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02/09/2012 16:28 | |
Se mi dite di non mangiare una cosa e io non so perché voi mi dite di non mangiare quella cosa, non so se mi volete bene o invece mi odiate e me lo dite per farmi del male, per farmi cadere, per tendermi una trappola o per prendermi in giro. Io non lo so. Tutto dipende dal capire il senso dei comandi. Per inciso guardate che questa è l’obbedienza che la Bibbia chiede all’uomo. La Bibbia dice che l’obbedienza che Dio vuole dall’uomo è un’obbedienza che, avendo capito qual è il senso del comando, obbedisce al senso di quel comando.
Lo fa volontariamente, spontaneamente, in un’obbedienza che diventa assolutamente libera. Perché io, siccome capisco qual è il senso del comando e capisco che è un comando giusto, faccio quello che mi si chiede perché anch’io sono convinta di farlo e voglio farlo. Dio non sa che farsene dell’obbedienza formale di chi fa quello che Lui gli dice senza sapere perché. L’obbedienza che la Bibbia chiede è un’obbedienza particolarmente impegnativa perché bisogna capire cosa ci viene chiesto. E capire cosa ci viene chiesto non solo ci impegna, ma impegna l’intelligenza e anche proprio il cuore perché viene messa di mezzo la nostra volontà. Ma poi ci impegna sul piano decisionale perché obbedire veramente a certi comandi può persino paradossalmente portarci a fare concretamente delle cose diverse da quelle che apparentemente ci vengono chieste.
Ho un esempio molto bello. S.Teresa d’Avila, lasciando delle prescrizioni per il comportamento delle sue suore, ad un certo punto ha lasciato detto che, quando si fonda un nuovo Carmelo, bisogna costruirlo in modo che l’infermeria venga messa a nord. Allora noi possiamo obbedire a questo in due modi. Possiamo dire: c’è scritto così e noi lo facciamo così. Tutto a nord! A noi interessa obbedire. Lei ha detto di mettere l’infermeria a nord e noi così facciamo. Precisi, che sia rigorosamente a nord, non magari a nord-est! Siamo nel 1815, andiamo a fondare un convento carmelitano a Oslo, in Norvegia, e dopo pochissimo tempo non avremo più suore malate. Perché dopo poche ore in infermeria prenderanno la polmonite e moriranno! Poi però scopro che S.Teresa d’Avila dice queste cose parlando di una città in Spagna, dove fa molto caldo. E allora capisco che il senso del comando era un altro. Le carmelitane seguono delle regole molto dure, ma nel caso in cui le suore sono malate ci sono altre esigenze. Allora non vale più l’ascesi, la via della durezza, il sacrificio, la passione. Niente, qui prevale l’amore, qui prevale la carità. Se la vostra sorella è malata voi la dovete mettere nel posto in cui soffre di meno, in cui c’è più fresco, e quindi la dovete mettere a nord.Pedro
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