito. Tutto ascoltato. Tutto riferito con altrettanta fermezza e decisione.

Da questo versetto (v. 10) la conclusione da trarre è una sola: ciò che Giovanni si sta accingendo a scrivere non è frutto della sua mente. È invece vera rivelazione, vero dono di Dio, vera visione.

Quanto Giovanni sta per scrivere viene dal di fuori di sé, viene dal cielo. Viene da Dio.

[11]Quello che vedi, scrivilo in un libro e mandalo alle sette Chiese: a Efeso, a Smirne, a Pèrgamo, a Tiàtira, a Sardi, a Filadèlfia e a Laodicèa.

Giovanni è rapito in estasi. Dio ha introdotto gli occhi della sua anima nel mistero della storia.

Lui vede l’invisibile ad ogni occhio umano. Lo vede perché il Signore gli ha aperto gli occhi dell’anima.

Quello che vede Lui deve scriverlo. Deve scriverlo per inviarlo alle sette Chiese.

Queste sette Chiese sono il simbolo, la figura della Chiesa universale.

L’Apocalisse è il Libro che la Chiesa deve sempre leggere, meditare. In essa è racchiuso il mistero della sua storia nel tempo e nell’eternità.

Deve leggerlo perché da esso dovrà apprendere dove conduce il male e dove porta il bene.

Deve leggerlo perché in esso è contenuta la chiave di tutta la sua vita.

Queste sette Chiese – sono sette città dell’Asia Minore, o proconsolare, erano collegate da un circuito di strade – indicano che la fede cristiana si era ben radicata in questa regione.

Dagli Atti degli Apostoli sappiamo che il primo missionario in assoluto fu l’Apostolo Paolo.

[12]Ora, come mi voltai per vedere chi fosse colui che mi parlava, vidi sette candelabri d'oro

Giovanni udì la voce potente. Udì anche il primo comando della voce. Non sapeva però chi fosse colui che gli stesse parlando.

Si volta per vedere colui che gli stava parlando e cosa vede?

Vede sette candelabri d’oro. I candelabri d’oro indicano il luogo della presenza di Dio.

Ecco cosa dice l’Antico Testamento in ordine ai candelabri d’oro:

I cinque candelabri a destra e i cinque a sinistra di fronte alla cella d'oro purissimo, i fiori, le lampade, gli smoccolatoi d'oro” (1Re 7,49).

Gli consegnò anche l'oro destinato ai candelabri e alle loro lampade, indicando il peso dei singoli candelabri e delle loro lampade, e l'argento destinato ai candelabri, indicando il peso dei candelabri e delle loro lampade, secondo l'uso di ogni candelabro” (1Cro 28,15).

Fece dieci candelabri d'oro, secondo la forma prescritta, e li pose nella navata: cinque a destra e cinque a sinistra” (2Cro 4,7).

I candelabri e le lampade d'oro da accendersi, come era prescritto, di fronte alla cella, (2Cro 4,20).

“Essi offrono al Signore olocausti ogni mattina e ogni sera, il profumo fragrante, i pani dell'offerta su una tavola monda, dispongono i candelabri d'oro con le lampade da accendersi ogni sera, perché noi osserviamo i comandi del Signore nostro Dio, mentre voi lo avete abbandonato” (2Cro 13,11).

Chi avesse desiderio di conoscere sia le norme riguardo la “Dimora”, sia quelle riguardanti il Tempio di Gerusalemme, luogo della presenza di Dio, potrà leggere con frutto Es 25,1-31,18; 36,1-38; 1Re 6,1-7,51; 2Cro 2,1-5,14; Ez 40,1-44,31 (Quasi tutti questi passi verranno riportati in seguito, durante la trattazione).

Il numero sette indica pienezza. Pienezza di luce che è figura della pienezza della Luce Eterna che è Dio stesso.

La Luce è la Casa di Dio. La Luce sarà anche la Casa Eterna di ogni discepolo di Gesù.

[13]e in mezzo ai candelabri c'era uno simile a figlio di uomo, con un abito lungo fino ai piedi e cinto al petto con una fascia d'oro.

In mezzo ai candelabri d’oro, in mezzo alla luce, Giovanni vede la Luce vera, quella che è venuta sulla terra per illuminare ogni uomo.

La Luce vera è però nelle vesti di uno simile a figlio d’uomo, con un abito lungo fino ai piedi e cinto al petto con una fascia d’oro.

C'era uno simile a figlio di uomo: quest’uomo è quello visto dal profeta Daniele secondo la descrizione che lui stesso ci offre:

Daniele - cap. 7,1-28: “Nel primo anno di Baldassàr re di Babilonia, Daniele, mentre  era a letto, ebbe un sogno e visioni nella sua mente. Egli scrisse  il sogno e ne fece la relazione che dice: Io, Daniele, guardavo nella mia visione notturna ed ecco, i  quattro venti del cielo si abbattevano impetuosamente sul Mar  Mediterraneo e quattro grandi bestie, differenti l'una dall'altra,  salivano dal mare.

La prima era simile ad un leone e aveva ali di aquila. Mentre io stavo guardando, le furono tolte le ali e fu sollevata  da terra e fatta stare su due piedi come un uomo e le fu dato un cuore  d'uomo.

Poi ecco una seconda bestia, simile ad un orso, la quale stava  alzata da un lato e aveva tre costole in bocca, fra i denti, e le fu detto: Su, divora molta carne.

Mentre stavo guardando, eccone un'altra simile a un leopardo, la  quale aveva quattro ali d'uccello sul dorso; quella bestia aveva quattro teste e le fu dato il dominio.

Stavo ancora guardando nelle visioni notturne ed ecco una quarta bestia, spaventosa, terribile, d'una forza eccezionale, con denti di ferro; divorava, stritolava e il rimanente se lo metteva sotto i piedi e lo calpestava: era diversa da tutte le altre bestie precedenti e aveva  dieci corna.

Stavo osservando queste corna, quand'ecco spuntare in mezzo a quelle un altro corno più piccolo, davanti al quale tre delle prime  corna furono divelte: vidi che quel corno aveva occhi simili a quelli di  un uomo e una bocca che parlava con alterigia.      

Io continuavo a guardare, quand'ecco furono collocati troni e un vegliardo si assise. La sua veste era candida come la neve e i capelli del suo capo erano candidi come la lana; il suo trono era come vampe di fuoco con le ruote come fuoco ardente. Un fiume di fuoco scendeva dinanzi a lui, mille migliaia lo servivano e diecimila miriadi lo assistevano. La corte sedette e i libri furono aperti. 

Continuai a guardare a causa delle parole superbe che quel corno  proferiva, e vidi che la bestia fu uccisa e il suo corpo distrutto e  gettato a bruciare sul fuoco. Alle altre bestie fu tolto il potere e fu loro concesso di prolungare la vita fino a un termine stabilito di tempo.      

Guardando ancora nelle visioni notturne, ecco apparire, sulle nubi del cielo, uno, simile ad un figlio di uomo; giunse fino al vegliardo e fu presentato a lui, che gli diede potere, gloria e regno; tutti i popoli, nazioni e lingue lo servivano; il suo potere è un potere eterno, che non tramonta mai, e il suo regno è tale che non sarà mai distrutto. Io, Daniele, mi sentii venir meno le forze, tanto le visioni della  mia mente mi avevano turbato; mi accostai ad uno dei vicini e gli  domandai il vero significato di tutte queste cose ed egli me ne diede questa spiegazione: Le quattro grandi bestie rappresentano quattro re, che sorgeranno dalla terra; ma i santi dell'Altissimo  riceveranno il regno e lo possederanno per secoli e secoli.

Volli poi sapere la verità intorno alla quarta bestia, che era  diversa da tutte le altre e molto terribile, che aveva denti di ferro e artigli di bronzo e che mangiava e stritolava e il rimanente se lo  metteva sotto i piedi e lo calpestava; intorno alle dieci corna che aveva sulla testa e intorno a quell'ultimo corno che era spuntato e  davanti al quale erano cadute tre corna e del perché quel corno aveva  occhi e una bocca che parlava con alterigia e appariva maggiore delle  altre corna.

Io intanto stavo guardando e quel corno muoveva  guerra ai santi e li vinceva, finché venne il vegliardo e fu resa  giustizia ai santi dell'Altissimo e giunse il tempo in cui i santi  dovevano possedere il regno. Egli dunque mi disse: La quarta bestia significa che ci sarà sulla  terra un quarto regno diverso da tutti gli altri e divorerà tutta la terra, la stritolerà e la calpesterà. Le dieci corna significano che dieci re sorgeranno da quel regno e  dopo di loro ne seguirà un altro, diverso dai precedenti: abbatterà tre re e proferirà insulti contro l'Altissimo e distruggerà i santi dell'Altissimo; penserà di mutare i tempi e la legge; i santi gli saranno  dati in mano per un tempo, più tempi e la metà di un tempo.

Si terrà poi il giudizio e gli sarà tolto il potere, quindi verrà sterminato e  distrutto completamente. Allora il regno, il potere e la grandezza di  tutti i regni che sono sotto il cielo saranno dati al popolo dei santi  dell'Altissimo, il cui regno sarà eterno e tutti gli imperi lo serviranno  e obbediranno. Qui finisce la relazione. Io, Daniele, rimasi molto turbato nei pensieri, il colore del mio volto si cambiò e conservai tutto questo nel  cuore”.

Quest’uomo è Cristo Gesù. Nella sua umanità egli riceve questi poteri divini. Anzi la sua umanità è rivestita di virtù divine. La profezia è chiara: “Dio gli diede potere, gloria e regno; tutti i popoli, nazioni e lingue lo servivano; il suo potere è un potere eterno, che non tramonta mai, e il suo regno è tale che non sarà mai distrutto”.

Presentando Gesù come il Figlio dell’uomo secondo la profezia di Daniele, troviamo già la prima verità: nessuno potrà distruggere il regno di Cristo Gesù. Se nessuno lo potrà distruggere, nessuno si deve lasciare ingannare dalle apparenze.

Le apparenze sono la storia di persecuzione e di morte inflitta ai discepoli di Gesù. La realtà è il trionfo di Cristo su ogni potenza sia della terra che del cielo, sia nel secolo presente che in quello futuro.

“Figlio dell’uomo”, è stato l’unico titolo che Gesù si è dato lungo tutto il corso della sua vita pubblica. Era l’unico titolo non inquinato di colorazione politica, come invece era l’altro: “Figlio di Davide”.

Nei Vangeli questo titolo. “Figlio dell’uomo”, si identifica con Gesù stesso. Gesù è il Figlio dell’uomo”.  Da puntualizzare che questo titolo compare solo nei Vangeli, sulla bocca di Gesù. Una volta solo sulla bocca di Stefano (Atti). Poi non comparirà mai più in tutto il Nuovo Testamento.

“Gli rispose Gesù: Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell'uomo non ha dove posare il capo” (Mt 8,20).

“Ora, perché sappiate che il Figlio dell'uomo ha il potere in terra di rimettere i peccati: alzati, disse allora al paralitico, prendi il tuo letto e va’ a casa tua” (Mt 9,6).

“Quando vi perseguiteranno in una città, fuggite in un'altra; in verità vi dico: non avrete finito di percorrere le città di Israele, prima che venga il Figlio dell'uomo” (Mt 10,23).

“E` venuto il Figlio dell'uomo, che mangia e beve, e dicono: Ecco un mangione e un beone, amico dei pubblicani e dei peccatori. Ma alla sapienza è stata resa giustizia dalle sue opere” (Mt 11,19).

“Perché il Figlio dell'uomo è signore del sabato”  (Mt 12,8).

“A chiunque parlerà male del Figlio dell'uomo sarà perdonato; ma la bestemmia contro lo Spirito, non gli sarà perdonata né in questo secolo, né in quello futuro” (Mt 12,32).

“Come infatti Giona rimase tre giorni e tre notti nel ventre del pesce, così il Figlio dell'uomo resterà tre giorni e tre notti nel cuore della terra” (Mt 12,40).

“Ed egli rispose: Colui che semina il buon seme è il Figlio dell'uomo” (Mt 13,37).

Il Figlio dell'uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti gli operatori di iniquità” (Mt 13,41).

“Essendo giunto Gesù nella regione di Cesarèa di Filippo, chiese ai suoi discepoli: La gente chi dice che sia il Figlio dell'uomo?” (Mt 16,13).

“Poiché il Figlio dell'uomo verrà nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, e renderà a ciascuno secondo le sue azioni” (Mt 16,27).

“In verità vi dico: vi sono alcuni tra i presenti che non morranno finché non vedranno il Figlio dell'uomo venire nel suo regno” (Mt 16,28).

“E mentre discendevano dal monte, Gesù ordinò loro: Non parlate a nessuno di questa visione, finché il Figlio dell'uomo non sia risorto dai morti” (Mt 17,9).

“Ma io vi dico: Elia è già venuto e non l'hanno riconosciuto; anzi, l'hanno trattato come hanno voluto. Così anche il Figlio dell'uomo dovrà soffrire per opera loro” (Mt 17,12).

“Mentre si trovavano insieme in Galilea, Gesù disse loro: Il Figlio dell'uomo sta per esser consegnato nelle mani degli uomini” (Mt 17,22).

“E` venuto infatti il Figlio dell'uomo a salvare ciò che era perduto” (Mt 18,11).

“E Gesù disse loro: In verità vi dico: voi che mi avete seguito, nella nuova creazione, quando il Figlio dell'uomo sarà seduto sul trono della sua gloria, sederete anche voi su dodici troni a giudicare le dodici tribù di Israele” (Mt 19,28).

“Ecco, noi stiamo salendo a Gerusalemme e il Figlio dell'uomo sarà consegnato ai sommi sacerdoti e agli scribi, che lo condanneranno a morte”“(Mt 20,18).

“Appunto come il Figlio dell'uomo, che non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la sua vita in riscatto per molti” (Mt 20,28).

“Come la folgore viene da oriente e brilla fino a occidente, così sarà la venuta del Figlio dell'uomo” (Mt 24,27).


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CAPITOLO PRIMO - RIFLESSIONI

“Allora comparirà nel cielo il segno del Figlio dell'uomo e allora si batteranno il petto tutte le tribù della terra, e vedranno il Figlio dell'uomo venire sopra le nubi del cielo con grande potenza e gloria” (Mt 24,30).

“Come fu ai giorni di Noè, così sarà la venuta del Figlio dell'uomo” (Mt 24,37).

“E non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e inghiottì tutti, così sarà anche alla venuta del Figlio dell'uomo” (Mt 24,29).

“Perciò anche voi state pronti, perché nell'ora che non immaginate, il Figlio dell'uomo verrà” (Mt 24,44).

“Quando il Figlio dell'uomo verrà nella sua gloria con tutti i suoi angeli, si siederà sul trono della sua gloria” (Mt 25,31).

“Voi sapete che fra due giorni è Pasqua e che il Figlio dell'uomo sarà consegnato per essere crocifisso” (Mt 26,2).

Il Figlio dell'uomo se ne va, come è scritto di lui, ma guai a colui dal quale il Figlio dell'uomo viene tradito; sarebbe meglio per quell'uomo se non fosse mai nato!” (Mt 26,24).

“Poi si avvicinò ai discepoli e disse loro: Dormite ormai e riposate! Ecco, è giunta l'ora nella quale il Figlio dell'uomo sarà consegnato in mano ai peccatori” (Mt 26,45).

“Tu l'hai detto, gli rispose Gesù, anzi io vi dico: d'ora innanzi vedrete il Figlio dell'uomo seduto alla destra di Dio, e venire sulle nubi del cielo” (Mt 26,64).

“Ora, perché sappiate che il Figlio dell'uomo ha il potere sulla terra di rimettere i peccati” (Mc 2,10).

“Perciò il Figlio dell'uomo è signore anche del sabato” (Mc 2,28).

“E cominciò a insegnar loro che il Figlio dell'uomo doveva molto soffrire, ed essere riprovato dagli anziani, dai sommi sacerdoti e dagli scribi, poi venire ucciso e, dopo tre giorni, risuscitare” (Mc 8,31).

“Chi si vergognerà di me e delle mie parole davanti a questa generazione adultera e peccatrice, anche il Figlio dell'uomo si vergognerà di lui, quando verrà nella gloria del Padre suo con gli angeli santi” (Mc 8,38).

“Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare a nessuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell'uomo fosse risuscitato dai morti” (Mc 9,9).

“Egli rispose loro: Sì, prima viene Elia e ristabilisce ogni cosa; ma come sta scritto del Figlio dell'uomo? Che deve soffrire molto ed essere disprezzato” (Mc 9,12).

“Istruiva infatti i suoi discepoli e diceva loro: Il Figlio dell'uomo sta per esser consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma una volta ucciso, dopo tre giorni, risusciterà” (Mc 9,31).

“Ecco, noi saliamo a Gerusalemme e il Figlio dell'uomo sarà consegnato ai sommi sacerdoti e agli scribi: lo condanneranno a morte, lo consegneranno ai pagani” (Mc 10,33).

Il Figlio dell'uomo infatti non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti” (Mc 10,45).

“Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria” (Mc 13,26).

Il Figlio dell'uomo se ne va, come sta scritto di lui, ma guai a quell'uomo dal quale il Figlio dell'uomo è tradito! Bene per quell'uomo se non fosse mai nato!” (Mc 14,21).

“Venne la terza volta e disse loro: Dormite ormai e riposatevi! Basta, è venuta l'ora: ecco, il Figlio dell'uomo viene consegnato nelle mani dei peccatori” (Mc 14,41).

“Gesù rispose: Io lo sono! E vedrete il Figlio dell'uomo seduto alla destra della Potenza e venire con le nubi del cielo” (Mc 14,62).

“Ora, perché sappiate che il Figlio dell'uomo ha il potere sulla terra di rimettere i peccati: io ti dico esclamò rivolto al paralitico alzati, prendi il tuo lettuccio e va’ a casa tua”. (Lc 5,24). 

“E diceva loro: Il Figlio dell'uomo è signore del sabato”  (Lc 6,5).

“Beati voi quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e v'insulteranno e respingeranno il vostro nome come scellerato, a causa del Figlio dell'uomo” (Lc 6,22).

“E` venuto il Figlio dell'uomo che mangia e beve, e voi dite: Ecco un mangione e un beone, amico dei pubblicani e dei peccatori” (Lc 7,34).

Il Figlio dell'uomo, disse, deve soffrire molto, essere riprovato dagli anziani, dai sommi sacerdoti e dagli scribi, esser messo a morte e risorgere il terzo giorno” (Lc 9,22).

“Chi si vergognerà di me e delle mie parole, di lui si vergognerà il Figlio dell'uomo, quando verrà nella gloria sua e del Padre e degli angeli santi” (Lc 9,26).

“Mettetevi bene in mente queste parole: Il Figlio dell'uomo sta per esser consegnato in mano degli uomini” (Lc 9,44).

“Gesù gli rispose: Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell'uomo non ha dove posare il capo” (Lc 9,58).

“Poiché come Giona fu un segno per quelli di Nìnive, così anche il Figlio dell'uomo lo sarà per questa generazione” (Lc 11,30).

“Inoltre vi dico: Chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anche il Figlio dell'uomo lo riconoscerà davanti agli angeli di Dio” (Lc 12,8).

“Chiunque parlerà contro il Figlio dell'uomo gli sarà perdonato, ma chi bestemmierà lo Spirito Santo non gli sarà perdonato” (Lc 12,10).

“Anche voi tenetevi pronti, perché il Figlio dell'uomo verrà nell'ora che non pensate” (Lc 12,40).

“Disse ancora ai discepoli: Verrà un tempo in cui desidererete vedere anche uno solo dei giorni del Figlio dell'uomo, ma non lo vedrete” (Lc 17,22).

“Perché come il lampo, guizzando, brilla da un capo all'altro del cielo, così sarà il Figlio dell'uomo nel suo giorno” (Lc 17,24).

“Come avvenne al tempo di Noè, così sarà nei giorni del Figlio dell'uomo” (Lc 17,26).

“Così sarà nel giorno in cui il Figlio dell'uomo si rivelerà” (Lc 17,30).

“Vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell'uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?” (Lc 18,8).

“Poi prese con sé i Dodici e disse loro: Ecco, noi andiamo a Gerusalemme, e tutto ciò che fu scritto dai profeti riguardo al Figlio dell'uomo si compirà” (Lc 18,31).

“Il Figlio dell'uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto”. (Lc 19,10).

“Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire su una nube con potenza e gloria grande” (Lc 21,27).

“Vegliate e pregate in ogni momento, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che deve accadere, e di comparire davanti al Figlio dell'uomo” (Lc 21,36).

Il Figlio dell'uomo se ne va, secondo quanto è stabilito; ma guai a quell'uomo dal quale è tradito!” (Lc 22,22).

“Gesù gli disse: Giuda, con un bacio tradisci il Figlio dell'uomo?” (Lc 22,48).

“Ma da questo momento starà il Figlio dell'uomo seduto alla destra della potenza di Dio” (Lc 22,69).

“Dicendo che bisognava che il Figlio dell'uomo fosse consegnato in mano ai peccatori, che fosse crocifisso e risuscitasse il terzo giorno” (Lc 24,7).

“Poi gli disse: In verità, in verità vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sul Figlio dell'uomo”  (Gv 1,51).

“Eppure nessuno è mai salito al cielo, fuorché il Figlio dell'uomo che è disceso dal cielo” (Gv 3,13).

“E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo” (Gv 3,14).

“E gli ha dato il potere di giudicare, perché è Figlio dell'uomo” (Gv 5,27).

“Procuratevi non il cibo che perisce, ma quello che dura per la vita eterna, e che il Figlio dell'uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo” (Gv 6,27).

“Gesù disse: In verità, in verità vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita” (Gv 6,53).

“E se vedeste il Figlio dell'uomo salire là dov'era prima?” (Gv 6,62).

“Disse allora Gesù: Quando avrete innalzato il Figlio dell'uomo, allora saprete che Io Sono e non faccio nulla da me stesso, ma come mi ha insegnato il Padre, così io parlo” (GV 8,28).

“Gesù seppe che l'avevano cacciato fuori, e incontratolo gli disse: Tu credi nel Figlio dell'uomo?”  (Gv 9,35).

“Gesù rispose: E` giunta l'ora che sia glorificato il Figlio dell'uomo” (Gv 12,23).

“Allora la folla gli rispose: Noi abbiamo appreso dalla Legge che il Cristo rimane in eterno; come dunque tu dici che il Figlio dell'uomo deve essere elevato? Chi è questo Figlio dell'uomo?”  (Gv 12,34).

“Quand'egli fu uscito, Gesù disse: Ora il Figlio dell'uomo è stato glorificato, e anche Dio è stato glorificato in lui” (Gv 13,31).

“E disse: Ecco, io contemplo i cieli aperti e il Figlio dell'uomo che sta alla destra di Dio” (At 7,56).

Leggendo in successione tutte le affermazioni di Cristo Gesù legate alla sua manifestazione di “Figlio dell’uomo”, dobbiamo concludere con due verità:

-         Veramente ogni potere è stato donato a Cristo Gesù. Tutto è nelle sue mani. Il Figlio dell’uomo è il Signore della storia e dopo di essa. È Signore nel tempo e nell’eternità. La sua Signoria è universale. La Sua Signoria è la stessa di Dio. Tra la Signoria di Dio e la Signoria del Figlio dell’uomo non c’è alcuna differenza. Padre e Figlio sono una sola Signoria. Anzi: il Padre esercita la Signoria sulla nostra storia attraverso il Figlio dell’uomo, che è il Suo Figlio Unigenito.

-         L’altra verità è ciò che manca alla profezia di Daniele. L’altra verità è nell’Antico Testamento, ma non è in Daniele. La verità è questa: Cristo Gesù riceve ogni potere in cielo e in terra, passando attraverso la porta della croce. La croce è la via attraverso la quale Lui giunge fino a Dio per essere rivestito nella sua umanità di poteri eterni. La consegna ai pagani, che in Lui è obbedienza al Padre fino alla morte e alla morte di croce, annientamento, annichilimento, spoliazione di sé, versando fino all’ultima goccia di sangue, è ciò che bisogna aggiungere alla profezia di Daniele per entrare nella pienezza della verità che definisce e caratterizza il Figlio dell’uomo.

Applicando queste due verità al discepolo di Gesù: se queste due verità sono una cosa sola in Cristo, possono essere separate nel cristiano? Può il discepolo di Gesù entrare nella gloria eterna senza passare per l’annientamento di sé? Può cioè regnare con Cristo nel Cielo senza che regni con Lui sulla croce?

Solo lasciandosi stritolare dalle potenze del male, come Cristo Gesù, ogni suo discepolo si aprirà la via che lo condurrà alla gloria del Cielo.

È questa la verità dell’Apocalisse. Tutto il resto è uno sviluppo di questa primaria, essenziale, costitutiva verità su Cristo Gesù.

Con un abito lungo fino ai piedi:  Cristo Gesù è vero sacerdote. L’abito che egli indossa (lungo fino ai piedi) è il segno della sua dignità sacerdotale.

Ecco come nell’Antico Testamento viene descritto l’abito e i suoi accessori che doveva indossare il Sommo Sacerdote:

Esodo - cap. 28.1-43: Tu fa’ avvicinare a te tra gli Israeliti, Aronne tuo fratello e i suoi figli con lui, perché siano miei sacerdoti; Aronne e Nadab, Abiu, Eleazaro, Itamar, figli di Aronne. Farai per Aronne, tuo fratello, abiti sacri, che esprimano gloria e maestà.

Tu parlerai a tutti gli artigiani più esperti, ai quali io ho dato uno spirito di saggezza, ed essi faranno gli abiti di Aronne per la sua consacrazione e per l'esercizio del sacerdozio in mio onore. Ed ecco gli abiti che faranno: il pettorale e l'efod, il manto, la tunica damascata, il turbante e la cintura. Faranno vesti sacre per Aronne tuo fratello e per i suoi figli, perché esercitino il sacerdozio in mio onore. Essi dovranno usare oro, porpora viola e porpora rossa, scarlatto e bisso.

Faranno l'efod con oro, porpora viola e porpora rossa, scarlatto e bisso ritorto, artisticamente lavorati. Avrà due spalline attaccate alle due estremità e in tal modo formerà un pezzo ben unito.

La cintura per fissarlo e che sta sopra di esso sarà della stessa fattura e sarà d'un sol pezzo: sarà intessuta d'oro, di porpora viola e porpora rossa, scarlatto e bisso ritorto. Prenderai due pietre di ònice e inciderai su di esse i nomi degli Israeliti: sei dei loro nomi sulla prima pietra e gli altri sei nomi sulla seconda pietra, in ordine di nascita. Inciderai le due pietre con i nomi degli Israeliti, seguendo l'arte dell'intagliatore di pietre per l'incisione di un sigillo; le inserirai in castoni d'oro. Fisserai le due pietre sulle spalline dell'efod, come pietre che ricordino presso di me gli Israeliti; così Aronne porterà i loro nomi sulle sue spalle davanti al Signore, come un memoriale.

Farai anche i castoni d'oro e due catene d'oro in forma di cordoni, con un lavoro d'intreccio; poi fisserai le catene a intreccio sui castoni.

Farai il pettorale del giudizio, artisticamente lavorato, di fattura uguale a quella dell'efod: con oro, porpora viola, porpora rossa, scarlatto e bisso ritorto. Sarà quadrato, doppio; avrà una spanna di lunghezza e una spanna di larghezza. Lo coprirai con una incastonatura di pietre preziose, disposte in quattro file. Una fila: una cornalina, un topazio e uno smeraldo: così la prima fila. La seconda fila: un turchese, uno zaffìro e un berillo. La terza fila: un giacinto, un'àgata e un'ametista. La quarta fila: un crisòlito, un ònice e un diaspro. Saranno inserite nell'oro mediante i loro castoni. Le pietre corrisponderanno ai nomi degli Israeliti: dodici, secondo i loro nomi, e saranno incise come sigilli, ciascuna con il nome corrispondente, secondo le dodici tribù.

Poi farai sul pettorale catene in forma di cordoni, lavoro d'intreccio d'oro puro. Farai sul pettorale due anelli d'oro e metterai i due anelli alle estremità del pettorale. Metterai le due catene d'oro sui due anelli alle estremità del pettorale. Quanto alle due altre estremità delle catene, le fisserai sui due castoni e le farai passare sulle due spalline dell'efod nella parte anteriore.

Farai due anelli d'oro e li metterai sulle due estremità del pettorale sul suo bordo che è dalla parte dell'efod, verso l'interno. Farai due altri anelli d'oro e li metterai sulle due spalline dell'efod in basso, sul suo lato anteriore, in vicinanza del punto di attacco, al di sopra della cintura dell'efod. Si legherà il pettorale con i suoi anelli agli anelli dell'efod mediante un cordone di porpora viola, perché stia al di sopra della cintura dell'efod e perché il pettorale non si distacchi dall'efod.

Così Aronne porterà i nomi degli Israeliti sul pettorale del giudizio, sopra il suo cuore, quando entrerà nel Santo, come memoriale davanti al Signore per sempre. Unirai al pettorale del giudizio gli urim e i tummim. Saranno così sopra il cuore di Aronne quando entrerà alla presenza del Signore: Aronne porterà il giudizio degli Israeliti sopra il suo cuore alla presenza del Signore per sempre.

Farai il manto dell'efod, tutto di porpora viola con in mezzo una scollatura per la testa; il bordo attorno alla scollatura sarà un lavoro di tessitore come la scollatura di una corazza, che non si lacera.

Farai sul suo lembo melagrane di porpora viola, di porpora rossa e di scarlatto, intorno al suo lembo, e in mezzo porrai sonagli d'oro: un sonaglio d'oro e una melagrana, un sonaglio d'oro e una melagrana intorno all'orlo del manto. Esso rivestirà Aronne nelle funzioni sacerdotali e se ne sentirà il suono quando egli entrerà nel Santo alla presenza del Signore e quando ne uscirà; così non morirà.

Farai una lamina d'oro puro e vi inciderai, come su di un sigillo: Sacro al Signore. L'attaccherai con un cordone di porpora viola al turbante, sulla parte anteriore. Starà sulla fronte di Aronne; Aronne porterà il carico delle colpe che potranno commettere gli Israeliti, in occasione delle offerte sacre da loro presentate. Aronne la porterà sempre sulla sua fronte, per attirare su di essi il favore del Signore.

Tesserai la tunica di bisso. Farai un turbante di bisso e una cintura, lavoro di ricamo. Per i figli di Aronne farai tuniche e cinture. Per essi farai anche berretti a gloria e decoro. Farai indossare queste vesti ad Aronne, tuo fratello, e ai suoi figli. Poi li ungerai, darai loro l'investitura e li consacrerai, perché esercitino il sacerdozio in mio onore.

Farai loro inoltre calzoni di lino, per coprire la loro nudità; dovranno arrivare dai fianchi fino alle cosce. Aronne e i suoi figli li indosseranno quando entreranno nella tenda del convegno o quando si avvicineranno all'altare per officiare nel santuario, perché non incorrano in una colpa che li farebbe morire. E` una prescrizione rituale perenne per lui e per i suoi discendenti.

Il Figlio dell’uomo è sacerdote. Anche il suo sacerdozio è differente da quello di Aronne. Lui entra nel Santo dei Santi, o nel Santuario del Cielo, con il proprio sangue, per compiere l’espiazione dell’umanità intera.

E cinto al petto con una fascia d'oro:  è segno di regalità. Ma anche la regalità di Cristo è differente da ogni altra regalità. Lui è re, ma non di questo mondo. Lui è re di giustizia, di pace, di salvezza, di amore, di  redenzione.

Ecco come Isaia vede la sua regalità:

Isaia - cap. 11.1-16: “Un germoglio spunterà dal tronco di Iesse, un virgulto germoglierà dalle sue radici. Su di lui si poserà lo spirito del Signore, spirito di sapienza e di intelligenza, spirito di consiglio e di fortezza, spirito di conoscenza e di timore del Signore. Si compiacerà del timore del Signore. Non giudicherà secondo le apparenze e non prenderà decisioni per sentito dire; ma giudicherà con giustizia i miseri e prenderà decisioni eque per gli oppressi del paese. La sua parola sarà una verga che percuoterà il violento; con il soffio delle sue labbra ucciderà l'empio.

Fascia dei suoi lombi sarà la giustizia, cintura dei suoi fianchi la fedeltà. Il lupo dimorerà insieme con l'agnello, la pantera si sdraierà accanto al capretto; il vitello e il leoncello pascoleranno insieme e un fanciullo li guiderà. La vacca e l'orsa pascoleranno insieme; si sdraieranno insieme i loro piccoli. Il leone si ciberà di paglia, come il bue. Il lattante si trastullerà sulla buca dell'aspide; il bambino metterà la mano nel covo di serpenti velenosi. Non agiranno più iniquamente né saccheggeranno in tutto il mio santo monte, perché la saggezza del Signore riempirà il paese come le acque ricoprono il mare.

In quel giorno la radice di Iesse si leverà a vessillo per i popoli, le genti la cercheranno con ansia, la sua dimora sarà gloriosa. In quel giorno il Signore stenderà di nuovo la mano per riscattare il resto del suo popolo superstite dall'Assiria e dall'Egitto, da Patròs, dall'Etiopia e dall'Elam, da Sènnaar e da Amat e dalle isole del mare. Egli alzerà un vessillo per le nazioni e raccoglierà gli espulsi di Israele; radunerà i dispersi di Giuda dai quattro angoli della terra. Cesserà la gelosia di Efraim e gli avversari di Giuda saranno sterminati; Efraim non invidierà più Giuda e Giuda non osteggerà più Efraim. Voleranno verso occidente contro i Filistei, saccheggeranno insieme le tribù dell'oriente, stenderanno le mani su Edom e su Moab e gli Ammoniti saranno loro sudditi.

Il Signore prosciugherà il golfo del mare d'Egitto e stenderà la mano contro il fiume con la potenza del suo soffio, e lo dividerà in sette bracci così che si possa attraversare con i sandali. Si formerà una strada per il resto del suo popolo che sarà superstite dall'Assiria, come ce ne fu una per Israele quando uscì dal paese d'Egitto.

Anche il profeta Zaccaria parla degli abiti sacerdotali:

Zaccaria - cap. 3,1-10: “Poi mi fece vedere il sommo sacerdote Giosuè, ritto davanti all'angelo del Signore, e satana era alla sua destra per accusarlo. L'angelo del Signore disse a satana: Ti rimprovera il Signore, o satana! Ti rimprovera il Signore che si è eletto Gerusalemme! Non è forse costui un tizzone sottratto al fuoco?

Giosuè infatti era rivestito di vesti immonde e stava in piedi davanti all'angelo, il quale prese a dire a coloro che gli stavano intorno: Toglietegli quelle vesti immonde. Poi disse a Giosuè: Ecco, io ti tolgo di dosso il peccato; fatti rivestire di abiti da festa.

Poi soggiunse: Mettetegli sul capo un diadema mondo. E gli misero un diadema mondo sul capo, lo rivestirono di candide vesti alla presenza dell'angelo del Signore. Poi l'angelo del Signore dichiarò a Giosuè: Dice il Signore degli eserciti: Se camminerai nelle mie vie e osserverai le mie leggi, tu avrai il governo della mia casa, sarai il custode dei miei atri e ti darò accesso fra questi che stanno qui. Ascolta dunque, Giosuè sommo sacerdote, tu e i tuoi compagni che siedono davanti a te, poiché essi servono da presagio: ecco, io manderò il mio servo Germoglio.

Ecco la pietra che io pongo davanti a Giosuè: sette occhi sono su quest'unica pietra; io stesso inciderò la sua iscrizione oracolo del Signore degli eserciti e rimuoverò in un sol giorno l'iniquità da questo paese. In quel giorno  oracolo del Signore degli eserciti ogni uomo inviterà il suo vicino sotto la sua vite e sotto il suo fico.

Gesù è il Figlio dell’uomo, è Sacerdote, è Re. Ciò che l’Antico Testamento insegna sulla regalità e sul sacerdozio, è solo una pallida figura per rapporto a Cristo Signore.

La sua verità è infinitamente oltre, oltre tutto ciò che è stato scritto sui re e sui sacerdoti.

[14]I capelli della testa erano candidi, simili a lana candida, come neve. Aveva gli occhi fiammeggianti come fuoco,

Ancora due caratteristiche che rivelano la verità di Cristo Gesù.

I capelli della testa erano candidi, simili a lana candida, come neve: questi capelli sono simbolo dell’eternità. L’eternità appartiene a Cristo per natura divina. Cristo Gesù è vero Dio prima che essere vero uomo. È il vero Dio, il Dio eterno, il Figlio eterno, unigenito del Padre, che si fa vero uomo. È il Verbo che è in principio presso Dio, che è in principio, e che è Dio che si fa carne. “Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi”.

Il Padre riveste l’umanità di Cristo di luce eterna, di gloria eterna, di bellezza eterna, di splendore eterno, di santità eterna.

La riveste però dopo essere passata attraverso la morte e perché è passata attraverso la morte.

Aveva gli occhi fiammeggianti come fuoco: l’occhio dice visione. Gesù ha gli  occhi di Dio, cioè ha la pienezza della visione. Questa pienezza si chiama onniscienza.

Cristo Gesù, nella sua umanità, possiede la stessa scienza dell’Altissimo. Lui vede come vede il Signore. Nulla è nascosto ai suoi occhi.

Avendo la stessa visione di Dio, Egli può essere Giudice dei vivi e dei morti. Può essere anche il Signore della storia e degli eventi.

La visione di Dio non è solo per il presente, è anche per il passato e per il futuro, è per la terra e per il cielo, è per il tempo e per l’eternità.

Gesù vede ogni cosa secondo purissima verità. Lui vede il cuore, la volontà, la mente, le intenzioni, i propositi, i sentimenti.

Ecco come la Scrittura parla della conoscenza di Dio, o sua onniscienza:

Salmo 138,1-24: “Signore, tu mi scruti e mi conosci, tu sai quando seggo e quando mi alzo. Penetri da lontano i miei pensieri, mi scruti quando cammino e quando riposo. Ti sono note tutte le mie vie; la mia parola non è ancora sulla lingua e tu, Signore, già la conosci tutta.

Alle spalle e di fronte mi circondi e poni su di me la tua mano. Stupenda per me la tua saggezza, troppo alta, e io non la comprendo. Dove andare lontano dal tuo spirito, dove fuggire dalla tua presenza? Se salgo in cielo, là tu sei, se scendo negli inferi, eccoti. Se prendo le ali dell'aurora per abitare all'estremità del mare, anche là mi guida la tua mano e mi afferra la tua destra.

Se dico: Almeno l'oscurità mi copra e intorno a me sia la notte; nemmeno le tenebre per te sono oscure, e la notte è chiara come il giorno; per te le tenebre sono come luce. Sei tu che hai creato le mie viscere e mi hai tessuto nel seno di mia madre. Ti lodo, perché mi hai fatto come un prodigio; sono stupende le tue opere, tu mi conosci fino in fondo.

Non ti erano nascoste le mie ossa quando venivo formato nel segreto, intessuto nelle profondità della terra. Ancora informe mi hanno visto i tuoi occhi e tutto era scritto nel tuo libro; i miei giorni erano fissati, quando ancora non ne esisteva uno. Quanto profondi per me i tuoi pensieri, quanto grande il loro numero, o Dio; se li conto sono più della sabbia, se li credo finiti, con te sono ancora.

Se Dio sopprimesse i peccatori! Allontanatevi da me, uomini sanguinari. Essi parlano contro di te con inganno: contro di te insorgono con frode. Non odio, forse, Signore, quelli che ti odiano e non detesto i tuoi nemici? Li detesto con odio implacabile come se fossero miei nemici. Scrutami, Dio, e conosci il mio cuore, provami e conosci i miei pensieri: vedi se percorro una via di menzogna e guidami sulla via della vita”.

Questa è conoscenza di Dio. Questa è conoscenza di Cristo Gesù. Senza alcuna differenza.

[15]i piedi avevano l'aspetto del bronzo splendente purificato nel crogiuolo. La voce era simile al fragore di grandi acque.

Il bronzo attesta stabilità, immutabilità.  Cristo è immutabile nei secoli eterni. Da sempre e per sempre è lo stesso. La Lettera agli Ebrei dice: “Cristo è lo stesso ieri, oggi, sempre”.  In Lui non c’è alcuna variazione di cuore, di mente, di animo, di spirito. La verità eterna è la base del suo trono.

Che il bronzo sia stato purificato nel crogiuolo significa che nell’immutabilità di Cristo non c’è alcuna impurità, alcun elemento di instabilità, di corrosione, di alterazione.

Nessuna cosa potrà mai incrinare neanche di un puntino, la stabilità e l’immutabilità di Cristo Gesù

Essa è immutabilità eterna, perché partecipa della stessa immutabilità di Dio.

Cristo Gesù non è come la statua di cui parla il profeta Daniele.

Daniele - cap. 2,1-49: “Nel secondo anno del suo regno, Nabucodònosor fece un sogno  e il suo animo ne fu tanto agitato da non poter più dormire.  Allora il re ordinò che fossero chiamati i maghi, gli astrologi,  gli incantatori e i caldei a spiegargli i sogni. Questi vennero e si  presentarono al re. Egli disse loro: Ho fatto un sogno e il mio animo si è tormentato per trovarne la spiegazione. I caldei  risposero al re (aramaico): Re, vivi per sempre. Racconta il sogno ai  tuoi servi e noi te ne daremo la spiegazione. Rispose il re ai caldei:  Questa è la mia decisione: se voi non mi rivelate il sogno e la sua  spiegazione sarete fatti a pezzi e le vostre case saranno ridotte in letamai. Se invece mi rivelerete il sogno e me ne darete la  spiegazione, riceverete da me doni, regali e grandi onori. Ditemi  dunque il sogno e la sua spiegazione. Essi replicarono: Esponga il re il sogno ai suoi servi e noi ne daremo la spiegazione. Rispose il re: Comprendo bene che voi volete guadagnar tempo, perché avete  inteso la mia decisione. Se non mi dite qual era il mio sogno, una  sola sarà la vostra sorte. Vi siete messi d'accordo per darmi risposte  astute e false in attesa che le circostanze si mutino. Perciò ditemi il  sogno e io saprò che voi siete in grado di darmene anche la  spiegazione.

I caldei risposero davanti al re: Non c'è nessuno al mondo che possa soddisfare la richiesta del re: difatti nessun re, per quanto potente e grande, ha mai domandato una cosa simile ad un  mago, indovino o caldeo. La richiesta del re è tanto difficile, che nessuno ne può dare al re la risposta, se non gli dei la cui dimora è  lontano dagli uomini. Allora il re, acceso di furore, ordinò che tutti i saggi di Babilonia  fossero messi a morte. Il decreto fu pubblicato e già i saggi venivano uccisi; anche Daniele e i suoi compagni erano ricercati per essere  messi a morte. 

Ma Daniele rivolse parole piene di saggezza e di prudenza ad  Ariòch, capo delle guardie del re, che stava per uccidere i saggi di  Babilonia, e disse ad Ariòch, ufficiale del re: Perché il re ha  emanato un decreto così severo? Ariòch ne spiegò il motivo a Daniele. Egli allora entrò dal re e pregò che gli si concedesse  tempo: egli avrebbe dato la spiegazione dei sogni al re.

Poi Daniele  andò a casa e narrò la cosa ai suoi compagni, Anania, Misaele e  Azaria, ed essi implorarono misericordia dal Dio del cielo riguardo a questo mistero, perché Daniele e i suoi compagni non fossero messi  a morte insieme con tutti gli altri saggi di Babilonia.

Allora il mistero fu svelato a Daniele in una visione notturna;  perciò Daniele benedisse il Dio del cielo: Sia benedetto il nome di Dio di secolo in secolo,      perché a lui appartengono la sapienza e la potenza. Egli alterna tempi e stagioni, depone i re e li innalza, concede la sapienza ai saggi, agli intelligenti il sapere. Svela cose profonde e occulte e sa quel che è celato nelle tenebre e presso di lui è la luce. Gloria e lode a te, Dio dei miei padri, che mi hai concesso la sapienza e la forza, mi hai manifestato ciò che ti abbiamo domandato e ci hai illustrato la richiesta del re. 

Allora Daniele si recò da Ariòch, al quale il re aveva affidato l'incarico di uccidere i saggi di Babilonia, e presentatosi gli disse: Non uccidere i saggi di Babilonia, ma conducimi dal re e io gli farò conoscere la spiegazione del sogno. Ariòch condusse in fretta  Daniele alla presenza del re e gli disse: Ho trovato un uomo fra i Giudei deportati, il quale farà conoscere al re la spiegazione del  sogno. Il re disse allora a Daniele, chiamato Baltazzàr: Puoi tu davvero rivelarmi il sogno che ho fatto e darmene la spiegazione? Daniele, davanti al re, rispose: Il mistero di cui il re chiede la spiegazione non può essere spiegato né da saggi, né da astrologi, né  da maghi, né da indovini; ma c'è un Dio nel cielo che svela i misteri  ed egli ha rivelato al re Nabucodònosor quel che avverrà al finire dei  giorni. Ecco dunque qual era il tuo sogno e le visioni che sono passate  per la tua mente, mentre dormivi nel tuo letto.

O re, i pensieri che ti  sono venuti mentre eri a letto riguardano il futuro; colui che svela i misteri ha voluto svelarti ciò che dovrà avvenire. Se a me è stato  svelato questo mistero, non è perché io possieda una sapienza  superiore a tutti i viventi, ma perché ne sia data la spiegazione al re e tu possa conoscere i pensieri del tuo cuore. Tu stavi osservando, o re, ed ecco una statua, una statua enorme, di straordinario splendore, si ergeva davanti a te con terribile aspetto.  Aveva la testa d'oro  puro, il petto e le braccia d'argento, il ventre e le cosce di bronzo, le  gambe di ferro e i piedi in parte di ferro e in parte di creta. Mentre  stavi guardando, una pietra si staccò dal monte, ma non per mano di  uomo, e andò a battere contro i piedi della statua, che erano di ferro  e di argilla, e li frantumò.

Allora si frantumarono anche il ferro, l'argilla, il bronzo, l'argento e l'oro e divennero come la pula sulle aie  d'estate; il vento li portò via senza lasciar traccia, mentre la pietra, che aveva colpito la statua, divenne una grande montagna che riempì  tutta quella regione. Questo è il sogno: ora ne daremo la spiegazione al re.

Tu o re,  sei il re dei re; a te il Dio del cielo ha concesso il regno, la potenza, la  forza e la gloria. A te ha concesso il dominio sui figli dell'uomo,  sugli animali selvatici, sugli uccelli del cielo; tu li domini tutti: tu sei  la testa d'oro. Dopo di te sorgerà un altro regno, inferiore al tuo;  poi un terzo regno, quello di bronzo, che dominerà su tutta la terra. Vi sarà poi un quarto regno, duro come il ferro. Come il ferro  spezza e frantuma tutto, così quel regno spezzerà e frantumerà tutto.  Come hai visto, i piedi e le dita erano in parte di argilla da vasaio e in parte di ferro: ciò significa che il regno sarà diviso, ma avrà la  durezza del ferro unito all'argilla. Se le dita dei piedi erano in parte di ferro e in parte di argilla, ciò significa che una parte del regno sarà forte e l'altra fragile. Il fatto d'aver visto il ferro mescolato all'argilla  significa che le due parti si uniranno per via di matrimoni, ma non  potranno diventare una cosa sola, come il ferro non si amalgama con  l'argilla.

Al tempo di questi re, il Dio del cielo farà sorgere un regno che non sarà mai distrutto e non sarà trasmesso ad altro popolo: stritolerà e annienterà tutti gli altri regni, mentre esso durerà per  sempre. Questo significa quella pietra che tu hai visto staccarsi dal  monte, non per mano di uomo, e che ha stritolato il ferro, il bronzo, l'argilla, l'argento e l'oro. Il Dio grande ha rivelato al re quello che  avverrà da questo tempo in poi. Il sogno è vero e degna di fede ne è la spiegazione. 

Allora il re Nabucodònosor piegò la faccia a terra, si prostrò  davanti a Daniele e ordinò che gli si offrissero sacrifici e incensi.  Quindi rivolto a Daniele gli disse: Certo, il vostro Dio è il Dio degli  dei, il Signore dei re e il rivelatore dei misteri, poiché tu hai potuto  svelare questo mistero. Il re esaltò Daniele e gli fece molti preziosi  regali, lo costituì governatore di tutta la provincia di Babilonia e capo  di tutti i saggi di Babilonia; su richiesta di Daniele, il re fece  amministratori della provincia di Babilonia, Sadràch, Mesàch e  Abdènego. Daniele rimase alla corte del re”. 

In Cristo non ci sono impurità. Neanche ci sono amalgami di diverso tipo. In lui il bronzo è purissimo. La sua stabilità è eterna. Il suo bronzo è stato purificato sul crogiolo della croce ed è tutto purissimo.

Questa certezza di fede ogni discepolo di Gesù deve possedere, se vuole anche lui venire purificato nel crogiuolo della sofferenza e della persecuzione, al fine di ricevere stabilità eterna.

La sofferenza, la persecuzione, il martirio per Cristo ci purifica da ogni impurità e ci rende stabili nella fedeltà e nell’amore per tutta l’eternità.

La voce era simile al fragore di grandi acque: anche la voce è quella di Dio. Voce potente, forte. Voce che supera ogni altra voce. Voce che fa tacere ogni altra voce.

La voce di Cristo è l’unica che bisogna ascoltare.

La voce di Cristo supera in verità, in santità, in dottrina, in insegnamento, in ammaestramento tutte le altre voci, dichiarandole inadeguate, ambigue,  false, erronee, voci che non danno salvezza piena, duratura, stabile, eterna.

Ecco da alcuni riscontri come la Scrittura parla sia del bronzo che delle grandi acque:

“Io marcerò davanti a te; spianerò le asperità del terreno, spezzerò le porte di bronzo, romperò le spranghe di ferro. (Is 45,2).

“Poiché sapevo che tu sei ostinato e che la tua nuca è una sbarra di ferro e la tua fronte è di bronzo” (Is 48,4).

“Farò venire oro anziché bronzo, farò venire argento anziché ferro, bronzo anziché legno, ferro anziché pietre. Costituirò tuo sovrano la pace, tuo governatore la giustizia” (Is 60,17).

“Ed ecco oggi io faccio di te come una fortezza, come un muro di bronzo contro tutto il paese, contro i re di Giuda e i suoi capi, contro i suoi sacerdoti e il popolo del paese” (Ger 1,18).

“Potrà forse il ferro spezzare il ferro del settentrione e il bronzo?” (Ger 15,12).

“Ed io, per questo popolo, ti renderò come un muro durissimo di bronzo; combatteranno contro di te ma non potranno prevalere, perché io sarò con te per salvarti e per liberarti. Oracolo del Signore” (Ger 15,20).

“Le loro gambe erano diritte e gli zoccoli dei loro piedi erano come gli zoccoli dei piedi d'un vitello, splendenti come lucido bronzo” (Ez 1,7).

“Egli mi condusse là: ed ecco un uomo, il cui aspetto era come di bronzo, in piedi sulla porta, con una cordicella di lino in mano e una canna per misurare”. (Ez 40.3).

“Aveva la testa d'oro  puro, il petto e le braccia d'argento, il ventre e le cosce di bronzo” (Dn 2,32).

“Lasciate però nella terra il ceppo con le radici, legato con catene di ferro e di bronzo fra l'erba della campagna. Sia bagnato dalla rugiada del cielo e la sua sorte sia insieme con le bestie sui prati” (Dn 4,12). 

“Volli poi sapere la verità intorno alla quarta bestia, che era  diversa da tutte le altre e molto terribile, che aveva denti di ferro e artigli di bronzo e che mangiava e stritolava e il rimanente se lo  metteva sotto i piedi e lo calpestava” (Dn 7,19).

“Il suo corpo  somigliava a topazio, la sua faccia aveva l'aspetto della folgore, i suoi occhi erano come fiamme di fuoco, le sue braccia e le gambe  somigliavano a bronzo lucente e il suono delle sue parole pareva il  clamore di una moltitudine” (Dn 10,6).

“Alzati e trebbia, figlia di Sion, perché renderò di ferro il tuo corno e di bronzo le tue unghie e tu stritolerai molti popoli: consacrerai al Signore i loro guadagni e le loro ricchezze al padrone di tutta la terra” (Mic 4,13).

“Alzai ancora gli occhi per osservare ed ecco quattro carri uscire in mezzo a due montagne e le montagne erano di bronzo” (Zac 6,1).

“Dall'alto stese la mano e mi prese; mi fece uscire dalle grandi acque” (2Sam 22,17).

“Stese la mano dall'alto e mi prese, mi sollevò dalle grandi acque” (Sal 17,17).

“Per questo ti prega ogni fedele nel tempo dell'angoscia. Quando irromperanno grandi acque non lo potranno raggiungere”. (Sal 31,6).

“Sul mare passava la tua via, i tuoi sentieri sulle grandi acque e le tue orme rimasero invisibili” (Sal 76,20).

“Ma più potente delle voci di grandi acque, più potente dei flutti del mare, potente nell'alto è il Signore” (Sal 92,4).

“Coloro che solcavano il mare sulle navi e commerciavano sulle grandi acque” (Sal 106,23).

“Stendi dall'alto la tua mano, scampami e salvami dalle grandi acque, dalla mano degli stranieri” (Sal 143,7).

Le grandi acque non possono spegnere l'amore né i fiumi travolgerlo. Se uno desse tutte le ricchezze della sua casa in cambio dell'amore, non ne avrebbe che dispregio” (Sal 8,7).

“Quando essi si muovevano, io udivo il rombo delle ali, simile al rumore di grandi acque, come il tuono dell'Onnipotente, come il fragore della tempesta, come il tumulto d'un accampamento. Quando poi si fermavano, ripiegavano le ali” (Ez 1,24).

“Era bello nella sua altezza e nell'ampiezza dei suoi rami, poiché la sua radice era presso grandi acque” (Ez 31,7).

“Ed ecco che la gloria del Dio d'Israele giungeva dalla via orientale e il suo rumore era come il rumore delle grandi acque e la terra risplendeva della sua gloria” (Ez 43,2).

La voce di Cristo Gesù è voce di verità, di giustizia, di pace, di riconciliazione, di salvezza eterna.

In questa voce deve essere posta la radice di ogni sana moralità, di ogni vera santità, di ogni cammino autentico di ascesi cristiana.

La voce di Gesù deve risuonare nel mondo più forte di ogni altra voce. Chi deve prestare la voce alla voce di Cristo è il cristiano e deve prestarla proprio nel momento della sua grande sofferenza e tribolazione.

La voce del cristiano dovrà essere più forte, più potente, più alta ed elevata di quella dei suoi carnefici e persecutori.

Più potente di ogni altra voce che esiste nel mondo deve essere la voce di testimonianza che il cristiano deve far udire in mezzo ai suoi fratelli.

Dalla sua voce possente, come di grandi acque, nasce la testimonianza a Gesù Signore, nasce la conversione e la fede al Vangelo di tanti altri uomini, donne, giovani e bambini.

[16]Nella destra teneva sette stelle, dalla bocca gli usciva una spada affilata a doppio taglio e il suo volto somigliava al sole quando splende in tutta la sua forza.

La stella è il potere regale di Cristo Gesù. La spada affilata è il suo potere giudiziale. Lui ha il potere di giudicare il mondo.

Gesù tiene nella destra sette stelle, non una sola. Ciò significa che il suo potere regale è un potere perfetto, è senza inizio e senza fine, è universale, si esercita nel tempo e nell’eternità, su ogni uomo.

La spada affilata a doppio taglio indica anch’essa perfezione nell’azione. Il giudizio di Cristo Gesù è senza alcuna falsità, esso è purissimo giudizio di verità eterna.

Abbiamo già visto come Isaia presenta il Messia di Dio riguardo al giudizio:

Isaia - cap. 11.1-16: “Un germoglio spunterà dal tronco di Iesse, un virgulto germoglierà dalle sue radici. Su di lui si poserà lo spirito del Signore, spirito di sapienza e di intelligenza, spirito di consiglio e di fortezza, spirito di conoscenza e di timore del Signore. Si compiacerà del timore del Signore. Non giudicherà secondo le apparenze e non prenderà decisioni per sentito dire; ma giudicherà con giustizia i miseri e prenderà decisioni eque per gli oppressi del paese. La sua parola sarà una verga che percuoterà il violento; con il soffio delle sue labbra ucciderà l'empio”.

Il volto di Cristo Gesù splende come il sole a mezzodì. Lo splendore luminosissimo è la “veste” di Dio.

Cristo Gesù è “vestito” della gloria di Dio nella sua umanità, poiché il volto di Cristo, quello che Giovanni vede, è il volto della sua natura umana, il volto del suo corpo. 


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10/01/2010 17:39
 
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CAPITOLO PRIMO - RIFLESSIONI

Nel Nuovo Testamento si parla di questo splendore, che non è solo del volto, ma di tutta la persona di Cristo, al momento della trasfigurazione.

Vangelo secondo Matteo - cap. 17,1-8: “Sei giorni dopo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro; il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui. Pietro prese allora la parola e disse a Gesù: Signore, è bello per noi restare qui; se vuoi, farò qui tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia. Egli stava ancora parlando quando una nuvola luminosa li avvolse con la sua ombra. Ed ecco una voce che diceva: Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto. Ascoltatelo. All'udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. Ma Gesù si avvicinò e, toccatili, disse: Alzatevi e non temete. Sollevando gli occhi non videro più nessuno, se non Gesù solo.

Sulla “stella”, sulla “spada” e sullo “splendore” ecco altre testimonianza tratte dall’Antico e dal Nuovo Testamento.

“Io lo vedo, ma non ora, io lo contemplo, ma non da vicino: Una stella spunta da Giacobbe e uno scettro sorge da Israele, spezza le tempie di Moab e il cranio dei figli di Set” (Num 24, 17).

Dov'è il re dei Giudei che è nato? Abbiamo visto sorgere la sua stella, e siamo venuti per adorarlo” (Mt 2,2).

“E così abbiamo conferma migliore della parola dei profeti, alla quale fate bene a volgere l'attenzione, come a lampada che brilla in un luogo oscuro, finché non spunti il giorno e la stella del mattino si levi nei vostri cuori” (2Pt 1,19).

“Con la stessa autorità che a me fu data dal Padre mio e darò a lui la stella del mattino” (Ap 2,28).

“Io, Gesù, ho mandato il mio angelo, per testimoniare a voi queste cose riguardo alle Chiese. Io sono la radice della stirpe di Davide, la stella radiosa del mattino” (Ap 22,16).

“Ma ciò che segue è amaro come assenzio, pungente come spada a doppio taglio” (Pro 5,4).

“Ogni trasgressione è come spada a doppio taglio: non c'è rimedio per la sua ferita” (Sir 21,3).

“Infatti la parola di Dio è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dell'anima e dello spirito, delle giunture e delle midolla e scruta i sentimenti e i pensieri del cuore. (Eb 4,12).

Nella destra teneva sette stelle, dalla bocca gli usciva una spada affilata a doppio taglio e il suo volto somigliava al sole quando splende in tutta la sua forza. (Ap 1,16). 

“Rispose: Farò passare davanti a te tutto il mio splendore e proclamerò il mio nome: Signore, davanti a te. Farò grazia a chi vorrò far grazia e avrò misericordia di chi vorrò aver misericordia” (Es 33,19).

“Così periscano tutti i tuoi nemici, Signore! Ma coloro che ti amano siano come il sole, quando sorge con tutto lo splendore. Poi il paese ebbe pace per quarant'anni. (Gdc 5,31).

Splendore e maestà stanno davanti a lui; potenza e bellezza nel suo santuario” (1Cro 16,27).

“Tua, Signore, è la grandezza, la potenza, la gloria, lo splendore e la maestà, perché tutto, nei cieli e sulla terra, è tuo. Signore, tuo è il regno; tu ti innalzi sovrano su ogni cosa” (1Cro 29,11).

Splendido tu sei, o Potente, sui monti della preda” (Sal 75,5).

“Il Signore regna, si ammanta di splendore; il Signore si riveste, si cinge di forza; rende saldo il mondo, non sarà mai scosso” (Sal 92,1).

“Quando il Signore avrà ricostruito Sion e sarà apparso in tutto il suo splendore” (Sal 101, 17).

“Benedici il Signore, anima mia, Signore, mio Dio, quanto sei grande! Rivestito di maestà e di splendore”, (sal 103,1).

“A te il principato nel giorno della tua potenza tra santi splendori; dal seno dell'aurora, come rugiada, io ti ho generato”. (Sal 109,3).

Proclamano lo splendore della tua gloria e raccontano i tuoi prodigi” (Sal 144,5).

“Per manifestare agli uomini i tuoi prodigi e la splendida gloria del tuo regno” (Sal 144,12).

“Entra fra le rocce, nasconditi nella polvere, di fronte al terrore che desta il Signore, allo splendore della sua maestà, quando si alzerà a scuotere la terra”. (Is 2,10).

“Rifugiatevi nelle caverne delle rocce e negli antri sotterranei, di fronte al terrore che desta il Signore e allo splendore della sua maestà, quando si alzerà a scuotere la terra” (Is 2,19).

“Per entrare nei crepacci delle rocce e nelle spaccature delle rupi, di fronte al terrore che desta il Signore e allo splendore della sua maestà, quando si alzerà a scuotere la terra” (Is 2,21).

“Il sole non sarà più la tua luce di giorno, né ti illuminerà più il chiarore della luna. Ma il Signore sarà per te luce eterna, il tuo Dio sarà il tuo splendore” (Is 60,19).

“Chi è costui che viene da Edom, da Bozra con le vesti tinte di rosso? Costui, splendido nella sua veste, che avanza nella pienezza della sua forza? Io, che parlo con giustizia, sono grande nel soccorrere” (Is 63,1).

“Come ora le città vicine di Sion hanno visto la vostra schiavitù, così vedranno ben presto la vostra salvezza da parte del vostro Dio; essa verrà a voi con grande gloria e splendore dell'Eterno” (Bar 4,24).

“Deponi, o Gerusalemme, la veste del lutto e dell'afflizione, rivèstiti dello splendore della gloria che ti viene da Dio per sempre” (Bar 5,1).

“Io guardavo ed ecco un uragano avanzare dal settentrione, una grande nube e un turbinìo di fuoco, che splendeva tutto intorno, e in mezzo si scorgeva come un balenare di elettro incandescente. (Ez 1,4).

“Da ciò che sembrava essere dai fianchi in su, mi apparve splendido come l'elettro e da ciò che sembrava dai fianchi in giù, mi apparve come di fuoco. Era circondato da uno splendore” (Ez 1,27).

“E vidi qualcosa dall'aspetto d'uomo: da ciò che sembravano i suoi fianchi in giù, appariva come di fuoco e dai fianchi in su appariva come uno splendore simile all'elettro” (Ez 8,2).

“La gloria del Signore si alzò sopra il cherubino verso la soglia del tempio e il tempio fu riempito dalla nube e il cortile fu pieno dello splendore della gloria del Signore” (Ez 10,4).

“Il suo splendore è come la luce, bagliori di folgore escono dalle sue mani: là si cela la sua potenza” (Abc 3,4).

Cristo Gesù è divinamente bello, è bellissimo. La sua è bellezza divina. La divinità ha reso partecipe la natura umana di Cristo Gesù di tutta la sua gloria eterna.

Lo ripetiamo – è giusto che lo si ripeta – questo splendore, questi poteri eterni, questa gloria eterna, Gesù li ha avuti in dono passando per la porta della croce.

È questa l’essenza del messaggio della rivelazione che Lui sta per annunziare a tutti i credenti in Cristo Gesù.

[17]Appena lo vidi, caddi ai suoi piedi come morto. Ma egli, posando su di me la destra, mi disse: Non temere! Io sono il Primo e l'Ultimo

La profonda prostrazione di Giovanni, simile a svenimento, o perdita dei sensi – in verità non si tratta né di svenimento né di perdita dei sensi perché lui è rapito in estasi, lui è in visione di spirito – attesta che lui si trova dinanzi alla presenza di Dio.

Lui sta vedendo Dio faccia a faccia. Dinanzi al Signore l’unico atteggiamento possibile è la prostrazione, la profonda adorazione.

Subito, repentinamente, immediatamente, all’istante Giovanni cade ai suoi piedi. Lo riconosce come il suo Dio e Signore, lo confessa come il suo Redentore e Creatore.

Siamo dinanzi ad una vera, verissima, manifestazione di Dio.

Gesù lo tocca con la destra. Lo rassicura. Lo invita a non temere.

Lui è lo stesso Gesù che ha amato, ascoltato, riconosciuto, visto, toccato durante la sua vita sulla terra, nel suo corpo di carne.

Lui è lo stesso Gesù con il quale ha mangiato, camminato, viaggiato, che ha seguito fino alla croce e dopo.

Gesù si presenta a Giovanni come il Primo e l’Ultimo.

Lui è il Primo perché è prima della creazione del mondo. Lui è l’Ultimo perché l’ultima parola sulla storia di ogni uomo è sua.

Lui è prima della creazione. Ogni cosa è stata fatta per mezzo di Lui.

Lui è nella Creazione, perché tutto è redento e condotto nella verità e nella grazia per mezzo di Lui.

Lui è dopo la creazione perché questa troverà la sua verità eterna in Lui, per Lui, con Lui.

Lui è il Primo nel tempo. Ma anche l’Ultimo. Lui apre la porta della storia e Lui la chiude.

Lui è il Primo perché ogni cosa riceve la vita da Lui. Chi vuole la vita la deve attingere in Lui.

Lui è l’Ultimo perché ogni vita, per essere vera, deve essere verificata da Lui, ma anche in Lui e per Lui.

Tutta la storia è racchiusa in Lui. Se è in Lui diverrà con Lui storia eterna di gloria.

Se è senza di Lui, diverrà storia eterna di ignominia e di dannazione, di perdizione e di confusione, di non vita e di morte per sempre.

[18]e il Vivente. Io ero morto, ma ora vivo per sempre e ho potere sopra la morte e sopra gli inferi.

Chi parla a Giovanni è il Gesù che il mondo ha crocifisso.

Lui è stato nelle braccia della morte solo per tre giorni. Poi ha rotto i sigilli degli inferi ed è tornato in vita, per non morire più.

Lui è il Vivente. È il Vivente che più non muore. È il Vivente dal quale ogni altra persona  riceverà la vita.

Lui è il Vivente sorgente di ogni vita. Chi vuole la vita la deve attingere in Lui, da Lui. Dovrà anche viverla in Lui, per Lui.

Questa è la sua verità.

Lui era morto. Ora però vive per sempre. Nessuno potrà più togliergli la vita.

Lui però non è il Vivente fuori della storia. Lui è il Vivente dentro la storia.

Lui è il Vivente che dona vita alla storia.

Senza di Lui la storia non vive. Senza di Lui la storia sarà sempre avvolta dalla morte.

Lui è il Vivente che libera ogni uomo dalla sua morte eterna. Lo libera inserendolo, oggi, nella sua vita eterna, rendendolo partecipe della sua vita.

Lui è il Vivente che ha potere sopra la morte e sugli inferi.

Ha potere sopra la morte perché nella morte Lui è la risurrezione gloriosa.

Ha potere sugli inferi perché Lui ha le chiavi del regno della morte e se ne servirà per liberare tutti i suoi eletti, tutti coloro che lo hanno seguito fino alla croce, che hanno perseverato con Lui sino alla fine.

È vero Signore, vero Re, vero Principe, solo chi ha il potere sulla morte, sugli inferi. Questo potere solo Gesù ce l’ha. Tutti gli altri sono prigionieri, schiavi, succubi della morte e degli inferi. Tutti gli altri hanno un potere che dura solo un attimo. Hanno un potere che non è potere, poiché non hanno potere neanche sulla loro vita.

Il potere di Cristo Gesù è vero, reale, dura per sempre, è nel tempo e nell’eternità, è sulla storia e sugli eventi, è dopo la storia e dopo ogni evento, è sulla morte e sugli inferi.

Il potere di Cristo è vero potere universale.

[19]Scrivi dunque le cose che hai visto, quelle che sono e quelle che accadranno dopo.

L’ordine è chiaro, esplicito.

Giovanni deve scrivere tutte le cose che ha visto, come le ha viste. Le deve scrivere secondo pienezza di verità.

Deve scrivere tutto ciò che è dinanzi ai suoi occhi, secondo la verità dello Spirito che illumina i suoi occhi a vedere l’intima essenza di esse.

Non solo deve scrivere ciò che attualmente sta vedendo.

Il Signore gli sta concedendo un’altra grazia, la grazia cioè di scrivere anche le cose che accadranno dopo.

In fondo il Signore gli sta donando lo spirito della vera profezia. Giovanni diviene così il profeta della storia.

Lui vede la storia. La narra. La scrive però in versione profetica, non in versione storica.

La versione profetica non è mai identificabile. Si dice ciò che sta per avvenire, ma nessuno mai potrà identificare un evento in ciò che è scritto in questo libro.

In questo libro sono scritti tutti gli eventi della storia, ma nessuno di essi in particolare potrà mai essere identificato.

Questa è l’essenza vera della scrittura degli eventi in versione profetica.

Lui è il profeta della verità della storia.

[20]Questo è il senso recondito delle sette stelle che hai visto nella mia destra e dei sette candelabri d'oro, eccolo: le sette stelle sono gli angeli delle sette Chiese e le sette lampade sono le sette Chiese.

Gesù custodisce la Chiesa con il suo potere regale. Esercita questo potere per mezzo di Angeli.

Gli Angeli sono inviati a custodire la Chiesa di Dio nella verità e nella grazia di Cristo Gesù.

Gli Angeli che custodiscono la Chiesa di Cristo Gesù sono i Vescovi.

Gesù non è fuori della Chiesa. Lui è in mezzo ad essa, in essa, con essa.

Gesù non abbandona la sua Chiesa a se stessa. Neanche l’ha posta in mano ai suoi “Angeli”.

I sette angeli sono nella sua mano destra. Sono cioè in suo potere per l’esercizio del suo potere di grazia e di verità.

Gesù non è fuori della sua Chiesa, come se la Chiesa fosse sulla terra e Lui nel Cielo.

Lui è una cosa sola con la Chiesa. La Chiesa è il suo splendore, la sua gloria, la sua stessa vita.

Questa mirabile unità che c’è tra Cristo e la Chiesa fa sì che la Chiesa sia sempre nelle mani di Cristo Gesù.

È Lui che la governa, la dirige, la guida, le fa l’esame di coscienza, la corregge, la ammonisce, la sorregge, la salva, la libera, la protegge, la consola, la rimette sempre sulla giusta via.

È Lui il Signore della Chiesa e nessun altro. Nessuno ha potere sulla Chiesa di Dio.

È Cristo il vero mistero della Chiesa. È dalla vita di Cristo la vita della Chiesa. È dalla sua volontà il governo di essa.

Poi viene l’ascolto, l’obbedienza dell’uomo.

È in questa verità e grazia di Cristo, in questo potere eterno di Cristo e in questo ascolto, o obbedienza dell’uomo, che si compie la salvezza.

Sempre però la Chiesa è posta da Cristo Gesù nella condizione di essere nella sua pienezza di grazia e di verità.

Osservazione conclusiva: è giusto concludere questo primo capitolo con una nota di chiarificazione essenziale: Giovanni inizia la sua profezia presentando alla sua Chiesa chi è il suo Maestro e Signore nella verità più piena.

Questa metodologia è fondamentale per ogni annunzio che si vuole donare alla Chiesa di Cristo Gesù.

Se non si inizia con il presentare Lui, il Signore, nella sua verità più grande, tutto alla fine diventerà inutile, vano.

Siamo dalla sua verità. Se la sua verità non è chiara in noi, tutto in noi diventerà buio, tenebra, caligine.

Siamo dalla sua verità per incarnare la sua verità. Se non conosciamo secondo verità Lui, che è la fonte della nostra verità, come possiamo incarnare la verità che è il fine della nostra missione?

Siamo per la sua verità. Se noi per primi ci siamo distaccati dalla verità, non siamo più per la verità, come possiamo pensare di avvicinare qualcuno alla verità di Gesù Signore?

Siamo nella verità di Cristo Gesù. Se noi ci siamo posti nella menzogna, nell’errore, nella confusione, nell’ambiguità, come possiamo sperare di accompagnare qualcuno in quella verità dalla quale noi siamo fuggiti?

Non c’è azione pastorale vera se non si parte dal dono della verità di Cristo alla Chiesa. La nostra vita è da Cristo. Chi conosce Cristo conosce se stesso, conosce l’uomo, conosce la verità, conosce la falsità. Chi non conosce Cristo, non si conosce, non conosce. Ciò che lui fa, ha fatto, farà è sempre opera di tenebre e non di luce.

Dalla verità di Cristo Gesù, nasce la verità dell’uomo, nasce la sua moralità, la sua ascetica. Nasce la pastorale della Chiesa, per la Chiesa.

Giovanni, partendo dalla verità di Cristo, dalla verità assoluta con la quale vede uomini ed eventi, opere e pensieri, azioni e idee, comportamenti e valutazioni, offre un vero esame di coscienza a tutta la Chiesa, perché si disponga ad entrare tutta nella verità del suo Maestro e Signore.

È questo il significato delle sette lettere che scrive ai sette Angeli delle sette Chiese.

Io sono l'Alfa e l'Omega, il Primo e l'Ultimo, il principio e la fine.

La rivelazione. Rivelare è aprire il libro dei misteri di Dio e rendere partecipe del suo contenuto l’uomo. Solo Dio è il mistero. Solo Dio conosce il mistero. Solo Lui può aprire il libro. Solo Lui lo può rivelare. Qual è il contenuto specifico della rivelazione che Dio farà in questo Libro? Le cose che devono presto accadere. Fin da subito appare assai evidente che il contenuto della rivelazione riguarda la storia. Dio apre il libro del mistero della storia è lo rivela al suo servo Giovanni. Altra domanda è questa: Perché gli fa dono di questa rivelazione? Per riconfermare tutta la Chiesa nella vera fede. La vera fede è l’unico principio della vera speranza. Se la fede è debole anche la speranza è debole. Se la fede invece è forte, vera, chiara, anche la speranza è forte, vera e chiara. Fin da subito si può anticipare che la speranza è una sola: la vita eterna che è data, che sarà data ai martiri di Cristo Gesù. Il mistero della storia è svelato, rivelato, offerto ai cristiani perché professino la retta fede in Cristo Gesù anche nei tormenti del martirio. Il martirio è via eccellente di salvezza eterna. Il rinnegamento di Cristo sarebbe via eccellente di perdizione per sempre.

Rivelazione e speranza. La rivelazione in questo caso ha un fine specifico, particolare. Essa è data per riaccendere la speranza nei cuori. Un cuore forte nella speranza è capace di vincere ogni sofferenza, ogni dolore, ogni genere di martirio. Un cuore forte della verità di Cristo Gesù è capace di seguire il suo Maestro e Signore fino alla morte e alla morte di Croce. La  risurrezione è dopo la Croce e la Croce è la via per poterla possedere per tutta l’eternità.

Dal Padre per mezzo del Figlio. Chi apre il libro della storia è il Padre dei Cieli. Tutto il mistero della storia è nelle sue mani. Nessuno potrà mai aprire il libro della storia se il Padre non lo vuole. Il Padre vuole che il libro della storia sia aperto da Cristo Gesù, dal suo Figlio Unigenito e da nessun altro. Questo ci deve insegnare una sola verità: nessuno né in Cielo, né sulla terra, né sottoterra è in grado di conoscere il mistero della storia. Lo conosce solo Dio. Dio però lo rivela solo per mezzo di Cristo Gesù. Se qualche altro dovesse rivelare il mistero, questa sua rivelazione è falsa, perché frutto di pura fantasia.

Per visione. Il modo attraverso il quale Dio per mezzo di Cristo Gesù rivela il mistero della storia a Giovanni è per visione. La visione è in spirito. È come se Giovanni stesse su un luogo alto ed elevato e dinanzi a lui si svolgesse tutto il mistero della storia. Lui scrive ciò che vede. Riferisce ciò che ascolta. Visione e udito sono le vie della conoscenza del mistero.

Il tempo è vicino. Quando la Scrittura annunzia che il tempo è vicino, essa vuole rivelare una sola verità: quanto detto immancabilmente si compie. Niente di quanto è stato detto rimane senza attuazione storica. Poiché di certo si compie, bisogna attenderlo. Poiché non si conosce né il tempo e né l’ora del suo compimento, quanto detto è da attenersi come se avvenisse in questo momento, ora. Per questo esso è vicino, molto vicino, vicinissimo. È vicino perché è la nostra stessa storia e si compie nella nostra storia.

Beatitudine, Parola, Speranza, Rivelazione. La beatitudine nasce dalla Parola ascoltata. La Parola ascoltata è il fondamento della speranza. La speranza compiuta diviene beatitudine. Non c’è Parola che possa far nascere la Speranza e non c’è vera speranza che si possa trasformare in vera beatitudine se manca la Rivelazione. La rivelazione dona la Parola. La Parola crea la speranza. La Parola della speranza vissuta in ogni sua parte genera la beatitudine, genera cioè la pienezza della vita.

La teologia della croce. In certo qual modo l’Apocalisse è il più bel libro della teologia della croce. Essa ha Cristo come unico modello. Anzi Cristo è il Libro sul modello del quale è scritto il Libro di ogni discepolo di Cristo Gesù. Cristo Gesù fu esaltato perché si fece obbediente fino alla morte e alla morte di Croce. Anche ogni suo discepolo sarà esaltato se si farà, sull’esempio del suo Maestro, obbediente fino alla morte e alla morte di Croce. La Croce diviene per tutti la via della vita. Ma cosa è la Croce? La nostra volontà di compiere nella nostra vita tutta la Volontà del Padre. La Croce nasce dalla nostra scelta di riconoscere che solo il Signore ha una volontà su di noi. Solo il Signore è il Signore della nostra vita e nessun altro.

L’incapacità dell’esame di coscienza. L’uomo è quasi sempre incapace di farsi l’esame di coscienza, di sapere cioè se cammina in tutta la Volontà del Padre, in quale parte cammina e in quale altra parte invece non cammina. La rivelazione svela all’uomo il libro della sua stessa vita. Gli dice cosa in lui è conforme alla Volontà del Padre e cosa non è conforme. Cosa si vive e cosa non si vive. Come si vive e perché? Gli svela dove si nasconde il peccato, dove è la tentazione, dove si annidano i vizi. Solo Dio conosce le profondità del cuore dell’uomo. Solo Dio le può svelare allo stesso uomo. L’Apocalisse è un vero esame di coscienza alla Chiesa. Esso è valido per ieri e per sempre, anche se le modalità del peccato e della tentazione possono cambiare, resta però la sostanza del peccato e della tentazione.

Colui che è, che era e che viene. L’Apocalisse apre con la presentazione di Dio. Chi è Dio? È Colui che è, che era e che viene. Dio non è lontano dalla storia. Lui è il Signore della storia. Lui viene per fare nuove tutte le cose. Lui viene per esercitare il suo governo sopra ogni azione degli uomini. Lui viene per la salvezza dei giusti. Lui viene per confermare nella speranza tutti i discepoli del Suo Figlio Unigenito. Tutta la storia è nelle sue mani. Questa è la verità dalla quale prende inizio il Libro dell’Apocalisse. Senza questa verità, niente avrebbe senso. Senza questa verità, tutto sarebbe una favola inutile.

Cristo Gesù è: Il Testimone fedele. Il Primogenito dei morti. Il principe dei re della terra. Colui che ci ama. Colui che ci ha liberati dai nostri peccati con il suo sangue. Dopo la presentazione di Dio come il Signore della storia, viene rivelato chi è Cristo Gesù. È il Testimone fedele, colui che rese testimonianza alla verità del Padre fino alla morte di Croce. È il Primogenito dei morti, colui che ha vinto la morte e si è rivestito della gloriosa Risurrezione; non solo: è colui nel quale saranno risuscitati tutti coloro che rendono testimonianza alla verità del Padre. Il principe dei re della terra, colui che ha il governo universale, fino alla fine dei secoli di tutta la storia. Dio ha posto tutta la storia nelle sue mani. Cristo Gesù è colui che ci ama. Ci ama oggi. Oggi vigila su di noi. Oggi intercede per noi. Oggi manifesta al Padre tutto il suo amore. L’amore di Cristo per noi è sempre rivestito di efficacia eterna, divina, soprannaturale. Il suo amore per noi libera dalla morte, introduce nella pienezza della vita. Che il suo amore per noi sia vero lo attesta la sua morte in Croce per la nostra Redenzione eterna. È stato lui che ci ha liberati dai nostri peccati mediante il suo sangue. La Chiesa vive per questo amore, vive da questo amore, vive in  questo amore. È questo amore che perennemente la rinnova, la santifica, la rimette in piedi, la salva, la purifica, la rigenera.

Gesù viene sulle nubi. Gesù viene sulle nubi del cielo per il giudizio finale. Viene rivestito di gloria eterna. Viene avvolto dalla sua divinità, ma anche dal suo mistero di morte redentrice. Ognuno dovrà presentarsi dinanzi a Lui e rendere ragione della sua fede, della sua non fede, della sua incredulità, della mancata santità, di ogni opera di bene e di male. Gesù è il Giudice universale, ultimo, inappellabile. Il codice del giudizio è la sua Parola eterna.

L’Alfa. L’Omega. L’Onnipotente. Cristo Gesù è l’Alfa perché Lui è all’inizio di ogni vita. È l’Omega perché ogni vita per essere vera dovrà compiersi in Lui. Da Lui è ogni vita, per Lui è ogni vita, in Lui si compie ogni vita. Fuori di Lui nessuna vita potrà mai compiersi. È l’Onnipotente perché capace di attuare ogni sua Parola. Ogni Parola da Lui proferita è una Parola da Lui compiuta, compiuta in ogni suo più piccolo particolare. Lui dice ciò che fa e fa ciò che dice. Nessun uomo ha un simile potere. L’uomo non è onnipotente.

Si rende gloria a Dio offrendo la nostra vita in sacrificio. La gloria che l’uomo deve rendere al Signore è il dono della sua volontà. Offrendo la sua vita in sacrificio, in olocausto, in oblazione attraverso il martirio, l’uomo  rende la più grande gloria a Dio.

Gesù è: Uno simile a figlio d’uomo. Con un abito lungo fino ai piedi. Cinto al petto con una fascia d’oro. Cristo Gesù è Colui che riceve dal Padre il Regno eterno. È il Sacerdote che compie l’opera della nostra redenzione e nel Cielo intercede per la nostra salvezza. È il Re dei re che ha potere su tutta la terra. Lui è il Messia, il Sacerdote, il Re delle nostre anime, della nostra vita.

La verità prima dell’Apocalisse: la via della croce porta della via del regno eterno. Lo si è già detto. Fine dell’Apocalisse è uno solo: insegnare ai discepoli di Gesù a perseverare nella fedeltà e nella testimonianza a prezzo della loro vita. È il martirio la via migliore di tutte per giungere nel regno eterno di Dio. Il martirio è la porta che apre direttamente sul Paradiso, nella gloria eterna.

Gesù è: I capelli della testa candidi, simili a lana candida, come neve. Gli occhi fiammeggianti come fuoco. Gesù è rivestito di eternità. L’eternità è la sua stessa essenza, la sua natura. Lui è dall’eternità, prima di tutti i secoli è stato generato dal Padre. Gesù è anche l’onnisciente. Lui tutto conosce della vita di ogni uomo. Lo conosce prima che accada. Lo sa prima che avvenga. Eternità ed onniscienza sono qualità divine. Cristo è veramente Dio.

Gesù è: I piedi avevano l’aspetto del bronzo splendente purificato nel crogiolo. La voce simile al fragore delle grandi acque. Gesù è la stessa stabilità. La sua Parola è stabile in eterno. Il suo regno è stabile in eterno. I suoi discepoli parteciperanno della sua stessa stabilità. Essi regneranno con lui per tutti i secoli. La stabilità è qualità divina. Anche la voce di Cristo Gesù è voce di un Dio, non di un uomo. Tutto ciò che è in Cristo manifesta la sua natura divina. Cristo è vero uomo, Cristo è vero Dio. Questa la sua essenza eterna.

Gesù: nella destra teneva sette stelle. Dalla bocca gli usciva una spada affilata a doppio taglio. Il suo volto somigliava al sole quando splende in tutta la sua forza. Gesù è il custode della Chiesa, Colui che vigila su di essa. La Chiesa è mantenuta in vita da Lui, per Lui, in Lui. È Lui la vita perenne della Chiesa. Gesù custodisce la sua Chiesa con il giudizio che perennemente pronunzia sulla Chiesa e sul mondo. Egli giudica la Chiesa per purificarla da ogni peccato, per elevarla nella fede, nella speranza, nella carità. Giudica il mondo perché si apra alla conversione ed entri nella salvezza. Anche il suo volto è volto di Dio. Gesù giudica la Chiesa facendole quotidianamente l’esame di coscienza.

Le sette stelle sono nella sua mano destra. Le sette stelle sono le sette Chiese, sono la Chiesa. La Chiesa è vista da Giovanni nelle mani del Signore. Essa è custodita da Lui. Se la Chiesa non fosse nelle mani di Cristo Gesù – e sappiamo chi è Cristo Gesù perché l’Apocalisse inizia proprio con la visione di Lui, visione esatta, perfetta, santa, vera – per essa non ci sarebbe alcun futuro di verità, di santità, di testimonianza, di fedeltà. Il mondo la trascinerebbe nelle sue tenebre. Invece la Chiesa è nelle mani di Cristo Gesù e Lui sempre vigila su di essa perché rimanga nella sua verità, nella sua santità, sempre sul sentiero che dall’eternità è stato tracciato per essa. È questo il vero mistero della Chiesa.

Annotazione finale: se questo è il vero mistero della Chiesa, se la Chiesa è nelle mani di Cristo Gesù, ogni suo discepolo può sempre intervenire con la preghiera per la salvezza della Chiesa. Come? Chiedendo a Gesù che intervenga per purificarla da ogni imperfezione, ma anche offrendo la propria vita a Cristo perché la sua Chiesa sia fatta bella, santa, immacolata, pura, splendente ai suoi occhi e agli occhi del mondo intero.


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