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02/09/2012 16:34 | |
Quello che voglio dire è che Dio, dicendo queste cose, non sta inventandosi delle punizioni da aggiungere al male che l’uomo ha fatto per punire il male. Sta semplicemente dicendo quali sono le conseguenze di questo male che è già stato fatto e quali sono queste conseguenze che già si sono verificate. E non c’è bisogno che Dio punisca, perché è già il male che punisce l’uomo. Perché la vera punizione del male sono le conseguenze del male e non serve che Dio se le inventi. Se la mamma dice al bambino: “Non mangiare tutta la cioccolata perché sennò poi ti viene il mal di pancia” e il bambino ruba la cioccolata e la mangia, poi non serve che la mamma gli dia pure uno schiaffone, ma bisogna che la mamma intervenga per far capire al bambino che si sta punendo da solo. O meglio che ciò che lo punisce è il male che ha fatto, perché la punizione non è lo schiaffo, ma il mal di pancia. E se, per un caso fortunato, il mal di pancia al bambino non viene, la punizione c’è lo stesso, ed è che si sono incrinati i rapporti con la mamma. Ed è questo che fa male, non il fatto che tua madre ti dia uno schiaffone.
Allora, questi discorsi di Dio non sono lo schiaffone della mamma, ma il modo in cui Dio dice: “Ecco, questo è quello che è successo”. Solo che nel momento in cui Dio lo dice, persino quello che è successo, persino queste terribili conseguenze del male che sono la punizione del male, persino queste cambiano di segno e diventano positive. Perché Dio condanna il serpente e dice che proprio quell’uomo che è vittima del serpente, proprio lui lo schiaccia. E che proprio quel tallone che è la parte più indifesa dell’uomo nei confronti del serpente - perché lì il serpente può mordere senza che tu te ne accorga, perché tu le punte dei piedi le vedi, ma il tallone non riesci a vederlo - proprio quello che è il luogo della tua debolezza e che tu non puoi difendere, proprio quello diventa ciò che invece vince il serpente.
Questo annuncio di vittoria cambia di segno pure le sanzioni sull’uomo e sulla donna. Perché quando Dio dice alla donna “Con dolore tu partorirai”, da una parte sta dicendo che si sono alterate le relazioni con la vita, e questa è la conseguenza del male, ma dall’altra parte, intervenendo su questa realtà Dio la sta trasformando, perché questo dolore - che è la conseguenza del male ed è quindi la punizione che il peccato stesso infligge all’uomo - questo dolore misteriosamente diventa invece salvifico per la donna, perché se il peccato è voler diventare come Dio, ebbene il momento in cui la donna è più simile a Dio è quando genera una vita.Pedro
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