Stellar Blade Un'esclusiva PS5 che sta facendo discutere per l'eccessiva bellezza della protagonista. Vieni a parlarne su Award & Oscar!

                                                  

CRISTIANI   Nelle mani del Padre

Noi crediamo unicamente in Gesù Cristo unigenito Figlio di Dio,
unica VIA, VERITA' e VITA e nostro unico SALVATORE.

💝

 

 
Pagina precedente | 1 | Pagina successiva

Note sul libro dell’ESODO

Ultimo Aggiornamento: 21/04/2011 20:28
Autore
Stampa | Notifica email    
OFFLINE
Post: 652
Sesso: Maschile
21/04/2011 20:28
 
Quota

CAPITOLO 31
Capitolo 31
Questo breve capitolo si apre col racconto della chiamata divina di Betsaleel e Oholiab, divinamente qualificati per eseguire i lavori del tabernacolo. «L’Eterno parlò ancora a Mosè dicendo: Vedi, io ho chiamato per nome Betsaleel, figliuolo di Uri, figliuolo di Hur, della tribù di Giuda; e l’ho ripieno dello Spirito di Dio, di abilità, di intelligenza e di sapere, per ogni sorta di lavori... Ed ecco, gli ho dato per compagno Oholiab, figlio di Ahisamac della tribù di Dan; e ho messo sapienza nella mente di tutti gli uomini abili, perché possano fare tutto quello che t’ho ordinato» (vv. 1-6). Che si tratti del lavoro del tabernacolo, opera di mani, o, adesso, dell’«opera del ministerio» (Efesini 4:12), bisogna che colui che lavora sia divinamente scelto, divinamente chiamato, divinamente qualificato, divinamente stabilito e ogni cosa deve essere eseguita secondo il comandamento di Dio. Non era dato all’uomo di scegliere, chiamare, qualificare, stabilire operai per fare l’opera del tabernacolo ed è la stessa cosa per l’opera del ministero. Tutto deve venire da Dio solo. Si può correre di propria volontà o essere mandati dai colleghi; ma ricordiamoci che chi corre senza essere mandato da Dio sarà, un giorno o l’altro, coperto di vergogna e di confusione. Ecco la salutare e semplice dottrina che ci è suggerita da quelle parole: «L’ho chiamato, l’ho riempito, gli ho dato, ho messo, ho ordinato». Le parole di Giovanni Battista: «L’uomo non può ricevere cosa alcuna se non gli è data dal cielo» (Giovanni 3:27), saranno sempre vere. Non c’è quindi da vantarsi né da essere gelosi degli altri.

Si può trarre una lezione utile paragonando questo capitolo col cap. 4 della Genesi. «Tubal-cain, artefice di ogni sorta di strumenti di rame e di ferro» (v. 22). I discendenti di Caino erano dotati di intelligenza profana per fare, d’una terra maledetta e piena di sofferenze, un luogo piacevole, lontano dalla presenza di Dio. Betsaleel e Oholiab, invece, erano dotati di intelligenza divina per abbellire un santuario che doveva essere santificato e benedetto dalla presenza e dalla gloria dell’Iddio di Israele.

Lettore, fate questa solenne domanda alla vostra coscienza: «Consacro io la mia intelligenza e la mia energia agli interessi della Chiesa, che è l’abitazione di Dio, oppure le consacro per abbellire un mondo empio, senza Cristo?». Non dite, in cuor vostro, io non sono né divinamente chiamato né divinamente qualificato per l’opera del ministero. Ricordatevi che tutti in Israele potevano servire gli interessi del santuario anche se non tutti erano dei Betsaleel o degli Oholiab. C’era un posto per tutti e anche adesso ognuno ha un posto da occupare, un ministero da compiere, una responsabilità che deve assolvere; e voi ed io lavoriamo in questo momento o per gli interessi della casa di Dio, della Chiesa, corpo di Cristo, oppure per favorire i piani empi di un mondo ancora macchiato del sangue di Cristo e del sangue di tutti i santi martiri. Meditiamo seriamente queste cose di fronte al grande scrutatore dei cuori, alla cui presenza ci troviamo, da cui tutti sono conosciuti e che nessuno può ingannare.

Questo capitolo termina con un’allusione all’istituzione del sabato. È fatta menzione del sabato al cap. 16, in rapporto con la manna; poi è chiaramente ordinato nel cap. 20, quando il popolo è stato esplicitamente posto sotto la legge; lo ritroviamo qui in rapporto con la costruzione del tabernacolo. Tutte le volte che il popolo di Israele è presentato in una posizione speciale o è riconosciuto come popolo posto sotto una speciale responsabilità, ritroviamo il sabato. Consideriamo attentamente il giorno e il modo con cui il sabato doveva essere osservato, e anche lo scopo per cui fu istituito in Israele. «Osserverete dunque il sabato perché è per voi un giorno santo. Chi lo profanerà dovrà essere messo a morte; chiunque farà in esso qualche lavoro sarà sterminato d’infra il suo popolo. Si lavorerà sei giorni, ma il settimo giorno è un sabato di solenne riposo, sacro all’Eterno; chiunque farà qualche lavoro nel giorno di sabato dovrà esser messo a morte» (vv. 14-15). Ecco, ciò che è esplicito e assoluto nell’istituzione del «settimo giorno» è nella proibizione categorica, pena la morte, di eseguire in quel giorno un lavoro qualsiasi. Non è possibile eludere il significato chiaro e semplice di quelle parole. Non c’è una sola riga in tutta la Scrittura che appoggi l’opinione che il sabato sia stato cambiato o che Dio abbia allentato i severissimi princìpi che regolavano l’osservanza di quel giorno. Quanti che si professano cristiani pretendono di osservare il sabato di Dio nel giorno e nel modo ch’egli ha comandato! Ma dimenticano che la minima infrazione del sabato era punita di morte!

OFFLINE
Post: 652
Sesso: Maschile
21/04/2011 20:28
 
Quota

Qualcuno dirà: «Ma noi non siamo sotto la legge ma sotto la grazia» (vedere Romani 6:14). Benedetto sia Dio che ci dà questa dolce certezza! Se fossimo sotto la legge non ci sarebbe un’anima in tutta la cristianità che non sarebbe caduta sotto il colpo del giudizio, anche solo riguardo al punto del sabato. Ma se siamo sotto la grazia qual è il giorno che ci appartiene? È certamente il primo giorno della settimana, il giorno del Signore. È il giorno della Chiesa, il giorno della risurrezione di Gesù che, avendo passato il sabato nella tomba, risorse trionfante su tutte le potenze delle tenebre, portando così il suo popolo fuori della vecchia creazione e da tutto ciò che ha rapporto con essa, nella creazione nuova di cui Egli è il Capo e della quale il primo giorno della settimana è la giusta espressione.

La differenza che c’è fra questi due giorni merita di essere esaminata con preghiera alla luce delle Scritture. Un semplice nome, come nel nostro caso, può avere un’importanza capitale. È evidente che il giorno del Signore ha, nella parola di Dio, un posto assolutamente particolare. Nessun altro giorno è chiamato col glorioso nome di «giorno del Signore». Vi sono delle persone, lo so, che negano che il v. 10 del primo capitolo dell’Apocalisse faccia allusione al primo giorno della settimana. Ma io sono convinto che la sana critica e la sana esegesi garantiscono, anzi esigono, l’applicazione di questo passo non al giorno della venuta di Cristo in gloria, ma al giorno della sua risurrezione dai morti.

Il giorno del Signore non è mai chiamato Sabato. Il lettore si guardi quindi dai due estremi. Prima di tutto dovrà evitare il legalismo che si trova così spesso unito alla parola «sabato»; e poi dovrà testimoniare contro ogni tentativo che ha lo scopo di disonorare il giorno del Signore o di abbassarlo al livello di un giorno ordinario. Il credente è liberato nel modo più completo dall’osservanza dei «giorni, mesi, stagioni ed anni» (Galati 4:10); la sua unione con un Cristo risuscitato l’ha completamente affrancato da tutte queste superstiziose osservanze (Colossesi 2:16-20). Ma, per quanto tutto questo, fortunatamente, sia vero, vediamo che «il primo giorno della settimana» occupa, nel Nuovo Testamento, un posto a sé stante. Gli dia il credente questo posto! È un dolce e beato privilegio, non un penoso giogo.

OFFLINE
Post: 652
Sesso: Maschile
21/04/2011 20:28
 
Quota

Non ho il tempo di entrare in particolari più approfonditi su questo interessante soggetto. Segnalerò soltanto, per alcuni punti particolari, la differenza e il contrasto che c’è fra il sabato e il giorno del Signore.

Il sabato era il settimo giorno; il giorno del Signore è il primo.
Il sabato era una pietra di paragone della condizione di Israele; il giorno del Signore è la prova della accettazione della Chiesa, senza alcuna condizione.
Il sabato apparteneva alla vecchia creazione; il giorno del Signore appartiene alla nuova.
Il sabato era un giorno di riposo fisico per i giudei; il giorno del Signore è un giorno di riposo spirituale per il cristiano.
Se il giudeo lavorava nel giorno di sabato, doveva essere messo a morte; se il cristiano non lavora nel giorno del Signore, dimostra di non avere molta vita, cioè, se non lavora per il bene delle anime, per l’estendersi della gloria di Cristo e della verità. In effetti, il cristiano devoto che ha qualche dono è di solito più stanco alla fine del giorno del Signore che alla fine degli altri giorni della settimana. E come potrebbe riposarsi mentre le anime attorno a lui periscono?
Era ordinato ai Giudei dalla legge di restare nella propria tenda il giorno di sabato; il cristiano, invece, ne è condotto fuori dallo spirito dell’Evangelo sia per assistere alla assemblea pubblica, sia per annunziare l’evangelo ai peccatori che periscono.

Ci dia il Signore di saperci confidare nel nome di Gesù, con maggiore semplicità e di lavorare con più attività per questo nome! Dovremmo confidare con lo spirito d’un bambino e lavorare con l’energia di un uomo.

Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Nuova Discussione
 | 
Rispondi

Feed | Forum | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 07:36. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com