CRISTIANI   Nelle mani del Padre

Noi crediamo unicamente in Gesù Cristo unigenito Figlio di Dio,
unica VIA, VERITA' e VITA e nostro unico SALVATORE.

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APOCASISSE DI SAN GIOVANNI APOSTOLO

Ultimo Aggiornamento: 10/01/2010 17:39
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10/01/2010 17:37
 
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Mistero che dobbiamo sapere accogliere e riportarlo sempre nella verità della Parola del Signore, la sola che deve guidare i nostri passi sulla via della vita.

[7]Ecco, viene sulle nubi e ognuno lo vedrà; anche quelli che lo trafissero e tutte le nazioni della terra si batteranno per lui il petto. Sì, Amen!

Con queste parole viene proclamata la divinità di Cristo Gesù. Esse sono il compimento della profezia di Daniele. Gesù è vero Dio, vero Figlio di Dio. Gesù è il Signore, il vero Signore, l’unico Signore di ogni uomo.

Con queste parole Gesù viene proclamato il Giudice dei vivi e dei morti.

Questa verità è l’essenza stessa del Nuovo Testamento, o della sua rivelazione.

Ecco alcuni passaggi fondamentali, primari, essenziali:

“Allora comparirà nel cielo il segno del Figlio dell'uomo e allora si batteranno il petto tutte le tribù della terra, e vedranno il Figlio dell'uomo venire sopra le nubi del cielo con grande potenza e gloria” (Mt 24,30).

“Tu l'hai detto, gli rispose Gesù, anzi io vi dico: d'ora innanzi vedrete il Figlio dell'uomo seduto alla destra di Dio, e venire sulle nubi del cielo” (Mt 26,64).

“Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria” (Mc 13,26).

“Gesù rispose: Io lo sono! E vedrete il Figlio dell'uomo seduto alla destra della Potenza e venire con le nubi del cielo” (Mc 14,62).

“Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire su una nube con potenza e gloria grande” (Lc 21,27).

“Ecco, viene sulle nubi e ognuno lo vedrà; anche quelli che lo trafissero e tutte le nazioni della terra si batteranno per lui il petto. Sì, Amen!” (Ap 1,7).

“Io guardai ancora ed ecco una nube bianca e sulla nube uno stava seduto, simile a un Figlio d'uomo; aveva sul capo una corona d'oro e in mano una falce affilata” (Ap 14,14).

“Un altro angelo uscì dal tempio, gridando a gran voce a colui che era seduto sulla nube: Getta la tua falce e mieti; è giunta l'ora di mietere, perché la messe della terra è matura” (Ap 14,15). 

Ecco come Daniele lo profetizza nel suo Libro:

Daniele - cap. 7,9-14: “Io continuavo a guardare, quand'ecco furono collocati troni e un vegliardo si assise. La sua veste era candida come la neve e i capelli del suo capo erano candidi come la lana; il suo trono era come vampe di fuoco      con le ruote come fuoco ardente. Un fiume di fuoco scendeva dinanzi a lui,      mille migliaia lo servivano e diecimila miriadi lo assistevano. La corte sedette e i libri furono aperti.  Continuai a guardare a causa delle parole superbe che quel corno  proferiva, e vidi che la bestia fu uccisa e il suo corpo distrutto e  gettato a bruciare sul fuoco. Alle altre bestie fu tolto il potere e fu loro concesso di prolungare  la vita fino a un termine stabilito di tempo. 

Guardando ancora nelle visioni notturne, ecco apparire, sulle nubi del cielo,      uno, simile ad un figlio di uomo; giunse fino al vegliardo e fu presentato a lui, che gli diede potere, gloria e regno; tutti i popoli, nazioni e lingue lo servivano;      il suo potere è un potere eterno, che non tramonta mai, e il suo regno è tale      che non sarà mai distrutto”. 

Alla fine della storia, ogni uomo dovrà presentarsi dinanzi a Cristo Gesù.

Al suo giudizio dovrà sottoporsi. A Lui dovrà rendere ragione della sua vita. La verità di Cristo, il suo amore, sarà l’unica legge sulla quale sarà impostato il giudizio.

Nessun uomo, nessun popolo, nessuna nazione, sarà esente da questa verità. Anche coloro che lo hanno trafitto, dovranno presentarsi dinanzi a Lui per rendere ragione di ogni loro azione, decisione, comportamento.

Questa verità Giovanni la sigilla con un Sì forte. Con un “Amen” che indica irrevocabilità.

Così è. Così avverrà. Così sarà fatto. Cristo Gesù è il solo ed unico Giudice dell’uomo.

Ecco come San Paolo annunzia ai Filippesi la stessa verità:

Lettera ai Filippesi - cap. 2,1-11: “Se c'è pertanto qualche consolazione in Cristo, se c'è conforto derivante dalla carità, se c'è qualche comunanza di spirito, se ci sono sentimenti di amore e di compassione, rendete piena la mia gioia con l'unione dei vostri spiriti, con la stessa carità, con i medesimi sentimenti. Non fate nulla per spirito di rivalità o per vanagloria, ma ciascuno di voi, con tutta umiltà, consideri gli altri superiori a se stesso, senza cercare il proprio interesse, ma anche quello degli altri.

Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù, il quale, pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio; ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini; apparso in forma umana, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce.

Per questo Dio l'ha esaltato e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni altro nome; perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra; e ogni lingua proclami che Gesù Cristo è il Signore, a gloria di Dio Padre”.

Anche questa è verità dell’Apocalisse: se Gesù verrà per giudicare il mondo, anche il cristiano sarà sottoposto al suo giudizio.

Se lui non “sarà stato colui che avrà amato sino alla fine come il suo Maestro”, anche lui subirà la condanna.

A che serve allora guadagnare la vita portandola fuori dell’amore e della testimonianza della verità per qualche istante, se poi la si perderà per tutta l’eternità?

Diviene cosa santa per il discepolo di Gesù vivere il suo sacerdozio regale sino alla fine, passando per il martirio come il suo Maestro e Signore.

In fondo il fine stesso dell’Apocalisse di San Giovanni è solo questo: convincere i cristiani perseguitati con ogni genere di supplizio che vale proprio la pena perdere la vita per Cristo Gesù. È questo il vero modo per conservarla per sempre, per riaverla tutta intera nell’eternità.

[8]Io sono l'Alfa e l'Omega, dice il Signore Dio, Colui che è, che era e che viene, l'Onnipotente!

Questa denominazione di Dio, che è anche di Cristo,  è solo dell’Apocalisse:

“Io sono l'Alfa e l'Omega, dice il Signore Dio, Colui che è, che era e che viene, l'Onnipotente!” (Ap 1,8).

“Ecco sono compiute! Io sono l'Alfa e l'Omega, il Principio e la Fine. A colui che ha sete darò gratuitamente acqua della fonte della vita” (Ap 21,6).

“Io sono l'Alfa e l'Omega, il Primo e l'Ultimo, il principio e la fine” (Ap 22,13).

Dio è l’Alfa e l’Omega perché Lui è senza Alfa e senza Omega, senza Principio e senza Fine. Lui è l’eterno. Lui è l’eternità.

Dio è l’Alfa e l’Omega perché Lui è l’Alfa e l’Omega della nostra vita. Siamo da Lui, siamo per Lui, siamo chiamati ad essere in Lui per tutta l’eternità.

Iniziamo per Lui (Alfa), finiamo per Lui (Omega), finiamo in Lui ma per vivere per tutta l’eternità nella sua gloria.

Prima delle cose (Alfa) c’è Lui. Dopo le cose (Omega) c’è Lui. Noi passiamo. Lui resta in eterno. Noi ci consumiamo, ci logoriamo. Lui invece rimane in eterno.

Le potenze di questo mondo passano. Lui resta. I regni di questa terra finiscono. Lui non avrà mai fine.

Le persecuzioni scompaiono assieme ai persecutori, Lui invece è il Giudice dei perseguitati e dei persecutori.

Ecco come il Salmo descrive l’eternità di Dio in mezzo alle vicissitudini di questo mondo:

Salmo 101,1-29: “Preghiera di un afflitto che è stanco e sfoga dinanzi a Dio la sua angoscia. Signore, ascolta la mia preghiera, a te giunga il mio grido. Non nascondermi il tuo volto; nel giorno della mia angoscia piega verso di me l'orecchio. Quando ti invoco: presto, rispondimi. Si dissolvono in fumo i miei giorni e come brace ardono le mie ossa.

Il mio cuore abbattuto come erba inaridisce, dimentico di mangiare il mio pane. Per il lungo mio gemere aderisce la mia pelle alle mie ossa. Sono simile al pellicano del deserto, sono come un gufo tra le rovine. Veglio e gemo come uccello solitario sopra un tetto.

Tutto il giorno mi insultano i miei nemici, furenti imprecano contro il mio nome. Di cenere mi nutro come di pane, alla mia bevanda mescolo il pianto, davanti alla tua collera e al tuo sdegno, perché mi sollevi e mi scagli lontano. I miei giorni sono come ombra che declina, e io come erba inaridisco.

Ma tu, Signore, rimani in eterno, il tuo ricordo per ogni generazione. Tu sorgerai, avrai pietà di Sion, perché è tempo di usarle misericordia: l'ora è giunta. Poiché ai tuoi servi sono care le sue pietre e li muove a pietà la sua rovina. I popoli temeranno il nome del Signore e tutti i re della terra la tua gloria, quando il Signore avrà ricostruito Sion e sarà apparso in tutto il suo splendore.

Egli si volge alla preghiera del misero e non disprezza la sua supplica. Questo si scriva per la generazione futura e un popolo nuovo darà lode al Signore. Il Signore si è affacciato dall'alto del suo santuario, dal cielo ha guardato la terra, per ascoltare il gemito del prigioniero, per liberare i condannati a morte; perché sia annunziato in Sion il nome del Signore e la sua lode in Gerusalemme, quando si aduneranno insieme i popoli e i regni per servire il Signore. Ha fiaccato per via la mia forza, ha abbreviato i miei giorni.

Io dico: Mio Dio, non rapirmi a metà dei miei giorni; i tuoi anni durano per ogni generazione. In principio tu hai fondato la terra, i cieli sono opera delle tue mani. Essi periranno, ma tu rimani, tutti si logorano come veste, come un abito tu li muterai ed essi passeranno. Ma tu resti lo stesso e i tuoi anni non hanno fine. I figli dei tuoi servi avranno una dimora, resterà salda davanti a te la loro discendenza.

L’eternità è la vittoria di Dio sulla brevità della vita dell’uomo, delle cose, dello stesso universo.

Il Signore Dio che è l’Alfa e l’Omega è anche Colui che è, che era e che viene.

Lui è prima della creazione del mondo. È Lui il suo Creatore e Signore.

Lui è nel mondo creato. Del mondo è Salvezza, Redenzione, Provvidenza, Giustizia, Verità, Santità.

Lui è la Vita del mondo e perennemente viene per dare vita al mondo, continuamente esposto al vortice della morte e dell’annientamento.

Il Signore è Colui che viene per fare nuove tutte le cose. Viene per creare i cieli nuovi e la terra nuova. Viene per la risurrezione dei corpi. Viene per il giudizio finale.

Lui è l’Onnipotente. Il solo che può tutto. Nessuno potrà mai resistere alla sua forza che è forza invincibile.

È Lui il vero Signore della storia, della vita, del tempo, dell’eternità.

È Lui il Signore di tutto. È il Signore perché è Onnipotente. È il Signore perché è eterno. È il Signore perché di ogni cosa è il Creatore e la Vita.

Chi è fondato su questa fede, deve porsi una sola domanda: perché il Signore Onnipotente permette che il male si abbatte sui suoi servi?

La risposta non può essere che una sola: perché ogni suo servo gli renda testimonianza con il dono della sua vita.

La vita del tempo ha un solo fine: con essa bisogna rendere gloria al Signore. E gli si rende gloria, offrendola a Lui in sacrificio.

Come ha fatto Cristo Gesù, dovrà fare ogni suo discepolo. In questo rendimento di gloria non solo il discepolo di Gesù raggiunge la più alta perfezione, il compimento perfetto nella verità della sua essenza, ma anche coopera per la redenzione del mondo intero. La vita offerta in sacrificio al Signore, per la sua gloria, produce un frutto smisurato di grazia per la conversione del mondo.

Forte di questa fede, il discepolo di Gesù ogni giorno si prepara alla persecuzione, sapendo che essa è permessa da Dio come prova di fedeltà, ma anche come strumento di perfezione e di santificazione.

VISIONE INTRODUTTIVA

[9]Io, Giovanni, vostro fratello e vostro compagno nella tribolazione, nel regno e nella costanza in Gesù, mi trovavo nell'isola chiamata Patmos a causa della parola di Dio e della testimonianza resa a Gesù.

Chi scrive è Giovanni. È lui che riceve la rivelazione di Dio, per mezzo di Cristo, attraverso il suo Angelo, come già precedentemente affermato al v. 1: “Rivelazione di Gesù Cristo che Dio gli diede per render noto ai suoi servi le cose che devono presto accadere, e che egli manifestò inviando il suo angelo al suo servo Giovanni”.

Dei discepoli di Gesù Giovanni è fratello e compagno nella tribolazione, nel regno e nella costanza in Gesù.

È fratello perché è in Cristo una cosa sola assieme agli altri discepoli del Signore.

In Cristo, nostro fratello, siamo tutti figli dell’Unico Signore e Dio e quindi tutti fratelli gli uni degli altri. Fratellanza vera, non fittizia; spirituale e reale insieme, perché spirituale e reale è il corpo di Cristo che ci costituisce una cosa sola in Lui.

È compagno nella tribolazione, perché anche lui è perseguitato come loro, assieme a loro.

Lui non scrive loro da fuori della persecuzione, da uomo libero. Scrive loro invece da dentro la persecuzione, scrive da perseguitato come loro e più di loro.

È compagno nel regno perché anche lui come loro appartiene a quel regno di sacerdoti, costituito da Dio, perché ognuno offra il culto nuovo dell’offerta della propria vita. La persecuzione è l’altare e il fuoco della consumazione del loro sacrificio.

È compagno nella costanza in Gesù, perché lui vuole perseverare sino alla fine come il suo Maestro. Lui del Maestro è il discepolo amato. Lui il Maestro lo ha accompagnato fino alla croce. Ora gli resta da salire in croce e compiere il sacrificio del suo Maestro.

L’amore rende simile in tutto. L’amore crocifisso del Maestro esige l’amore crocifisso del discepolo. Giovanni sta amando il Signore nella grande persecuzione, nel dolore, nella sofferenza. Lo sta amando nella costanza, cioè nella perseveranza sino alla fine.

Giovanni è in esilio. Il luogo del suo esilio è l’isola di Patmos. È un isola sotto Efeso, a circa 75 Km. Era a quei tempi un luogo di pena.

Lui è esiliato in questo luogo di pena a causa della parola di Dio e della testimonianza resa a Gesù.

Giovanni si presenta ai discepoli di Gesù come un vero testimone di Gesù. Lui è il testimone di Gesù che dona forza, vigore a tutti i testimoni di Gesù, perché perseverino nella testimonianza sino alla fine.

Giovanni sa che solo chi avrà avuto la forza di andare fino in fondo, fino al versamento di sangue, come Cristo Gesù, entrerà nel suo regno.

Per questo egli non si risparmia in niente per aiutare i suoi fratelli e compagni a perseverare anche loro sino alla fine.

Il discepolo di Gesù può essere perseguitato per una sola ragione: “a causa della parola di Dio e della testimonianza resa a Gesù”, lui, cioè, può essere perseguitato solo perché vero, autentico, fedele discepolo di Gesù.

La parola di Dio è predicata, annunziata, proclamata, vissuta, ricordata, testimoniata, attestata, dichiarata come l’unica verità della propria vita.

Cristo Gesù è adorato, obbedito, scelto, amato, seguito, fino alla morte di croce, come il solo ed unico Signore della propria vita.

Chi fa questa duplice scelta dal mondo sarà sempre perseguitato. È questa scelta la via della vita eterna.

[10]Rapito in estasi, nel giorno del Signore, udii dietro di me una voce potente, come di tromba, che diceva:

L’estasi è il rapimento dell’anima presso Dio. È come se l’anima lasciasse il corpo, pur essendo e rimanendo nel corpo, per essere là dove il Signore vuole che essa sia, per vedere ciò che il Signore vuole che essa veda, ascolti, senta.

Ecco come il Nuovo Testamento parla dell’estasi:

“Gli venne fame e voleva prendere cibo. Ma mentre glielo preparavano, fu rapito in estasi” (At 10,10).

“Io mi trovavo in preghiera nella città di Giaffa e vidi in estasi una visione: un oggetto, simile a una grande tovaglia, scendeva come calato dal cielo per i quattro capi e giunse fino a me” (At 11,5).

“Dopo il mio ritorno a Gerusalemme, mentre pregavo nel tempio, fui rapito in estasi” (At 22,17).

Rapito in estasi, nel giorno del Signore, udii dietro di me una voce potente, come di tromba, che diceva” (Ap 1,10).

“Subito fui rapito in estasi. Ed ecco, c'era un trono nel cielo, e sul trono uno stava seduto” (Ap 4,2).

Nell’estasi l’anima viene rapita presso Dio e viene resa partecipe del mistero che Dio vuole rivelare all’uomo, o per se stesso, o per gli altri.


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