PENSIERI DI CHARLES DE FOUCAULD

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Goal.
00sabato 27 dicembre 2008 12:10

1

Io vorrei tanto per me, e di conseguenza vorrei per voi, - perché mi sembra davvero una buona cosa - un po’ di solitudine e di silenzio. Da una parte sono molto solitario, perché non ho qui una sola persona che abbia verso di me il minimo attaccamento (se non, forse, un povero, fantaccino, Miloud; pregate per la sua conversione! è un’anima semplice e un buon cuore)... C’è anche un furiere maggiore di fanteria, un francese, che mi dimostra vera amicizia.

Ma dall’altra parte, dalle quattro e mezzo del mattino alle sei e mezzo della sera, non smetto mai di parlare e di veder persone: schiavi, poveri, malati, soldati, viaggiatori, curiosi. Questi, i curiosi, ormai li ho solo raramente, ma gli schiavi, i malati, i poveri aumentano anziché diminuire... Celebro la santa Messa prima del giorno, per non essere troppo disturbato dal rumore e per fare il ringraziamento un po’ tranquillo; è però inutile che lo faccia di buon’ora, durante il ringraziamento vengo sempre chiamato tre o quattro volte...

Goal.
00sabato 27 dicembre 2008 12:10

2

Ecco come fr. Charles esamina la sua vita a Béni-Abbés. Egli si domanda: "In che modo fare l’elemosina meglio che per il passato?" e risponde: "Facendola come la faceva Gesù, in un’imitazione più fedele del Modello Divino. Preoccupandosi meno di dare denaro e dando di più quello che dava Gesù: la nostra fraterna tenerezza il nostro tempo, la nostra pena".

Ancora si domanda: "In che modo praticare l’eguaglianza e la fraternità con gli indigeni?" e risponde: "Lasciandoli avvicinare a me, parlarmi, soprattutto non impiegando i soldati per allontanarli da me, non avendo paura di dedicare loro il mio tempo; anziché evitare le loro lunghe conversazioni, desiderarle, ma spostarle sempre verso Dio: riuscire a guidare io queste chiacchierate, distaccarle dalla terra e farle sempre salire alle cose spirituali. Non temere il contatto degli indigeni, né quello dei loro vestiti, coperte, ecc...

Non avere paura né della loro sporcizia né delle loro pulci... Vivere insieme agli indigeni con la familiarità che aveva Gesù verso i suoi apostoli, i quali erano simili ad essi... Soprattutto, vedere sempre Gesù in loro e, di conseguenza, trattarli non soltanto con senso di eguaglianza e di fraternità, ma anche con l’umiltà, col rispetto, con l’amore, con la dedizione comandate da questa fede".

Goal.
00sabato 27 dicembre 2008 12:11
3
Ecco il programma: amore, amore, bontà, bontà.

4
Diventare i loro amici, amarli e farsi amare, portarli alla virtù, e dalla virtù e dalla buona volontà ad ogni verità, vivere per salvarli. Ecco il programma: amore, amore, bontà, bontà.
Goal.
00sabato 27 dicembre 2008 12:11
5
Ci vorrebbero molti buoni preti, non per predicare (li accoglierebbero come nei villaggi bretoni accoglierebbero dei turchi che andassero a predicare Maometto, e anche peggio), ma per prendere contatto, farsi amare, ispirare stima, fiducia, amicizia, rendere possibile un avvicinamento, dissodare la terra prima di seminare.

Goal.
00sabato 27 dicembre 2008 12:11
6
Per gli schiavi ho una piccola camera nella quale li riunisco e in cui trovano sempre alloggio, accoglienza, pane quotidiano, amicizia; a poco a poco insegno loro a pregare Gesù. Dal 5 gennaio, giorno in cui la loro cameretta fu terminata, ne ho avuti tutte le notti qui alla Fraternità, grazie a Dio... Con più virtù da parte mia, più intelligenza e maggiori risorse, si potrebbe raggrupparli ancora meglio! Talvolta, vedo anche venti schiavi al giorno.
I viaggiatori poveri trovano anch’essi nella Fraternità un umile asilo e un po’ da mangiare... Ma il locale è stretto, la virtù del monaco e il suo savoir-faire sono ancor più scarsi... Adesso posso ricevere appena una quindicina d’ospiti: fra un po’ di tempo, una trentina, perché continuo a costruire. Ma bisognerebbe potere accoglierne ancor di più: spesso capitan qui dai trenta ai quaranta viaggiatori al giorno.
Gl’infermi e i vecchi abbandonati trovano qui un rifugio, un tetto, cibo e cure. Ma le cure son così insufficienti, e il cibo così scarso!... Tre o quattro vecchi m’han già chiesto di essere ospiti fissi della Fraternità...
Goal.
00sabato 27 dicembre 2008 12:12
7
Più si dà al Signore e più egli rende. Ho creduto di dar tutto lasciando il mondo ed entrando nella trappa: ho ricevuto più che non avessi donato... Ho creduto ancora di dare tutto lasciando la trappa: sono stato colmato senza misura... Godo infinitamente d’essere povero, vestito come un operaio, come un domestico, in questo umile stato che fu quello di Nostro Signore, e, per un eccesso eccezionale di grazia, d’esserlo così a Nazaret.
Goal.
00sabato 27 dicembre 2008 12:12
8
Per me, per mostrarmi il tuo amore, per mostrarmi l’orrore del peccato che vuoi espiare con tali supplizi, per indurmi a non commettere più peccati che ti son costati così cari, per insegnarmi il coraggio e per additarmi il cammino del martirio, per darmi l’esempio di questa sofferenza che è la dimostrazione della virtù, dell’amore e del coraggio, e senza la quale non si entra in cielo; per me, per farti amare da me nel vedere ciò che soffri per amor mio; per me, per trascinarmi al tuo seguito, su questa via del dolore che distaccandomi dal mondo m’attacca a Dio; per me, per mostrarmi il disprezzo che bisogna avere verso tutti i documenti terreni, dal momento che un Dio, il quale ha scelto per parte sua ciò che sulla terra è il più perfetto, ha scelto tali dolori; per me, per farmi vedere che cosa sono gli uomini e che cosa è Dio, quanto quelli sono ingiusti e crudeli, quanto questo è buono e amoroso; per me, per distaccarmi dagli uomini che fanno soffrire e per attaccarmi a Dio che soffre per me; per me, per ispirarmi un profondissimo dolore per le mie colpe, che costano al mio Beneamato tanti tormenti; per me, per intenerire il mio cuore e far scorrer dai miei occhi torrenti di lacrime, nel vedere il mio Beneamato, infinitamente amabile, divinamente vero, bello e buono, che mi ama infinitamente e che aguzzini vociferanti e imprecanti, con la bestemmia e l’inguria sulla bocca, battono e battono con colpi sempre più fitti, coprendo di contusioni il suo dorso, le spalle, le reni, i fianchi, le braccia, il petto, rendendolo in un istante tutto livido e, poi un minuto dopo, facendone sgorgare il sangue.
Goal.
00sabato 27 dicembre 2008 12:13
9
“Amiamo Dio, perché ci ha amati per primo”. La Passione, il Calvario, è una suprema dichiarazione d’amore.
Non è per redimerci che tu hai sofferto tanto, Gesù! Il più piccolo dei tuoi atti ha un valore infinito, poiché è l’atto d’un Dio, e sarebbe stato sufficiente, anzi sovrabbondante, per redimere mille mondi, tutti i mondi possibili.
È per santificarci, per portarci, per spingerci ad amarti liberamente, poiché l’amore è il mezzo potente per attirare l’amore, poiché amare è il mezzo più potente per farsi amare... e poiché soffrire per chi si ama è il mezzo più invincibile per dimostrare che si ama... e più le sofferenze sono grandi, più la prova è convincente, più l’amore di cui si dà dimostrazione è profondo.
Mio Dio, quanto ci ami, tu che per noi hai voluto essere sprofondato in quest’abisso di sofferenze e di disprezzo, tu che in tal modo hai voluto darci tante lezioni, ma innanzitutto, soprattutto, hai voluto dimostrarci il tuo amore, quest’amore inaudito grazie al quale il padre ha dato il suo unico Figlio, e l’ha dato in mezzo a tali sofferenze e tali umiliazioni allo scopo di indurci, con la vista, con la certezza di un sì immenso amore, dimostrato e dichiarato in maniera così toccante e commovente, allo scopo d’indurci con ciò ad amare Dio a nostra volta, ad amare l’Essere così amabile che ci ama tanto. Amiamo Dio, poiché egli ci ha amati per primo.
Goal.
00sabato 27 dicembre 2008 12:13
10
Il santo Vangelo ci dice: “Gli diede nome Gesù”. Gesù vuol dire Salvatore: il salvatore è colui che dona la salute, il Cielo, il possesso di Dio attraverso la conoscenza e l’amore. Nostro Signore ha voluto che il suo stesso nome gridasse, cantasse il suo immenso amore per noi: perché amare vuol dire volere il bene; volere un bene immenso è amare immensamente; il nome di Salvatore grida che Dio ci vuole un bene immenso, infinito; l’eterno possesso di lui stesso ci ripete ad ogni momento che Dio ci ama infinitamente, immensamente.
Attraverso il suo nome, Gesù ci lascia intravedere che egli, divin Salvatore, verserà tutto il suo sangue per dare il paradiso agli uomini; ci chiede zelo per le anime e sacrificio fino al martirio; ci dice che lui, il nostro Amato, è venuto sulla terra “per servire le anime lavorando per la loro salute e dare la sua vita per la salvezza di molti”, e ci invita a imitarlo consacrando la nostra vita alla stessa opera ed offrendo per essa il nostro sangue.
Goal.
00sabato 27 dicembre 2008 12:13
11
Egli ci ha dato l’esempio: vita nascosta (Nazareth), vita solitaria (i quaranta giorni di deserto), vita pubblica (i tre anni di predicazione). Queste tre vite sono ugualmente perfette, poiché Gesù, sempre ugualmente perfetto in ogni periodo della sua vita, sempre Dio, le ha condotte tutte e tre. Esse sono ugualmente perfette in se stesse, ma per noi non è ugualmente perfetto l’abbracciare l’una o l’altra; è indispensabile abbracciare quella in cui Dio ci vuole.
Goal.
00sabato 27 dicembre 2008 12:14
12
Gesù si offre per essere il compagno di tutte le ore. E questo non ci basta? Lasceremo il Creatore per andare alle creature?
Si, Gesù basta: là dove Egli è, niente manca.
Adoriamo, baciamo, amiamo, lodiamo ogni parola del nostro Diletto.
Sarebbe troppo dolce sentire che amiamo Gesù, che siamo amati da lui e che siamo contenti della sua felicità: se sentissimo ciò, la terra sarebbe un paradiso. Contentiamoci di volere e di sapere con più merito e meno dolcezza.
La volontà dell’Amato, qualunque essa sia, deve essere non solo preferita, ma adorata, amata e benedetta senza limiti: bisogna adorarla come il Diletto stesso, ed amarla come lui smisuratamente.
Teniamo, senza tregua, lo sguardo rivolto all’immenso amore di Dio per noi, questo amore che egli ha fatto sopportare per ognuno di noi tante sofferenze, e che gli rende così dolce, piacevole e naturale farci le grazie più grandi.
Si può compiangere colui che fa la volontà di Nostro Signore? Vi è forse qualcosa di più dolce al mondo che fare la volontà di colui che si ama? E se, nell’eseguirla, si trova qualche sofferenza, allora la dolcezza è raddoppiata!...
Goal.
00sabato 27 dicembre 2008 12:14
13
Il 1 dicembre 1916, giorno della sua morte Charles de Foucauld scrisse a sua cugina Maria de Bondy:
Come è vero, non ameremo mai abbastanza; ma il buon Dio che sa con che fango ci ha impastati, e che ci ama più di quanto una mamma può amare suo figlio, il buon Dio che non può morire, ci ha detto che non respingerà chi andrà da Lui...
14
L’amore consiste nel permutare tutti i beni con tutti i dolori, per amore del Signore.
Goal.
00sabato 27 dicembre 2008 12:15
16
L’ora meglio impiegata della nostra vita è quella in qui maggiormente amiamo Gesù. Ricordarsi soltanto di Gesù, pensare soltanto a Gesù, considerando un guadagno qualsiasi perdita con la quale riusciamo a dare in noi maggior posto al pensiero e alla conoscenza di Gesù, al cui confronto tutto il resto è nulla.
Goal.
00sabato 27 dicembre 2008 12:15
17
Com’è divinamente buono a permettere che delle formiche come noi lo amino.
Di che parleremmo noi, non di colui che è la nostra vita, per il quale respiriamo, per il quale solo noi vogliamo vivere, al quale apparteniamo senza limiti e senza riserve, corpo, anima, mente, cuore...
Tutto è di lui, tutto è per lui! È com’egli è divinamente buono a permettere che delle formiche come noi lo amino!
Goal.
00sabato 27 dicembre 2008 12:15
18
Avere la purezza e l’innocenza di un bambino per essere degni del Regno dei Cieli e di Gesù.
Non temere che una cosa al mondo: non amare abbastanza Gesù.
Niente è più perfetto e migliore dell’amore, perché l’amore è nato da Dio e non può riposarsi che in Dio.
L’amore è pronto, sincero, pio, dolce, prudente, forte, paziente, fedele, costante, magnanimo, non cerca mai se stesso.
Considerando tutto alla stessa stregua, preferisce però l’abiezione all’onore, essere trascurato ad essere circondato di premure, la penuria all’abbondanza, per essere più simile a Gesù.
Se, sia pur per un attimo, si comincia a ricercare se stessi, si cessa di amare.
Chi non è pronto a soffrire ogni cosa e ad abbandonarsi interamente alla volontà del Diletto, non sa che significhi amare.
Goal.
00sabato 27 dicembre 2008 12:16
19
Il 1 dicembre 1916, il giorno della sua morte, fr. Charles scrive: Cancellarci, annullarci, ecco il mezzo più potente che possediamo per unirci a Gesù e far del bene alle anime; san Giovanni della Croce lo ripete ad ogni riga. Quando si vuol soffrire e amare, si può molto, si può molto, si può il massimo che si possa al mondo. Si sente che si soffre; non sempre si sente che si ama ed è una grande sofferenza in più; ma si sa che si vorrebbe amare e voler amare significa amare. Si trova che non si ama abbastanza ed è verissimo: ma si amerà abbastanza; ma il Signore, che sa con che fango ci ha impastati e che ci ama più di quanto una madre possa amare il suo figliuolo, ci ha detto, Lui che non mente, che non avrebbe respinto chi a Lui venisse.
Lo stesso giorno scrive anche all’amico Luigi Massignon che è al fronte:
Non bisogna mai esitare a domandare i posti dove maggiori siano pericolo, sacrificio, possibilità di dedizione: lasciamo l’onore a chi lo vuole, ma rischio e pena reclamiamoli sempre.
Come cristiani siamo tenuti a dare l’esempio del sacrificio e della dedizione. È un principio al quale bisogna essere fedeli sempre, con semplicità, senza domandarci se in una simile condotta s’insinui l’orgoglio. È il nostro dovere; quindi compiamolo e preghiamo il nostro Diletto, lo Sposo della nostra anima, che ci conceda di compierlo in totale umiltà e con pienezza d’amore per Dio e per il prossimo.
Goal.
00sabato 27 dicembre 2008 12:17
20
Solo guardando al di là di questo mondo in cui tutto passa e muore, si trova la vera gioia nella speranza di un’altra vita di cui questa è solo il preludio; vita in cui il bene fatto, l’amore di cui sono assetati i nostri spiriti e i nostri cuori, saranno pienamente ed eternamente soddisfatti.
In questa speranza e nella fede nelle verità che Dio ci ha rivelate e che sono belle come un poema, come il più bello dei poemi non v’è poema più bello d’un semplice trattato di teologia dogmatica, è il poema dell’amore divino, ben più meraviglioso e avvincente dei nostri poemi pieni dei nostri poveri amori terrestri - in questa fede, in questa speranza, nella contemplazione di queste bellezze e nel compimento della legge di carità - “ama gli uomini come Dio li ama” - che è la base della morale cristiana, sono felice, molto felice, e i miei giorni trascorrono in una pace profonda.
Goal.
00sabato 27 dicembre 2008 12:17
21
Il mio più grande sacrificio è stata la separazione dalla mia famiglia. Una volta alla trappa, ho sofferto molto. Non per via della comunità, dove tutti erano molto buoni con me. Ma il pensiero della mia famiglia mi torturava. Talvolta dicevo tra me e me: sempre, sempre; mai, mai, mai. Sempre vivere qui, mai più rivederli.
Goal.
00sabato 27 dicembre 2008 13:23
22
Ho un grande fondo di orgoglio. Non tengo conto a sufficienza della presenza di Dio. Mi lascio assorbire da ciò che faccio o dalle distrazioni, dalle fantasie. Non ho sufficientemente lo sguardo rivolto a Gesù, che è qui. Non lo vedo a sufficienza in ogni uomo. Non sono sufficientemente sovrannaturale con loro. Né sufficientemente dolce né sufficientemente umile, e neppure accurato come si dovrebbe nel fare loro del bene ogni volta che lo potrei. Gli esercizi di pietà lasciano a desiderare. Li faccio tiepidamente, talvolta in modo breve oppure troppo rapido, pieno di distrazioni. Mi capita in certi casi di essere vinto dal sonno o di rinviare di ora in ora le cose da fare. Una così grande tiepidezza che mi fa soffrire fino ad umigliarmi. Ometto le piccole penitenze, curo troppo il mio corpo. Invece di amare il disprezzo, mi compiaccio degli atti buoni.
Goal.
00sabato 27 dicembre 2008 13:24
23
Se una parte di me è nel cielo purissimo che sovrasta le nubi, se io resto in una terra sempre illuminata dal sole e al di sopra delle nubi, però con l’altra parte io amo, io devo amare, ho l’imperioso dovere di amare appassionatamente gli uomini.



24
Mio Dio, quanto siete divinamente tenero! Quanto siete amante, quanto siete buono!... Risorto, le vostre prime apparizioni sono due apparizioni di consolazione alle due anime più afflitte dalla vostra Passione e Morte. A vostra Madre dapprima, “alla quale appariste per primo e presso la quale rimaneste lungo tempo”, come avete detto a santa Teresa; a Maria Maddalena in seguito... Con quale dolcezza apparivate a questa cara santa, a questa vostra “appassionata adoratrice”, come vien chiamata! Quale dolcezza in quel “Maria”!... Con quale voce dovette essere detto!... E infine, mio Dio, quale divina tenerezza per tutti noi, per tutti gli uomini di tutte le età, nelle parole che pronunciate: “Va’ a dire ai miei fratelli”. Voi ci chiamate tutti “vostri fratelli”! Quanto è dolce ciò, quanto siete buono!
Siamo teneri come Gesù, amanti come lui... Consoliamo gli afflitti come lui, e dapprima coloro ch’egli stesso ci ha messo più vicino nella vita, una madre, un’anima cara; e coloro che hanno più bisogno di consolazione, coloro che, più deboli, stanno per piegare sotto un dolore pungente...
Consoliamo, consoliamo come lui e i suoi fratelli, che sono anche i nostri, consoliamo le sue membra, le parti del suo corpo, quelle membra delle quali egli dice: “Ciò che farete a uno di questi piccoli, lo farete a me”. Siamo, come lui, dei teneri consolatori, dei fratelli amanti di tutti gli uomini afflitti, di tutti gli uomini, ma di tutti, perché di tutti ha detto: “Ciò che voi farete a uno di questi piccoli, lo farete a me”.
Goal.
00sabato 27 dicembre 2008 13:24
25
La mia vita continua, sempre la stessa: occupatissima esteriormente benché molto calma: ogni giorno la stessa cosa: poveri e malati che si succedono; interiormente, mi rimprovero di non dare abbastanza tempo alla preghiera, alle cose puramente spirituali: di giorno, non smettono mai di bussarmi alla porta e la notte, che sarebbe il tempo propizio, m’addormento meschinamente: è per me una vergogna e una sofferenza, questo sonno che prende più posto di quanto vorrei; io non ho tempo per esso, ed esso se lo prende... Il mio esame di coscienza mi rimprovera soprattutto tre cose: tiepidezza verso Gesù; non Lo prego né tanto né così teneramente come potrei o dovrei; tiepidezza verso il prossimo: non vedo abbastanza, nel prossimo, Gesù, non lo amo come me stesso; tiepidezza dinanzi alla croce: non cerco di soffrire, sono pigro e ingordo...
Goal.
00sabato 27 dicembre 2008 13:24
26
“Venite e vedete come è buono il Signore..”. Quando si è intravisto come è buono il Signore, come si può fare diversamente dal desiderare appassionatamente di passare la propria vita a contemplarlo, ad onorarlo, nel fare ogni sua volontà, lontano dalla vanità del mondo? No, ogni nostro tempo è preso, abbiamo intravisto il Re dei re che ha sedotto per sempre i nostri cuori. Noi l’amiamo, non volgiamo più alcun amore terrestre perché abbiamo un Bene da amare e non c’è in noi posto per due... Abbiamo intravisto il cielo, siamo morti al mondo... Vogliamo essere di Dio solo; è sufficiente ai nostri cuori; non sono i nostri cuori sufficienti per rendergli tutto l’amore e l’adorazione che lui merita... Non vogliamo essere divisi; vogliamo essere tutti di lui, ai suoi piedi, come dei fratelli, ma saremo di lui solo, tutti a lui, tutti a lui... - Noi siamo spose, veramente sposate... spose per il fatto stesso che desideriamo esserlo e che gli promettiamo di essere sempre completamente di lui... come è umile e dolce lui, il Re del Cielo, ad accettare così per sue spose tutte queste povere piccole anime che si offrono a lui... Qualche volta è difficile trovare un fidanzato sulla terra, e, tuttavia, è così poca cosa, è cosa così infima, così cenere e polvere, un fidanzato terrestre; è così un niente, così niente di niente!... Ma Lui, il Re del Cielo, lo si può avere per fidanzato quando si vuole... Accetta ogni anima... la più povera, la più indegna, la più colpevole, la più infangata, che si offre a lui con un cuore sincero... Lui le accetta tutte... Mio Dio, come sei buono!...
È la fede che fa la vita della sposa del Cristo... essa è nella luce; essa sa, essa vede... Vede che è la sposa di Gesù, che la sua sorte è divina; vede che è felice, che la sua vita deve essere un perpetuo “Magnificat” e che la sua felicità è incomprensibile...
Goal.
00sabato 27 dicembre 2008 13:25
27
Appena credetti che c’era un Dio, compresi che non potevo fare altrimenti che vivere solo per lui: Dio è così grande, c’è una tale differenza tra Dio e tutto ciò che non è lui...

28
Più tutto ci manca, più siamo simili a Gesù crocifisso.
Più siamo attaccati alla croce, più stringiamo Gesù che vi è inchiodato.
Ogni croce è un guadagno, perché ogni croce ci unisce a Gesù.
Goal.
00sabato 27 dicembre 2008 13:25
29
Più vado avanti e più sono convinto che per il momento non c’è possibilità di realizzare delle conversioni isolate...
Non sono qui per convertire in un colpo solo i Tuareg, ma per provare a capirli e a migliorarli. Sono certo che il buon Dio accoglierà in cielo quelli che furono buoni e onesti, senza bisogno che essi siano cattolici romani.

30
Dio si serve dei venti contrari per condurci in porto.
Goal.
00sabato 27 dicembre 2008 13:25
31
Più noi abbracciamo la Croce
più stringiamo strettamente Gesù
che vi è attaccato.
Quanto più tutto ci manca sulla terra,
tanto più noi troviamo
ciò che può darci di meglio la terra:
la Croce
Vivere come se io dovessi morire oggi Martire.
È grazie alle croci che Gesù ci manda, più che alle mortificazioni che noi stessi scegliamo, che berremo nel calice dello Sposo e saremo battezzati nel suo battesimo, perché meglio di noi stessi egli sa crocifiggerci.
Goal.
00sabato 27 dicembre 2008 13:26
32
Mi chiederete qua ’è la mia vita. È la vita di un monaco missionario fondata su tre principi: Imitazione della vita nascosta di Gesù a Nazareth. Adorazione del Santissimo Sacramento esposto. Residenza tra i popoli infedeli più trascurati da tutti, facendo tutto il possibile in vista della loro conversione. Vita d’austerità uguale a quella della Trappa, ma molto più dura per la sua maggiore povertà e perché il clima è duro e snervante e l’alimentazione ben diversa da quella europea, né si può pensare ad introdurre qui quella dei nostri paesi perché ciò sarebbe un lusso costoso. Si deve vivere di ciò che la regione offre: grano, datteri e latticini. Come vesti ed abitazione non troverete che quanto v’è di più povero e di più rustico, nulla che assomigli alle tonache curate e ai conventi di Francia, ma qualcosa di molto simile probabilmente a ciò che dovettero essere il vestito e l’umile casa di Gesù di Nazareth. Avrete una vita diversa da quella della Trappa in questo che, benché tutto vi si faccia secondo un orario e nella più stretta ubbidienza, non vi esistono quelle piccole prescrizioni esteriori la cui minuzia è una caratteristica della Trappa; si tratta di una semplicissima vita di famiglia. Diversa, anche perché non avrete alcun ufficio cantato, né altra preghiera vocale all’infuori del breviario, ma molta orazione e adorazione, molta preghiera o lettura silenziosa ai piedi dell’altare. Sono e sono sempre stato solo da dieci anni. Se Dio m concederà ora dei Fratelli da convertire, dividersi per la salvezza delle anime in piccoli gruppi di tre o quattro, moltiplicando tali gruppi al massimo; ciò riuscirà più efficace per la salvezza delle anime che la fondazione di monasteri con maggior numero di frati... Vedo questi distaccamenti, questi romitaggi di tre o quattro monaci missionari, come delle avanguardie, votate a preparare la via per cedere il posto agli altri religiosi organizzati e al clero secolare, quando il terreno sarà stato dissodato.

33
Quando abbiamo da sopportare una grave prova, da affrontare
un pericolo od una sofferenza, passiamo nella preghiera solitaria gli ultimi momenti, l'ultima ora che ce ne separa.
Amiamo e pratichiamo ogni giorno la preghiera solitaria e segreta, quella preghiera che solo il Padre celeste vede, in cui siamo assolutamente soli con lui e nessuno sa che preghiamo, colloquio a due, segreto delizioso, in cui apriamo il nostro cuore in libertà, lontano da ogni sguardo ai piedi del Padre.

Goal.
00sabato 27 dicembre 2008 13:26
34
Bisogna passare attraverso il deserto e dimorarvi, per ricevere la grazia di Dio; è là che ci si svuota, che si scaccia da noi tutto ciò che non è Dio e che si svuota completamente questa piccola casa della nostra anima per lasciare tutto il posto a Dio solo... Gli ebrei passarono per il deserto; Mosé ci visse prima di ricevere la sua missione; san Paolo, uscito da Damasco, andò a passare tre anni in Arabia; anche il vostro patrono san Girolamo e san Giovanni Crisostomo si prepararono nel deserto... E indispensabile. E un tempo di grazia. E un periodo attraverso il quale ogni anima che vuol portare frutti deve necessariamente passare. Le sono necessari questo silenzio, questo raccoglimento,
quest'oblìo di tutto il creato in mezzo ai quali Dio pone in essa il suo regno e forma in essa lo spirito interiore... La vita intima con Dio... La conversazione dell'anima con Dio nella fede, nella speranza e nella carità... Più tardi, l'anima produrrà frutti esattamente nella misura in cui si sarà formato in essa l'uomo interiore.
Goal.
00sabato 27 dicembre 2008 13:26
35
Mi auguro e spero sempre di avere un compagno; ho in vista un ottimo sacerdote. Ma il suo direttore non gli permette ancora dì raggiungermi, esigendo dei segni più chiari della volontà di Dio a suo riguardo. Non rimane che attendere, confidando nel divin Maestro. Conosco tanto il sacerdote quanto il suo direttore, un uomo assai illuminato e virtuoso; entrambi sono la buona volontà
in persona-- Raccomando tutto questo a Gesù. Personalmente, trovandomi solo ai piedi del santo Tabernacolo, avendo Gesù così vicino notte e giorno, e potendo ormai celebrare la messa osi mattina, non mi manca nulla. Non provo alcun bisogno di compagnia, ne ho anzi paura, gustando infinitamente la solitudine con Gesù e temendo la responsabilità. Ma dovrei amare Gesù ben poco per badare ai miei gusti: e considerando unicamente la sua
gloria, che è il solo fine da tener presente, sarebbe molto meglio se avessi con me un santo e buon sacerdote; ciò significherebbe adorare e recitare l'ufficio divino in due; ma significherebbe soprattutto avere alla mia morte un sostituto, cosicché il paese conserverebbe il suo Tabernacolo, le sue preghiere, i suoi sacrifici e il suo sacerdote di Gesù...
Goal.
00sabato 27 dicembre 2008 13:27
36
Entro in ritiro la domenica di Passione e vi rimarrò fino alla pentecoste... Ho un bisogno estremo di solitudine...
Sono felice, sempre più felice, nell'amore del nostro amatissimo Gesù... Sono sempre in ritiro, fino alla Pentecoste; ciò mi fa bene; ritorno alla mia vita di “operaio figlio di Maria”, sotterrandomi, facendomi piccolo, pregando più che leggendo,
rimettendomi con tutte le mie forze al caro ((ultimo posto”, nella condizione di Cenerentola, nella condizione del nostro amatissimo Gesù lavoratore, servo, povero e oscuro.
Il mio piccolo ritiro è finito... esso si conclude in una pace profonda, più grande, più dolce di quanto mai abbia provato... è come un'inondazione di pace... quanto è buono il buon Dio!... Sono più che mai deciso a restare qui nella vita di “operaio figlio di Maria”, cercando di imitare la vita nascosta del nostro amato Gesù, in un umile lavoro, nell'oscurità, nella preghiera, nell'umiltà interiore ed esteriore, “nascosto in Dio con Gesù”...
Goal.
00sabato 27 dicembre 2008 13:27
37
I1 sacerdote imita più perfettamente Nostro Signore, Sommo Sacerdote, che ogni giorno offriva se stesso.
Io debbo collocare l'umiltà dove l'ha collocata nostro Signore, praticarla come l'ha praticata lui e perciò praticarla nel sacerdozio, secondo il suo esempio.
I fratelli sacerdoti, al pari di Maria e Giuseppe, hanno ogni giorno Gesù tra le loro mani... siano sale della terra, facciano risplendere dinanzi agli uomini le loro buone opere affinché questi glorifichino Dio, muoiano a tutto ciò che non è Gesù, poiché “se il chicco di grano non muore resta solo; se viceversa muore produce molto frutto”.
Ricordino i fratelli sacerdoti che si fa bene agli altri nella misura di ciò che si ha dentro di sé, quanto a spirito interiore ed a virtù.
I1 prete è un ostensorio, suo compito è di mostrare Gesù. Egli deve sparire e lasciare che si veda solo Gesù...
Mai un uomo può imitare più compiutamente Nostro Signore
come quando offre il Sacrificio o amministra i Sacramenti. Una
ricerca d'umiltà che si staccasse dal sacerdozio non sarebbe buona perché si staccherebbe da nostro Signore il quale è “la sola via”.
Chiedo di ricevere l'Ordine sacro per glorificare, per quanto sta
in me, con l'offerta del divino Sacrificio, il nostro amato Signore Gesù Cristo.
Predicare il Vangelo, salvare i figli di Dio, distribuir loro con le proprie mani il Corpo di Cristo, quale vocazione.
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