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CRISTIANI   Nelle mani del Padre

Noi crediamo unicamente in Gesù Cristo unigenito Figlio di Dio,
unica VIA, VERITA' e VITA e nostro unico SALVATORE.

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BREVE STORIA DEL POPOLO EBRAICO

Ultimo Aggiornamento: 12/05/2011 18:09
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La caduta di Gerusalemme rappresentò la fine della dinastia di Davide e del regno meridionale di Giuda, come stato indipendente. L’esperienza della libera società di Yahveh come stato era fallita. Già la divisione del regno aveva messo in evidenza la grande discrepanza creatasi fra i privilegiati giudei e le altre tribù del Nord che venivano sistematicamente sfruttate dalla corte di Gerusalemme. Anche i duecento anni di storia dei due regni separati non furono altro che una lenta dissoluzione delle strutture della libera società di Israele e terminarono necessariamente con la distruzione del regno settentrionale.

Il regno di Giuda potè salvarsi sotto Acaz soltanto perché accettò di diventare uno stato vassallo degli Assiri e di dipendere politicamente da questi. Questa decisione fu presa naturalmente in contrasto con gli avvertimenti del profeta Isaia il quale esortava i giudei ad avere più fede in Dio ed a scegliere la casa di Davide. Dopo Acaz ci fu anche, durante i regni di Ezechia e di Giosia, un timido tentativo di liberarsi dal giogo assiro ed i deuterocanonici collegarono questo tentativo di liberazione con un ritorno al vero culto di Dio ed al suo giusto ordinamento sociale.


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Le riforme però di Ezechia e di Giosia, sulle quali magari ci fermeremo in seguito più a lungo, fallirono o ebbero un breve successo. Sotto Manasse i culti stranieri tornarono ad invadere il paese.

Durante le battaglie fra Egitto e Babilonia, dopo la caduta dell’impero assiro, il profeta Geremia trasse le sue conclusioni sulle battaglie di indipendenza combattute fino ad allora e, considerando la loro inconcludenza, consigliò il popolo di accettare la dipendenza politica da Babilonia per prepararsi in quel contesto a realizzare in seguito una giusta società di Yahveh. Questo progetto poté realizzarsi concretamente dopo l’esilio con il ritorno degli esuli dalla deportazione babilonese. Sotto l’ombra protettrice del grande impero Persiano fu possibile ricostruire una nuova comunità ebraica attorno a Gerusalemme ed al suo Tempio che divenne un centro di riferimento anche per i numerosi ebrei della diaspora.

La catastrofe del 586 non comportò quindi la cancellazione di Israele dalla faccia della storia, ma fu anzi un’occasione provvidenziale di riflessione e di ripensamento che produsse un profondo cambiamento della sua forma e del suo essere popolo eletto di Dio. Tutte le tradizioni della fede in Dio del periodo precedente l’esilio furono salvate e furono ulteriormente sviluppate dando ad esse un significato religioso e spirituale più profondo. È certamente in questo periodo che viene completata la raccolta dei cinque libri sacri della Torah, così come li possediamo oggi noi nel Pentateuco.


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I DUE REGNI DIVISI
Davide (c.1000-961)
Salomone (c. 961-922)
ISRAELE GIUDA
Geroboamo (922-901) Roboamo (922-915)
    Abiam (915-913)
    Asa (913-873)
Nadab (901-900)*  
Baasa (900-877)  
Ela (877-876)*    
Zimri (876)**    
Omri (876-869)**   Giosafat (873-849)
Acab (869-850)  
Acazia (850-849)    
Ioram (849-842)* Atalia sposò Ioram diventando regina di Giuda (842-837) Ioram (849-842)
  Figlio di Atalia Acazia (842)*
Ieu (842-815) Ioas (837-800)*
Ioacaz (815-801  
Ioas (801-786)   Amazia (800-783)*
Geroboamo II (786-746)    
    Ozia (873-742)
Zaccaria (746-745)*    
Sallùm (745)*    
Menachem (745-738) Ioatam (742-735)
Pekachia (738-737)*    
Pekach (737-732)*    
    Acaz (735-715)
Osea (732-721) CADUTA DI SAMARIA (721)  
    Ezechia (715-687)
    Manasse (687-642)
    Amon (642-640)*
    Giosia (640-609)
    Ioacaz (609)
Ioiakim (609-598)
  Ioiakin (597)
Sedecia (597-586)
  CADUTA DI GERUSALEMME (586)  
* = assassinato
** = suicida

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Caduta di Samaria e fine del regno del nord (2 Re 15-17; Is 1-39)
Re di Israele Re di Giuda Profeta Assiri
       
Pekachia 738-737 Acaz (735-715) Isaia Tiglath-Pileser III
Pekach 737-732     Salmanasar V
Osea (732-721)     Sargon II

734 - 732 Guerra sirio-efraimita
721 Caduta di Samaria e fine del regno settentrionale (Israele)

Nell’anno 745 a.C., Tiglath-Pileser III si impadronì del potere in Assiria e nel 738 conquistò, con una campagna militare nella Siria centrale e settentrionale, la città aramaea di Amat. Come conseguenza numerosi stati siriani e città fenice della costa dovettero pagare dei tributi all’Assiria. Tra gli altri anche il re Retsin di Damasco ed il re di Israele Menahem (2 Re 15, 19).


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Giuda per il momento fu esentato dal pagamento di questi tributi e costituì una sorta di zona cuscinetto tra l’Assiria e l’Egitto. In quel tempo su Giuda regnava Acaz, un nipote di Azaria. I libri dei Re non usano molti riguardi nel descriverlo: lo dipingono come un sovrano che si dedicava a riti di fertilità, che immolava vittime sacrificali e olocausti, arrivando addirittura al punto di immolare suo figlio, facendolo bruciare come olocausto per il dio Molok (altro nome di Baal) (2 Re 16, 1-4), nonostante che questo fosse stato espressamente vietato nella Legge (Lv 18, 21; 20, 2).

I piccoli stati siriaci tentarono ancora una volta di liberarsi dal giogo della sovranità assira. Nel 734 infatti il re Retsin della Siria ed il re Pekach di Israele invitarono Achaz, re di Giuda a formare una coalizione antiassira, ma Acaz non volle saperne e così ne nacque una guerra che indusse Acaz a divenire vassallo del re di Assiria per farsi proteggere.


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Nonostante che il profeta Isaia esortasse il re Acaz ad avere fiducia in Dio, egli si sottomise volontariamente al re Assiro iniziando così un rapporto di vassallaggio che ebbe anche riflessi culturali e religiosi. Da Damasco Acaz diede istruzioni al sacerdote Uria per il cambiamento dell’altare secondo il modello assiro (2 Re 16, 5.18).

La coalizione antiassira ebbe come conseguenza la caduta della Siria e di Israele. Nel 732 infatti Tiglath-Pileser III conquistò Damasco ed infine anche il regno settentrionale, cioè Israele. Di quest’ultimo fu consentita la sopravvivenza soltanto di una parte: Efraim, mentre tutto il resto fu diviso tra le province assire di Meghiddo, Dor e Gilead. Al posto di Pekach, Tiglath-Pileser III insediò un suo vassallo Osea che però venne poi arrestato e deportato dal successivo re assiro Shalmanaser V, in quanto per non pagare i tributi all’Assiria si era rivolto all’Egitto. Shalmanaser V assediò per tre anni la campitale Samaria e la sconfisse definitivamente nel 721 a.C. deportandone gli abitanti. La deportazione assira, come abbiamo già accennato, aveva lo scopo di distruggere l’identità dei popoli conquistati e quindi questo gruppo non rimase più alcuna traccia nella storia. È interessante leggere il brano di 2 Re 17, 7-23 che si sofferma a descrivere la causa di questa deportazione.

Le popolazioni della campagna non furono deportate, ma gli assiri fecero venire in questa regione altre popolazione che si mescolarono con quelle residenti dando origine ai Samaritani ed a tutti quegli sviluppi posteriori delle zone della Samaria e della Galilea che possiamo osservare anche ai tempi di Gesù. Anche circa l’origine ed il comportamento dei Samaritani il libro dei Re ci fornisce un’interessante spiegazione che vale la pena di leggere in 2 Re 17, 24-41.


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Giuda vassallo assiro (2 Re 18-23; Is 1-39)
Re di Israele Profeti Assiri Egitto
       
Ezechia 715-687 Isaia Shalmanaser V Necao II
(728-700) Huldah Sargon II  
Manasse 687-642 Geremia Sennacherib  
Amon 642-640   Assarhàddon  
Giosia 640-609   Assurbanipal  

Nonostante la sorte di Damasco e del regno settentrionale, nella zona siriaca palestinese si verificarono ancora nuovi movimenti di rivolta e nuove coalizione contro l’Assiria, in cui venne coinvolto anche Ezechia che nel frattempo era succeduto ad Acaz. Anche in Assiria c’era stato un cambio di potere ed era salito al trono Sennacherib, figlio di Sargon II. In questa occasione Ezechia organizzò una coalizione antiassira alla quale parteciparono anche le città filistee di Ascalon e di Gaza. Gli alleati bloccarono il pagamento dei tributi e cercarono di ottenere l’appoggio dell’Egitto, nonostante che il profeta Isaia ammonisse che la fiducia nell’aiuto egiziano era malriposta e vanamente invitasse alla neutralità.


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Nell’anno 701 a.C. Sennacherib marciò contro la Palestina, si impadronì di Giuda e spartì il territorio tra i re filistei si Asdod, Ekron e Gaza. Lo scopo era di costruire, con il loro aiuto, un fronte di difesa contro l’Egitto. Recenti scavi hanno dimostrato che in quel periodo Gerusalemme era raddoppiata in estensione, probabilmente a causa dei profughi provenienti da settentrione e diretti ad occidente. Per assicurarsi i rifornimenti d’acqua durante l’assedio, fu costruito il canale di Siloe, che sussiste ancora oggi ed è un capolavoro di tecnologia con la sua lunghezza di oltre 520 metri (2 Re 20, 20; 2 Cr 32, 30).

Il resoconto dell’assedio di Gerusalemme che troviamo in 2 Re 18, 17 - 19 è una chiara dimostrazione della propaganda bellica assira che veniva fatta prima dell’ attacco. Venivano mandati degli alti funzionari davanti alle mura della città assediata con il compito di convincere i cittadini ad arrendersi raccontando come altre città avevano inutilmente sperato nell’aiuto dei loro dei ed erano state distrutte dall’esercito assiro. Ma Gerusalemme non cedette e Sennacherib per cause imprecisate tolse l’assedio e se ne tornò in patria. A proposito di questo assedio è stata scoperta un’iscrizione nella quale Sennacherib si vanta con queste parole:
« Chiusi Ezechia in Gerusalemme come un uccellino in gabbia, costruii trincee contro di lui e gli resi impossibile uscire dalle porte della città »


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Gerusalemme per questa volta conservò la sua indipendenza e gli abitanti videro in questo l’intervento di Dio, che aveva steso la sua mano protettrice sulla città e sul tempio. Da questo hanno avuto origine le parole del profeta Isaia in 2 Re 19, 32-34 che esalta l’indistruttibilità di Gerusalemme da parte dell’Assiria. Da queste parole è nato il mito dell’indistruttibilità di Gerusalemme e del suo tempio, ma Geremia nel suo famoso discorso nel tempio criticherà aspramente questa errata interpretazione (Gr 7, 3ss) e dirà che non è sufficiente confidare sull’indistruttibilità del tempio e poi comportarsi male. Così facendo si arriverà alla rovina inevitabile e neppure il tempio potrà salvare il popolo dalla incombente sciagura. Del resto questa sciagura era già stata preannunciata dallo stesso Isaia in 2 Re 20, 14-18 con la profezia sulla futura deportazione in Babilonia.

Il libro dei Re esalta la figura di Ezechia il quale, abrogando la sacralità dei vari santuari ed assegnando un ruolo centrale al tempio di Gerusalemme, aveva anticipato quella centralizzazione del culto che si realizzerà più tardi con la riforma di Giosia (2 Re 18, 3-7). Questa politica religiosa di Ezechia è stata confermata dai recenti scavi a Tel ‘Arad e Bersabea dove sono stati portati alla luce resti di altari distrutti in questo periodo.


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Nel frattempo l’Assiria aveva esteso il suo potere invadendo l’Egitto e raggiungendo così la sua massima estensione dai due fiumi della Mesopotamia fino al Nilo, ma aveva ormai superato il colmo della sua fortuna e sarebbe stato ben presto soppiantato dall’impero babilonese.

Ad Ezechia, succedette suo figlio Manasse che nei suoi 55 anni di regno fu un buon Vassallo dell’Assiria e trascinò il paese nuovamente nell’idolatria. Nel libro dei Re si parla di Manasse come di colui che addirittura fece « peggio delle nazioni che l’Eterno aveva distrutto davanti ai figli di Israele » (2 Re 21).


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Il figlio Amon praticamente seguì le orme del padre, ma regnò soltanto per un breve periodo (due anni) perché fu vittima di una congiura di palazzo. Alla sua morte diversi partiti tentarono di impadronirsi del potere, ma alla fine prevalse la nobiltà terriera che riuscì nell’intento di far salire al trono il figlio Giosia di soli otto anni, mantenendo in tal modo la successione davidica. All’inizio del regno di Giosia altri decidevano per lui, ma più tardi egli perseguì una politica che prevedeva la progressiva liberazione dall’Assiria e la ricostruzione interna delle strutture dello stato in vista di una profonda riforma politica e religiosa.

Questa riforma fu introdotta dopo il sorprendente ritrovamento avvenuto nell’anno 622 a.C., nel tempio di Gerusalemme, di un libro che da tempo è considerato la base del codice deuteronomico. 2 Re 22-23 descrive dettagliatamente come questo libro fu trovato dal sacerdote Hilkiah in occasione di alcuni lavori di riparazione del tempio e consegnato al segretario Shafan che a sua volta lo consegno al re Giosia. Il re, dopo aver consultato la profetessa Huldah, lo fece leggere pubblicamente e, assieme a tutto il popolo, stabilì un patto con l’Eterno, «impegnandosi a seguire l’Eterno e a osservare i suoi comandamenti, i suoi precetti e i suoi statuti con tutto il cuore e con tutta l’anima, per mettere in pratica le parole di questo patto, scritte in quel libro » (2 Re 23, 3).


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Il Deuteronomio, scritto in forma di un discorso di Mosè, richiama antiche tradizioni di Israele, cerca di riassumerle sistematicamente, di unificarle e di interpretarle teologicamente secondo nuovi punti di vista. Alcuni testi importanti, che trattano del rapporto dell’Eterno con il suo popolo, sono formulati in modo analogo ai trattati di vassallaggio degli assiri e completano il testo dell’Alleanza (Dt 4, 1-2.44-45; 26, 16-19; 29, 1-2. 29; Gs 23, 1-2.16) con la relativa stipulazione del trattato (2 Re 23, 1-3) e con il rituale della sua rinnovazione (Dt 31, 9-13).

Molti elementi suggeriscono l’ipotesi che il Deuteronomio sia stato redatto in più fasi. La prima redazione può essere probabilmente situata intorno all’anno 700 a.C., sotto Ezechia, in relazione al tentativo, da questi promosso, di centralizzare il culto a Gerusalemme e di opporsi all’invadenza assira. Sotto Giosia si deve aver lavorato intorno a questa opera. L’ultima redazione risale al periodo dell’esilio ed a quello immediatamente successivo.


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I redattori di questo libro non vanno ricercati fra i leviti della campagna, come si è pensato per molto tempo, ma piuttosto fra quegli esponenti della cultura giudaica, osservanti delle tradizioni, che da Gerusalemme occupavano da generazioni posti importanti a corte. Al centro di questo gruppo si trovava forse la famiglia di Shafan, il segretario, i cui membri erano per lo più degli «scribi», ma non mancano anche i sacerdoti. Costoro, intendendo forse elaborare dei piani di indipendenza e di restaurazione, utilizzando antichi scritti, diedero vita alla legge del Deuteronomio.

Il loro scopo principale era quello di dare una risposta alla sfida rappresentata dalla cultura assira, che si presentava potentissima, completamente nuova e superiore in ogni settore alla cultura giudaica. L’impatto con questa cultura, fin dai tempi di Acaz, aveva precipitato Giuda in una profonda crisi. Ora con Giosia e con il fortunato ritrovamento del rotolo della legge nel tempio, si presentava la possibilità di riemergere dalla clandestinità e di introdurre questa legge anche ufficialmente. Essa divenne pertanto lo strumento principale della riforma di Giosia.


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Gosia volle che il tempio di Gerusalemme fosse purificato da tutti gli oggetti di culto assiri e cananei e ordinò che si chiudessero le case nelle quali aveva luogo la prostituzione sacra. Proibì a tutti i sacerdoti di svolgere le loro funzioni in Giuda r-chiamandoli e Gerusalemme. Il tempio ritrovato a Tel ‘Arad fu distrutto definitivamente in questo periodo. Con la distruzione dei luoghi di culto nella provincia assira di Samerina, Giosia estesa la sua riforma anche ai territori che un tempo erano appartenuti al regno del nord e di affermare anche qui la sua autorità (2 Re 23, 15). In un solo luogo era possibile adorare legittimamente Dio (Dt 12) e cioè nel tempio di Gerusalemme. Nel Deuteronomio tuttavia il tempio non viene espressamente nominato, così come non viene mai nominata la stessa città di Gerusalemme. Come ultima cosa Giosia celebrò con grande solennità la Pasqua; dispose inoltre che il sacrificio delle vittime venisse trasferito dall’ambito familiare a quello centrale del tempio e rese obbligatorio il pellegrinaggio rituale a Gerusalemme.


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Giosia aveva saputo sfruttare il momento politicamente più favorevole per varare le sue riforme. Il potere assiro stava ormai declinando e doveva appoggiarsi all’Egitto per contrastare l’avanzata babilonese. Nel 612 a.C. con la conquista di Ninive, i babilonesi posero fine al potere militare più temuto di quei tempi nell’antico oriente, di cui ancora oggi possiamo ammirare eccezionali opere d’arte e di architettura.

Con la caduta della potenza assira si diffusero grandi speranze di pace che durarono poco in quanto Giosia, tre anni dopo fu ucciso dal faraone egiziano Necao II nella battaglia di Meghiddo. I successore non furono alla sua altezza e non riuscirono ad evitare la sconfitta e la successiva deportazione in Babilonia che pose fine nel 586 al regno di Giuda.

Giosia fu una delle figure più dotate ed affascinanti, tra quelle che succedettero al trono di Davide, fu l’ultimo re importante del regno di Giuda. Nonostante che la sua opera sia rimasta incompiuta, egli ha fortemente influenzato la successiva storia di Israele (Gr 22, 15s), innalzando Gerusalemme a luogo centrale di culto, proclamando il Deuteronomio ed incarnando l’immagine ideale di monarca.


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