CRISTIANI   Nelle mani del Padre

Noi crediamo unicamente in Gesù Cristo unigenito Figlio di Dio,
unica VIA, VERITA' e VITA e nostro unico SALVATORE.

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AD IMMAGINE DI DIO

Ultimo Aggiornamento: 10/01/2010 18:24
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PERSONAGGI
Una parola ed una storia sono all'origine della nostra fede. Un avvenimento e la sua interpretazione fondano il dialogo d'amore e di salvezza tra Dio e l'uomo. Dio agisce e rivela il senso salvifico della sua azione all'uomo. Questi vive una storia d'amore, ascolta una parola di salvezza.La fede cristiana ha così una dimensione interpersonale. Due persone entrano in relazione, in comunione, in dialogo, in amicizia. Questo dato fondamentale della fede cristiana, questo dialogo interpersonale in una storia umano-divina, che vuole da se stesso  e per se stesso arrivare all'altra persona, esclude tutto quel processo gnostico, di sforzo dell'uomo che pretende decifrare l'indecifrabile, e per noi cristiani, il mistero trinitario.Al Dio di Gesù Cristo non si arriva attraverso lo sforzo dell'uomo. Il Dio della Scrittura non si dimostra con la nostra razionalità. Se ciò fosse possibile, noi non avremmo più bisogno di fede. La dimostrazione non domanda fede, ma comprensione. Essa non lascia spazio alla libertà. Impone l'accettazione.Poiché la parola e la stessa storia sono all'origine della nostra fede. La fanno nascere. Fede è infatti accettare questa parola che interpreta la nostra storia. E' fondare su di essa la nostra esistenza. E' anche immettersi in un dialogo d'amore. Consideriamo come esso si svolge e chi sono i due partners di cui uno parla e l'altro ascolta e quali sono le conseguenze dell'ascolto e del non ascolto di questa parola d'amore e di salvezza.La parola sulla quale noi fondiamo la nostra fede è stata codificata nelle Scritture, la Sacra Bibbia.Questa ci presenta una Persona che all'inizio del tempo, in principio, quando nulla ancora esisteva, con la sua parola potente ha creato ogni cosa."Sia la luce". "E la luce fu". "E Dio vide che la luce era cosa buona". "Sia il firmamento". E Dio disse ancora: "La terra produca esseri viventi".Dopo aver creato tutto lo scenario, Dio sta per dare vita a colui che è al centro di tutto il creato. Per questa opera non basta più la semplice parola, il puro comando: "Sia la luce"; "la terra produca".C'è un intervento diretto di Dio. Un calarsi lui stesso le mani nella pasta per impastare quest'uomo. Non c'è distacco. Non c'è: "Sia"; non c'è: "Produca", ma: "Facciamo". Dio è all'opera lui stesso: "Facciamo l'uomo a nostra immagine e somiglianza e domini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutte le bestie selvatiche, su tutti i rettili che strisciano sulla terra"."Dio creò l'uomo a sua immagine. A immagine di Dio lo creò. Maschio e femmina li creò".Tra i due partner emerge già la non uguaglianza. L'uomo non è Dio. Dio non è l'uomo. Non è l'uomo che crea il suo Dio. E' Dio che crea l'uomo. Il rapporto tra Dio e l'uomo è un rapporto di creaturalità. L'uomo non è creatore. Egli è stato voluto e creato dal suo Dio. Egli non è l'immagine di Dio. Egli è stato creato ad immagine di Dio. Cosa vuol dire? Anzitutto chi è Dio?Dio è amore. Dio è comunione. Dio è creatore. Dio è Trinità. Dio è bontà. Dio è saggezza. Dio è sapienza infinita. Dio è libero, anzi libertà.Poiché l'uomo è stato creato ad immagine di Dio, egli deve realizzarsi riflettendo in se stesso questa immagine divina. Egli sarà uomo se realizzerà in lui questa immagine secondo la quale egli è stato creato."Facciamo l'uomo a nostra immagine e somiglianza". L'uomo sarà quindi uomo solo se ama, se vive in comunione, se è creatore, se partecipa dell'altro, se è buono, se è saggio e sapiente, se è libero.Saranno sempre l'amore, la comunione, la creatività, l'interpersonalità, la bontà che caratterizzeranno l'uomo secondo Dio e lo definiranno nella sua essenza.Quanta differenza dalla definizione che ci offre la filosofia: "l'uomo è un animale ragionevole".L'uomo non è un animale ragionevole. L'uomo è un essere creato ad immagine e somiglianza del suo Dio. E' Dio il termine di paragone. E' il suo creatore. E' l'Altissimo che ci manifesta la nostra dignità. Non l'animale. Un gatto, un cane, un leone, anche il più bello ed il più intelligente, resta sempre un animale. Non cambia la sua natura.Anche se quello non ragiona ed io sì, siamo e restiamo sempre animali. L'uomo è una creatura eccelsa. E' stata creata ad immagine e somiglianza di Dio. Nel suo sangue scorre un qualcosa di divino. Ah! Se solamente conoscesse quest'uomo la sua dignità e il rapporto che lo lega al suo creatore, non si definirebbe più un animale, anche se... ragionevole! Sei ad immagine e a somiglianza di Dio! Prendine atto! Agisci di conseguenza! Sii uomo!E pur tuttavia l'uomo è creatura. E' questo il fondamento primo della nostra fede. E' ad immagine e a somiglianza di Dio! Ma è sempre creatura. E' la più eccelsa tra tutte le creature visibili, eppure sempre creatura.Può, anzi deve, dominare il creato. Ma non per questo può annullare la sua relazione fondamentale che lo costituisce creatura e lo definisce tale.Se stiamo insistendo molto su questo concetto è perché noi siamo convinti che esso è all'origine della nostra conversione a lui. E' al principio del nostro ritorno a Dio per cercarlo nella semplicità e nella purezza del cuore. E' perché noi siamo convinti che questo è stato sempre il male prometeico che rifiuta ogni dipendenza.L'uomo non accetta oggi questo legame e questa dipendenza dal suo Dio, dal suo creatore. Ed infatti è stata questa la sua prima tentazione che resterà quella di sempre.Quando in quel capitolo della Genesi, il primo libro della nostra Bibbia, il narratore sacro ha voluto raccontarci il primo atto di insubordinazione della creatura al suo creatore, usa una frase che colpisce: "voi sarete simili a Dio".E' questo il peccato. Voler essere simili a Dio. Ma l'uomo non è Dio. Egli è stato creato ad immagine e somiglianza. E' Dio il nostro creatore.Mettiamo un po' di ordine nelle nostre idee. Se Dio è il creatore dell'uomo, ciò significa che è Dio che ha creato l'uomo. Anche se lo ha creato in un certo modo, ad immagine e somiglianza, lo ha sempre creato in una dipendenza a lui. Tra i due vige un rapporto di creaturalità. Nel senso che Dio ha impresso nella natura dell'uomo l'immagine e la somiglianza della sua natura divina.Dio è buono. L'uomo deve realizzarsi nella bontà. Dio è creatore. L'uomo deve concretizzarsi nella sua operosità creatrice, inventrice, trasformatrice. Dio è libertà. L'uomo deve vivere di libertà e di libero arbitrio. Sono due parole queste che mettono l'uomo in crisi. Poiché l'uomo è per natura creatura e deve vivere  conformemente all'immagine e alla somiglianza che ha ricevuto dal suo creatore, questi interviene con la sua parola per indicargli la via ed il cammino da seguire.Qui un'altra messa a punto si impone. Quando noi diciamo che Dio è libertà, oppure quando noi asseriamo che Dio è onnipotente,, si potrebbe pensare che il nostro Dio è un essere dispotico che può fare ciò che vuole. Questa è una concezione più pagana che cristiana di Dio! Quando noi diciamo che Dio è libero, o che egli è onnipotente, noi vogliamo semplicemente affermare che Dio agirà sempre conformemente alla sua natura.In Dio non c'è distinzione, o differenza, tra pensiero ed azione. Tra parola e fare. Egli disse e tutto fu fatto. Egli è. Egli è atto puro. Nella sua natura Dio è amore. Nella sua manifestazione Egli sarà sempre amore, giustizia, misericordia, creatività.La libertà in Dio è quindi la sua facoltà e anche la sua costante possibilità di agire sempre secondo la sua propria natura che è amore, giustizia, misericordia. Ecco perché Dio non è libero, ma libertà; Dio non è buono, ma amore. Dio non è giusto, ma giustizia. Egli è. Poiché l'uomo partecipa della libertà di Dio, egli deve realizzarsi agendo secondo la propria natura. Egli sarà veramente libero quando la sua azione è in conformità a quell'immagine e a quella somiglianza che porta impressa in se stesso. Egli è ad immagine di Dio.Il più infelice degli uomini è sempre colui che non sa amare, che non vuole amare, che non è amato e che non vuole essere amato. Quando egli non riflette in se stesso l'immagine di Dio, quando egli non vive secondo la somiglianza che il creatore ha impresso nella sua natura e secondo la quale egli è stato creato, egli non si realizza. Egli non diviene uomo. Egli non è libero, ma schiavo di se stesso e degli altri esseri che lo circondano.Può sembrargli di essere libero, ma in realtà non lo è, perché non vive conformemente alla sua libertà, alla sua natura. Lavora invano e per niente. Ma non certo per la realizzazione in se stesso dell'immagine di Dio e quindi per la sua felicità. Accettare la legge della creaturalità è accettare che Dio sia Dio e l'uomo uomo, è accettare la nostra dipendenza dal nostro creatore, anche se è una dipendenza di amore.Accettare la legge della creaturalità è accettare che la parola del Signore fondi e diriga tutta la nostra esistenza, è accettare che l'uomo si realizzi conformemente alla sua natura facendo splendere sul suo volto l'immagine e la somiglianza secondo la quale egli è stato creato.

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Creato per la comunione

L'uomo è creatura. E' stato creato da Dio a sua immagine e somiglianza. Non ha in sé il principio della propria esistenza. Se è creatura, se è stato fatto da un altro, è necessario ricorrere all'altro, al suo artefice, al suo "ingegnere" per scoprire qual è il suo progetto di uomo, qual è la finalità per la quale egli l'ha costruito.L'amore che in Dio è comunione e Trinità di Persone, Dio lo ha effuso all'esterno di sé creando l'universo, ponendo al centro di questo universo l'uomo.Nel disegno originario di Dio l'uomo deve coltivare il giardino, dominare sui pesci del mare e sugli uccelli dell'aria.Creato da Dio e posto nell'universo l'uomo non deve vivere nella singolarità, nella solitudine del suo essere e della sua persona.E' questo il progetto di Dio sull'uomo. La parola del Signore, rivelandoci questo progetto, ci indica questa verità in abbondanza di riferimenti. L'uomo voluto da Dio è un essere che deve vivere in comunione.

Dio plasma l'uomo. L'uomo è stato voluto da Dio con un intervento trinitario. Facciamo l'uomo a nostra immagine e somiglianza. Il Signore plasma l'uomo con polvere del suolo e soffia nelle sue narici un alito di vita e l'uomo diviene un essere vivente.

Non solamente Dio crea l'uomo. Non solamente gli procura l'ambiente vitale, dove poter vivere. Creandolo, lo costituisce signore dell'universo, coltivatore del giardino. Lo rende responsabile. La responsabilità dell'uomo in confronto a Dio è quella di perfezionare, coltivare, dominare, essere il signore della creazione.Dio affida all'uomo il suo creato. Che fiducia immensa che ha Dio nella sua creatura! La sua opera, quell'opera che lui aveva creato buona, l'affida all'uomo perché la renda ancora migliore!L'uomo partecipa così della stessa creatività di Dio. Egli diviene, con la responsabilità e la fiducia che il Signore gli accorda, un creatore, un trasformatore, un perfezionatore della creazione.Creato ad immagine e somiglianza di Dio, egli avverte in sé questo attributo divino. Nella trasformazione creatrice del mondo, l'uomo realizza se stesso. Egli è ad immagine del Dio creatore.Quest'uomo, ci dice il narratore sacro, si sente incompleto. Nell'universo che egli deve trasformare non riesce a realizzare perfettamente e nella sua pienezza la sua immagine, la sua somiglianza. Dio è comunione. Amore. Trinità di Persone. Amore trinitario. Come avrebbe potuto un essere umano realizzare la sua immagine e la sua somiglianza divina, anche partecipando dell'immagine della creatività, ma trovandosi in una singolarità, in una individualità, nella solitudine del suo essere?L'uomo si sente solo. Domina il creato. E' signore di tutto. Partecipa della creatività divina. Ma la creatività non è l'attributo fondamentale in Dio. Dio non è principalmente un creatore. Dio è amore che si comunica.Per comunicare il suo immenso amore, crea. In Dio non ci sono necessità. Dio vuole. Dio è amore e l'amore si diffonde, si comunica, si partecipa, esce dal suo proprio essere per invadere e pervadere. In Dio e nel suo mistero di libertà per creare il mondo e l'uomo.Non potendo comunicare il suo amore, l'uomo si sente solo. Lo scrittore sacro ci dice che l'uomo non trovò un aiuto che fosse simile a lui. Era il signore del creato. Doveva trasformarlo. Ma il suo cuore sentiva sempre la mancanza di una comunione di amore. Amava il suo creatore. Ma non avrebbe mai potuto riversare il suo amore su un essere simile a lui. Era solo.Il narratore sacro è un artista. Se si sa prescindere  dal racconto così scritto e andare al di là della narrazione si scoprirà senz'altro il suo senso profondo.Sono poche le pagine di letteratura che ci dicono un'esigenza così profonda dell'uomo in un modo così plastico e così originale: ma l'uomo non trovò un aiuto che fosse a lui simile.Dio si accorge che l'uomo non può realizzare in pieno la sua immagine. Egli non può amare. Non può ancora darsi completamente e totalmente. Il creato resta sempre creato. L'animale sempre animale.Che l'uomo possa amare un animale, coricarsi a letto con lui, trattandolo come un figlio, è comprensibile in una situazione anomala,  di peccato, in una mancanza in noi stessi di Dio, in un capovolgimento della stessa creazione e della legge della creaturalità.Pur dominando il creato e tutti gli esseri esistenti, nel mondo e nel regno animale, Adamo non trovò un aiuto che fosse a lui simile. Il suo affetto e il suo amore scoppiava nel suo cuore, ma non riusciva a trasferirlo in nessun cane, né gatto, né uccello di varia specie.Egli sentiva il bisogno di amare. Avvertiva la sua solitudine, ma non trovò un aiuto che fosse a lui simile. Tutto era stato creato da Dio. Tutto era buono. Eppure Adamo era solo.Dio interviene. Gli crea l'essere a lui simile. L'uomo esplode rompendo la sua solitudine ed il suo silenzio: questa è osso delle mie ossa e carne della mia carne. E' la prima parola messa in bocca all'uomo nel testo ispirato."Questa volta essa è carne della mia carne e osso delle mie ossa. La si chiamerà donna perché dall'uomo è stata tolta".Noi non vogliamo, né possiamo indagare sul come della creazione. E' un mistero che trova la sua intelligenza e la sua spiegazione solo nella mente di Dio. Il mistero si accetta.Lo si comprende nella misura in cui Dio voglia rivelarcelo e nella misura in cui il nostro povero cervello è capace di poterlo percepire.Ma una cosa è bene che sia messa in risalto. In questo suo essere stato creato tendente verso l'unione dell'uomo e della donna, verso la creazione di una sola carne,  l'uomo riflette il mistero trinitario di Dio, l'immagine e la somiglianza divina  del suo creatore che è uno e trino allo stesso tempo.Affermiamo questo perché la parola di Dio non è una parola vuota. Se quella frase esiste ed è stata ispirata, ha anche il suo significato e la sua importanza, ha anche un messaggio che Dio vuole comunicare a noi.Nel mistero del matrimonio cristiano, nel mistero della creazione di una sola carne tra l'uomo e la donna, si riflette così l'immagine e la somiglianza divina.In Dio Tre Persone sono una sola essenza, un solo Dio. Nell'uomo due persone sono una sola carne. Com'è possibile?E' il fondamento dell'indissolubilità del matrimonio cristiano. E' questa creazione di un solo corpo, di una sola carne, che non permette che l'uomo separi ciò che Dio ha unito.Noi siamo convinti, anzi certi, è questa la nostra fede, che in ogni matrimonio che si celebra, il Signore è sempre all'opera. Egli crea di due esseri uno solo. Egli fa di due individui, di sue singolarità una comunione, un solo essere, un'immagine e una somiglianza di se stesso, di quell'amore creativo, che, come in Dio, anche nell'uomo, crea e dà origine alla vita.Ma questo è troppo profondo perché l'uomo possa comprenderlo. Troppo grande perché l'uomo possa accettarlo e vivere di conseguenza alla sua creaturalità che è una creaturalità creatrice, amante, generante.Per questo l'uomo abbandonerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una sola carne. Il Significato cristiano del matrimonio è un mistero grande. Lo vedremo in particolare quando si tratterà di affrontare questo mistero alla luce del Nuovo Testamento. Ci accorgeremo allora che anche l'unione dei due sessi, nel mistero della creazione dell'uomo e della donna, deve esprimere questa unione, la sola carne già costituita.Alla luce di questo mistero, ci accorgiamo che la nostra fede è troppo grande perché noi possiamo veramente comprenderla. Ci accorgiamo anche che la morale senza la fede non ha senso. Ogni morale è buona quando si prescinde dalla fede.La crisi del mondo di oggi è una crisi di ignoranza, è una crisi di superficialità, è una crisi di pensiero. L'uomo moderno non pensa più. E' troppo superficiale. Ha lasciato il suo destino in mano di qualche ciarlatano che sa bene abbindolarlo.Lui che è il signore dell'universo rinunzia a questa sua signoria per un piatto di lenticchie. Come si ripete la storia!Quest'uomo è così definito nella sua essenza una creatura. Un legame profondo lo lega al suo creatore. Non è un legame dello stesso tipo di quello che esiste tra un costruttore di macchine e la sua opera. No!E' un legame profondo. Inscindibile. Costante. Perenne. E' una relazione di immagine e di somiglianza. L'uomo "funzionerà" se sarà immagine, se sarà somiglianza.Il problema della conoscenza si impone. Perché egli possa "funzionare", deve conoscere chi è il suo Signore, deve scoprire di chi deve essere ad immagine, deve approfondire la sua fede. Deve ascoltare colui che lo ha creato a sua immagine e somiglianza.Sarà lui ad indicargli il sentiero da percorrere. Deve rispecchiarsi nella sua parola, deve ascoltare  il suo dialogo d'amore che gli manifesta quello che lui è e quello che deve essere per poter essere uomo, quell'uomo voluto da Dio e non un altro, quell'uomo plasmato dal suo creatore e non quello costruito dal primo venuto!L'uomo deve uscire dalla sua solitudine per creare con l'altra una sola carne. Non c'è uguaglianza dei due essere, ma complementarità per la creazione di una sola carne, che trova nell'amore fino al dono di se stesso, di tutto se stesso, la realizzazione del proprio essere e della propria personalità.Dio creò l'uomo maschio e femmina. Non nel senso di una creatura androgena, ma nel mistero profondo d'una unione che riflette in se stessa il mistero trinitario.Dopo la venuta del Cristo, sarà ancora una volta l'unione dell'uomo e della donna che rifletterà e renderà manifesto al mondo l'amore che il Cristo ha per la sua Chiesa.Ecco perché la Chiesa è per l'indissolubilità del matrimonio. Se essa permettesse il suo scioglimento, annullerebbe il mistero stesso dell'uomo. Lo disintegrerebbe. Renderebbe l'amore egoismo. La comunione solitudine. Annullerebbe nell'uomo l'immagine del Dio Trinità.Proclamerebbe che l'uomo può essere uomo, non nell'unione di una sola carne, non nella creazione di un solo essere, ma nell'individualità e nell'egoismo.Sarebbe questo tradire il mistero di Dio e dell'uomo.

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Volontà contraria a Dio

L'uomo è creatura. Egli è ad immagine e a somiglianza di Dio. Per vivere la sua libertà, egli deve vivere conformemente a questa immagine e a questa somiglianza.Egli deve vivere d'amore. Egli deve vivere in comunione e di comunione. Nell'unità della sola carne con la sua donna egli vive ad immagine e a somiglianza del mistero trinitario, del Dio che è Uno e Trino, del Dio che è amore, del Dio che crea per amore.Ma questo non è tutto il mistero dell'uomo. Un'altra caratteristica gli è connaturale. Lo costituisce. Lo definisce. L'uomo secondo Dio è dotato anche della possibilità di dire no al suo creatore.Egli è la creatura che ha in se stessa la grande responsabilità di accettare, come anche di rifiutare, colui che l'ha fatto. Egli è la creatura che può e deve determinare la sua storia ed il suo futuro.Egli è la creatura che ha nelle sue mani la possibilità di una scelta, della scelta tra bene e male.L'uomo secondo Dio è stato dotato di libero arbitrio e quindi della facoltà di scegliere se vivere o non vivere conformemente alla sua libertà, ad immagine e a somiglianza di Dio; se realizzarsi, o non realizzarsi; se essere, o non essere uomo, quell'uomo che è uno perché riflette in se stesso il mistero del Dio trinitario.Noi sappiamo che in Dio non c'è né dispotismo, né arbitrarietà. Il bene non è bene perché Dio lo ha dichiarato tale. Così dicasi anche del male. Solamente immaginare una simile idea, ci allontanerebbe da ogni possibile discorso cristiano su Dio e sull'uomo.Dio è amore. Egli è libertà. Egli ha creato l'uomo ad immagine del suo amore e della sua libertà.L'uomo deve vivere conformemente a questa immagine. ma egli può anche rinunziare. Rifiutando. Egli può dire no. Egli può decidere di non vivere secondo la sua natura. E' la tentazione. E' il peccato.L'uomo è tentato. Gli è prospettata un'altra immagine di uomo. Egli deve scegliere a quale delle due dovrà conformare la sua vita, se stesso. Prescindendo dal come si siano svolte storicamente le cose, noi non lo sapremo mai, è il mistero, il capitolo terzo della Genesi ci narra la prima tentazione e la prima caduta, che sono anche il paradigma di ogni tentazione e di ogni caduta.Da esso appare chiaramente che il peccato di Adamo e di Eva è stato un peccato di non fede. L'uomo non ha creduto alla parola del Signore. Egli dubitò della veridicità del suo Dio. Il racconto di quella tentazione e di quella caduta merita di essere analizzato. Il comandamento del Signore è stato rifiutato perché il tentatore ha avuto l'arte di renderlo sgradevole, di presentarlo male, di ingrandirlo. Così facendo, egli l'ha reso odioso.In quel capitolo il tema dell'immagine e della somiglianza è presentato sotto forma di precetto e concretizzato in un comandamento. Il Signore aveva detto: "Tu potrai mangiare di tutti gli alberi del giardino, ma dell'albero della conoscenza del bene e del male non devi mangiare, perché, quando tu ne mangiassi, certamente moriresti".Il precetto del Signore è: l'uomo non deve mangiare dell'albero della conoscenza del bene e del male.Viene la tentazione. Ingrandisce il comandamento: "E' vero che Dio ha detto: non dovete mangiare di nessun albero del giardino?".Eva sta al gioco. Il messaggio della tentazione è entrato in lei. Dalla risposta ci si accorge che la tentazione ha preso piede nel suo animo: "Dei frutti degli alberi del giardino noi possiamo mangiare, ma del frutto dell'albero che sta in mezzo al giardino, Dio ha detto: non ne dovete mangiare e non lo dovete toccare, altrimenti morirete".Né lui, né lei rispettano il significato della parola del Signore. Sia lui che lei ingrandiscono il precetto: "Di tutti gli alberi", lui; "Non lo dovete toccare", lei.Trai due si è instaurata l'intesa della non fedeltà verso la parola del Signore. Quando non si è fedeli alla parola di Dio, non si ha neanche fede. Il cuore è aperto perché la tentazione si trasformi in atto e il peccato sia concepito nei fatti e nella realtà.Continua lui: "Non morirete affatto! Anzi, Dio sa che quando voi ne mangiaste, si aprirebbero i vostri occhi e diventereste come Dio, conoscendo il bene ed il male". Prima lo si ingrandisce, poi lo si travisa completamente.Non credendo alla veridicità del suo Signore, Eva accondiscende alla tentazione: "Vide che l'albero era buono da mangiare, gradito agli occhi e desiderabile per acquistare saggezza".Il peccato è consumato nei fatti: "prese del suo frutto e ne mangiò, poi ne diede anche al marito, che era con lei, e anch'egli ne mangiò". E' il peccato.L'uomo vuole essere come Dio. In quel preciso istante in cui sceglie di non essere ad immagine e a somiglianza di Dio, l'uomo si accorge di non essere più l'uomo che era stato voluto dal suo creatore. Dio è amore. L'uomo avrebbe dovuto amare. Dio è comunione e trinità di persone. L'uomo avrebbe dovuto, nell'unità uomo donna, realizzare e testimoniare l'immagine del Dio Trinità. Dio è creatore. Egli avrebbe dovuto coltivare il giardino ed essere ad immagine della creatività divina.Questa relazione fondamentale creatore-creatura viene ad essere deturpata e denaturata dal peccato, dalla non fede dell'uomo, da non accettare la sua creaturalità che lo definisce uomo e non Dio.L'uomo viene a trovarsi nudo. Volendo essere tutto, si accorge si essere niente. Egli rompe l'equilibrio con se stesso, con il mondo, con la donna, con il suo Dio.Del suo Dio egli ha paura. Si nasconde. Era costituito ad immagine e a somiglianza. Avrebbe dovuto sempre rispecchiarsi in Lui. Invece si nasconde. Egli aveva voluto essere come Dio. Si scopre ancora più creatura. Ho avuto paura di te perché ero nudo.L'uomo avrebbe dovuto essere immagine, nell'unione di una sola carne con la sua donna, dell'amore trinitario, di Dio Padre, Figlio e Spirito Santo, i quali, pur essendo Tre Persone, sono una sola essenza divina, una sola natura.L'uomo e la donna avrebbero dovuto manifestare al mondo questo grande mistero. Adamo non riconosce più la carne della sua carne, l'osso delle sue ossa. Ella diviene "la donna che tu mi hai posto accanto". L'equilibrio matrimoniale d'unità è rotto. Non c'è più sola carne, ma passione, dolore, dominazione dell'uno verso l'altra. Sarà nel Cristo che il matrimonio riacquisterà la sua indissolubilità originaria e quindi diverrà ancora una volta segno dell'amore trinitario e testimonianza dell'amore che il Cristo nutre per la sua Chiesa.L'uomo viveva nell'integrità del suo corpo. Non aveva paura di quel corpo che Dio aveva plasmato. Adesso si accorge che è nudo. Qualcosa lo turba. Non è più padrone di se stesso. I suoi istinti si ribellano alla sua volontà. Chi mi libererà da questo corpo di peccato, griderà un giorno S. Paolo. Sarà lo Spirito del Cristo e di Dio a riconciliare l'uomo con il suo corpo.Con il mondo, con il creato si verifica la stessa cosa. Poiché è Dio il Signore di tutto, poiché è lui che ha affidato tutto all'uomo, poiché l'uomo non vuole riconoscere il suo Signore e il suo Creatore, l'universo si ribella all'uomo. Esso non sarà più un giardino da coltivare e da dominare, ma una terra dove procurarsi il pane con il sudore della fronte. Essa non gli produrrà che spine e triboli.Il peccato è una crisi a tutti i livelli: con Dio, con l'uomo, con la donna, con il mondo. E' distruzione e morte dell'uomo. E' una crisi che aumenta nella misura in cui l'uomo si rifiuta di accettare la sua creaturalità e di vivere di conseguenza. Questa crisi arriva al suo culmine quando l'uomo rifiuta completamente il suo creatore e si abbandona totalmente al male.Il peccato è allontanamento da Dio. E' preferire le creature al creatore. E' scegliere il finito per l'infinito. E' amare noi stessi in modo egoistico. Il peccato è un rifiuto della creaturalità dell'uomo. E' il non volersi realizzare secondo la legge della somiglianza e dell'immagine.E' volere che l'uomo diventi Dio. E' non credere alla verità della parola del Signore, per accordare tutta la nostra fede alla non verità della parola dell'uomo. Il peccato è odio, egoismo, distruzione, disunione, separazione, scissione. Esso è essenzialmente tutto ciò che impedisce nell'uomo la vita secondo l'immagine e la somiglianza di Dio, del Dio che è amore, comunione, trinità creatrice.Nel momento in cui tutto sembra perduto, nel momento in cui tutto sembra finito, nel momento in cui l'uomo non vuole accettare Dio come suo Padre e come suo creatore, il Signore non si dimentica dell'uomo.Egli è lì pronto ad iniziare con la sua creatura, che lo ha respinto un dialogo di amore e di salvezza.Gli annunzia una parola di speranza e un messaggio di lieta novella. Gli annunzia la vittoria sul male. Gli annunzia la sua reintegrazione nel piano originario, anche se ormai questo piano dovrà realizzarsi attraverso la morte, la malattia, la sofferenza di ogni genere. Gli annunzia una morte che si trasformerà in risurrezione.L'agire di Dio è sempre lo stesso. Nel momento in cui tutto sembra perduto, nel momento in cui il male sembra annientare la creatura, che è stata fatta ad immagine e somiglianza del suo creatore, Dio manifesta il suo amore.Porrò inimicizia tra te e la donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe; questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno.Per realizzare la sua vittoria sul male, Dio salvò Noè dalle acque del diluvio. Dio chiamò Abramo dalla terra di Ur.L'uomo diviene il collaboratore di Dio, il suo partner. Con Abramo, nostro padre nella fede, inizia tra il Creatore e la sua creatura quel dialogo di amore e di salvezza, quel cammino di fede, che troverà il suo culmine e la sua realizzazione completa nella stirpe della donna, il Cristo Gesù. (28 Luglio 1980)

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Abramo

Il Signore chiamò Abramo dalla terra di Ur. Esci dalla tua terra verso il paese che io ti indicherò. Abramo partì come gli aveva ordinato il Signore.Egli credette a quella voce. Uscì dalla sua terra. Negli articoli precedenti si è parlato del Dio che crea per amore perché è amore, della creaturalità dell'uomo, della necessità per lui di vivere conformemente alla sua immagine e alla sua somiglianza che è una immagine di amore e una somiglianza di comunione.Si è parlato della non fede dell'uomo e del suo peccato di incredulità. Adamo ed Eva non hanno creduto nella verità del precetto del Signore. Si è concluso affermando che la relazione uomo-Dio è una relazione, o dialogo di amore e di salvezza.Abramo è il nostro Padre nella fede. Esci dalla tua terra verso il paese che io ti indicherò. A chiunque di noi al sentire un tale discorso sarebbero venuti per lo meno i brividi.Dove devo andare? Noi non ci mettiamo in cammino se prima non consultiamo le agenzie di viaggio e non prendiamo tutte le nostre precauzioni perché tutto vada bene e si svolga nel miglior dei modi.Per Abramo non solo non esistevano né mezzi di locomozione, né agenzie di viaggio, né depliants con le caratteristiche della località da raggiungere. Egli non sapeva neanche dove dovesse andare.Esci dalla tua terra verso il paese che io ti indicherò. Quando me lo indicherai? Dove devo dirigere i miei passi? L'agire di Dio è sempre lo stesso: ad ogni giorno basta la sua pena, il suo affanno. Oggi mettiti in cammino. Domani sarà un altro giorno.Oggi, esci! Va'! Non ti interrogare. Sappi che io non ho domani. Cammina alla mia presenza. Ad ogni bivio ti indicherò il sentiero da percorrere. Abramo non si interrogò. Fece come il Signore gli aveva ordinato. Uscì dalla sua terra.Con Dio l'uomo deve abituarsi a vivere nel presente. Coloro che vogliono vivere di passato e di futuro non sono con Dio, non sono di Dio. Dio non ha né passato, né futuro. L'uomo che vuole vivere con Dio deve abituarsi a vivere come Dio: nel presente.Esci dalla tua terra. Oggi. Esci. Domani non esiste. Ecco perché Dio non predice il futuro. Né ti fa conoscere i suoi piani di salvezza se non giorno per giorno. Oggi fai questo. Domani si vedrà. Vivi con me nel presente. Fidati di me oggi. Domani ti fiderai ancora. Domani vivrai ancora.La fede! Cosa è la fede! Abramo ci risponde che fede è vivere la nostra giornata, il nostro presente, l'oggi eterno di Dio e nostro, lasciandoci guidare dalla sua parola.E qui nasce la conflittualità tra Dio e l'uomo. L'uomo programmatore di salvezza non è un uomo secondo Dio. L'uomo pensatore o inventore di piani divini non lo è neanche. Per Dio esiste solo l'oggi. L'oggi si vive e basta!La fede come la fiducia bisogna che ogni giorno si accrescano. Non si crede una volta per tutte. Il mio Dio di ieri non può essere quello di oggi. La mia fede e la mia fiducia in Lui devono ogni giorno crescere e fortificarsi. Ogni giorno devo sperimentare il mio Dio nella mia vita. Ogni giorno devo riconoscere il mio Dio che si presenta sempre allo stesso modo, con lo stesso linguaggio, ma con delle esigenze sempre più forti e più grandi.Il primo giorno ti domanda di uscire dalla tua terra, il secondo ti chiede un altro atto di fede che è impossibile come il primo, anzi più enigmatico del primo e più difficile a credere. Osserviamo il dialogo tra Dio e Abramo.Abramo uscì dalla sua terra. Raggiunse quella che il Signore gli avrebbe indicato un giorno. Un altro atto di fede e di fiducia deve provare Abramo.Abramo, vedi questa terra? Essa sarà tua. La darò alla tua discendenza per sempre. Abramo era avanzato negli anni e sua moglie sterile.Come si fa a credere, o Signore, nella tua parola! Io sono vecchio. Mia moglie è sterile. Tu mi prometti una discendenza, un figlio che nascerà da mia moglie, da Sara. Il tuo agire, o Signore, non lo comprendo. E' troppo strano. Non è logico promettere un bimbo ad un vecchio ed a una sterile. Non potresti adeguarti un po' alla nostra logica? Ti comprenderemmo meglio! Ma no! Tu vuoi che noi abbiamo fiducia e fede in te. Tu puoi tutto. Tu sei tutto. per te non c'è sterilità. Sterili siamo noi! Tu sei creatività. Tu sei amore. Tu vuoi che l'uomo sia ridotto a niente perché emerga la tua grandezza e la tua gloria. Tu vuoi che egli accetti la sua nullità perché appaia chiaramente che sei tu e solo tu colui che agisce e che opera tutto.Finché noi non arriviamo a questo punto della nostra fede, finché noi non ci inabissiamo in te come una goccia d'acqua nell'oceano noi non avremo mai fede, noi non avremo fiducia in te, noi non saremo mai dei credenti.Ma Abramo credette al Signore e gli fu computato a giustizia. Il Signore che lo aveva condotto nella terra di Canaan in un modo impossibile, gli avrebbe dato un figlio in un modo, umanamente parlando, ancora più impossibile. Tutto è possibile a lui e tutto sarà possibile all'uomo. Basta solamente che questi compia un piccolo atto di fede perché le montagne si spostino e i laghi si prosciughino.Ecco perché, per l'uomo di fede, naturale e soprannaturale si confondono e si identificano. Tutto è opera di Dio. Tutto è voluto da Dio. Tutto è compiuto da lui. Dio agisce solo dove gli si permette di agire. Dio non può riempire un cuore già pieno di se stesso. Egli non può intervenire dove interviene l'uomo. Dio non può rendere l'opera dell'uomo opera sua.Riduce all'impotenza l'uomo, gli domanda il suo annichilimento, gli chiede la confessione della sua creaturalità e del suo nulla perché possa agire ed agisce per realizzare il suo piano di amore e di salvezza. Abramo ebbe il sospirato figlio. Ma non per questo cessò il suo cammino di fede.Prendi questo figlio, l'unico che hai e offrilo a me. Capite che tutte le promesse di Dio cadevano nel vuoto. Tutta l'esperienza precedente con Dio, tutto il suo cammino di fede e tutta la speranza erano perduti.Perché uscire dalla terra? Perché affrontare i pericoli di ogni genere per andare a finire in un paese ricco solo di insidie? Per morire senza nessuno? Per estinguersi lui e la sua famiglia? Per gustare la morte senza neanche la speranza che un figlio avrebbe beneficiato delle sue sofferenze e delle sue pene?Egli aveva affrontato tutti i rischi, il figlio dei suoi lombi almeno avrebbe usufruito della fede del Padre. Avrebbe posseduto la terra. Esci dalla tua terra verso il paese che io ti indicherò.Abramo partì. Raggiunse la terra. Questa terrà sarà data alla tua discendenza. Non aveva figli. Egli era vecchio e sua moglie sterile. Ha un figlio. Va'! Prendi il tuo figlio, l'unico che hai ed offrilo in sacrificio a me.Signore, sei veramente pazzo! O allora ti prendi gioco del tuo servo! Chi sei! Che vuoi! Non ti accorgi che stai mettendo a dura prova i miei nervi, la mia fiducia in te? Come posso sacrificarti mio figlio, l'unico che ho? Non ti accorgi che così facendo distruggi tutto il mio passato ed il mio futuro? Eh già! Per te non c'è né passato e né futuro. C'è il presente eterno.Non ti interrogare, Abramo, del domani! Hai già avuto prove della mia fedeltà e del mio amore. Ti ho già dato molte prove di amore e molti segni che dovrebbero renderti obbediente alla mia voce. La mia parola non cade mai nel vuoto. Quello che prometto mantengo. La terra è della tua discendenza. Ma sappi che sarà della tua discendenza quando tu questa discendenza la sacrificherai a me.Abramo vive il suo presente, ma con una speranza di risurrezione. Egli prende suo figlio, l'unico che egli aveva, l'unico che avrebbe dovuto realizzare la sua speranza di possedere la terra e va per offrirlo al Signore.Sul monte, sacrificando suo figlio, sacrifica tutto se stesso. Sacrifica il suo passato ed il suo futuro. Si mette nell'oggi eterno di Dio.Accettando l'oggi eterno, Abramo riceve il suo passato ed il suo futuro. Il suo pellegrinaggio non è stato vano. Le sue speranze di possedere la terra non sono state inutili. Con il presente Dio avvalora il suo passato, dà garanzie per il suo futuro.E' questa la logica della fede! Vivere della parola del Signore. Cibarci di essa come ci si ciba ogni giorno di pane. Per fare questo dobbiamo essere come Abramo. Dobbiamo uscire dalla nostra terra, abbandonare tutta la nostra logica, entrare nella logica di Dio.Dobbiamo principalmente sapere che quel Dio in cui noi crediamo e nel quale speriamo non è un Dio astratto, il Dio dei filosofi, un'idea o una verità.Non è neanche una bellezza o una bontà. Egli è una Persona e una Trinità di Persone. Egli è Padre, Figlio e Spirito Santo. E' una Trinità di Persone che vuole entrare in comunione con l'uomo, il quale oltre ad essere sua creatura, è figlio adottivo ed anche amico.E' un Dio che vuole realizzare il suo piano di salvezza attraverso te e con te, ma vuole anche che in ogni momento appaia chiaro che tutto quello che tu stai compiendo non è opera tua, ma sua.Abramo è il nostro padre nella fede. Il suo viaggio, la sua discendenza, il possesso della terra sono opera di Dio.Se gli è stata chiesta quella fede così grande è perché non ci fosse neanche l'ombra del dubbio che tutto fosse opera di Dio, del suo Signore: Va'! Prendi tuo figlio, l'unico che hai, sacrificalo a me. Con lui sacrificherai te stesso. Solo così capirai che sono io che opero.Dio non dà a nessuno la sua gloria. E' geloso. Ecco perché a chiunque voglia lavorare con lui, impone il sacrificio di tutto se stesso, del suo passato e del suo futuro, dell'unica cosa e di tutte le cose che possono fare apparire che è opera dell'uomo e non opera di Dio.Sacrificio di se stesso e cammino di fede si identificano: chi vuol venire dietro di me (cammino di fede), rinneghi se stesso ( sacrificio) e mi segua (sarò io che opero tutto in tutti): dirà un giorno il Cristo.Ma dopo il sacrificio c'è sempre la risurrezione. Abramo riebbe suo figlio. Le sue speranze si realizzano. Ma secondo il piano di Dio, non secondo il piano dell'uomo.

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Storia sacra e fede

"Mio Padre era un Arameo errante, discese in Egitto, vi abitò come forestiero con poca gente e vi divenne una nazione grande, forte e numerosa.Gli Egiziani ci maltrattarono e oppressero, ci sottoposero a dura schiavitù. Ma invocammo aiuto dal Signore, Dio dei nostri Padri e il Signore ascoltò la nostra voce, vide la nostra miseria e la nostra oppressione e, con mano forte, con braccio teso, con terrore grande, con segni e prodigi, il Signore ci fece uscire dall'Egitto, ci introdusse in questo luogo e ci diede questa terra dove scorre latte e miele.Ed ecco, io ora ho portato delle primizie dei frutti del suolo che il Signore mi ha concesso".Si è iniziato il cammino della riscoperta della fede partendo dal Dio creatore. Dal Dio che dal nulla crea tutte le cose e crea l'uomo con un intervento trinitario."Facciamo l'uomo a nostra immagine e somiglianza". Il brano con cui si è dato inizio alla riflessione di questa settimana non contiene nulla di tutto questo. Non parla del Dio creatore. Non presenta Dio neanche come l'unico Signore di tutte le cose.Non parla né di Adamo, né di tutto ciò che si è verificato prima di Abramo. Esso invece racconta una storia: "Mio Padre era un Arameo errante".Siamo nel centro di una storia. Questa storia diviene un credo. La vita si trasforma in professione di fede. Vita che è vista tuttavia sempre in relazione con l'altra dimensione, con il divino, con il soprannaturale.Vita che non è vissuta solamente con gli uomini e tra gli uomini, ma assieme a Dio. Con il Suo Signore che è il Dio dei suoi Padri.Se la sua storia, se la sua vita divengono la sua professione di fede, il suo credo, allora l'esperienza dell'uomo nel suo dialogo di amore e di salvezza con il suo Signore ha una importanza primordiale nell'educazione e nella trasmissione della fede.L'esperienza con il suo Signore diviene il fatto insostituibile per parlare di Dio e su Dio. Diviene l'elemento fondamentale che giustifica ogni discorso e dà significato alle nostre parole sul Dio che crea l'uomo e lo pone in una storia, in un tempo e in un luogo, in una relazione di amore con Lui.Questo dato fondamentale del credo degli Israeliti ci fa già capire come siano falsi certi nostri discorsi su Dio; come sia fallace tutta una teologia che ha ridotto Dio ad una riflessione filosofica, ad una idea più o meno astratta, ad una concezione più gnostica che di rivelazione sul Dio dei nostri Padri.Questo dato fondamentale ci fa comprendere come tanti discorsi di catechesi e di catechismo sul Dio dei Padri che non sono fondati sulla propria esperienza con Dio, restano solo una ripetizione di fatti che altri hanno vissuto. Ma essi non riescono minimamente a scalfire la nostra sensibilità religiosa.E poi! Dio non si ripete mai. Egli è continua creatività. Ogni uomo vivrà, sempre che Egli lo voglia, una sua storia di amore e un dialogo di salvezza con il suo creatore.E' questo dialogo vissuto con il tuo Signore che ti dà la forza, la capacità, la credibilità quando tu parli di Lui. Se il tuo Dio non lo hai mai incontrato, se non ne hai mai fatto una esperienza che ha cambiato tutta la tua vita, dandoti un'altra direzione, quella che in termini teologici viene chiamata conversione, come fai a parlare del Dio dei tuoi Padri, del tuo Dio?Sarai un ripetitore di formule astratte e senza senso. Il tuo discorso non parlerà. Non parlerà perché tu non dai testimonianza della verità di ciò che è Dio. Come fai ad annunziare un Dio che quando ti entra dentro ti sconvolge, come farai a parlare del Dio dei tuoi Padri che è disceso in Egitto per liberarti con mano potente e con braccio teso, con segni e prodigi, se tu vivi ancora nella schiavitù del tuo egoismo e di te stesso?Come fai a parlare di un avvenimento che ha sconvolto la storia degli uomini, se non è riuscito minimamente a cambiare la tua? Il tuo parlare di Dio è vuoto. Parli di un Dio, ma non del tuo Dio, né del Dio dei tuoi Padri.Ma se il tuo Dio si rivelerà nella tua vita per trasformarla, egli lo farà a poco a poco. Ti si manifesterà  progressivamente. Ciò significa che il tuo Dio che cammina con te e dentro di te ad ogni bivio importante della tua esistenza ti si rivelerà, ti mostrerà un qualcosa di se stesso e di te stesso, ti svelerà il suo piano su di te, ti indicherà ancora il tuo sentiero verso la terra promessa.Egli lo farà in una rivelazione che è personale, perché è fatta in una tua esperienza di vita. Essa non sarà una nuova rivelazione perché la parola di Dio è una sola. Egli non ha altre parole se non il Cristo Gesù; suo Figlio. Egli parlerà a te con la tessa parola.Ma te la farà entrare dentro. Te la manifesterà in una angolazione che è tua e solo tua, ma che è anche di altri, di coloro che vogliono essere con Dio, di coloro che vogliono vivere questo dialogo di amore, di coloro che vogliono percorrere questo cammino di salvezza.Ti parlerà con una parola che non è difforme da quella che egli ti ha già annunziato, perché se fosse diversa non sarebbe più sua parola. Dio ha una sola parola. L'unica differenza è che quella contenuta nella Bibbia è una parola scritta, la tua è una parola di vita. E il Cristo che venendo dentro di te ti comunica la sua vita, la sua morte e la sua risurrezione.Ti fa comprendere anche quella parola scritta che resterà sempre la norma per la verità di tutte le altre parole. Dio parla ancora. Guai a noi se non lo facesse. Il Cristo non sarebbe più il Cristo parola di Dio. Se la parola non parla, si muore. Il Cristo è vivente. Egli è la parola del Padre che sarà sempre con noi fino alla consumazione dei secoli.Nell'agire di Dio con l'uomo c'è sempre una progressività. Dio non ha tempo, eppure lavora ed ha bisogno di tempo. Lui che è eterno presente, dà all'uomo un passato e una speranza verso il futuro.Eppure vuole che quest'uomo viva come lui nel presente. Ma è difficile vivere nel presente; soprattutto quando si ha un passato che ti condiziona. Ma anche in questo caso l'uomo deve essere capace di imitare il suo Dio: non ricorderò.Dio si rivela progressivamente. Nella storia generale. Nella storia particolare. Il credo con il quale si è iniziata questa riflessione, ci presenta un Dio che è il Dio dei nostri Padri.Questo Dio agisce. Salva. Egli è un Dio salvatore. Salva perché ama. Salva perché è fedele alla sua parola. E' questa la prima esperienza che l'Israelita ha con il suo Dio. Il mio Dio è fedele alla sua parola, l'ha mantenuta.Io l'ho invocato ed egli mi ha liberato. Io mi posso fidare. Egli mi ha promesso una terra e me l'ha data. Io devo ringraziarlo. Come? Offrendogli le primizie dei frutti di quegli alberi che io non ho piantato.Il suo non è un discorso filosofico. Non è una ideologia sul suo Dio. E' una esperienza. E' una storia vissuta e sofferta. E' l'esperienza di una liberazione. Sono stato liberato dal Dio dei miei Padri che è disceso in Egitto con mano potente e con braccio teso.Il suo è un ringraziamento che trova nella fedeltà del suo Dio il suo significato e la sua ragion d'essere. Il mio Dio è fedele. Poiché è fedele mi ha salvato. Mi ha dato la terra. Mi ha dato tutto questo perché mi ha amato e mi ama.Ci vorrà ancora del tempo perché il pio Israelita arrivi all'unicità del suo Dio. Ma questo lo vedremo negli articoli che seguiranno. Ci vorrà ancora del tempo perché egli prenda coscienza che il Dio che lo ha liberato e che si è dimostrato più potente degli altri dèi, lo ha potuto fare perché di altri dèi non ce ne erano.C'è voluto del tempo perché egli comprendesse che quel Dio che ha diviso il Mar Rosso e dominava la terra e il cielo lo ha potuto fare perché egli era ed è il loro Signore e il loro Creatore e che tutto fu fatto, tutto esiste perché un giorno Egli aveva detto: "Sia".Verrà poi il Cristo per dirci che il Dio unico è anche Trinità: E' Padre. E' Figlio. E' Spirito Santo. Ci vorranno i profeti per purificare l'idea di Dio e del suo culto. Dio vuole essere riconosciuto come Dio nella pratica della giustizia e del diritto, non nelle formule vuote di certe preghiere o sacrifici. Egli vuole essere servito con il cuore e non con le labbra.Come nella storia generale verso una conoscenza piena del mistero di Dio, così nella storia di ogni uomo, ci vorrà una esperienza di vita per poter conoscere esistenzialmente il tuo Dio. Ricordalo sempre. Il tuo Dio di ieri non può essere quello di oggi. Se lo è, non è più il Dio di Gesù Cristo, sarà un tuo Dio, quello che tu ti sei fatto.Attento che non sia un tuo idolo, il tuo vitello d'oro che ti sei costruito perché stanco di camminare nel deserto. Attento che non sia un'invenzione della tua fantasia e del tuo poco coraggio di camminare sulle vie del Signore.Il Dio dei tuoi Padri, il Dio che è Padre del Signore nostro Gesù Cristo non si ferma, egli passa. Bussa alla tua porta. Attende che tu gli apra. Poi va innanzi. Non può fermarsi. Attento.Ecco perché molte volte è comodo rifugiarsi in delle pratiche esteriori, senza significato alcuno per il nostro cammino di fede, che ci fanno restare fermi, che non ci aiutano a progredire perché non sono mai messe in relazione ed in contatto con la Parola del tuo Signore perché sia essa a giudicare dell'utilità e della validità di esse per un cammino di fede.Ci si rifugia nell'abitudine. Ma Dio non è abitudine. Ci si ferma ad onorare Dio con le labbra, ma Dio non è nelle labbra. Dio è nel cuore. Egli è amore. Egli è fedeltà. Egli è giustizia. E come tale vuole i suoi figli.Coloro che vogliono camminare con lui, coloro che vogliono instaurare con lui il dialogo di amore e camminare la via della salvezza, coloro che vogliono progredire sulla via della conoscenza di Dio, devono sapere ad ogni istante che in Dio conoscenza ed amore si identificano e che Dio lo si conosce amandolo sopra ogni cosa, sacrificando tutto, amandolo con il suo stesso cuore: il Suo Santo Spirito.Dio lo si conosce nello Spirito, lo si ama nello Spirito che è lo Spirito di verità e di amore.Solo quando si arriva a questa unità di amore e di conoscenza solo allora il tuo discorso su Dio è un discorso cristiano.Un discorso fatto nel Cristo e nello Spirito Santo. Solo allora esso parlerà di Dio e Dio sarà annunciato come il Dio dei nostri Padri.

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Promessa di benedizione

"Io sono il Signore, Dio di Abramo tuo Padre e Dio di Isacco. Io darò a te e alla tua discendenza la terra sulla quale sei coricato. La tua discendenza sarà come la polvere della terra e ti estenderai a occidente e a oriente, a settentrione e a mezzogiorno. Saranno benedette per te e per la tua discendenza tutte le famiglie della terra. Ed ecco, io sono con te e ti custodirò dovunque tu andrai, poi ti farò ritornare in questo paese, perché non ti abbandonerò senza aver mantenuto quanto ho promesso".Nel cammino, o dialogo di amore e di salvezza dell'uomo con il suo Signore è Dio che ha l'iniziativa.E' lui che ha la prima e l'ultima parola. E' lui che sceglie e sceglie chi vuole. E' lui che in ogni istante attua la storia della salvezza mediante la sua azione che è azione di amore, una promessa, un dono.Il Signore salvò Noè dalle acque del diluvio. Il Signore chiamò Abramo dalla terra di Ur. Il Signore diede un figlio ad Abramo. Il Signore strinse un'alleanza unilaterale con Abramo promettendogli la terra e la benedizione di tutte le genti nel suo figlio, nella sua discendenza.Il mistero di Dio è un mistero di scelta e di amore. E' un mistero di libertà che vuole attuare il piano della salvezza nonostante l'uomo ed il suo peccato. E' un mistero che nell'unilateralità dell'amore non domanda che amore.Se Egli domanda all'uomo un amore a senso unico, senza che l'uomo si attenda un qualcosa dall'altro, senza che egli si interroghi se è amato o meno, se è contraccambiato o meno, se è perdonato o meno, lo è perché Dio ci ha amati a senso unico e questo ancora quando noi eravamo peccatori.Anzi, nello stesso tempo in cui commettevamo il peccato, Dio era lì pronto ad amarci. Ci invitava ad iniziare nuovamente il cammino di amore e di salvezza. Ad entrare nel dialogo di comunione con lui e con l'uomo.Dio attua comunque il suo piano di salvezza. Lo attua nonostante la cattiveria e la bugia dell'uomo. Lo attua nel peccato dell'uomo. Lo attua intervenendo nel male dell'uomo per ricavare il suo bene. Lo attua nel suo mistero di libertà che sceglie chi vuole, quando vuole, come vuole, ricordandoci ad ogni istante che è sempre lui il Signore della storia, che è sempre lui a dirigere gli eventi.Per comprendere l'azione di Dio, bisogna tuttavia leggere la sua parola e la storia della salvezza contenuta nella Sacra Scrittura. Ogni nostro articolo trova nella parola di Dio la sua forza e la sua ragion d'essere. Per noi la teologia non può essere speculazione umana. Essa non è invenzione dell'uomo o suo pensiero.Poiché è stato Dio a rivelarci il suo mistero, sarà sempre alla sua parola che dobbiamo ricorrere, per averne la conoscenza, perché ci sia svelato il suo modo di comportarsi a riguardo degli uomini nell'attuazione del suo piano di salvezza. Ora dalla parola di Dio è possibile constatare una grande verità. Verità che è anche la costante per ogni vera storia di salvezza, per ogni vero cammino di fede. Non siamo stati noi a scegliere Dio. E' Dio che ha scelto noi. E' stato lui che ci ha amato per primo. E' stato lui che ci ha offerto il suo amore. E' stato lui che ha scelto quelli che avrebbero dovuto compiere ed incarnare nella storia degli uomini il suo piano di salvezza.L'iniziativa appartiene a Dio. E' lui che sceglie. E' lui che chiama. Abramo, esci dalla tua terra! Isacco ebbe due figli: Giacobbe ed Esaù. Esaù era il primogenito. Era lui l'erede della promessa. Ma l'iniziativa nell'azione della salvezza spetta sempre a Dio. E' un suo diritto. Non è  Esaù che eredita la promessa e la benedizione di Isacco. E' Giacobbe. Esaù gli vende la primogenitura per un piatto di lenticchie. Giacobbe, aiutato dalla madre, carpisce al padre la benedizione che lo costituisce erede della promessa di Abramo.Giacobbe ebbe dodici figli. Ancora una volta il piano della salvezza si attua secondo il modo di Dio e non secondo il modo dell'uomo.In ogni istante, lo ripetiamo ancora una volta, nel cammino della salvezza deve apparire che è Dio che opera e non l'uomo. Ad ogni istante deve essere chiaro che il Signore di tutto è Dio e non l'uomo.La salvezza è un dono di Dio. L'amore di Dio ci viene offerto da lui e l'uomo deve sempre riconoscerlo come dono. L'uomo l'accetta. L'uomo diviene il collaboratore del suo Dio. Egli diviene il partner perché Dio possa manifestare in modo visibile il suo amore invisibile per l'uomo.L'uomo che è fatto di carne deve sperimentare l'amore di Dio nella sua carne. Sarà colui che ha detto sì l'incaricato e l'araldo che annunzia e porta all'uomo l'amore e la parola del suo Signore.Ma perché l'uomo mai dimentichi che è sempre Dio che agisce; questi si serve della storia per ricordarglielo: Giacobbe ebbe dodici figli. Giuseppe cadde nella gelosia dei suoi fratelli. Venne venduto agli Ismaeliti. Discese in Egitto. Una grande carestia invase la terra di Canaan. Giacobbe e i suoi figli lasciano la terra promessa dal Signore e se ne vanno in Egitto per sfamarsi.La parola di Dio è ancora compromessa dalla storia dell'uomo. Sembra venir meno. Come fare per possedere la terra? L'abbiamo abbandonata per poterci sfamare. Quando vi ritorneremo?Ma le preoccupazioni dell'uomo non sono le preoccupazioni di Dio. Dio che ha sempre l'iniziativa sceglie le vie più difficili e meno pensate dall'uomo. Nell'opera di Dio non ci sono cammini rettilinei, ci sarà sempre un cammino tortuoso.E' dal cammino tortuoso infatti che si manifesta l'azione di Dio. Nella facilità non c'è Dio. Nella facilità c'è solamente l'uomo e la sua opera. Lo stiamo ripetendo fino all'inverosimile. Il Signore non può permettere che l'opera dell'uomo diventi opera di Dio. Egli vuole che l'opera di Dio diventi opera dell'uomo. Ma come fare perché non ci siano dubbi?Rendere quest'opera impossibile all'uomo. Rendere l'uomo piccolo e vuoto perché egli possa in ogni istante confessare che è Dio che agisce e non lui. Quanti malintesi potremmo evitare nel nostro cammino di fede se invece di cercare la facilità, se invece di scoraggiare noi stessi e gli altri alle prime difficoltà, pensassimo che è proprio questa difficoltà che manifesta l'opera di Dio.Se l'opera divina potesse minimamente essere considerata opera umana, potremmo parlare ancora di scelta di Dio?Se Abramo avesse avuto il suo figlio naturalmente, egli avrebbe potuto in ogni caso pensare che la terra e l'eredità fosse opera delle sue capacità naturali, della potenza dei suoi lombi.Invece Dio lo riduce all'impotenza. Egli era invecchiato negli anni e sua moglie sterile. Se il figlio di Isacco, Esaù avesse ereditato la promessa, l'opera di Dio sarebbe potuta apparire come opera dell'uomo. Ma Dio non ammette né compromessi né equivoci.Ad ogni istante deve apparire opera sua e non dell'uomo. E' questo forse l'unico criterio per giudicare della verità del nostro cammino di salvezza. Quando ci troviamo su di una via che noi non abbiamo mai pensato, né avremmo mai potuto pensare, e con tutte le nostre buone volontà neanche minimamente escogitare, quando si è chiamati dalla terra di Ur, o quando il treno ti porta in un paese dove tu non sospettavi minimamente dover svolgere la tua opera, perché altri piani umani invadevano e pervadevano il tuo cervello, allora puoi per lo meno interrogarti se realmente non sia Dio ad averti indicato la sua strada, ad averti chiamato a realizzare un suo piano di salvezza, che tu non conosci ancora, ma che conoscerai ogni giorno man mano che l'attuazione ti sarà manifestata ed indicata.Man mano che è necessario attuarlo nei particolari perché si realizzi come piano di Dio.Quando tu per molti anni hai vissuto tutta una tua vita ed ad un certo punto ti senti chiamato da una forza misteriosa e da una voce che ti invita a realizzare un piano nel quale tu non ti senti a tuo agio, perché non è conforme ai tuoi canoni umani, anzi ti sconvolge e ti mette in subbuglio, perché assurdo e inverosimile, opera solo di pazzi, se visto con occhi umani, allora è veramente il caso di interrogarsi se non si ripete la storia di Abramo e di tutti quelli che il Signore ha chiamato prima di te, per realizzare il suo piano di salvezza, il suo dialogo di amore con l'uomo, l'oggetto del suo amore.Quando considerando ogni cosa, umanamente parlando, non resta che concludere che è solo una bella e buona pazzia quella che si sta compiendo, allora forse è il caso più che mai di interrogarsi se la pazzia degli uomini non sia diventata saggezza di Dio per ridurre a niente la nostra intelligenza e la nostra sapienza.E come potrebbe essere diversamente, se Dio non ha che dei modi pazzi per attuare il suo piano sapiente! Abramo stava così comodo nella sua terra. Deve lasciarla. Dio gli deve dare un'altra terra. Esaù era il primogenito, Giacobbe deve prenderne il posto. I figli di Giacobbe stavano per impiantarsi nella terra di Canaan. Devono abbandonare la terra, per poi riconquistarsela un giorno, dopo quarant'anni di duro cammino nel deserto del Sinai. Dopo una dura lotta con il Faraone, il quale non voleva che questi Ebrei lasciassero i campi di lavoro per andare ad adorare il loro Signore.Tutto questo ci fa affermare non solamente il mistero della libertà di Dio. Dio sceglie chi vuole. Ci fa anche proclamare il mistero della libertà nell'attuazione del piano di salvezza.Se è un mistero la scelta del profeta, del patriarca, del messaggero, è un mistero anche il modo.Dopo la scelta Dio rimane ancora una volta il Signore. Egli sceglie. Egli dirige. Egli ama. Egli vuole essere amato. A modo suo non a modo nostro.Solo se l'uomo riesce a entrare in questa logica divina, solo allora farà parte del piano di Dio, altrimenti non gli rimane che uscirsene.E Dio lo permette perché egli rispetta l'uomo e lo lascia libero.Dio vuole, da coloro che intendono lavorare per l'attuazione del suo piano di amore e di salvezza, un sì totale, pieno, senza reticenze. Li vuole capaci a rinunziare a tutto, capaci a lasciare la loro terra per ascoltare la sua voce, pronti a sacrificare tutto, anche il proprio figlio, l'unico figlio che avrebbe dovuto attuare il suo piano, capaci a sacrificare anche lo stesso piano di Dio, quello che lui sta realizzando, per essere solo a disposizione sua, del loro Signore e gridare ad ogni istante: Signore, sia fatta la tua volontà. Attua il tuo piano non secondo la mia, ma secondo la tua volontà.E' questo il Sì perfetto e la perfetta disponibilità del Cristo. E' questo l'unico modo per lavorare con Dio.Ed egli lo ha realizzato, il Cristo sulla Croce, offrendo se stesso, sacrificandogli la sua stessa vita!

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La vocazione di Mosè

"Mosè stava pascolando il gregge di Ietro, suo suocero, sacerdote di Madian, e condusse il bestiame oltre il deserto e arrivò al monte di Dio, l'Oreb.L'angelo del Signore gli apparve in una fiamma di fuoco in mezzo a un roveto. Egli guardò ed ecco: il roveto ardeva nel fuoco, ma quel roveto non si consumava.Mosè pensò: "Voglio avvicinarmi a vedere questo grande spettacolo: perché il roveto non brucia?".Il Signore vide che si era avvicinato per vedere e Dio lo chiamò dal roveto e disse: "Mosè, Mosè!". Rispose: "Eccomi!". Riprese: "Non avvicinarti! Togliti i sandali dai piedi, perché il luogo sul quale tu stai è una terra santa!".E disse: "Io sono il Dio di tuo Padre, il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe". Mosè allora si velò il viso, perché aveva paura di guardare verso Dio".Nel dialogo di amore e di salvezza di Dio con l'uomo è Dio che ha l'iniziativa. La terra è una sua promessa e un suo dono. Il modo e la realizzazione di questa promessa e di questo dono appartengono al mistero della libertà divina.Egli sceglie. Egli dirige. Egli ama. E' questo il messaggio degli articoli o meditazioni precedenti.Questa settimana un altro discorso deve essere esaminato. Un altro modo nel comportamento di Dio a nostro riguardo merita tutta la nostra attenzione. Questo discorso trova le sue origini e la sua specificità nell'ontologia dell'uomo e di Dio, nella natura umana e nella natura divina.Dio è spirito. L'uomo è carne. Dio è invisibile. L'uomo è visibile. Dio è essere spirituale. L'uomo è essere materiale. Dio non ha sensi. L'uomo ha sensi. Il messaggio di Dio all'uomo deve apparire e manifestarsi nel corporeo, nel visibile, nel materiale. Si apre così tutto un discorso sulle teofanie e sui segni.Dio deve manifestarsi all'uomo. Lo farà, andrà a lui attraverso i suoi sensi. Attraverso dei segni, che pur essendo e dovendo essere visibili e corporei, tangibili, devono in ogni caso portare l'uomo all'invisibile, al non corporeo, al soprannaturale, a Dio.Poiché Dio non può essere visto dall'uomo, altrimenti morirebbe, egli assumerà una forma percettibile dal suo occhio e una voce udibile dal suo orecchio.Mosè pascolava il gregge. Vide un roveto che ardeva. Che un roveto arda, niente di particolare. Di incendi noi ne vediamo ogni giorno. Ma essi non ci colpiscono come segni, come manifestazione del divino, come presenza del soprannaturale. Il roveto arde, ma non si consuma! Brucia e rimane intatto!E' un segno. E' un qualcosa che esce dall'ordinario e dal quotidiano delle nostre esperienze. Non è comune. Non è naturale che un bosco arda senza consumarsi. Il fuoco consuma. Se il fuoco non consuma allora è segno di una presenza misteriosa, di una manifestazione particolare.Non si sa ancora di che cosa, ma sappiamo che non è naturale. Mosè disse: "Voglio andare a vedere perché il roveto arde, ma non si consuma". Ma il fatto, il segno che attira non è tutto.A questo segno si deve aggiungere sempre la parola. La spiegazione. Il perché. Il segno senza la parola non può ricevere la sua giusta interpretazione. Potrebbe anche indurre in errore. La parola lo canalizza e lo traduce. Mosè vide un qualcosa di straordinario. I suoi sensi furono colpiti dal "prodigioso". Si avvicina. Dio gli parla. Dio si manifesta. Egli abbandona il segno. Arriva a Dio. Instaura un dialogo direttamente con lui, il Dio dei suoi Padri.L'uomo religioso, l'uomo di fede ha bisogno di segni. Ma l'uomo religioso, l'uomo di fede non si ferma al segno. Sa che deve andare oltre. Il segno è un mezzo necessario e indispensabile perché l'uomo si apra al divino. Perché egli faccia il passaggio dal corporeo all'incorporeo, dal sensibile allo spirituale, dal materiale al soprannaturale. E Dio dà sempre dei segni.Mosè è stato attratto dal roveto ardente. Il Faraone per poter lasciare libero il popolo di Dio ne riceve ben dieci. Le dieci piaghe d'Egitto, di cui l'ultima, la più terribile, quella che fece dire il sì al Faraone, è stata la morte dei primogeniti. Ma su questo vi ritorneremo quando parleremo della Pasqua e del suo significato.La fede si fonda sui segni. Essa ne ha bisogno. Perché? Perché il segno lascia libera la volontà e nello stesso tempo invita l'uomo ad aprirsi al mistero, al soprannaturale senza costringerlo, senza obbligarlo, senza violentarlo minimamente.Il segno è per natura sua equivoco. Lascia spazio alla libertà. Il segno è per lo più personale. Se dato ad una persona singola, difficilmente può divenire segno per altri.Diviene segno per altri invece la sua conversione, il suo passaggio dal segno al cambiamento di vita, il suo passaggio dal corporeo all'incorporeo, dal visibile all'invisibile, dal materiale al divino, dal roveto che arde ma che non si consuma alla fede nel Dio dei miei Padri che è disceso in Egitto per liberarmi!Mosè non va in Egitto ad annunziare che ha visto un roveto ardente. Va a dire al popolo: il Dio dei nostri Padri mi ha inviato a liberarvi. Mi manda dal Faraone perché ci conceda la libertà! E quando Mosè va dal Faraone non gli annunzia il segno che aveva ricevuto! Compie invece altri segni. Ne compie ben dieci. Ma nonostante questi segni il Faraone non si converte. Non fa il passaggio. Non compie un atto di fede. Non dice: "Io credo".Con i segni bisogna stare bene attenti! L'uomo di fede non si ferma ad essi. Li accetta. Opera il passaggio. Fermarsi ad essi significherebbe per lui riscaldarsi al fumo. Significherebbe ignorare e non sapere che solo il fuoco, che il fumo gli indica (segno) può riscaldare il suo cuore.Significherebbe essere vuoto dentro. L'uomo di fede sa che solo Dio è quel fuoco d'amore che può bruciare il suo cuore. Egli sa che solo il Dio dei nostri padri può operare la sua liberazione. Egli sa che fermarsi al segno significherebbe non aver compreso niente dell'agire di Dio e dell'essere dell'uomo. Significherebbe non comprendere niente della vita cristiana, la quale non è proclamazione di fatti prodigiosi e straordinari, ma morte e risurrezione, vittoria sul peccato, liberazione dalla schiavitù, nuova figliolanza; l'uomo, nel Cristo e per opera dello Spirito Santo, è diventato figlio di Dio.E' questa la nostra e l'unica predicazione. Non si predicano i segni. Essi sono dati, e devono essere dati, perché noi crediamo a quell'annunzio che proclama la nostra liberazione e la nostra salvezza nel Cristo Gesù.L'uomo che afferma di non aver bisogno di segni, è un uomo che non ha capito niente, ma niente di niente, del suo essere cristiano e dell'agire di Dio. Non ha capito niente di se stesso e del suo essere uomo. Colui che osa semplicemente affermare che nella fede non devono esistere segni, è semplicemente un arido che si è costruito un Dio altrettanto arido, inesistente.Egli si è fabbricato un concetto di uomo che non è conforme  a quell'uomo voluto dal suo Signore: uomo che deve andare a Dio attraverso il corporeo ed il sensibile.Lasciamo da parte i segni straordinari. Prendiamo i segni ordinari: i sacramenti della Chiesa. Non sono essi segni che attraverso il corporeo conducono all'incorporeo, attraverso il sensibile all'invisibile, attraverso il materiale allo spirituale?Quell'acqua che lava, che dà la vita, che rigenera, che ristora, che purifica non dà forse la vita nuova? Non ci rigenera a figli di Dio? Non è questo un segno potente dell'azione di Dio per l'uomo?E come potrebbe essere diversamente se l'uomo creato dal Dio dei nostri Padri ha bisogno del corporeo per andare all'invisibile? E quel pane che diviene, si trasforma, si transustanzializza in corpo e sangue del Cristo! Non è questo un altro segno potente dell'amore di Dio che non ha altri mezzi per manifestarsi, per darsi a noi se non attraverso il segno, il visibile, il corporeo, il materiale?E' questa la pedagogia divina ed il suo agire verso l'uomo. Ecco perché Dio, che è l'invisibile, l'incorporeo, colui che è purissimo spirito assume la forma di un angelo, di una voce, di una nube, o di un altro segno perché possa parlare all'uomo e comunicargli il suo amore.Ecco perché la Seconda Persona della Santissima Trinità si fa uomo, diviene carne per parlarci come ad amici!L'uomo ha bisogno di segni. Egli ne ha bisogno in ragione della natura divina. Dio non si può dare all'uomo come Egli è: solo nello Spirito. L'uomo non sarebbe capace di percepirlo. Dio che è purissimo Spirito non può essere percepito dall'uomo che è materia.In ragione dell'uomo. Questi che è corpo ha bisogno di cose corporee. Egli che è tatto ha bisogno di toccare. Egli che è occhi ha bisogno di vedere. Egli che è orecchi ha bisogno di udire. Egli che è intelligenza ha bisogno di capire. E Dio si manifesta all'uomo anche intelligentemente.Egli lo rispetta. Egli lo ama perché è lui che l'ha fatto. Egli sa come manifestarsi. Solo colui che non ha capito niente di Dio e dell'uomo può scagliarsi contro i segni, rifiutarli ancor prima di averli percepiti o interpretati, ancor prima di avere fatto il passaggio dai segni a Dio, dal roveto alla discesa in Egitto per liberare il popolo di Israele.Ancor prima di aver attraversato il Mar Rosso per entrare nella terra promessa. Ancor prima di aver ricevuto il dono di Dio.L'uomo religioso, l'uomo di fede, non condanna i segni. Non li rigetta. Non si ferma ad essi. Non sta a contemplare il roveto che brucia e che non si consuma.Ascolta quella voce che lo inviata ad andare a liberare il suo popolo. L'uomo religioso, l'uomo di fede, non sta a contemplare il roveto. Medita il significato del segno. Compie la missione che gli è indicata attraverso il segno.Non si scaglia contro. Lo esamina attentamente. Lo scruta. Ne accerta l'origine divina, che non è nel segno, ma nella voce e nella nuova missione.Il segno per se stesso non dice niente. Non parla. Suscita solo la curiosità dell'uomo.L'uomo di fede, vedendo e percependo il segno, ne ascolta la voce, ne accetta la missione che la voce vuole comunicargli.Missione che nella fede biblica è sempre la stessa: l'annunzio del regno di Dio in mezzo a noi: regno di morte al peccato e di Risurrezione a vita nuova, regno di liberazione e di salvezza, regno di amore e di sacrificio, regno di donazione e di offerta di noi stessi a Dio e ai fratelli.

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Dice il Signore

"Dopo Mosè ed Aronne vennero dal Faraone e gli annunziarono: Dice il Signore, il Dio di Israele: lascia partire il mio popolo perché mi celebri una festa nel deserto!Il Faraone rispose: "Chi è il Signore, perché io debba ascoltare la sua voce per lasciare partire Israele? Non conosco il Signore e neppure lascerò partire Israele!".Ripresero: "Il Dio degli Ebrei si è presentato a noi. Ci sia dunque concesso di partire per un viaggio di tre giorni nel deserto e celebrare un sacrificio al Signore nostro Dio, perché non ci colpisca di peste o di spada".Ma il re d'Egitto disse loro: "Perché, Mosè ed Aronne, distogliete il popolo dai suoi lavori? Tornate ai vostri lavori". Il Faraone aggiunse: "Ecco, ora sono numerosi più del popolo del paese. Voi li vorreste far cessare dai lavori forzati!".La terra sarà tua e della tua discendenza! Dio vuol mantenere la sua promessa. La volontà dell'uomo pone ostacoli alla realizzazione del piano di Dio.Cosa fare? Invitare l'uomo a collaborare con lui. "Lascia partire il mio popolo perché mi celebri una festa nel deserto".Nel piano originario di Dio tutto si sarebbe svolto di una maniera lineare. Di amore ad amore. Di corresponsabilità a corresponsabilità. Di volontà a volontà.Tra Dio e l'uomo ci sarebbe stata una sincronia perfetta tra le due volontà. La volontà di Dio sarebbe stata volontà dell'uomo se non ci fosse stato il peccato. Se l'uomo, ad un certo punto della sua storia, non avesse deciso di realizzarsi secondo un altro progetto di uomo, un progetto di uomo che non è secondo Dio.Tutto sarebbe stato perfetta armonia tra la creatura ed il suo creatore se l'uomo non avesse compiuto all'inizio dei tempi quell'atto di non fede. Egli non ha creduto alla parola del Signore.Ma Dio deve realizzare comunque il suo piano. La terra sarà tua e della tua discendenza. Deve mantenere quanto ha promesso. Ma come mantenerlo di fronte a quell'uomo che non solo non intende collaborare con lui, che non solo non resta neutro o in una situazione di attesa, ma che pone ostacoli sul suo cammino?Come mantenerlo dinnanzi al Faraone e a tutti gli altri faraoni che non vogliono che Egli sia fedele alla sua parola impedendogli di realizzare quel dialogo di amore e di salvezza con l'uomo, la sua creatura, l'oggetto del suo amore?Dio potrebbe senz'altro ricorrere ad un'azione di forza. Potrebbe! Ma non lo farà mai. L'azione di forza è sempre degli impotenti. Di quelli che vivono di tempo e che non hanno tempo. Di quelli che pensano che con l'azione violenta si ottiene tutto.Né la forza, né l'azione violenta hanno mai prodotto qualcosa di buono. Tali metodi non convincono e non convincendo non producono salvezza.La calma è la virtù dei forti. E di calma Dio ne ha sempre dimostrata parecchia. E mentre l'uomo domanda che discenda fuoco dal cielo perché distrugga la città incredula, Dio invece non vuole la morte del peccatore, ma che egli si converta e viva.E' questa la logica di Dio. Dio è misericordia e perdono. Egli vuole la conversione! Egli attende che il figlio che ha abbandonato la casa paterna vi ritorni. Sarà accolto con un lauto banchetto!Lascia partire il mio popolo. Il Faraone si rifiuta. Non conosce il  Dio degli Ebrei. Inizia l'opera di convincimento coi segni della sua potenza e della sua forza. Con i segni della sua superiorità e della sua capacità di vittoria su ogni elemento che voglia contrastare la sua volontà che vuole attuare quanto promesso al suo fedele servitore Abramo e alla sua discendenza.Il Faraone non si convince ai primi segni. Indurisce il suo cuore. Si scaglia contro. Aggrava la stessa situazione dei lavoratori Ebrei i quali sono costretti a produrre la stessa quantità di mattoni senza più essere forniti della paglia con la quale i mattoni venivano impastati.Essi stessi devono andare a raccoglierla nei campi. La condizione diviene ancora più dolorosa. Essi sono messi a dura prova dal comportamento del Faraone. Che strana logica divina questa che trasforma la liberazione in dura schiavitù, che aggrava il male prima di portare la salvezza, che ti fa discendere nella fossa prima di liberarti!Che logica strana quella divina che potrebbe in un solo istante capovolgere ogni situazione e tutte le situazioni e nello stesso tempo non fa nulla, o meglio sembra non far nulla perché vuole che siano gli uomini gli attori della storia e degli eventi anche se in definitiva essi devono essere diretti secondo la sua volontà ed il suo piano di salvezza e non secondo la volontà ed il piano di perdizione degli uomini.Non si può entrare nella logica di Dio se non si tiene conto di due grandi verità: dalla gratuità del dono e dalla libertà dell'uomo, la parola di Dio e la fede dell'uomo nel credere alla parola del suo Signore.Il Faraone come l'Ebreo non credettero alla Parola di Dio. Anche Mosè era titubante. Eppure egli aveva ricevuto il segno del roveto ardente. Ma anche nel ricevere la missione, la pochezza e la nullità dell'uomo lo fanno diventare ancora più piccolo e più insignificante.Chi sono io per realizzare, o Signore, il tuo piano? Non ti accorgi che hai sbagliato indirizzo? Non so neanche parlare! In queste condizioni chi è più pazzo, tu, che mi hai scelto per liberare il tuo popolo, o io che accetto?Ma il Signore che comprende il timore sacro della sua creatura, la sorregge lungo il cammino perché essa non vacilli, l'aiuta perché accetti di collaborare per la realizzazione del piano del suo Signore.Mosè ebbe timore di accettare il piano di Dio. Gli Ebrei ed il Faraone non credettero nella possibilità di una tale liberazione. Il Faraone non credette perché troppo forte e sicuro di se stesso e delle sue truppe, delle capacità insite nell'uomo e nel suo regno.Gli Ebrei non credettero in ragione del loro niente della loro schiavitù. Eppure Mosè ed Aronne in questa situazione di incredulità completa da una parte e dall'altra, di totale non collaborazione degli oppressi e degli oppressori, vanno ad annunziare al Faraone la volontà divina di liberare il suo popolo. Lascia partire il mio popolo perché mi celebri una festa nel deserto!Il Signore inizia così l'opera di conversione degli uni e degli altri. Egli dà inizio al suo piano di salvezza che è un piano di salvezza per tutti. Egli vuole che le sue pecorelle conoscano e credano alla sua voce, qualunque essa sia.Egli vuole che il lupo diventi agnello ed entri nel suo unico ovile.Ma la libertà è libera. L'uomo può rifiutarsi di credere, come può accettare la parola di salvezza e di liberazione. Il cuore del Faraone si indurisce. Egli non ascolta la parola di Aronne e di Mosè.Comincia l'opera di convincimento. E' il tempo dei segni! Il segno che è per natura sua non univoco, che lascia libero spazio alla volontà dell'uomo, è il mezzo scelto da Dio perché egli si apra alla fede, la quale essendo un atto di tutto l'uomo deve essere un atto della sua intelligenza, della sua volontà, della sua corporeità.Tutto l'uomo deve prendere parte all'atto più importante e più deciso della sua esistenza e della sua vita!Dio dà dei segni al Faraone. Le dieci piaghe d'Egitto. Il Faraone indurisce sempre più il suo cuore. Mosè convince gli Ebrei a credere in quella voce di verità e quindi li prepara per uscire dall'Egitto. L'ora della liberazione sembra ormai vicina! Mancano gli ultimi preparativi.Chi vincerà, Dio o il Faraone, poiché quest'ultimo rifiuta sempre ogni segno che il Signore manda a lui perché egli apra il suo cuore e confessi la nullità dinnanzi all'azione divina?E' questo ostinarsi dinnanzi all'azione di Dio che  determina nella sua essenza il peccato contro lo Spirito Santo.Peccato che non sarà mai perdonato, non perché imperdonabile in se stesso come peccato, perché Dio è pronto a perdonare l'uomo, sempre e in ogni momento.E' imperdonabile in ragione dell'atteggiamento dell'uomo che rifiuta la sua grazia, che rifiuta di accettare la volontà di Dio.Con il suo atteggiamento impedisce che il piano di Dio si realizzi. Egli stesso si pone come ostacolo dinnanzi all'azione salvatrice del suo Signore. Egli non solo non vuole salvarsi. Egli non vuole neanche che altri possano accettare la salvezza di Dio.Egli non solo rifiuta di riconoscere la volontà di Dio. Vorrebbe che la volontà di Dio si adeguasse alla sua! Che la sua fosse volontà di Dio. Non lasciando spazio alla libertà di Dio, non lascia spazio neanche alla libertà degli altri!Il suo peccato non sarà perdonato perché egli non ha Dio! Egli si è fatto Dio. Denaturando così l'immagine e la somiglianza divina secondo la quale egli era stato creato dal suo Signore!Questo peccato è un peccato satanico. E' il peccato dell'origine dell'uomo e di ogni tempo: Voi sarete simili a Dio! Io sono Dio. Non posso permettere che un altro Dio venga a dettarmi la sua volontà, o un piano di salvezza differente dal mio che è un piano di autosufficienza e di autosalvezza.E' stato questo l'atteggiamento del Faraone. E' questo l'atteggiamento di ogni uomo che non permette che il piano di Dio si realizzi nei modi e nelle forme voluti dal suo Signore. Ma la storia del Faraone ci insegna che un uomo può combattere contro un uomo, ma un uomo non potrà mai combattere contro Dio. Un uomo può vincere un altro uomo, ma un uomo non potrà vincere Dio.Non perché Dio voglia strafare contro l'uomo e voglia compiere soprusi contro la sua creatura. Se l'uomo potesse vincere contro Dio, allora l'amore sarebbe sopraffatto dall'odio, la donazione ed il sacrificio dall'egoismo, la vita dalla morte.E questo è impossibile perché sarebbe annullare Dio che è amore, che è donazione e vita.L'odio può vincere un altro odio. Ma l'odio non vincerà mai l'amore che è infinito, che è Dio.La storia del Faraone ci insegna che l'uomo non può impedire al suo Signore di attuare il suo piano di salvezza. Ci insegna che l'uomo è sempre invitato ad accettare la parola di salvezza del suo Signore. Ci insegna che Dio vuole sempre che l'uomo divenga il suo partner nella storia della salvezza.Storia nella quale non ci sono né vincitori, né vinti e dove deve regnare non la gelosia, la contesa, l'invidia, ma l'amore che è salvezza.Storia nella quale ognuno deve sentirsi corresponsabile del piano di Dio e secondo le sue forze attuarlo e condurlo a compimento, dove ognuno aiuta l'altro affinché tutti insieme possano raggiungere la terra promessa, ricordando che l'invidia non è da Dio, né la gelosia.La storia del Faraone insegna a noi Ebrei che siamo stati invitati a realizzare il piano di salvezza, a celebrare una festa a Dio nel deserto di questo mondo senza Dio e senza fede, di non aver paura anche se non appena Mosè ed Aronne si presentano al Faraone, questi inasprisce il suo cuore, lo indurisce ed impone una servitù ancora più dura.E' proprio in questo preciso momento, nel momento in cui la prova diviene più aspra e più snervante, che è il caso di emettere la nostra professione di fede e dire: "Signore, io credo nella tua parola! Tu ci darai la terra; ci farai passare attraverso il mare se lo è necessario. Farai perire cavalli e cavalieri, ma noi saremo salvi. La tua parola è verità. Quanto hai detto lo attui sempre".Dio trionferà sempre. Ma egli prima di trionfare domanda una fede incondizionata, quasi impossibile.Ecco perché prima della salvezza e della liberazione, c'è l'inasprimento. Ecco perché prima della risurrezione c'è sempre una morte.L'uomo è messo nella morte totale. Il suo atto di fede ha il suo valore. Io credo che tu mi libererai. Io lo credo nel momento in cui umanamente parlando non c'è più possibilità di vita. Io sono morto. 

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L'inizio dei mesi

"Questo mese sarà per voi l'inizio dei mesi. Sarà per voi il primo mese dell'anno. Il dieci di questo mese ciascuno si procuri un agnello per famiglia, un agnello per casa. Il vostro agnello sia senza difetto, maschio, nato nell'anno.Potrete sceglierlo tra le pecore o tra le capre e lo serberete fino al quattordici di questo mese: allora tutta l'assemblea della comunità di Israele lo immolerà al tramonto. Preso un po' del suo sangue, lo porranno sui due stipiti e sull'architrave delle case in cui lo dovranno mangiare.In quella stessa notte ne mangerete la carne arrostita al fuoco; la mangerete con azzimi e con erbe amare. Non lo mangerete crudo, né bollito nell'acqua, ma solo arrostito al fuoco, con la testa, le gambe e le viscere. Non ne dovete fare avanzare fino al mattino.Quello che al mattino sarà avanzato lo brucerete nel fuoco. Ecco in qual modo lo mangerete: con i fianchi cinti, i sandali ai piedi, il bastone in mano. Lo mangerete in fretta. E' la Pasqua del Signore!In quella notte io passerò per il paese d'Egitto e colpirò ogni primogenito nel paese d'Egitto, uomo o bestia. Così farò giustizia di tutti gli dèi dell'Egitto. Io sono il Signore!Il sangue sulle vostre case sarà il segno che voi siete dentro. Io vedrò il sangue e passerò oltre. Non vi sarà per voi flagello di sterminio, quando io colpirò il paese d'Egitto. Questo giorno sarà per voi un memoriale. Lo celebrerete come festa del Signore di generazione in generazione, lo celebrerete come un rito perenne".Il Signore vuole liberare il suo popolo. La lotta è inesorabile. I segni divengono sempre più imponenti. Il Faraone indurisce sempre più il suo cuore. Per smuoverlo, il Signore ricorre all'ultima delle piaghe. E' la morte di ogni primogenito vivente nel paese d'Egitto.Dal primogenito dell'uomo a quello dell'animale, ognuno dovrà rendere al suo Signore la sua anima. Solo così il Faraone lascerà a Mosè ed Aronne il permesso di andare nel deserto a celebrare una festa in onore del Signore.Il Signore può così mantenere la sua parola di dare loro la terra che aveva promesso al suo fedele servitore Abramo e alla sua discendenza. Israele deve abbandonare l'Egitto. Deve lasciarlo. Egli deve prepararsi a lasciare la terra della schiavitù per prendere possesso della terra della libertà.La liberazione è dono ed è promessa. Essa è gratuita. Non è il frutto dell'azione dell'uomo. Essa è interamente e completamente opera del suo Signore, del Dio dei suoi Padri.Israele deve lasciare l'Egitto perché quella che egli possiede non è la terra che Dio aveva promesso. Non è terra di libertà e di Signoria. E' una terra che non gli appartiene. E' una terra che lo rende schiavo, servo.Condannato a duri lavori per la costruzione di mattoni. Dio non lo aveva chiamato per renderlo schiavo, ma libero. Non aveva fatto pellegrinare Abramo per condurre la sua discendenza nella terra d'Egitto; lo aveva fatto emigrare dalla terra di Ur per renderlo padrone e signore di una terra tutta sua, per benedire nel suo nome tutte le genti, per dare a tutti i popoli una benedizione di signoria, di figliolanza, di libertà.E' in questo contesto di promessa e di gratuità dell'azione di Dio che bisogna inserire il discorso della Pasqua.Israele deve riconoscere che se a lui viene risparmiata la vita e che se il suo primogenito non incorre nelle mani dell'angelo sterminatore, non è opera delle sue capacità. Non è perché egli sia migliore, in fatto di fede, dell'Egiziano e del suo Faraone.Egli era incredulo come l'altro. Anch'egli dubitò della potenza liberatrice del Dio dei suoi Padri. Il Signore glielo ricorda. Il sacrificio dell'agnello sarà un rito perenne che dovrà far sempre rivivere al pio Israelita la gratuità della sua liberazione.Siamo liberi per una promessa del Signore, non per i nostri meriti. Siamo possessori di una terra tutta nostra non per la capacità delle nostre truppe o dei nostri eserciti, ma per la potenza e la misericordia del nostro Signore, che per convincere il Faraone a lasciarci partire dall'Egitto ha fatto morire il primogenito dell'uomo e dell'animale.In una stessa notte. Quella notte che per loro è stata una notte di lutto e di pianto, per noi è stata notte di liberazione e di vita. Quella notte che per gli uni era morte e sterminio, per gli altri libertà e salvezza. Quella notte che per i primi era buio e tenebra, per noi era luce e gioia.Ecco la grandezza del Dio dei nostri Padri. Egli è fedele alla sua parola. Attraverso il sacrificio della Pasqua Israele deve ricordare la fedeltà del suo Signore. E la Pasqua bisogna celebrarla in tenuta da viaggio. Con i fianchi cinti. I sandali ai piedi. Il bastone in mano. Bisogna essere pronti. La loro liberazione non è stata una liberazione senza dolore.Essi devono mangiarla con erbe amare. Essi non hanno tempo sufficiente per stare in Egitto, devono mangiarla con pane azzimo. Non hanno tempo per lasciare lievitare il pane. Devono fare tutto in fretta.Quando il Signore passa non si può stare a perdere tempo. A far lievitare le nostre cose. La salvezza è una cosa tanto preziosa che non ci si può prendere il lusso di far fermentare le idee e i pensieri. Bisogna lasciare tutto. Correre incontro al Signore. Essere pronti.Quando egli passa a liberarci noi dobbiamo seguirlo. Non possiamo attardarci nell'Egitto delle mille comodità o dei molti dubbi o pensieri umani.La salvezza è liberazione da tutto questo. Quando ti metterai in cammino potresti trovare il Mar Rosso già chiuso. Ti potresti pentire del tuo ritardo. Non lievitare il pane. Stai con i fianchi cinti. I sandali ai piedi. Il bastone in mano. Bisogna far presto. Bisogna uscire. La schiavitù è dura e pesante. La salvezza non può tardare ad essere tua.Israele deve partire. Ma prima di uscire il Signore vuole che egli sappia e riconosca il dono divino, la gratuità della liberazione. Egli deve celebrare al Dio dei suoi Padri un rito. Lo deve ripetere nei secoli.Quello che egli sta vivendo in questa notte è un memoriale. E' un fatto grande! E' la sua liberazione. Egli dovrà riviverlo. Egli non potrà mai più dimenticarlo! Questo rito sarà per lui l'inizio del tempo e della storia. Ormai per lui l'anno comincia dalla sua liberazione. La sua storia prende il via da questa notte!Questa liberazione sarà il paradigma di ogni altra liberazione. Questo esodo, questa uscita dall'Egitto sarà il ricordo perpetuo che permetterà ad Israele di mantenersi saldo sul cammino della fede, sul cammino di quella fedeltà al suo Signore.Questa notte non sarà mai una notte che appartiene al passato. Alla storia. Non dovrà mai essere ricordata come facente parte di un passato remoto, né come un anniversario.Israele deve viverla in eterno come se quella notte fosse la notte della sua liberazione. Come se egli stesso fosse personalmente uscito dall'Egitto. Come se egli stesso avesse personalmente attraversato il Mar Rosso. Come se egli stesso avesse vissuto per quarant'anni le infedeltà del deserto. Come se egli stesso avesse personalmente attraversato il fiume Giordano e fosse entrato nella terra promessa. Questa notte è il presente di tutta la sua esistenza.La sua Pasqua non può essere un ricordo. Non deve. Essa è vita. Esperienza. Quanti insegnamenti per noi che celebriamo ogni giorno un'altra Pasqua, un altro passaggio, un'altra liberazione, un'altra vittoria su una schiavitù ancora più potente e più forte.Quanti insegnamenti per noi che dall'esperienza e dalla vita siamo passati alla teoria, o alla nudità di una verità per noi astratta.Quanti insegnamenti per noi che abbiamo ridotto la nostra fede, che deve essere in ogni caso esperienza e vita, esperienza di liberazione e vita con Dio in Cristo, ad un credo di qualche verità che non ha più incidenze nella nostra esistenza.Ma se non si ha l'esperienza della liberazione, non si può vivere da liberati. Se non si è attraversato il Mar Rosso non si può parlare di terra promessa.Se non si è vissuta la notte della liberazione, non si può parlare della nostra salvezza, non si può parlare della fedeltà del nostro Dio che mantiene quanto promette, attua quanto dice, crea quando parla.Quanti insegnamenti per noi che come gli Ebrei celebriamo la nostra Pasqua con il pane azzimo per esprimere la fretta che noi abbiamo per andare incontro alla nostra liberazione.Eppure questa nostra fede che è anche speranza noi l'abbiamo vanificata. Abbiamo paura dell'avvenimento centrale dell'esperienza cristiana che è la nostra risurrezione nel Cristo Gesù.Quanti cambiamenti di rotta non bisogna operare nel modo di vivere e di concepire la nostra fede, quanta purificazione non dobbiamo ancora portare a questo nostro cristianesimo della domenica come tranquillizzante della nostra coscienza!Si è cristiani perché si è liberati. Si è cristiani perché abbiamo passato il Mar Rosso del peccato ed abbiamo abbandonato la schiavitù della conformità alla mentalità di questo mondo malvagio e senza Dio, egoista e centrato tutto su se stesso.Si è cristiani quando si ha la forza di essere come Cristo, portatori dell'amore di Dio nel mondo.Si è cristiani quando la parola di Dio diviene il centro delle nostre occupazioni. Si è cristiani quando quella persona che si chiama Cristo diviene il centro dei tuoi pensieri. Quando lo ami. Quando ti innamori di lui. Quando per lui offri tutta la tua vita e con la tua vita le idee con le quali vivevi nella terra della schiavitù.Si è cristiani quando si ha il coraggio di abbandonare tutte le nostre abitudini della terra d'Egitto per prendere la via del deserto per celebrare quella festa al Signore, per riconoscere la sua Signoria sugli eventi e sulla storia, per riconoscere la fedeltà e l'amore con i quali egli ci guida e ci protegge.Pasqua significa liberazione. Significa operare personalmente il nostro passaggio dalla morte alla vita. Significa vivere da liberati. Significa vivere da risuscitati.

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Il Signore combatterà per voi

"Quando il Faraone fu vicino, gli Israeliti alzarono gli occhi: ecco, gli Egiziani muovevano il campo dietro di loro! Allora gli Israeliti ebbero grande paura e gridarono al Signore. Poi dissero: Forse perché non c'erano sepolcri in Egitto ci hai portato a morire nel deserto? Che hai fatto, portandoci fuori dall'Egitto! Non ti dicevamo in Egitto: lasciaci stare e serviremo gli Egiziani, perché è meglio per noi servire l'Egitto che morire nel deserto?Mosè rispose: Non abbiate paura! Siate forti e vedrete la salvezza che il Signore oggi opera per voi; perché gli Egiziani che voi oggi vedete, non li rivedrete mai più! Il Signore combatterà per voi e voi sarete tranquilli".L'inaudito è l'elemento fondamentale del dialogo d'amore e di salvezza dell'uomo con il suo Dio.Con il Dio dei suoi Padri, con il Dio che si definisce egli stesso: "Io sono colui che sono", l'inaudito caratterizzerà sempre il cammino dell'uomo che ha scelto di vivere la sua vita assieme al suo Dio, al Dio che lo ha creato a sua immagine e somiglianza, al Dio che è amore e che ha creato l'uomo ad immagine del suo amore.L'impossibile all'uomo è altro elemento fondamentale, primario, assoluto della nostra fede.Inaudito ed impossibile sono questi i due aggettivi che meglio possono esprimere e definire nella sua essenza quella che è la relazione dell'uomo con il suo creatore.Quando queste due caratteristiche fondamentali cessano di far parte della nostra vita di fede, quando Dio diventa una abitudine, quando non c'è più novità nel nostro cammino di fede, ma ripetizione meccanica, è il caso di riesaminare tutto;  di vedere se si può parlare anche di fede biblica, o se invece non si è caduti nell'invenzione dell'uomo camuffata in fede e in cammino di salvezza; di interrogarsi se il dialogo del Dio dei nostri Padri con l'uomo, l'oggetto del suo amore, non sia divenuto monologo dell'uomo con se stesso, che non è più cammino nel regno dell'inaudito e dell'impossibile, ma adagiarsi, autocontemplazione, narcisismo esagerato dell'uomo che si compiace delle sue invenzioni e pensa che la salvezza sia proprio questo rinchiudersi in se stesso senza riconoscere l'altro, il Dio dei nostri Padri, il Dio che avendo sentito il grido di schiavitù è disceso in Egitto per liberarlo.L'Ebreo aveva appena celebrato la Pasqua. Aveva sperimentato la salvezza del suo Dio. Gli era stata risparmiata la morte. Gli era stato lasciato in vita il suo primogenito.Grazie al sangue dell'agnello, egli aveva potuto lasciare in fretta l'Egitto, la terra che lo aveva reso schiavo. Egli aveva vissuto i grandi segni e la potenza di amore e di perdono che il Signore aveva messo in atto per la conversione del Faraone perché questi si convincesse a lasciare libero il popolo perché questi gli offrisse un sacrificio nel deserto, perché gli celebrasse una festa in suo onore.Egli aveva sperimentato le grandi gesta che il Signore aveva operato perché egli fosse libero, fosse signore di una terra tutta sua, dove regnasse non la schiavitù, ma la libertà e l'amore degli uni verso gli altri.Non aveva ancora raggiunto il deserto, stava per arrivarvi, quando l'inaudito si presenta ancora una volta dinanzi ai suoi occhi!Quello che lui aveva vissuto finora era stato tutto inaudito! Ma egli si era abituato. Aveva sperimentato l'azione salvatrice di Dio. Aveva riconosciuto in quegli atti fuori del normale e del comune la presenza di un essere superiore che affermava di essere il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe, insomma il Dio dei suoi Padri.Egli aveva sperimentato l'umanamente impossibile reso possibile. Avrebbe dovuto possedere una fede forte. Essere capace di poter emettere una professione di fede e dire: "fino a questo momento tutto ciò che io ho vissuto è stato umanamente impossibile a realizzarsi, impossibile ad essere ascoltato con orecchi umani. Egli mi domanda di riconoscerlo ancora dinanzi a questo impossibile nel quale mi trovo".Invece no! Egli si chiude in se stesso. Cerca l'umanamente possibile e l'ordinario! La quotidianità e l'abitudine nelle cose di Dio.Perché tu, Mosè, ci hai portato a morire nel deserto? Non c'erano forse tombe sufficienti in Egitto? Non riconosce più il Dio dei suoi Padri, anzi rinnega quello che egli stesso aveva vissuto.Quella notte che avrebbe dovuto essere per lui il presente della sua esistenza diventa un fatto ormai appartenente al passato. Storia remota. Avvenimento come tutti gli altri. Anodino. Senza più nessuna incidenza per la sua vita di oggi.Il cammino di fede di ieri non serve più come paradigma del cammino di oggi. L'inaudito e l'impossibile di ieri non danno più garanzie per il presente.Anzi si vorrebbe rinnegare il passato e se possibile tutta l'azione di Dio nella sua storia. Annullare persino quell'aspirazione alla libertà. Si vorrebbe ritornare ai duri lavori della costruzione di mattoni.Questo solo perché si è poveri nella fede. Solo perché non si è capito niente, o non si vuole capire niente dell'azione salvatrice del nostro Dio. Ma il Signore ad ogni momento è lì per ricordarci che tutto quello che noi siamo in ogni istante e momento della nostra esistenza, del nostro cammino di fede, del nostro dialogo di amore con lui, è tutto opera sua, non nostra.La salvezza è gratuita all'inizio, nel mezzo e alla fine. L'uomo è invitato a riceverla come tale. ad accettarla. Solo così si inserirà nell'inaudito e nell'impossibile della fede.Solo allora Mosè potrà stendere la sua mano ed aprire il Mar Rosso perché gli  Ebrei ci passino a piedi asciutti!Ma neanche questo basterà. Erano appena passati che il Signore li mette in un altro inaudito. In un altro impossibile.Israele non ha di che sfamarsi. Di che dissetarsi. Egli non si apre pieno di fede al suo Signore per dirgli: "Signore, fino adesso hai operato prodigi. Ne opererai ancora. Tutto è sottomesso alla tua volontà. Elementi naturali e soprannaturali, animati ed inanimati sono all'ordine della tua mano. Basta un cenno e tutto sussiste. Basta un cenno e tutto ritorna in polvere, al nulla. Come dal nulla tutto è venuto, al nulla tutto ritorna. Era niente e niente diverrà. E' divenuto un qualcosa e lo diverrà ancora".Egli si rinchiude in se stesso. E questo non appena aveva finito di passare il Mar Rosso, di sperimentare questo grande prodigio divino della sua separazione delle acque, di aver visto il Faraone ed i suoi soldati perire miseramente sotto la mano del Dio dei suoi Padri.Israele rinnega l'esodo e la sua liberazione. Preferisce ritornare alle cipolle d'Egitto.Qualcuno leggendo la storia di liberazione d'Israele potrebbe pensare all'ingratitudine e alla poca fede di questo popolo nei confronti del suo Signore. Potrebbe scagliarsi contro la loro poca apertura al senso del divino.La loro storia e la loro mancanza di fede non deve scandalizzare nessuno. Ogni giorno il cristiano fa la stessa esperienza dell'Israelita. Si comporta come lui. Come lui riceve tutti quei segni ed in una misura abbondante che dovrebbero permettergli di riconoscere il suo Dio in ogni sua manifestazione di inaudito e di umanamente impossibile.Ma come gli Ebrei ogni qualvolta il Dio dei nostri Padri interviene nella nostra vita, noi stentiamo a riconoscerlo; stentiamo a confessare che è lui ed è lui perché non è abitudine, perché si manifesta e chiede di realizzare un qualcosa di umanamente impossibile. Di passare il Mar Rosso a piedi asciutti; di saziarci in un luogo deserto; di bere acqua a sazietà in un luogo dove non ci sono che acque amare, dove non c'è che siccità, deserto, sabbia, polvere.E' questo l'agire del Dio dei nostri Padri. Egli vuole la nostra fede e nulla di più. Egli si manifesta. Sta a noi riconoscerlo. Non scagliarti contro il pio Israelita che nell'attimo stesso in cui faceva l'esperienza, non riusciva a collegarla con l'esperienza passata. Non condannarlo.La storia di quella liberazione è la tua storia e il tuo modo di vivere il dialogo di amore e di salvezza con il tuo Signore. Quante volte vorresti anche tu che il tuo Dio fosse abitudine, adeguazione al tuo modo di essere e di pensare, al tuo finito, alla tua speculazione!Quante volte vorresti che il tuo Dio non stesse li a tormentarti con il suo mistero che è un mistero infinito di amore.Quante volte vorresti che il Dio dei tuoi Padri ti si manifestasse in un cammino dove non esiste l'inaudito e l'umanamente impossibile.Ma se non ci fosse questo la nostra fede sarebbe ancora fede nel Dio dei nostri Padri, nel Dio che è mistero e novità?Quando egli ti si manifesta, ti domanda una fede che è umanamente impossibile, ti domanda il totale abbandono a lui e alla sua azione di amore.E' forse questo il motivo per cui noi stentiamo a riconoscerlo. Non è l'inaudito e l'umanamente impossibile ciò che impedisce di riconoscerlo! E' invece il suo chiederti tutto prima di darti tutto.E' il suo chiederti una fiducia totale in lui se vuoi operare un cammino di amore con lui. Del resto come si può pretendere di camminare con il tuo Signore, se tu non ti fidi ciecamente di lui e del suo amore? Come può avere fiducia se non hai amore?La causa della nostra mancanza di riconoscimento sta forse nel nostro manco di amore. Non lo amiamo sufficientemente. Non lo vediamo come il Dio che è amore. Non siamo capaci di accordargli tutta la nostra fiducia. Lo consideriamo un Dio come tutti gli altri dèi, lo amiamo con gli altri dèi per il nostro bisogno e per le nostre necessità impellenti della vita di ogni giorno.Perché egli ci conceda il quotidiano e l'ordinario.Non lo amiamo come il Dio che è amore e che vuole solo amore. La sua è una liberazione all'amore. Egli domanda il tuo amore e il tuo cuore. Ed i segni dovrebbero essere e sono segni del suo amore.Per invitarci all'amore. Egli è amore. Richiede amore.

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Io sono il Signore tuo Dio

"Dio allora pronunciò tutte queste parole: Io sono il Signore tuo Dio, che ti ho fatto uscire dal paese d'Egitto, dalla condizione di schiavitù: non avrai altri dèi di fronte a me.Non ti farai idolo né immagine alcuna di ciò che è nelle acque sotto la terra. Non ti prostrerai davanti a loro e non li servirai.Perché io, il Signore, sono il tuo Dio, un Dio geloso, che punisce la colpa dei padri nei figli fino alla terza e alla quarta generazione, per coloro che mi odiano, ma che dimostra il suo favore fino a mille generazioni, per quelli che mi amano e osservano i miei comandi".Io sono il Signore tuo Dio. E' così che vuole essere riconosciuto il Signore. In una situazione di salvezza e di liberazione, di rinascita alla libertà, il Dio dei nostri Padri si presenta come il suo Signore e si accinge a stringere con lui un patto di alleanza.Tu mi riconoscerai come il tuo Signore. Io ti riconoscerò come il mio popolo.Tu mi amerai come il tuo Signore. Io sarò sempre il tuo liberatore. Il tuo salvatore. Colui che per salvarti è capace, e tu nei hai visto le grandi gesta, a scendere in un paese e sconfiggerne gli dèi.Ecco perché ti puoi fidare di me. Ecco perché tu non devi andare a cercarti altri dèi. Non solo non devi. Non puoi.Io sono il tuo liberatore. Io sono il tuo Signore. Non puoi misconoscere questa grande opera che io ho compiuto per te. Non puoi rinnegarmi dopo averti liberato.Senza di me tu non sei niente. Sei solo un vagabondo che erra nel deserto. Non hai alcuna possibilità di salvezza. Basterebbe la prima banda di beduini per ridurti a niente.Non sono state le tue capacità di guerriero a liberarti. Anzi tu sei stato talmente pigro per la tua liberazione che se fosse stato per te avresti preferito rimanere nel regno della schiavitù. Avresti preferito costruire ancor mattoni.Non saresti stato capace neanche di desiderare la tua liberazione. Infatti al primo pericolo, al solo vedere i carri del Faraone hai avuto paura e volevi rinnegarmi per ritornartene in Egitto.Non solo non sei niente senza di me. Non hai neanche la volontà di diventare un qualcosa. Se sei qualcosa lo devi a me. Lo devi alla mia promessa che ho fatto ai tuoi padri: ad Abramo, Isacco e Giacobbe.Io ho solo una parola e devo mantenerla. Con te o senza di te. Se tu non vuoi entrare nella terra che ho giurato di dare ai tuoi padri, entreranno i tuoi figli, ma io devo mantenere la mia promessa. Se tu vuoi entrare nella terra le condizioni sono queste: Io sono il Signore tuo Dio. Non sono un altro Dio. Non sono un Dio sconosciuto. Un Dio che vuole essere riconosciuto da te come il tuo solo Dio senza averti dato nessuna prova e nessun segno della sua sovranità.Io sono il Signore tuo Dio. Lo stesso Dio che ti ha tratto fuori dall'Egitto. Lo stesso Dio che ti ha dato la configurazione di popolo. Lo stesso Dio che ti fa essere e ti ha fatto essere. Lo stesso Dio che ti farà sempre essere se tu mi riconoscerai come il tuo Signore.Come il tuo Dio unico e solo. Tu non devi averne altri. Non devi fabbricartene altri. Sarebbe rinnegare me come tuo Dio. Sarebbe non avere fiducia in me come Dio salvatore.Sarebbe andare a ricercare la salvezza in un altro, abbandonando me che ti ho liberato dalla terra di schiavitù.Quando eri nella terra di schiavitù non avevi altri dèi cui ricorrere se non il Dio dei tuoi padri. Adesso che sei nel regno della libertà ti devi ricordare che non ce ne sono altri per te.Io devo essere l'unico. Se tu farai questo patto con me e mi riconoscerai per sempre, anch'io ti riconoscerò. Altrimenti ti farò ritornare al nulla come nel nulla eri prima della mia liberazione.Schiavo eri e schiavo ritornerai, sarai nuovamente condannato ai duri lavori della schiavitù. Mi devi riconoscere come il tuo unico e solo Signore.Io sono geloso. La mia Signoria non voglio che se la prenda alcun altro dio. Non devi accordargliela. Non devi pensare di farti un altro dio e prestargli fiducia, dargli quell'amore che devi solo a me.Altrimenti non posso essere con te. Non posso prometterti la libertà per sempre. Non sopporterò a lungo la tua infedeltà.Hai sperimentato il mio amore per te. Adesso ti chiedo di essere fedele a questo amore. Non puoi pensare di essere con me e con altri. Devi essere solo mio. Devi essere il mio popolo come io sono il tuo Dio.Io non amo la divisione del cuore. Io sono geloso. O tutto, o niente. Se vuoi essere mio, lo devi essere per sempre e totalmente. Se vuoi essere di altri, a te la scelta. Ricordati però che senza di me nulla eri e nulla diverrai.Senza di me schiavo eri e schiavo ti ridurrai. Non c'è neanche bisogno che io intervenga per punirti. Basta che io ritiri la mia mano da te e tu diverrai preda del primo venuto. Tu non sei niente.Il discorso di Dio è per l'Israelita un discorso capace di essere compreso dall'uomo che aveva fatto l'esperienza della liberazione.Ancora l'Israelita non era arrivato all'unicità di Dio. Un solo Dio creatore del cielo e della terra. La nullità e l'inesistenza degli altri dèi.Egli viveva ed aveva vissuto sempre in un mondo politeista e ancora pensava che ci fossero altri dèi insieme al suo Dio. Egli era convinto però che il suo Dio fosse un Dio forte, potente, capace non solo di sconfiggere il dio del Faraone, ma addirittura di andare nel paese d'Egitto e sconfiggerlo nel suo regno.Cosa inaudita per un povero beduino che era incapace di difendersi sul suo proprio territorio. Andare a sconfiggere il nemico nel suo proprio campo, non era impresa per lui di ogni giorno.Ecco perché egli esclamò dopo l'esperienza della liberazione: quale nazione ha dèi così potenti capaci di andare a sconfiggere gli dèi nel loro proprio regno?Chi ha un Dio così forte da scendere in Egitto e liberare il suo popolo?Di andare nel regno di un altro Dio e dare la libertà a quel popolo che il Faraone teneva prigioniero con l'aiuto del suo dio? Se il nostro Dio ha fatto questo è un Dio grande.Dio gli ricorda tutto questo. Io ti ho liberato. Io ti ho dato la salvezza. Tu non sei più schiavo. Sei libero. Lo devi a me. Io ti ho amato. Tu puoi riconoscermi come tuo Signore.Io ho fatto qualcosa per te. Devi solo ricambiarmi, nella misura in cui tu puoi, quello che io ho fatto. E per ricambiarmi devi solo riconoscermi come il tuo unico Signore, il tuo unico Dio.Dall'esperienza alla fede. Dalla storia alla metastoria. Dalla liberazione all'accettazione del suo Signore. Dalla costituzione a popolo al riconoscimento del suo liberatore.Ci sarebbero tante considerazioni da fare nell'agire di Dio. Il Signore non si rivolge mai al singolo. Fa la promessa ad Abramo, perciò è una promessa alla discendenza, alla nazione, a quella stirpe che sarà più numerosa delle stelle del cielo e della sabbia del mare.Non è il singolo che è invitato a riconoscere che il Signore che lo ha liberato è l'unico suo Dio. Il singolo non è niente. Il Signore chiama il singolo a fare parte di una Chiesa, di un popolo, di una nazione, di una stirpe, nel nostro caso, nel caso dell'Israelita, per una grazia particolare di Dio, diviene una nazione santa, un popolo sacerdotale, una stirpe eletta, un sacerdozio regale.Il singolo è importante in quanto è parte di un popolo. Il Signore vuole essere riconosciuto come Signore da tutto il popolo. Vuole essere celebrato da tutto il popolo.Tutto il popolo deve emettere la sua professione di fede nel Dio che lo aveva liberato e riconoscerlo come suo Signore, come il Signore della sua vita, del suo presente e del suo futuro.Egli era stato per loro il Dio dei loro padri. Deve divenire il loro Signore. Non sarà più il Dio dei loro Padri: di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, che ha udito il loro grido nella terra di schiavitù.Egli è il Dio liberatore. Egli è il Dio che li ha costituiti come popolo. Egli vuole essere riconosciuto come loro unico Signore. Io sono il Signore tuo Dio che ti ho fatto uscire dal paese d'Egitto, dalla condizione di schiavitù.Non avrai altri dèi di fronte a me. Io ti ho liberato. Riconoscimi come tuo liberatore. Io ti ho salvato. Riconoscimi come tuo salvatore. Non ti chiedo altro.E poiché sono stato capace di salvarti nel passato, ti salverò nel futuro, ti proteggerò nel presente. Tu stai vivendo gli effetti della mia protezione ogni giorno. Non ti farai altri dèi. Non fabbricartene altri. E' inutile ricorrere ad altri quando ci sono io per te. Quando tu eri in Egitto, nessuno è venuto a soccorrerti. Sono il Dio dei tuoi padri. Quando lo sarai ancora, ricordati di me, del tuo liberatore, del tuo salvatore. Non ricorrere ad altri. Per te sarò io il tuo Signore, l'unico tuo Dio.E' l'alleanza di Dio con il suo popolo. Israele nasce come popolo. Ha un suo statuto: i dieci comandamenti.Dio è amore; tali vuole i suoi figli: capaci di amore.Ed i comandamenti non sono se non segni di amore dell'uomo verso Dio e dell'uomo verso l'uomo.Dio è amore. Aveva creato l'uomo ad immagine del suo amore e del suo mistero di comunione.Adesso, piano piano, comincia ad educare l'uomo ad aprirsi al suo amore. Ad agire da uomo. Ad amare.Ad essere uomo. A realizzarsi come tale. A realizzare se stesso "funzionando" secondo il segno di amore di Dio. E Dio lo educa piano piano ad aprirsi al suo mistero. Ad accettarlo e a viverlo. Piano, piano...Con il peccato l'egoismo e la divisione erano entrati prepotentemente nel cuore dell'uomo. In lui regnava non l'unità, ma la scissione, la singolarità, l'individualità.Ecco perché Dio chiama il singolo, non perché resti singolo, ma perché divenga popolo, Chiesa, stirpe eletta e regale sacerdozio.Dio non chiama alla singolarità, ma all'unione, all'amore, all'essere un solo corpo e un solo spirito.Una sola cosa con gli altri. A vederli come parte integrante di noi stessi. Ad amarli come noi stessi. Solo amando si diventa uomini. Solo amando si diventa come Dio. Solo amando si diventa amore e Dio è amore. Solamente che Dio lo è per natura. Noi lo saremo per partecipazione, per adozione.E' questo il mistero dell'uomo con il suo Dio. Solo non avendo altri dèi, l'uomo sarà completamente uomo. Solo non avendo altri dèi, l'uomo potrà vivere da liberato e da salvato. Solo non costruendosi altri dèi egli costruirà se stesso.Solo distruggendo se stesso egli potrà costruirsi altri dèi.Solo rinnegando il suo essere uomo si rinnegherà Dio.Solo ritornando alla schiavitù si può dimenticare il Dio liberatore.

Ecco perché il Signore inizia il suo patto con il suo popolo ricordandogli che egli è l'unico Signore. Io sono il Signore tuo Dio. Non avrai altri dèi fuori che me.


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Il libro dell'alleanza

Mosè andò a riferire al popolo tutte le parole del Signore e tutte le norme. Tutto il popolo rispose insieme e disse: "Tutti i comandi che ha dato il Signore, noi li seguiremo".Mosè scrisse tutte le parole del Signore, poi si alzò di buon mattino e costruì un altare ai piedi del monte, con dodici stele per le dodici tribù d'Israele. Incaricò alcuni giovani tra gli Israeliti di offrire olocausti e di sacrificare giovenchi come sacrifici di comunione, per il Signore.Mosè prese la metà del sangue e la mise in tanti catini e ne versò l'altra metà sull'altare.Quindi prese il libro dell'alleanza e lo lesse alla presenza del popolo. Dissero: "Quanto il Signore ha ordinato, noi lo faremo e lo eseguiremo".Allora Mosè prese il sangue e ne asperse il popolo dicendo: "Ecco il sangue dell'alleanza, che il Signore ha concluso con voi sulla base di tutte queste parole".Dopo  aver liberato il suo popolo dalla schiavitù d'Egitto, il Signore stringe un'alleanza con il suo popolo. Il Signore si impegna ad essere il loro salvatore e il loro custode. Israele si impegna a mettere in pratica i comandi che il suo Signore gli aveva dato". Tutti i comandi che il Signore ha dato, noi li seguiremo".Nella prima alleanza, l'alleanza che il Signore aveva fatto con Abramo, non si parlava di comandi. Si parlava solo di camminare alla presenza del Signore. Di ascoltare quella voce che si manifestava ogni qualvolta il Signore interveniva nella vita dei Patriarchi: nella vita di Abramo, di Isacco e di Giacobbe.Nell'alleanza che il Signore stringe con il suo popolo al Monte Sinai, le esigenze del cammino dell'uomo con il suo Dio si fanno più esigenti e più precise.Non si tratta solo di ascoltare di tanto in tanto una voce, la voce del Signore, che si manifesta all'uomo. Si tratta invece di mettere in pratica i comandi che il Signore vuole che siano messi in pratica.Si tratta di progredire sul cammino della fede e quindi di seguire fedelmente la volontà del Signore, espressa nei dieci comandamenti.Israele sa ormai cosa vuole il suo Signore da lui. Vuole che egli lo riconosca come Signore della sua storia. Vuole che egli entri nella logica dell'amore di Dio e quindi che abbandoni ogni idea di individualismo e di egoismo, per considerarsi un popolo, una nazione, dove l'amore verso Dio e verso il prossimo sia la legge che governi l'esistenza dell'uomo, di ogni uomo che vuol fare parte di questo popolo scampato miracolosamente dalla schiavitù d'Egitto, dalla servitù del Faraone.E' il popolo, non il singolo, che stringe l'alleanza con il Dio liberatore, con il loro Signore.E' il popolo che si impegna a rispettare, a mettere in pratica i comandi del Signore.E' il popolo, tutto il popolo ed in quanto popolo, che riceve il sangue dell'alleanza.Non è il singolo in quanto singolo che viene chiamato da Dio ad osservare i precetti del Signore.E' il singolo come singolo non ha consistenza. Non può fare niente. E' sommerso dalla storia e dagli avvenimenti. E' sommerso dagli uomini, pronto a sbranarlo non appena si presenta loro con l'intenzione di voler osservare i precetti che il Signore gli ha ordinato di mettere in pratica.Ma non per questa ragione soltanto il singolo non ha consistenza né forza dinanzi a Dio. Non è principalmente per questa ragione che il Signore non si rivolge al singolo, ma al popolo, anche se è il singolo che viene chiamato.Per comprendere questo mistero dell'azione di Dio nei confronti dell'uomo, dobbiamo ricordarci che non è l'uomo che spiega il mistero di Dio. E' il mistero di Dio che spiega il mistero dell'uomo.E' Dio che rivelandosi, rivela se stesso all'uomo, l'uomo all'uomo e agli altri uomini. Il mistero di Dio è un mistero di comunione. E' un mistero di unità.E' una Trinità di Persone che crea l'uomo a sua immagine e somiglianza. Ad immagine del suo mistero trinitario. Ad immagine del suo mistero di amore. Di un amore che all'interno di Dio si diffonde per se stesso. Che deve diffondersi per essere amore.Di un amore che non può riversarsi su una sola persona, perché se così fosse, non sarebbe amore, ma egoismo. E poiché è Dio che rivela l'uomo all'uomo, poiché è Dio che ha creato l'uomo, Egli lo ha creato ad immagine e a somiglianza del suo amore, della sua comunione, della sua unità, del suo essere una sola cosa, del suo vivere nell'amore, del suo essere Uno e Trino.Con il peccato, l'uomo aveva scelto di non realizzarsi più come immagine di amore e di comunione. Voleva realizzare un'altra immagine di uomo. Una immagine di egoismo, di scissione, di individualismo. Dio che vuole educare il suo popolo, quell'uomo che egli aveva creato secondo un'altra immagine, comincia ad educarlo piano piano.Gli fa sentire la sua voce e lo invita a camminare alla sua presenza.Crea la fiducia in lui, liberandolo dall'Egitto e mostrandogli la sua potenza di Dio liberatore con segni e prodigi.Egli deve ora realizzarsi non più come singolo. ma come popolo. Come popolo di Dio. Egli deve realizzare, amando il prossimo come se stesso, l'immagine e la somiglianza secondo le quali egli era stato creato.Egli deve scoprire l'altra dimensione della sua esistenza. Egli non può esistere come singolo. Egli deve esistere come popolo.Egli non può pensare ad amare se stesso. Egli deve amare gli altri come se stesso. Egli non può più amare di un amore orizzontale. Il suo amore deve essere un amore verticale. Anzi egli può amare orizzontalmente solo se ama verticalmente. Solo se l'amore di Dio scende nel suo cuore.Solo se ama Dio e rispetta il patto che egli ha stretto con il suo Signore, egli potrà amare gli altri.Solo se si ricorderà che per lui non devono esserci altri dèi, egli non farà un Dio di se stesso o degli altri, e si porrà in una situazione di sottomissione amorosa al suo Signore e di sottomissione amorosa al suo prossimo.Il Signore salva l'uomo e lo salva perché ricostruisce in lui l'immagine dell'uomo. L'alleanza ci ricorda questo dato fondamentale dell'essere uomo.L'uomo non può vivere nella singolarità. Egli non potrà realizzarsi secondo un'altra immagine di uomo. Dio sa in qual modo e con quali caratteristiche aveva creato l'uomo.Lo vuole salvare. Non c'è salvezza se non nell'inserimento dell'uomo nella sua identità di origine. Ecco perché Dio lo porta piano piano al riconoscimento del Dio dei suoi padri come il solo Signore. Egli lo porta alla riscoperta della legge fondamentale, la legge della creaturalità. Egli è uomo e non Dio. Egli è creatura e non creatore.Il tentatore aveva promesso che egli sarebbe stato simile a Dio. Sarebbe Dio. Il Signore gli ricorda che per lui non ci sono altri dèi. Egli non deve fabbricarsi alcuna immagine di Dio.Dopo il peccato l'uomo scoprì che la donna non era più carne della sua carne. Caino uccide Abele. Con il patto, il Signore ricorda la sua identità iniziale. Tu sei stato creato ad immagine del mio amore. Tu non puoi vivere solo per te. Devi vivere anche per gli altri. Non si può vivere anche per gli altri, se non amandoli. Amerai il prossimo tuo come te stesso.Per poterlo amare non devi uccidere. Non devi usare l'altro come oggetto. Non devi derubarlo del suo. Non devi calunniarlo. Non dire falsa testimonianza. Per amare, non solo devi essere corretto negli atti, devi esserlo anche nei desideri, perché dove ci sono i cattivi desideri è facile passare agli atti e quindi offendere il tuo prossimo.Offendendo il tuo prossimo, tu non offendi solo lui, offendi me. Sono io il suo Signore. Suo Padre. Il Suo Salvatore. Colui che lo costituisce nell'essere. Offendi te stesso perché non ti costruisci come uomo, come quell'uomo voluto da me, comunitario, popolo, stirpe, comunione, amore.Ti costruisci secondo quell'immagine che il tentatore ti ha prospettato all'inizio dei tempi. Ti costruisci come singolarità. Come individualità. Ti costruisci secondo la tua immagine e non secondo la mia. Ti costruisci ad immagine del tuo idolo. Non ad immagine del Dio che ti ha liberato dalla terra d'Egitto, che ti ha salvato, che ti ha fatto e ti fa essere ogni giorno.E' questa l'idea fondamentale contenuta nel patto, nell'alleanza che il Signore ha stretto con il suo popolo al Monte Sinai. Il Signore dà inizio alla ricostruzione dell'immagine dell'uomo. Non in una sola volta. Non sarebbe di Dio. La progressività nella rivelazione e nell'attuazione della salvezza è una nota fondamentale in Dio e in coloro che vogliono lavorare con Dio.Coloro che vogliono tutto in un solo istante, non sono nel cammino di Dio. Coloro che pretendono la perfezione del cammino e della conoscenza in un attimo, annullano la caratteristica fondamentale dell'uomo: la sua componente di storicità, di temporalità.L'uomo non è Dio. L'uomo è tempo. Coloro che vogliono tutto in una sola volta, ancora una volta vogliono offrire all'uomo un'immagine di uomo che non è conforme all'immagine secondo la quale Dio ha creato l'uomo: un uomo di tempo che deve vivere la sua relazione con Dio e con i fratelli nel tempo e nella storia.Annullare il tempo nell'esperienza con Dio significherebbe fare dell'uomo un angelo. Significherebbe togliere all'uomo quella che è la sua caratteristica fondamentale: la temporalità. Significherebbe renderlo uguale a Dio che vive in un eterno presente, senza né passato, né futuro, né tempo.Questo è impossibile. O l'uomo accetta di vivere nel tempo e allora è uomo. O si rifiuta. Sarà un eterno insoddisfatto di se stesso e degli altri. Un eterno incontento che non solo non cammina, avendo annullato il cammino in se stesso, ma non permette neanche che gli altri camminino. Avendo egli annullato il tempo, ha annullato contemporaneamente il cammino che è un cammino nel tempo e nella storia.E' necessario fare bene attenzione. La nostra fede ha delle verità fondamentali, dei dati inconfondibili. Quando uno solo di questi dati viene a cadere perché offriamo un'altra immagine dell'uomo, o di Dio, viene a cadere tutta la nostra fede. Essa non è più fede nel Dio dei nostri Padri. E' invenzione dell'uomo per la sua rovina e la sua perdita.Il singolo è chiamato a riconoscersi come popolo. A stringere un'alleanza come popolo. Ad uscire dalla sua singolarità per inserirsi piano piano nell'amore di Dio e del prossimo, a ricostruire in se stesso l'immagine e la somiglianza secondo la quale egli è stato creato.Facciamo l'uomo a nostra immagine e nostra somiglianza. E Dio creò l'uomo a sua immagine. Ad immagine di Dio lo creò. Ad immagine del suo mistero di amore, del suo mistero di comunione, del suo mistero di unità e di trinità.

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Facci un Dio

"Il popolo, vedendo che Mosè tardava a scendere dalla montagna, si affollò intorno ad Aronne e gli disse: Facci un dio che cammini alla nostra testa, perché a quel Mosè, l'uomo che ci ha fatto uscire dal paese d'Egitto, non sappiamo che cosa sia accaduto.Aronne rispose loro: Togliete i pendenti d'oro  che hanno agli orecchi le vostre mogli e le vostre figlie e portateli a me.Tutto il popolo tolse i pendenti che ciascuno aveva agli orecchi e li portò ad Aronne. Egli li ricevette dalle loro mani e li fece fondere in una forma e ne ottenne un vitello di metallo fuso.Allora disse: Ecco il tuo Dio, o Israele, colui che ti ha fatto uscire dal paese d'Egitto!Ciò vedendo, Aronne costruì un altare davanti al vitello e proclamò: Domani sarà festa in onore del Signore. Il giorno dopo si alzarono presto, offrirono olocausti e presentarono sacrifici di comunione. Il popolo sedette per mangiare e bere, poi si alzò per darsi al divertimento".Il popolo di Israele aveva appena finito di stringere un patto di alleanza con il Signore. Si era impegnato a seguire fedelmente quanto il Signore gli aveva ordinato. Egli si era impegnato a riconoscere il Signore come l'unico suo Dio.Ecco che Mosè si assenta per quaranta giorni per salire sulla montagna di Dio, che egli dimentica il suo patto e il suo giuramento.Desiderava avere un Dio più materializzato. Un qualcosa di concreto cui attaccarsi, cui offrire  sacrifici ed olocausti. Non sappiamo cosa ne sia avvenuto di quel Mosè che ci ha liberati dalla terra d'Egitto.E Aronne costruisce loro un dio sotto forma di un vitello. Un dio vigoroso. Un dio al quale potevano rivolgersi comodamente senza paura di essere richiamati alle esigenze dell'alleanza. Un dio permissivo che senz'altro sarebbe stato capace di giustificare le loro colpe e le loro trasgressioni delle leggi.Un dio più umano che divino. Così l'uomo si fa un dio a sua immagine e somiglianza. Si costruisce un dio sotto forma di vitello. Un vitello che deve offrire loro vitalità, fecondità, potenza. Non si tratta di realizzare un'immagine, una somiglianza. Bisogna realizzare un qualcosa d'altro.L'uomo vuole essere il padrone degli eventi e della storia. Vuole lui dirigere il suo futuro senza interventi di dèi. Senza alcun ricorso al soprannaturale. Senza alcun riferimento al Dio che lo aveva salvato.Anzi lo rinnega e attribuisce la salvezza a quel vitello d'oro che egli stesso aveva fabbricato.Ecco, Israele, il tuo Dio che ti ha tratto dalla terra d'Egitto. E' lui il tuo liberatore. E questo Dio che tu ti sei fabbricato, puoi starne tranquillo, non interverrà mai per rinfacciarti la tua poca fede. Non verrà mai nella tua vita per dirti di camminare per sentieri tortuosi. Non ti costringerà a mangiare manna nel deserto. Ti lascerà libero.Non solo. I tuoi pensieri saranno i suoi pensieri. I tuoi libertinaggi saranno i suoi. Anzi saranno voluti da lui. Poiché sei stato tu a costruirtelo, egli non potrà rimproverarti. Poiché sei stato tu a dargli l'esistenza, egli non potrà mai intervenire, altrimenti come farà ad esistere come Dio?Tu l'hai fatto. Tu potrai in ogni caso distruggerlo. Tu gli hai dato l'esistenza come Dio. Tu lo hai dichiarato tuo Dio e tuo liberatore. Se domani non ti piacerà più come Dio, tu potrai sempre distruggerlo per fabbricartene un altro.Ecco perché per lui non è conveniente intervenire. Ecco perché egli non ha la forza di intervenire. Ed anche se avesse la forza o il coraggio di rimproverarti, non lo farebbe lo stesso. Poiché sei stato tu a crearlo, la sua esistenza è nelle tue mani.Egli è nato per te. Egli morrà per te. Sarai tu a farlo morire quando non sarà più a tua immagine e somiglianza, a tua immagine che è una immagine momentanea, non stabile, non duratura. A tua immagine che cambia secondo i tuoi umori e secondo il tuo stato d'animo.Israele! Rifletti! Non sei tu colui che deve crearsi un Dio. Non è l'uomo che può dare l'esistenza ad un Dio. Se tu non hai in te stesso la ragione del tuo essere; se tu sei stato creato da un altro; se tu sei venuto al mondo come uomo, come creatura, come singolo e come popolo grazie a quel Dio che ti ha fatto uscire dalla terra d'Egitto, come fai adesso a rinnegarlo solo perché quel Mosè che ti ha liberato si è allontanato per un po'?Come fai a dimenticare il Dio liberatore, quel Dio con il quale hai stretto un patto di alleanza solo perché c'è un qualcosa che momentaneamente non funziona?E poi! Non hai fatto un patto con Mosè! Non era Mosè il tuo Dio. Il tuo Dio era il Dio dei tuoi Padri. E che io ne sappia, non è stato Mosè colui che ti ha liberato dalla terra d'Egitto. Mosè è stato colui che ti ha dato forza, colui del quale il tuo Dio si è servito per comunicarti la sua volontà di liberarti.Perché ti preoccupi di Mosè! Non è di Mosè che ti devi preoccupare! E' del tuo Dio! Ed egli era ed è sempre in mezzo a te.Ma la tua fede ancora era piccola. Neanche come un granello di sabbia. Ti eri troppo attaccato a Mosè. Dio non riuscivi ancora a vederlo. I segni ti colpivano e ti lasciavano vuoto. Ti davano il coraggio per camminare per un giorno. E poi l'indomani si ricominciava da capo.Dacci dei segni e noi crederemo in te! Aprici ancora una volta il mare e noi faremo un altro patto. Ma ti sembra giusto che io e te dobbiamo camminare di questo passo? Ti sembra giusto di non aver capito niente di quello che io voglio da te? Da te non voglio proprio niente. Non voglio né olocausti, né sacrifici. Voglio solo che tu ti realizzi come popolo.Ma se tu ti costruisci di Mosè un Dio, se tu pensi che sia stato Mosè a liberarti dal paese d'Egitto, dalla terra di schiavitù, se tu pensi che sia stato lui ad aprirti il Mar Rosso, come fai a credere in me?Se tu dietro Mosè non sei capace di vedere me, se tu non riesci ad attaccarti a me, ad amarmi, se tu domandi sempre il "prodigioso" come puoi tu pretendere di entrare nella terra promessa?Tu non camminerai mai. Tu ti costruirai sempre degli idoli. Sempre dei vitelli d'oro. Non solo. Ma attribuirai loro la forza di averti liberato dalla terra d'Egitto. Ti sembra possibile questo? Un Dio che tu stesso hai fabbricato che sia il tuo liberatore?Ti sembra giusto che prima ti costruisci un Dio e poi pensi che egli sia capace di realizzare tutti i tuoi desideri? Come fai ad immaginare una simile cosa? E poi! Hai visto? Il vitello d'oro non ti ha chiesto niente. Di tua spontanea volontà gli hai offerto sacrifici. Ti sei dato alla pazza gioia. Tanto tu lo sapevi che egli non avrebbe potuto intervenire nella tua vita.Tu lo avevi fuso. Tu lo avresti potuto disfare.Ricordati, Israele. Se tu vuoi camminare con me, devi sapere che non esistono altri dèi. Non ce ne sono altri. Io sarò il tuo unico Signore. Del resto sono stato io il tuo unico salvatore. Se tu vuoi essere uomo, ti devi realizzare a mia immagine e somiglianza. Cosa vuoi ricavare da un vitello? Che immagine potrà egli darti se stesso? Ti darà forse l'immagine della vitalità e della fecondità? Ed il resto? E' forse questo l'uomo? Sei tu forse tutto questo?Il tuo essere uomo è solo un fatto di forze brute, di scatenamento della tua sessualità?Tu non sei sesso! Tu sei amore! Non lo dimenticare, Israele! Il vitello non te lo potrà mai insegnare cos'è l'amore.Il vitello non vive di comunione. Egli è un vitello che sa mangiare solo fieno. Tu vuoi forse abituarti a questo: a mangiare fieno come lui? Ma egli non ha ricevuto il mio soffio vitale dentro di lui. Egli è solo un animale. Se tu pensi di essere solo un animale, che vivi come un animale, che ti comporti come un animale, perché per te non ci sono altri valori, allora costruisciti pure un vitello!Adoralo pure! Però ricordati che il vitello è solo questo e niente altro! Egli è materia, è sesso, è forza naturale. Non va oltre. E' un vitello!Tu sei l'uomo! Tu sei ad immagine mia. A mia somiglianza ti ho creato. Come fai a rinunziare alla tua dignità? Perché non la riconosci, piuttosto che rinnegarla?Certo, riconoscerla ti obbliga a vivere da uomo. Tu forse preferisci vivere come un vitello, ad immagine del tuo vitello che ti sei costruito.Ma se vivi ad immagine di questo tuo dio, che speri di realizzare?Che razza di uomo sei? Ti costruisci un vitello! Ti crei un tuo dio e poi vivi di conseguenza. Sarai come il dio che ti costruisci. Sarai materia, se il tuo dio è materia; sarai sesso, se il tuo dio è sesso; sarai denaro, se il tuo dio è il denaro; sarai vitello, se il tuo dio è un vitello.Quale il tuo Dio, tale tu sarai. Non ti illudere. Ma tu sei uomo. Non puoi sfuggire a questa tua realtà. Non posso fartelo dimenticare. Te lo ricorderò sempre.Ci sarà sempre la tua coscienza a fartelo ricordare. Se la tua coscienza è diventata indurita e non percepisce più la mia voce, te lo farò ricordare attraverso la voce del mio messaggero. Di colui che ho scelto perché ti liberi dalla schiavitù nella quale tu eri caduto.Ecco perché Mosè non può più tardare a restare sul monte. Egli deve scendere!Deve venire in mezzo a te, per confondere la tua idolatria, per condurti sulla retta strada, per farti conoscere quel cammino che io voglio che tu percorra. Perché sono io il tuo Dio. Non ce ne sono altri.E' inutile ricorrere ai vitelli, anche se di oro!Ma che siano di oro o di bronzo, la loro natura non cambia. Sono sempre dei vitelli. Tu non ti potrai mai realizzare come vitello. Sei mia creatura. Lo devi sapere.Perché un giorno non possa tu rimproverarmi che ti ho abbandonato, che ti ho fatto a mia immagine e poi mi sono allontanato da te, sarò sempre vicino a te.Te lo ricorderò sempre che per te non deve esistere alcun vitello. Tu sei uomo. Tu sei stato creato ad immagine e a somiglianza del tuo Dio. Il tuo Dio esisteva prima di te. E' stato lui a darti la vita. Come fai a dare tu la vita a lui? Sei forse anche insensato?Se lo sei, lo sei perché ti sei allontanato da me. E poiché io solo sono intelligenza, senza di me, la tua intelligenza è soltanto stoltezza.E' perdita di tempo. Infatti ti sei dato da fare per costruirti un dio, che non solo non ti ha realizzato, ti ha anche impoverito.Per fartelo hai dovuto usare dei tuoi beni, dei tuoi beni che io ti avevo dato!Poiché io solo sono amore, senza di me tu sei solo sesso. Il vitello d'oro non ti può realizzare. Tu hai bisogno di amore. Non di sesso. Poiché io sono comunione, tu hai bisogno di realizzarti come comunione, come popolo. Il vitello non ti darà mai la gioia di essere un popolo. Sei solo una individualità, una singolarità che sa solo divertirsi dinanzi al suo Dio.Ma che l'altro pianga o rida, tu neanche te ne accorgi. Hai il tuo vitello d'oro e pensi solo ai tuoi divertimenti.Se vuoi essere uomo, non ci sono altre alternative. Ricordalo. Non avere altri dèi.Sono io, e io solo, il tuo Dio, il Dio che ti ha creato, il Dio che ti ha salvato.Il Dio che ti ha fatto e ti fa essere ogni giorno. Senza di me niente sei e niente diverrai. Ricordalo! Non ti fabbricare altri dèi!

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Perdona l'iniquità

"Il Signore disse a Mosè: Fino a quando mi disprezzerà questo popolo? E fino a quando non avranno fede in me, dopo tutti i miracoli che ho fatti in mezzo a loro? Io lo colpirò con la peste e lo distruggerò, ma farò di te una nazione più grande e più potente di esso".Mosè disse al Signore: Ma gli Egiziani hanno saputo che tu hai fatto uscire questo popolo con la tua potenza e lo hanno detto agli abitanti di questo paese. Essi hanno udito che tu, Signore, sei in mezzo a questo popolo, e ti mostri loro faccia a faccia, che la tua nube si ferma sopra di loro e che cammini davanti a loro di giorno in una colonna di nube e di notte in una colonna di fuoco.Ora se fai perire questo popolo come un solo uomo, le nazioni che hanno udito la tua fama, diranno: Siccome il Signore non è stato in grado di far entrare questo popolo nel paese che aveva giurato di dargli, li ha ammazzati nel deserto.Ora si mostri grande la potenza del mio Signore, perché tu hai detto: Il Signore è lento all'ira e grande in bontà, perdona la colpa e la ribellione, ma non lascia senza punizione; castiga la colpa dei padri nei figli fino alla terza e alla quarta generazione. Perdona l'iniquità di questo popolo, secondo la grandezza della tua bontà, così come hai perdonato a questo popolo dall'Egitto fin qui".Bisogna conquistare la terra promessa. Il deserto è scomodo per tutti. Mosè manda degli uomini ad esplorare la terra che il Signore aveva giurato di dare loro.Quando gli esploratori tornano con i frutti della terra, raccontano loro delle cose non vere.La loro mancanza di fede nella potenza di salvezza e nella forza di liberazione del loro Signore, del Signore che li aveva salvati dalla schiavitù d'Egitto, è tale e tanta che essi riescono ad intimidire il popolo e ad incutergli un tale terrore da farlo rinunciare alla conquista della terra.Il Signore se ne dispiace. Non vuole un popolo povero di fede che dubita sempre, che non riesce ancora ad entrare nel dialogo di amore e di salvezza con il suo Signore.Non vuole un popolo che ad ogni momento si tira indietro per non più camminare.Il Signore non sa che farsene di uomini che prima si inseriscono in un cammino di salvezza e poi, quando si tratta di camminare, preferiscono essere trascinati dagli altri senza la benché minima collaborazione da parte loro.Non soltanto essi non collaborano. Incutono timore e paura anche agli altri. Non soltanto dubitano essi del loro Signore. Non ne hanno nessun motivo valido! Fanno dubitare anche gli altri.Non solo non vogliono riconoscere la potenza del Signore e il suo mistero di amore e di salvezza. Fanno sì che neanche gli altri lo riconoscano.Essi sono pieni di dubbi e incutono questi dubbi, i loro dubbi negli altri per non farli camminare, per non farli progredire sul cammino di Dio, per non farli uscire dalla terra deserta per essere introdotti nella terra dove scorre latte e miele.Il Signore se ne dispiace. Ma egli vuole mantenere la sua promessa. Deve mantenerla. La sua parola non può essere soggetta agli umori degli uomini.La volontà del Signore non può essere soggetta e dipendente dalla non volontà degli uomini. L'amore di Dio e la sua salvezza non può essere imprigionata dall'egoismo e dalla schiavitù dell'uomo.Se l'uomo non vuole collaborare Dio non può obbligarlo. Se si rifiuta non può costringerlo. Se non crede non può per magia o per incantesimo trasformarlo. Dargli una fede che annulli la sua personalità, il suo essere uomo che è un essere uomo responsabile, libero, volitivo: se vuoi!Ma se non vuoi, se non permetti che altri lo vogliano, se tu ti rifiuti di entrare nella terra, se tu sei codardo e pauroso e ti spaventi dinanzi alle prime difficoltà, se tu incuti timore e paura anche agli altri, se tu dubiti e fai dubitare, se tu non ami e non fai amare, se tu non combatti e non fai combattere per la salvezza, se tu non credi in me e non fai credere in me, cosa posso fare io per te?Non posso introdurti di forza nella terra. Non posso trasportarti per incantesimo, ti distruggerei come uomo. Ti renderei un burattino nelle mie mani. Ma se tu neanche credi in me, dopo tutto quello che io ho fatto per te, io non posso che lasciarti solo a te stesso.Ma senza di me cosa pretendi di fare? Cosa speri di realizzare? Niente sei e niente sarai. Perirai nel deserto. Entreranno i tuoi figli. Ma tu non entrerai perché tu non puoi entrare e non puoi entrare perché tu non vuoi. Perché tu non credi. Ed io non posso obbligarti a credere. Io sono libertà e come tale agisco. Io lascio liberi.Certo Mosè ha pregato per te, perché io non ti distrugga! Ho ascoltato la sua preghiera! Ma neanche la sua preghiera ha il potere di farti entrare nella terra promessa.Non posso fare più di quanto io faccio per te. Non posso renderti schiavo. Io sono il Dio della libertà. Non libero da una schiavitù per farti entrare in un'altra. Non ti ho liberato dalla schiavitù del Faraone per farti entrare nella mia schiavitù. Per obbligarti a fare questo o quello. Non lo voglio.Non lo posso. Non ti creare di me un idolo. Non ti fare di me un'immagine di Dio che rende schiavo o che annulla il tuo essere uomo.In nessun caso ti distruggerò come uomo. Se ti rendessi mio schiavo, io annullerei la tua personalità. Non saresti più uomo. Ecco perché tu non vuoi abituarti alla mia presenza. Forse mi consideri un Dio che rende schiavi e allora vorresti annullarti come uomo.Vorresti scaricarti tutta la tua responsabilità per attribuirmi ogni cosa: sia in bene che in male!Forse vorresti che io ti renda ancora una volta schiavo. Così non ci sono preoccupazioni per te. Ma quel primo peccato ti ha indebolito così tanto da farti rinunziare anche al tuo essere uomo?Perché non agisci differentemente? Perché non riconosci la tua dignità? Perché non accetti la tua responsabilità?Perché non cambi mentalità? E' da parecchio che cammini alla mia presenza, a contatto con i miei pensieri, eppure dubiti ancora non soltanto di me, ma anche di te, soprattutto di te! Non conosci me! Ma nemmeno conosci te stesso. Non sai niente di me, ma di te stesso cosa sai?Cosa ti hanno insegnato tutti quei ciarlatani con i quali stavi a contatto nella terra d'Egitto? Ti hanno forse detto che l'uomo è uno schiavo, un prigioniero del suo Dio? Ti hanno mai parlato della tua libertà, della tua responsabilità, del tuo essere uomo che non deve mai rinunziare alla sua responsabilità e alla sua libertà, che deve collaborare per la costruzione del suo futuro, mettendosi all'ascolto della mia voce che ti rivela cosa sono io e cosa sei tu, perché tu sei ad immagine della mia libertà e della mia responsabilità?Perché ti rifiuti di essere uomo? Se ti rifiuti è perché non mi conosci ancora sufficientemente!Ma la mia conoscenza non è una conoscenza intellettiva, frutto di nozioni astratte. La mia è una conoscenza di amore. Tu ancora non ti sei abituato ad avermi come amico. Come colui che cammina con te e assieme a te per guidarti nelle mille difficoltà di ogni giorno.Tu ancora non mi ami, poiché non ami, non hai fiducia in me. Se non diventi mio amico, se non mi consideri come amico, come fai a considerarmi come tuo liberatore  e salvatore, come colui che ti protegge in ogni istante del tuo cammino, come colui che ti fa sempre essere, come ti ha fatto sempre essere?Israele, rifletti! Non imitare il tuo parente Esaù che ha rinunciato a costruire il suo futuro per un piatto di lenticchie!Tu lo sai che io debbo attuare il mio piano, devo mantenere  fede alla mia parola! Se tu non vuoi entrare nella terra promessa perché alcuni ti hanno sobillato, non entrare! Entreranno i tuoi figli! Tu camminerai nella terra del deserto, visto che è qui che preferisci camminare!Tu dimorerai qui e morrai qui finché non ti deciderai di entrare. Io non posso farci niente. Non ti posso costringere. Devo lasciarti libero, altrimenti mi potresti accusare di renderti schiavo. Ed io rendo liberi, non schiavi. Io vi faccio vivere a mia immagine e somiglianza.La schiavitù non fa parte della mia natura. L'amore non rende schiavo nessuno. Non si può amare e rendere schiavi. Se si è schiavi o si è resi schiavi è segno che non si è amore. E questo è impossibile.Tu lo sai! Lo hai sperimentato fin dal primo momento che io ho cominciato a camminare con te, con i tuoi Padri Abramo, Isacco e Giacobbe. Non ho reso schiavi loro, non renderò te. Se vuoi camminare alla mia presenza, assumetene la responsabilità.Sii responsabile. Anche della tua salvezza devi esserlo! Non puoi pretendere che io faccia tutto per te. Ti annullerei. Non saresti più uomo. E' questo che tu desideri? Questo che tu cerchi? Questa immagine di me ti sei costruita?Tu dici di avere fede in me! Ma se hai fede in me, se tu credi nella mia forza liberatrice, se tu credi nel mio braccio di salvezza, come fai a prestare la tua fiducia a quei mentitori che ti hanno raccontato e ti raccontano una cosa per un'altra!E' la stessa cosa: tu puoi sperimentare la mia verità nello stesso tempo e con la stessa misura in cui tu sperimenti la loro falsità.Anzi è la loro falsità a farti sperimentare la mia verità!E di questo ne hai avuto conferma attraverso la meditazione della tua storia. Se tu esamini la tua relazione, la tua vita vissuta assieme a me, ti accorgi che la mia parola è stata sempre vera, ti accorgi che la tua è stata sempre falsa.La falsità della tua parola dimostra la verità della mia. La verità della mia dimostra la falsità della tua.Esamina la storia! Non ti chiedo altro! Dimostrati intelligente almeno in questo. Non ti chiedo di esaminare le verità alte e profonde che sono fuori di te! Esamina ciò che tu stesso hai vissuto. Almeno di questo puoi esserne certo! E' la tua stessa vita!Se menti a te stesso, come posso io pretendere di aprirti al mio mistero! Conosci prima il tuo! Sii sincero con te stesso, lo sarai anche con me!Ma se inganni te stesso, come fai a non ingannare te di fronte al mio mistero!Se tu non credi nella tua vita come fai a credere nella mia! E poi! Tu lo sai. E' nella tua vita, è nella tua storia che io mi manifesto e la mia è una rivelazione, una manifestazione di amore e di salvezza!Non sfuggire a te stesso, non sfuggirai neanche a me! Non ingannare te stesso, non ingannerai neanche me! Sii responsabile della tua vita, non permettere mai che un altro diriga i tuoi passi! Solo ti chiedo di amarmi!Amandomi ti fiderai di me, entrerai nella terra che io ho giurato di dare ai tuoi Padri: ad Abramo, Isacco e Giacobbe.Se non credi in me, credi almeno nei tuoi Padri! Se non vuoi essere fedele a me, sii almeno fedele a loro! Entra in questa corrente di amore e di fedeltà! Salverai te stesso! Sarai te stesso! Sarai uomo.

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Raduna settanta anziani

Il Signore disse a Mosè: "Raduna settanta uomini tra gli anziani d'Israele, conosciuti da te come anziani del popolo e come loro scribi; conducili alla tenda del convegno; vi si presentino con te.Io scenderò e parlerò in quel luogo con te; prenderò lo spirito che è su si te per metterlo su di loro, perché portino con te il carico del popolo e tu non lo porti più da solo".Mosè uscì e riferì al popolo le parole del Signore; radunò settanta uomini tra gli anziani del popolo e li pose intorno alla tenda del convegno.Allora il Signore scese dalla nube e gli parlò; prese lo spirito che era su di lui e lo infuse sui settanta anziani: quando lo spirito si fu posato su di essi, quelli profetizzarono, ma non lo fecero più in seguito.Intanto due uomini, uno chiamato Eldad e l'altro Medad, erano rimasti nell'accampamento e lo spirito si posò su di essi; erano fra gli iscritti ma non erano usciti per andare alla tenda; si misero a profetizzare nell'accampamento.Un giovane corse a riferire la cosa a Mosè e disse: "Eldad e Medad profetizzano nell'accampamento".Allora Giosuè, figlio di Nun, che dalla sua giovinezza era al servizio di Mosè, disse: "Mosè, signor mio, impediscili!".Ma Mosè gli rispose: "Se tu geloso per me? Fossero tutti profeti nel popolo del Signore e volesse il Signore dare loro il suo spirito!".La preghiera di Mosè è stata esaudita.. Con il battesimo il popolo del Signore è diventato un popolo di profeti. Esso ha ricevuto lo Spirito del Signore. Esso è ripieno di Spirito Santo.Mosè aveva l'incarico di condurre il popolo dall'Egitto alla terra promessa. Era un compito arduo e difficile. il popolo si era troppo attaccato ai segni esterni. Difficilmente sapeva nel pericolo riconoscere il Signore operante dietro Mosè.Si scoraggiava. La sua volontà era debole. Non riusciva a camminare. Dio era sempre invocato perché desse segni in abbondanza, perché si manifestasse ad ogni momento.Cio nonostante il cammino era lento, faticoso. Stancava e stancava molto. Mosè non ce la faceva più. Era diventato difficile per lui guidare questo popolo diffidente nella parola del Signore.Il Signore gli viene in aiuto. Prende il suo Spirito, lo Spirito che Egli aveva riversato su Mosè, e di questo stesso Spirito riempie i cuori e i sentimenti di altre settanta persone.Essi devono lavorare in armonia e in perfetto accordo con Mosè, perché Mosè e loro conducano, nella terra promessa, questo popolo dalla dura cervìce.Due uomini non erano presenti alla cerimonia. Erano rimasti nell'accampamento. Lo Spirito scende su di loro.Giosuè ne è un po' geloso. Lui che stava sempre a contatto con Mosè pensò fosse diminuita o che una corrente contraria si fosse formata in mezzo al popolo e che, quindi, invece di aiutare il cammino, lo avrebbe reso più faticoso e più duro, anzi impossibile.A causa dello Spirito che il Signore aveva riversato sui settanta uomini, delle scissioni  sarebbero nate in seno al popolo.Egli non lo sapeva o in quel momento non riusciva a percepirlo. Mosè sì che lo percepiva. Questi sapeva bene che lo Spirito di Dio è uno solo. Egli sapeva che era stato dato loro lo stesso Spirito che egli aveva posseduto fin dall'inizio.Essendo lo stesso Spirito ad agire in lui e negli altri, mai avrebbe lavorato per la scissione, avrebbe lavorato contro se stesso. Ma per l'unione, per l'amore, per la concordia nel popolo e negli anziani.Avrebbe lavorato perché la marcia nel deserto fosse meno faticosa e snervante.Giosuè ignorava che lo Spirito riconosce sempre se stesso. Lo stesso Spirito che viveva in Mosè viveva anche negli altri. Essi avevano ricevuto lo stesso e medesimo Spirito. Non un altro spirito.Se gli anziani avessero ricevuto un altro spirito, Giosuè avrebbe avuto ragione di dire a Mosè di impedire di profetizzare.Ma poiché era il medesimo ed unico Spirito egli non avrebbe dovuto avere paura.Perché avere paura! Forse perché l'altro lavora come te per la salvezza? Ma se tu lavori per la salvezza, Giosuè, perché hai paura di quelli che come te lavorano per la stessa salvezza?Se tu lavori per la gloria di Dio, perché temi di coloro i quali, come te, devono lavorare per la gloria di Dio? Anzi! Devi essere fiero che tutti lavorino per la gloria di Dio!Ma forse tu, senza saperlo, lavoravi per la tua gloria, lavoravi per la tua fama. Lavoravi, perché il tuo nome fosse grande nel popolo.In questo caso hai ragione di essere geloso! Lo spirito degli altri avrebbe diminuito la tua fama, la tua gloria. Non saresti stato più tu il solo a combattere. Ci sarebbero stati anche loro e in questo caso tu avresti dovuto dividere la tua gloria con loro!Ma ricordati, Giosuè! Coloro che sono in possesso dello Spirito del Signore riconoscono questo Spirito dovunque egli si manifesta, dovunque egli opera. Se tu non lo riconosci, stai attento! O il tuo, o il loro è falso! Lo Spirito riconosce sempre se Stesso! E' lo stesso Spirito che abita in te ed in loro. Se è lo stesso Spirito, questi non può assumere due forme differenti: lavorare in te per l'unione e in loro per la scissione, la divisione.Lo Spirito del Signore è Spirito di unità. E' lo stesso Spirito. Ed il Signore per farti comprendere che non si tratta di due Spiriti differenti, prese lo Spirito che era su Mosè, lo stesso Spirito e lo pose sui settanta anziani.E' lo stesso Spirito. Ricordati! Come puoi pensare che in Mosè lavori per l'unità e negli altri per la divisione?E' lo stesso Spirito! Se in Mosè lavora per il bene del popolo, nei settanta lavorerà per il bene e per la salvezza del popolo. Ma se tu non lo riconosci nei settanta, come fai a riconoscerlo in Mosè?Se tu sei convinto che in Mosè c'è lo Spirito di Dio, devi riconoscere che anche nei settanta c'è lo Spirito di Dio. Se tu parli male dello Spirito che è nei settanta, devi parlare male anche dello Spirito che è dentro Mosè.Se tu non riconosci lo Spirito che è negli anziani, non devi riconoscere neanche quello che è in Mosè. E' lo stesso Spirito!Non ce ne sono due! Comprendilo una volta per tutte.Non puoi illudere te stesso e dire: ci sono due spiriti.Lo Spirito è uno. E' lo stesso Spirito. Lo Spirito di Dio. Ma se non riconosci questo Spirito, se non sai neanche cosa Egli sia, se pensi che Egli appartenga solo a te e basta, ciò significa che tu, Giosuè, non lavori per la gloria del Padre.Tu lavori per la tua gloria. Tu non vuoi che il popolo entri nella terra promessa, tu vuoi che il popolo entri nella tua terra, nella tua congregazione, nel tuo ordine, nel tuo gruppo!Ma il tuo gruppo tu lo vuoi perché il popolo entri nel regno di Cristo? Interrogati Giosuè! Non essere geloso! Fai uno sforzo autentico! Sappi riconoscere lo Spirito in qualunque persona Egli si manifesti.Ma se non vuoi riconoscerlo perché lo Spirito dell'altro nell'altro può lavorare perché ha trovato il terreno fertile, una disponibilità totale, un'apertura e una dedizione fino al dono della sua stessa vita, perché la gloria di Dio brilli nei cuori di tutti gli uomini di buona volontà, e quindi può esprimersi liberamente ed agire da Spirito del Signore, mentre lo stesso Spirito del Signore è incatenato in te perché non gli permetti di agire e pensi che sia lo Spirito del Signore ad agire mentre è il tuo spirito di gelosia, mentre è il tuo spirito umano, quello spirito che è frutto del tuo egoismo e che lavora solo per la tua gloria e il tuo egoismo, allora non ti scagliare contro lo Spirito dell'altro.Invece di gridare a lui perché impedisca allo Spirito di Dio di manifestarsi, vai da Mosè e pregalo perché lo Spirito del Signore entri dentro di te, ti apra la mente, ti irrobustisca la volontà perché anche tu collabori con lui perché il popolo di Dio entri presto nella terra promessa.Non ritenerti mai il solo possessore dello Spirito. Questa tua presunzione è già un cattivo segno. Una non conoscenza dell'agire dello Spirito del Signore. Tu lo sai che lo Spirito spira dove egli vuole.Tu ne intendi la voce, ma non sai né donde viene né dove va. E poi sappilo una volta per tutte! Con il battesimo siamo tutti ripieni di Spirito Santo. Tutti siamo un popolo profetico. Tutti uniti con il carisma dello Spirito di Dio.Non pensare mai di essere il solo punto del quartiere o il solo possessore dello Spirito di verità. Giosuè, non essere geloso del dono di Dio. Apriti al mistero del suo amore.Lo Spirito è dato perché il popolo cammini. Tutto il popolo. Lo Spirito ti è dato perché tu lo metta al servizio della Chiesa, del popolo, non perché tu ne faccia un oggetto di vanto per te e di umiliazione per gli altri.Ma soprattutto non dimenticarlo mai: lo Spirito del Signore è uno. Non ci sono due spiriti in Dio. Uno in te e uno negli altri. In disaccordo tra di loro.Se disaccordo c'è, esso si manifesta tra il tuo spirito e lo Spirito di Dio, non tra lo stesso Spirito di Dio.E' in questo caso saranno le opere a manifestare la verità dello Spirito di cui tu pretendi essere il solo possessore.Lo Spirito di Dio è amore. Le tue opere saranno amore e carità.Lo Spirito di Dio è unione ed unità. Le tue opere saranno per l'unione e l'unità del popolo di Dio.Lo Spirito del Signore è giustizia e vita.  Le tue opere saranno opere sempre improntate alla giustizia e alla vita.Lo Spirito del Signore è perdono e riconciliazione. Le tue opere saranno sempre di perdono e amore.Dare l'altra guancia a colui che ti ha mal compreso o incompreso.Lo Spirito del Signore è verità. Le tue opere saranno sempre verità se tu vivi dello Spirito di verità.Lo Spirito del Signore è fedeltà e ricordo di tutta la Parola della grazia. Se tu vuoi essere nello Spirito del Signore la tua vita dovrà tradurre in atto tutta la parola del Signore.Ma se tu ti ispiri ad un solo versetto della Scrittura che serve a mettere in risalto più la tua gloria che la gloria di Dio, come fai a dire di essere nello Spirito di fedeltà e di ricordo?Attento! Non ingannare te stesso! Istruisciti prima. Saprai comprendere lo Spirito quando egli ti si manifesta e viene a dirti che la parola di Dio deve essere accettata fedelmente e integralmente.Lo Spirito del Signore è carità. La carità è benigna. E' paziente. Non cerca il proprio tornaconto. Tutto scusa. Tutto crede. Tutto ama.Ama e sarai nello Spirito del Signore.Ama e lavorerai per il Signore che è amore. Colui che ama non è geloso dello Spirito di Dio, Giosuè!

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In battaglia contro Amaleck

"Allora Amaleck venne a combattere contro Israele a Refidim, Mosè disse a Giosuè: Scegli per noi alcuni uomini ed esci in battaglia contro Amaleck. Domani io starò ritto sulla cima del colle con in mano il bastone di Dio".Giosuè eseguì quanto gli aveva ordinato Mosè per combattere contro Amaleck, mentre Mosè, Aronne e Cur salirono sulla cima del colle.Quando Mosè alzava le mani, Israele era il più forte, ma quando le lasciava cadere, era più forte Amaleck.Poiché Mosè sentiva pesare le mani dalla stanchezza, presero una pietra, la collocarono sotto di lui ed egli vi sedette, mentre Aronne e Cur, uno da una parte e l'altro dall'altra, sostenevano le sue mani.Così le sue mani rimasero ferme fino al tramonto del sole.Giosuè sconfisse Amaleck e il suo popolo passandoli poi a fil di spada.Allora il Signore disse a Mosè: Scrivi questo per ricordo nel libro e mettilo negli orecchi di Giosuè: io cancellerò del tutto la memoria di Amaleck sotto il cielo.Allora Mosè costruì un altare, lo chiamò "Il Signore è il mio vessillo" e disse: Una mano s'è levata sul trono del Signore: vi sarà guerra del Signore contro Amaleck di generazione in generazione".La preghiera non è potenza dell'uomo e debolezza di Dio. Si potrebbe definire così se la si considera superficialmente, solo se non si pensa a ciò che si è verificato tra i due partners, tra Dio e l'uomo, solo se si ignora chi è colui che alza le mani e invoca l'aiuto dell'Onnipotente, di colui che tutto può ed opera per la salvezza dell'uomo.Le forme della preghiera cristiana sono essenzialmente quattro.C'è la preghiera di ringraziamento, quella di lode, quella di impetrazione, o di richiesta. E c'è anche la preghiera, che nasce dalla realtà dell'uomo, di quella realtà che è insita nel più profondo della natura umana: il peccato.L'uomo è peccatore. Egli invoca perdono dal suo Dio. Prega il suo Dio perché voglia perdonare le sue colpe e ridargli la sua amicizia e la sua grazia.E' questa la prima preghiera che dovrebbe sgorgare dall'uomo. E' questa preghiera che permette di fare l'esperienza della risurrezione nel suo cuore.Con il peccato egli è morto a Dio, alla sua amicizia, alla sua paternità. Egli è come quel Figliol prodigo che ha abbandonato la casa paterna. E' lontano da lui. Deve ritornare per vivere da figlio. Per vivere da uomo nella casa del padre. Padre, ho peccato contro il cielo e contro di te, non sono più degno di essere chiamato tuo figlio, trattami come un tuo mercenario, come un tuo impiegato!Ma il cuore del Padre è grande. Egli perdona. Il cuore del padre è stato grande anche quando il figlio aveva  chiesto di lasciare la casa del padre per andarsene in un paese lontano.Sarà questa lontananza a fargli scoprire il grande amore che il Padre nutre per lui.Per alcuni è difficile, anzi impossibile accettare il proprio passato di peccato. Essi non hanno scoperto ancora l'amore del Padre.Erano lontani prima. Sono lontani adesso. Dio è misericordia e perdono. Quando si ritorna a lui, egli crea in noi un cuore puro. Ci ricrea.E' come se uscissimo adesso dal seno materno. Anzi nel seno materno eravamo peccatori a causa del peccato di Adamo. Adesso che il Signore ci ridà il suo amore, la sua paternità e ci accetta come figli, anche se i nostri peccati sono rossi come scarlatto, diventeranno bianchi come la neve.Egli non vuole la morte del peccatore, ma che si converta e viva.Perché non ti inserisci in questa logica della paternità di Dio? Perché macini, rimacini, rumini il tuo passato? Il cuore di Dio non è il tuo cuore. Pensa al figliol prodigo! Egli aveva abbandonato la casa paterna. Aveva abbandonato il Padre per andarsene in un paese lontano.Se tu hai fatto la sua stessa esperienza, se tu hai vissuto la sua stessa vita sperperando i tuoi beni, imitalo! Pensa anche tu a quanti mercenari hanno pane in abbondanza nella casa di tuo padre. Se il tuo cuore è così piccolo e non riesci a perdonarti, sappi che il cuore di Dio è grande: egli è la misericordia e il perdono.Egli vuole che tu ritorni a lui, desidera che rientri nella sua casa. Ci sarà una grande festa. La tua esperienza ti è servita a farti scoprire la paternità di Dio.Il tuo passato sappilo guardare anche da questa angolazione: come riscoperta della paternità di Dio. Eri nella sua casa e non ti accorgevi di avere un padre. Te ne sei andato lontano. Ti sei accorto di avere un padre che ti ama.Ringrazia tuo padre perché ti ha fatto fare questa esperienza. Ringrazialo perché ti ha lasciato libero. E' stata questa tua libertà a farti scoprire lui. Ringrazialo perché ti ha amato e ti ama. Amalo! Lodalo.La lode è preghiera. Io ti lodo e ti ringrazio perché tu mi hai salvato. Io ti amo per questo. Tu sei mio padre. Tu hai cancellato il mio passato. Adesso non lo ricordo più.Non voglio ricordarlo e se lo ricordo, lo ricordo per confessare il tuo amore e la tua grandezza. Tu sei grande, o Signore. Tu sei mio Padre. Io ti lodo e ti amo. Ti voglio lodare ed amare in eterno.Tu sei mio Padre. L'ho scoperto nel momento in cui ero nel buio. Prima quando vivevo accanto a te, ti passavo vicino e neanche me ne accorgevo. Son dovuto partire per il paese del buio e del peccato per accorgermi di te. Adesso ti lodo e ti ringrazio.Grazie Signore perché mi hai salvato. Adesso sì che capisco perché tu non vuoi la morte del peccatore. Adesso sì che capisco perché tu vuoi che il peccatore si converta e viva.Se tu avessi voluto la morte del peccatore, a quest'ora saremmo tutti nel buio eterno. Nessun uomo è giusto di fronte a te, quando tu consideri le colpe dell'uomo.Così ti prega la Chiesa, nel momento in cui dà il suo estremo saluto ai suoi figli, prima di accompagnarli nel luogo di attesa, di attesa della risurrezione.E noi ti ringraziamo, perché ci hai salvati. Noi facciamo l'Eucaristia per ringraziarti. Ti ringraziamo per mezzo di tuo Figlio. E' per causa sua che tu ci hai salvati. E' stata la sua morte a darci il tuo amore e il tuo perdono. E' stata la sua morte e la sua risurrezione a inviare su di noi il tuo Santo Spirito.E' il tuo Santo Spirito che ci incorpora nel Cristo, ci rigenera a nuova vita, ci fa essere figli tuoi. Nel Cristo, tu ci hai adottati come tuoi figli. Ci hai fatti Figli nel tuo Figlio!Noi ti ringraziamo. La nostra preghiera è questa: noi ti riconosciamo come padre. Noi vogliamo ritornare alla tua casa. Accoglici come figli! Noi ti lodiamo! Noi ti ringraziamo, nel Cristo, del tuo grande amore.Tu sì che ci ami, quando ci perdoni. Ecco perché vuoi che noi perdoniamo. Pregare, per te significa imitarti. Pregare, per te significa fare come fai tu: perdonare di cuore.Accettare l'altro come fratello, anche se in quel momento egli non si presenta come fratello, ma come nemico. Pregare, significa essere una sola cosa con te. Significa essere come tu sei: misericordia e perdono.Significa accettare l'altro nella nostra casa.Noi dobbiamo pregare. Noi dobbiamo essere come tu sei. Capisco ora, Signore, perché tu non comprendi, non esaudisci quelli che vengono da te per chiederti sempre delle cose di questo mondo, ignorando tutto della preghiera.Pensano che pregare è chiederti un qualcosa: una guarigione, una vittoria al totocalcio o al totip, che un esame vada bene, che la giornata sia vissuta senza incidenti.Essi non sanno che la preghiera, la prima preghiera che al mattino devono rivolgerti è quella di chiedere il tuo santo perdono, la tua amicizia, il tuo amore, la tua paternità.Essi non sanno che sono peccatori e che prima di tutto devono invocare il tuo santo perdono.Ma se tu ci perdoni, se tu ci accogli come tuoi figli, come possiamo noi essere ingrati a tal punto da dimenticare subito tutto il bene che tu ci hai fatto?Ce ne andiamo senza neanche guardarti in faccia. Anzi non sappiamo neanche la relazione che esiste tra il perdono che noi abbiamo invocato e te che sei il nostro Padre nel cielo.Non solo non ti lodiamo, non solo non facciamo festa attorno a te che nuovamente ci hai accolti come tuoi figli, ma neanche ti ringraziamo. Ce la sentiamo quando gli altri non ci ringraziano. Non pensiamo minimamente alla tua sensibilità di Padre quando dimentichiamo, ignoriamo, non facciamo neanche la più piccola attenzione alla tua grazia, al tuo perdono, al tuo amore che hai sempre manifestato nonostante il nostro peccato, il nostro allontanamento da te.Noi eravamo lontani e tu eri dentro di noi. Non ce ne accorgevamo prima. Non ce ne accorgiamo adesso. Forse perché ancora non riusciamo a vederti come Padre, ad amarti come Padre, a ringraziarti come Padre.Le mamme educano i loro figli a dire grazie, e poi loro e noi dimentichiamo di dire grazie a te che ci hai salvati nel Cristo, che hai voluto, che hai permesso la morte del tuo Figlio perché l'uomo potesse avere accesso nella tua casa.Ma l'uomo è come un mulo. Non comprende le meraviglie del tuo amore. Non sa distinguere il perdono vero da quello falso. Non sa discernere l'amore di Dio che è un amore fino a morire per te, dall'amore dell'uomo che è un amore fino ad uccidere te perché il suo egoismo abbia il sopravvento su tutto e su tutti.Signore, apri i nostri occhi! Facci comprendere quella preghiera che tu stesso ci hai insegnato. Fa' che veramente possiamo comprendere cosa significano quelle parole: sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà.Fa' che l'uomo comprenda realmente che la tua volontà è una volontà di salvezza, che il tuo regno è un regno di amore e di pace, che la santificazione del tuo nome è l'amore che regna nel cuore dell'uomo, nel cuore di tutti gli uomini per te che sei nostro Padre.Per te, che ci hai amato di un amore infinito. Per te, che hai dato tuo figlio, perché noi diventassimo tuoi figli.Signore, aiutaci a comprendere. I tuoi Discepoli ti hanno chiesto di aiutarli a pregare. Noi ti chiediamo di aiutarci a comprendere quella preghiera che tu hai insegnato loro.Noi ti chiediamo di insegnarci a pregare come hai pregato tu nell'orto degli ulivi, quella sera quando la tua preghiera era talmente intensa e forte, che hai persino sudato sangue.Padre, non la mia, ma la tua volontà sia fatta. Per questo ci hai salvati! Perché hai fatto la volontà del Padre tuo.Per questo noi salviamo noi stessi e gli altri: perché facciamo la volontà del Padre tuo. Ma la vera preghiera non è forse quella di fare la volontà del Padre tuo?Adesso capisco perché hai detto un giorno: non chi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli; ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli.Signore, aiutaci a comprendere che pregare è fare la tua volontà, è essere una cosa sola con te, avere il tuo stesso cuore, essere grande come tu sei grande: Non la mia, ma la tua volontà sia fatta.Tu ci sei riuscito bene. Aiutaci affinché vi riusciamo anche noi. Mosè dovrà tenere tenere ancora per lungo tempo le braccia alzate sul colle.Lo so, si stancherà. Ma anche noi dobbiamo riuscire a fare la tua volontà.

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Serpenti infuocati

"Poi partirono dal monte Or, dirigendosi verso il Mar Rosso, per girare attorno al paese di Edom, ma in cammino il popolo perdette la pazienza, e parlò contro Iddio e contro Mosè, dicendo:Perché ci avete tratti fuori dall'Egitto, per farci morire in questo deserto? Non c'è pane, né acqua e noi siamo nauseati di questo miserabile nutrimento".Allora il Signore mandò contro il popolo dei serpenti infuocati il cui morso fece perire molta gente in Israele. Ed il popolo si rivolse a Mosè, dicendo:Abbiamo peccato, parlando contro il Signore e contro di te: prega il Signore che allontani da noi questi serpenti.Mosè intercedette per il popolo, e il Signore gli rispose:"Fatti un serpente e mettilo sopra un'antenna. Chiunque sarà morso e lo guarderà, resterà in vita.Mosè fece dunque un serpente di bronzo, poi lo mise sopra un'antenna, e quando un serpente mordeva qualcuno, costui guardava il serpente di bronzo e rimaneva in vita".Il discorso del deserto nella vita spirituale va oggi di moda. Si pensa tuttavia, da qualche parte, se non andiamo errati, che il deserto costituisca una parte della vita, dei momenti.Sarebbero quei momenti di solitudine e di notte dello spirito. Si ignora purtroppo che tutta la vita dell'uomo, tutto il cammino dell'uomo con Dio, tutta questa relazione di amore, la nostra storia di salvezza è un deserto nel quale il Signore sperimenta la nostra fede.La prova con il crogiolo. La fede deve essere provata. La prova dura tutta una vita. Non è un fatto di un giorno, di un attimo. E' un avvenimento di una vita. La vita dell'uomo su questa terra è così paragonabile a quella marcia del popolo di Israele nel paese sabbioso, nella terra arida, nella terra senza acqua, senza cibo, senza comodità.Un viaggio nel quale ad ogni istante il Signore si presentava, dava l'ordine di marcia, poneva a dura prova la loro fede.Il deserto, la vita dell'uomo, diviene così il tempo della prova. Camminiamo verso la terra promessa, dobbiamo conquistarla.Dobbiamo essere pieni di fede. Dobbiamo ad ogni istante provare la solidità della nostra fede. Ed il Signore prova.Prova ognuno che voglia camminare con lui, che abbia attraversato il Mar Rosso. Ognuno che voglia entrare nella terra promessa, la vera terra, la terra dove scorre latte e miele, la terra che è un dono, ma che dobbiamo raggiungere per prenderne possesso.Il Signore prova sempre colui che cammina con lui. Il popolo di Israele ne fa l'esperienza ogni giorno. Ogni giorno la salvezza sembrava vicina. ogni giorno la terra sembrava a portata di mano.Ogni giorno sembrava che dovessero occuparla da un momento all'altro. Eppure l'ordine di marcia, causato spesso dalla situazione storica dell'uomo, veniva sconvolto. Si doveva ricominciare da capo.Ogni giorno si è all'inizio del cammino. Con Dio guai a colui che dice, o semplicemente pensa nel suo cuore, di essere un arrivato.Con Dio si cammina sempre. Si è sempre in ordine e in tenuta di marcia, di cammino. Con Dio si è sempre nel deserto. Ogni giorno, fino all'esalazione dell'ultimo respiro. Solo allora l'uomo può dire di essere arrivato.La conquista della terra non è opera sua, ma dono di Dio. Altrimenti non sarebbe più l'uomo colui che deve ringraziare il suo Signore per i grandi benefici che il Signore ha fatto per lui.L'abbiamo già detto: dal primo istante fino all'ultimo la salvezza è opera di Dio.Il popolo si stanca. Non riesce più a vedere con precisione il piano di Dio. Non sa dove conduce questa marcia insensata in un deserto arido e senza vita. Non sa cosa pensare dell'agire di questo suo Dio che si manifesta sempre nell'inaudito della fede e nell'impossibile all'uomo. Si lamenta. Mormora. Si scoraggia.La sua fede è piccola. Troppo piccola per potersi fidare ciecamente di lui e continuare l'ordine della marcia.Si scaglia anche contro colui che impartisce gli ordini dietro ispirazione del Signore. Come fare per convincere questo popolo?La bontà non è sempre utile. I mezzi di convinzione, molte volte, se non sempre, producono l'effetto contrario. Bisogna intervenire con qualche segno che lascerà un ricordo amaro.Il Signore manda in mezzo al popolo dei serpenti infuocati. Questi mordono a morte. Il popolo si ravvede. Prega per noi, tu, Mosè, che puoi tutto presso Dio. Intercedi perché noi non abbiamo più a morire.Dio parla con te faccia a faccia. Tu puoi salvarci. Egli ci salverà per mezzo tuo. Ed il Signore ascolta la preghiera di Mosè.Ma poiché il peccato era stato un atto di non fede nella parola del Signore, la salvezza, la loro e la nostra salvezza, sarà un atto di fede nella parola del Signore.Essi devono sperimentare la verità della parola di Dio. La parola di Dio è perché l'uomo raggiunga la terra. La parola dell'uomo è perché  il popolo faccia un'altra conquista, raggiunga un'altra terra.La salvezza è credere a questa parola del Signore. E' metterla in pratica. La non fede ti portava alla morte. Il morso del serpente era un morso di morte. La fede ti porterà alla vita.Il non ascolto della parola del Signore ti faceva restare nel deserto, preda degli sciacalli e delle bestie selvatiche, la parola del Signore, la tua fede in questa parola, ti permetterà di vivere, di poter raggiungere la terra promessa sempre che tu ti ricorderai che domani la tua fede sarà provata ancora, sempre che tu ti ricorderai che per l'uomo di fede non c'è sosta nella sua fede.Egli deve riconoscere il Signore oggi, ieri e domani. Egli deve  allenarsi a riconoscerlo dovunque egli si manifesta. Sotto la spinta della morte l'uomo lo riconosce. Egli stava in pericolo. La sua vita era legata alla sua agilità per non essere morso da un serpente.Ma quando la prova viene da Dio tutte le scaltrezze e l'agilità dell'uomo non servono a niente. Egli avrebbe fatto una misera morte in quel deserto. Ecco perché invoca Mosè perché interceda presso Dio.Dobbiamo avere lo spettro della morte perché si creda nel Signore? Dobbiamo essere in un letto di morte per credere nella verità della parola di Dio, perché noi ci apriamo a lui?Il Signore non è di questo avviso. Egli vuole che l'uomo viva di fede, che ponga ascolto alla sua parola. Non deve aspettare di essere morso dai serpenti infuocati per aprirsi alla fede, per credere nella verità della parola del Signore.Purtroppo questo è il cammino dell'uomo. E' inutile farsi illusioni. E' inutile condannare gli altri, quando noi facciamo la stessa esperienza del popolo di Israele ogni giorno.E questo perché tutti dobbiamo passare dal deserto. Dall'uscita dell'Egitto non ci sono autostrade che conducono alla terra promessa.C'è invece una via tortuosa, senza né inizio, né fine, una via che nel momento in cui ti avvicina alla terra, quando ti sembra che la terra sia tua, essa fa una svolta e ti mette nella direzione opposta.E' questo il nostro cammino di fede: guardare quel serpente di bronzo! Cosa insensata e irrazionale per l'uomo di scienza. Non ci sono farmaci, qualche antisiero?Il vostro Dio è così insensato che contro un morso velenoso vi costringe a guardare un serpente di bronzo?Da che mondo è mondo nessun medico della terra ha mai escogitato un metodo tale per la guarigione dei suoi pazienti.Ma il Signore lo dice: ridurrò in stoltezza la sapienza degli uomini. La fede è sapienza di Dio e stoltezza per i sapienti!E tu, che sei morso da un serpente velenoso a causa della tua non fede, osserva con fede ciò che sta "inventando" Mosè. Guarda cosa egli ti sta preparando.Cibati di questo farmaco prodigioso. Sarai guarito dai tuoi morsi velenosi. Guarda colui che è stato messo là su quell'"antenna", volgi lo sguardo di fede a colui che è stato trafitto per te, guarirai da quel morso di morte che ti ha provocato la tua non fede nella parola del Signore.E' questo che il Signore vuole da te: aprirti nuovamente alla fede. Il tuo è stato un peccato di incredulità. La tua salvezza sarà un atto di fede: guarderai quel serpente di bronzo che è stato innalzato per te e guarirai.Sarai un'altra volta sano per poter continuare il tuo cammino di fede nella parola del Signore.Sarai un'altra volta capace di andare incontro alla terra che è lì ad attenderti e che sarà tua dopo una lunga marcia di tutta una vita nel deserto nel quale  Dio pone i suoi figli per provare la loro fede.Questo vuol dire cammino di fede: vuol dire percorrere questa strada senza inizio e senza fine del deserto alla sola guida della parola di Dio.Parola che come tu sai ci è interpretata dalla Chiesa magistralmente, autenticamente, infallibilmente.Cammino di fede nel quale la parola di Dio non può essere vanificata dalla parola dell'uomo. Cammino di fede nel quale le invenzioni dell'uomo non possono, non debbono ridurre al silenzio la parola di Dio.Tu che cammini nel deserto lo sai bene che in Dio non ci sono schemi, non ci sono cose che durano in eterno, cose immutabili.Quello che è eterno, immutabile, è lui. E' la sua parola. Sarà la sua parola, sarà il suo ordine di marcia a farti conquistare la terra promessa.Attento a non mormorare. Sappi riconoscere la sua voce da quella che non è la sua voce. Attento soprattutto a non reputare voce di Dio quella che non è la sua voce.I serpenti velenosi potrebbero morderti mortalmente ed in quel caso non pensare che sarà la tua invenzione umana a salvarti, sarà ancora una volta, sarà sempre la parola di Dio ad essere la tua medicina, il tuo farmaco di vita, il tuo pane che ti darà tanta forza per poter terminare la tua marcia nel tuo deserto della vita.E' questo l'agire di Dio nei confronti dell'uomo. Una richiesta di fede. Ed il giusto vivrà per la sua fede. Sarà la sua fede nella parola quella che lo salverà.Chiunque guarderà con fede quel serpente che tu metterai su quell'antenna sarà liberato per sempre dal morso velenoso dell'altro serpente.Guardalo anche tu quel serpente lì su quell'antenna. Sarai anche tu liberato. Potrai continuare la marcia. Entrerai nella terra promessa. Gusterai il latte ed il miele della beatitudine divina.

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L'ordine di benedire

"Levati, Balak, e ascolta! Porgimi orecchio, figlio di Sefor! Iddio non è un uomo che possa mentire, né figlio d'uomo perché si ritratti. Forse egli dice e non fa, afferma e non mantiene?Ecco, ho ricevuto l'ordine di benedire; benedirò e non mi asterrò. Io non vedo iniquità in Giacobbe, né miro perversità in Israele. Il Signore, suo Dio, è con lui, qual re acclamato in mezzo al suo popolo. Iddio che lo trae dall'Egitto, è per lui potenza irresistibile. Non c'è incantesimo  contro Giacobbe, né sortilegio contro Israele.E persino quando si dirà a Giacobbe e ad Israele: "che fa dunque Dio?". Ecco che questo popolo si leva come una leonessa, si rizza come un leone; e non si sdraierà, prima d'aver divorato la preda, e bevuto il sangue degli uccisi".Il popolo d'Israele, attraverso le mille difficoltà della lunga marcia nel deserto del Sinai, era arrivato nelle steppe di Moab.Stava accingendosi a conquistarle. Il Re di Moab, Balak, voleva impedire la conquista della sua terra non con il ricorso alle armi, bensì con la maledizione. Egli ricorre all'indovino Balaam.Bisognava maledire Giacobbe. Bisognava ridurre al nulla il popolo che il Signore aveva tratto dalla terra d'Egitto. Ma il Signore proteggeva il suo popolo. Questo popolo che era debole solo quando non ascoltava la parola del Signore! Ma forte ed invincibile quando la metteva in pratica!La sua debolezza era la sua non fede. La sua forza era l'ascolto della voce di colui che parlava faccia a faccia con il suo Signore, il quale era disceso con braccio forte e con mano potente nella terra d'Egitto per liberarlo dalle mani del Faraone, per dargli quella libertà e quella terra che Egli aveva promessa al suo fedele servitore Abramo.Il Signore non permette che coloro che credono siano maledetti. Egli non permette mai che i suoi "fedeli" siano ridotti a nulla proprio perché hanno creduto nella sua parola. Essi lo saranno nel caso che non ascoltino e non mettono in pratica la sua parola.Quando invece questa parola è ascoltata e messa in pratica, nessuno, che sia indovino o meno, che sia re o servo, che sia addestrato nell'arte della guerra o che non sappia tenere in mano neanche una spada, nessuno riuscirà mai a sconfiggere, a maledire, ad annientare il popolo che Dio si è scelto per testimoniare nel mondo la sua verità, la sua potenza, il suo amore, la sua fedeltà.Balak volle provarci. Manda a chiamare l'indovino Balaam. Dio però interviene fin dal primo momento. Balaam non deve andare a maledire il suo popolo. Non può.Egli è benedetto dal suo Dio. Se il Signore benedice, chi può maledire? Se il Signore costruisce, chi può distruggere? Se il Signore salva, chi può condurre alla perdizione. Balaam lo sa bene e vuole sottrarsi a questo compito, per la prima volta increscioso.Chissà quanti altri uomini non aveva egli maledetto! Egli aveva potuto maledire perché non erano il popolo di Dio. Non erano la sua stirpe eletta, il suo regale sacerdozio, la sua nazione santa e quindi benedetta dal momento della sua chiamata.Per questo Abramo era stato chiamato, perché tutti gli uomini fossero benedetti nella sua stirpe, nel suo seme.Sarebbe stata la negazione di tutta la promessa del Signore se il suo popolo fosse stato maledetto dall'indovino Balaam. Il Signore non lo permette. Anche l'asina si ribella a questo viaggio. L'angelo del Signore, che essa vedeva sul suo cammino, non le permette di seguire regolarmente la strada.L'episodio di Balaam e di Balak, della maledizione e della benedizione dovrebbe fare riflettere molto quanti vogliono impedire la marcia del popolo di Israele e mettere ostacoli sul cammino della nazione che Dio si è scelta.Balaam ne ha fatto le spese! Tutti coloro che sono come Balaam o che pretendono di essere degli indovini come lui ne faranno le spese ogni qualvolta non mettono in atto la volontà del Signore.Ogni qualvolta impediscono che la volontà del Signore si attui, perché contro i propri interessi. Certamente Balak non avrebbe mai permesso che il popolo di Israele prendesse possesso della sua terra. Ne era il Re. Avrebbe dovuto rinunciare a tutti i suoi beni, a tutti i suoi interessi, a tutti i suoi possedimenti. Non era conveniente.Egli, da persona intelligente, constata che i figli di Israele sono troppo numerosi perché possa vincerli con le armi. Vincerò - pensava - con la maledizione.Bisogna maledire questo popolo. Bisogna distruggerlo. Qualunque modo è buono. Non si ha il coraggio di affrontarlo con le armi. Viso a viso. Faccia a faccia. Spada a spada. Lo si farà con i raggiri e con i sortilegi. Con la bugia e con la calunnia; con la maledizione.In fondo questo significa maledire: dire male dell'altro. Rendere l'altro cattivo. Farlo diventare malvagio. Solo così si è sicuri che egli non avrà la forza di conquistare la terra.Stolto che sei, mio caro Balak e tutti gli altri come te. Come fai a maledire il tuo avversario? Non sai che egli è benedetto da Dio? Balaam sì che lo sa. Infatti non soltanto non riesce a maledirlo. Lo benedice. Lo costituisce buono. Afferma cose sul suo conto che ti faranno rabbrividire. Ascoltalo:"Io non vedo iniquità in Giacobbe, non miro perversità in Israele"."Non c'è incantesimo contro Giacobbe né sortilegio contro Israele".Le tue calunnie ricadranno contro di te. I tuoi sortilegi si poseranno sul tuo capo. Le tue bugie manifesteranno la perversità del tuo animo. Ma ricordalo!La tua cattiveria non potrà fare male a Giacobbe. Balak, rifletti! Colui che è benedetto da Dio non può essere maledetto dall'uomo. Colui che è detto vero da Dio non può essere detto falso dall'uomo. Colui che è giustificato da Dio non può essere condannato dall'uomo.Colui che è stato scelto da Dio perché testimoni il suo amore e la sua fedeltà non può essere distrutto dall'uomo. E tu lo sai perché. Perché se tu riuscissi a sconfiggere Israele, allora il suo Dio sarebbe un impotente, un incapace, uno che vuole e che non può attuare. Un idealista che non sa essere capace neanche di contare le sue forze!Ma Iddio non è un uomo che possa mentire,, né figlio d'uomo perché si ritratti. E' l'uomo che spesso e volentieri pensa che la parola di Dio sia come la sua parola. Senza senso. Né significato. Prima la dice e poi la ritrae. Prima promette e poi si pente. Prima ti dà e poi si riprende quello che ti dà in un modo, qualche volta ignobile.La Parola di Dio non è la parola dell'uomo. La parola di Dio è immutabile come Egli è immutabile. E' efficace come Egli è efficace. E' creatrice  come Egli è creatore. Dio è.L'uomo non è. La Parola di Dio è il Cristo. La parola dell'uomo è un soffio. Ecco perché l'uomo la ritrae spesso e volentieri. Ecco perché l'uomo non ha fiducia in Dio.Pensa che la parola di Dio sia come la parola dell'uomo. Una parola senza senso. Senza efficacia. Che si possa ritrarre quando non si ha più voglia di mantenerla. L'uomo non sa che Dio non ha bisogno di notaio. La sua parola è immutabile come la sua natura. La sua parola è Egli stesso.Ma Balaam lo sapeva. Egli sapeva che Dio non è un uomo. Un burattinaio che dice... dice... e poi non mantiene. Balaam sapeva che Dio dice e fa, afferma e mantiene.Ecco perché è difficile credere in Dio. E' difficile perché non si crede nella sua parola. E' difficile perché si pensa che Dio agisca come l'uomo: promette e poi non mantiene.Egli pensa che la presenza di Dio in mezzo all'uomo sia una presenza come di un uomo in mezzo agli altri uomini. Non sa che Dio è una potenza irresistibile.E se Dio è con noi chi sarà contro di noi? Chi potrà mai vincere questa potenza irresistibile?Uomo, sappilo una volta per tutte! La debolezza dell'Israelita è una sola. Egli è debole solamente quando non ascolta la parola del Signore. Noi siamo deboli quando non crediamo nella parola di suo Figlio che è in mezzo a noi per manifestare la Gloria del Padre, per farci diventare figli e veri figli di Dio, dell'Onnipotente, il quale è nostro creatore, ma ha voluto anche essere nostro Padre, un Padre che ama e che è fedele alle sue promesse.Un Padre che afferma che il cielo e la terra passeranno, ma le sue parole non passeranno mai. E' questa l'unica e la sola debolezza del cristiano.Ma finché tu crederai alla sua voce, finché l'ascolterai, finché tu non indurirai il tuo cuore e ascolterai quella voce che ti parla, perché Egli è con te fino alla consumazione dei secoli, allora non sarai mai debole.La sua presenza è una potenza irresistibile. Nessuno potrà mai sconfiggerti. Entrerai nella terra promessa. Balak potrà chiamare tutti gli indovini che vuole perché ti maledicano, perché ti calunnino, perché dicano ogni sorta di male contro di te per farti perdere d'animo e impedirti così di entrare nella terra promessa, ma non ci riusciranno mai.Non è in loro potere maledire ciò che Dio ha benedetto. Non è in loro potere arrestare la marcia di questo popolo verso la terra promessa: Dio mantiene la sua parola;.La terra è tua e della tua discendenza. Sarà tua se crederai che quella voce è vera. Se crederai che quella parola non può venir meno.Essa per te verrà meno solo non credendola, perché solo non credendola Dio non sarà più in mezzo a te come una potenza irresistibile.Solo non credendola perirai miseramente nel deserto.

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10/01/2010 18:04
 
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Ascolta, Israele

"Ascolta, Israele, le leggi e le prescrizioni che sto per insegnarvi e mettetele in pratica, affinché possiate vivere ed entrare in possesso del paese che il Signore, Iddio dei vostri Padri vi dà.Non aggiungete né togliete nulla a ciò che vi ordino, ma osservate i comandamenti del Signore, Dio vostro, tali e quali ve li prescrivo.Voi potete osservare che io vi ho insegnato leggi e prescrizioni quali il Signore, Iddio mio, mi ha comandato, affinché così le pratichiate nel paese in cui fra poco entrerete per prenderne possesso.Osservatele e mettetele in pratica poiché esse vi renderanno savi e sensati agli occhi dei popoli, i quali venendo a conoscenza di tutte le vostre leggi, diranno: non vi è che un popolo savio ed assennato: è questa grande nazione.Quale nazione infatti, per quanto grande, ha i suoi dei così vicini, come il Signore, Iddio nostro, è vicino a noi ogni qualvolta l'invochiamo.E qual nazione vi è mai, per quanto grande, che abbia leggi e prescrizioni così giuste com'è tutta la legge che io vi propongo oggi?".Israele, per essere e restare sempre l'Israele di Dio deve osservare la legge. Deve ascoltare la parola del Signore. Ascolta, Israele. La legge umana non appartiene al Signore, ma all'uomo. E il Signore non la conosce.Non la può accettare. La legge del Signore è una sola. Ascolta, Israele. La tua legge è l'ascolto della parola del Signore. A questa legge che io ti dò non devi niente aggiungere e nulla togliere. Devi accettarla così com'è, perché così io te l'ho data.Sarà questa legge, la mia legge, sarà l'ascolto della mia parola, del mio comandamento che ti costituirà saggio, sapiente, intelligente. Sarà l'osservanza e l'ascolto della mia legge che ti farà distinguere da tutti gli altri. Tu non sei come gli altri. Tu sei savio ed intelligente.Questa tua saggezza e questa tua intelligenza sarà oggetto di ammirazione tra tutti i popoli. Farà risplendere in mezzo ai pagani la grandezza del Signore. Sarà l'osservanza e l'ascolto di questa legge che farà dire alle nazioni che non conoscono Dio: chi ha Dio così vicino come il Dio degli Ebrei?Sarà l'ascolto delle parole che farà glorificare il Signore e riconoscerlo come un Dio singolare, come un Dio, simile al quale non ce ne sono altri.Ascolta, Israele! Ascolta la mia parola. Mettila in pratica! Sarai l'Israele di Dio. Sarai quel popolo che io ho fatto uscire dal paese d'Egitto, che io ho condotto nel regno della libertà, anche se ti ho fatto passare ed ogni giorno ti farò passare per le prove, per il deserto, ti metterò e ti metto nelle mille difficoltà che dovranno provare la tua fede come si prova l'oro nel crogiolo. Ascolta, Israele! Metti in pratica la mia parola.Meditala notte e giorno! Sarà la mia parola la tua saggezza. Non sarai mai assennato pensando di ricorrere ad altre parole.Pensando di costruirti altre leggi. Ascolta la mia e mettila in pratica. Altrimenti io non ti riconosco come il mio Israele. Come il popolo che io ho liberato dalla schiavitù d'Egitto, il popolo che io mi son conquistato mettendo a dura prova il Faraone.La tentazione è costante nel popolo. E la tentazione è sempre quella di aggiungere o di togliere un qualcosa alla legge del Signore. Invece il Signore parla chiaro. Se tu vuoi essere e restare il mio popolo, tu devi ascoltare la mia voce senza nulla togliere e nulla aggiungere alla mia legge.Ognuno di noi insorge quando si toglie qualcosa alla legge del Signore. Pochi invece sono coloro che insorgono per difendere la purezza della parola del Signore ogni qualvolta l'Israele di Dio, il suo popolo, si fabbrica lui la sua legge e pensa così di onorare il Signore.E quante leggi non si fabbricano al fine di essere con il Signore. Stolti ed insensati che siamo! Ci facciamo la legge e poi la abroghiamo. Prima la costruiamo e poi la distruggiamo. Tu l'hai inventata e  tu, quando non ti va più di osservarla, te ne fai un'altra.Ma il Signore non è del tuo avviso. Ti sei mai domandato se il Signore è contento di questa tua legge, delle aggiunte che ti sei costruite?La parola di Mosè è formale: senza nulla aggiungere. Senza nulla togliere. E sono tutte e due queste esigenze poste sullo stesso piano.Non c'è differenza tra colui che toglie e colui che aggiunge. Tutti e due vengono meno a quella che è la volontà di Dio.Ascoltare la parola del Signore è metterla in pratica così com'è, senza nulla togliere e senza nulla aggiungere. Senza falsificare la legge del Signore.Per restare l'Israele di Dio, il suo popolo, il suo regale sacerdozio, il popolo che Lui si è scelto per essere lampada in mezzo alle nazioni, perché manifestino la grandezza del loro Dio, del Dio che è così potente che può salvare un altro popolo in terra straniera, Israele deve essere saggio, sapiente, intelligente. Per questo deve essere capace di osservare fedelmente la legge del Signore.La tentazione è costante. L'uomo preferisce farsela lui la legge. Il guaio è che se ne facesse una tutta per sé, nessuno potrebbe rimproverarlo, salvo il Signore che gli può sempre rinfacciare ad ogni istante che quella che lui si è fatta, non è la sua legge.La legge di Dio è questa e non un'altra. Questa legge non deve mai essere confusa con la legge umana. Con quella che l'uomo si è costruita. Purtroppo avviene che dopo essersi formata una legge, invita gli altri ad accettarla come legge del Signore.Non solo invita, ma qualche volta anche costringe gli altri ad osservarla come legge del Dio di Israele.Ma i frutti sono quelli che indicano la bontà della legge e la sua conformità alla legge del Signore. Ed i frutti qualche volta sono catastrofici.Perché mentre la legge del Signore è sempre vivificata dallo Spirito del Signore che è dentro l'uomo, lo spirito dell'uomo che ha inventato una legge, muore con l'uomo, se ne va con lui. Discende con lui nella tomba.Ed allora come si fa ad osservare la legge che egli ha inventato? Il suo spirito non è lo Spirito di Dio. Ed anche se il suo spirito fosse lo Spirito di Dio, lo Spirito di Dio soffia dove vuole! Nessuno può costringerlo a soffiare qua o là. Ecco perché bisogna stare attenti! Molto attenti! Dio non si ripete!Lo Spirito di Dio è libertà. Attenti! Non libertinaggio! Fare ciò che si vuole. Libertà significa che ogni uomo deve costruire la sua immagine e la sua somiglianza divina che egli porta iscritta nella sua propria carne, lasciandosi guidare nel momento concreto, nella situazione storica dallo Spirito del Signore.Quello stesso Spirito che dopo il battesimo spinse il Cristo ad andare nel deserto per essere tentato dal diavolo. Quello stesso Spirito che spinse gli apostoli ad andare per il mondo intero ad annunciare la parola del Signore. Quello stesso Spirito che guidava Paolo nei suoi viaggi missionari.Vivere nella libertà dello Spirito significa vivere nell'osservanza di tutta la legge del Signore. Dei suoi comandamenti e non di altri! Vivere la cristiformità! Vivere di Cristo, per Cristo con Cristo. Osservare la legge del Signore vuol dire per ogni cristiano mettere in atto la parola di Paolo: Non sono più io che vivo, ma è il Cristo che vive in me.E noi sappiamo che chiunque vive di Cristo e per il Cristo non può crearsi una sua legge. Deve lasciare che il Cristo viva pienamente e totalmente in lui.Attento! Se vuoi essere testimone della liberazione dall'Egitto, se vuoi che i popoli pagani, quelli che non conoscono il vero Dio, conoscano il Dio che libera e che ama, non costruirti nessuna legge.La sua è già sufficiente a santificarti. La sua è già sufficiente a farti essere ciò che tu devi essere. La tua... la tua no!La tua mette in ridicolo il tuo Dio, mette in evidenza la tua poca fiducia nella parola del Signore. La tua ti rende stolto ed insensato!Ad una legge così perfetta come quella che è uscita dalla bocca del Signore, tu vorresti proporre la tua che è frutto del tuo poco coraggio e della tua poca buona volontà e metterti sulle vie del Signore, sull'ascolto della sua santa legge.Il Signore non ti chiede di inventare. Non ti chiede di aggiungere o di togliere. Il Signore ti chiede di ascoltare e di mettere in pratica.Ascolta, Israele! Dall'ascolto sarai riconosciuto appartenente a me. Ama, cristiano, non inventare! Da questo vi riconosceranno che siete miei discepoli, se vi amate gli uni gli altri come io ho amato voi.Ascolta, Israele! Sarai assennato! Sarai intelligente! Sarai il popolo di Dio!Ascolta senza nulla aggiungere, senza nulla togliere.

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10/01/2010 18:05
 
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L'unico Dio

"Ascolta, Israele: il Signore, Iddio nostro, è l'unico Dio. Amerai dunque il Signore, Iddio tuo, con tutto il cuore, con tutta l'anima tua e con tutte le tue forze.E questi comandamenti, che oggi ti dono, rimangano bene impressi nel tuo cuore. Insegnali ai tuoi figli, parlane loro e quando te ne stai in casa tua, e quando cammini per la via, e quando ti corichi e quando ti alzi.Legali come segnali alla tua mano e ti siano come frontale fra i tuoi occhi; scrivili sugli stipiti della tua casa e sopra le tue porte".Israele, per essere l'Israele di Dio e non un altro, deve ascoltare la parola del Signore.Deve sapere che Dio è uno solo. Non ci sono altri dèi. Egli è l'unico Dio. E' il suo Dio con il quale ha stretto un patto di alleanza. Un patto di amore.Ma l'amore di Dio è un amore esclusivo. Dio non ama la divisione del cuore. Non sopporta che il cuore dell'uomo sia a Lui e ad un altro. Non tollera che l'uomo possa dimenticare il suo grande amore. Non vuole che il popolo che Egli ha salvato dalla terra d'Egitto e dalla mano del Faraone dia ad altri il suo amore.Il Signore non permette che la sua creatura dimentichi colui che l'ha fatto, colui che l'ha plasmato, colui che l'ha salvato. Egli vuole essere riconosciuto dalla sua creatura come il Creatore.Egli vuole che la creatura gli dia tutta la gloria che gli appartiene. Egli vuole essere amato in modo particolarissimo. Amerai il Signore Dio tuo. Ciò che il Signore chiede non è altro se non di amare. Egli è amore. la sua creatura deve amare. Prima di tutto il suo Creatore. Il suo Salvatore.Amerai il Signore Dio tuo. Fin qui nulla di strano. E' dovere amare colui che ci ha fatto del bene. E' giustizia rendere la gloria a colui al quale essa appartiene.Nel caso di Dio e di Israele, le esigenze di quest'amore sono grandi. Esse dànno la dimensione dell'uomo. Esse esprimono la dimensione di Dio.Dio vuole un amore singolare, particolare. Un amore che prenda tutta la persona umana. Dai pensieri a tutto ciò che l'uomo è ed ha. Tutto il cuore. Tutta l'anima. Tutte le forze.In tutta la sua dimensione, l'uomo deve esprimere amore verso il Signore. In tutto ciò che egli fa, opera ed è, egli deve essere amore.Egli deve tradurre il suo essere in amore. Egli deve trasformarsi in amore verso il suo creatore. Tutto il suo essere deve esprimere amore. Egli deve trasformarsi in amore.Dal mattino alla sera. Dalla sera alla mattina. Sia che si corichi. Sia che si alzi. Sia che cammini. Sia che sia seduto. Non solo. Egli ha anche l'obbligo di educare all'amore i suoi figli. Egli deve far sì che tutti quelli che hanno stretto quel patto di alleanza con il Signore vivano profondamente questa esigenza del loro Dio: amarlo sopra ogni cosa. Amarlo con tutta l'anima, con tutte le forze, con tutto il loro essere.Ne parlerai ai tuoi figli. Era questo un compito grave per l'Israelita. Egli doveva educare i suoi figli all'amore. Al senso di Dio. Al senso del Creatore. Ad avere sempre sotto gli occhi l'immagine di colui che li aveva creati ed anche salvati, di colui che aveva voluto essere il loro Dio, il loro salvatore e protettore, di colui che li aveva amati e li ama e che non desidera altro se non il loro bene, la loro realizzazione di creature create ad immagine e a somiglianza di se stesso.Facciamo l'uomo a nostra immagine e a nostra somiglianza.Non solo ne doveva parlare, non solo doveva educare gli altri ad amare. Per evitare il pericolo che in certe circostanze l'uomo potesse dimenticare quello che lui era ed è divenuto grazie alla potenza misericordiosa ed amante del loro Dio, essi dovevano scriversi questo comandamento e averlo sempre dinnanzi agli occhi.Il bene è troppo grande per poterlo dimenticare. Le esigenze del Dio di Giacobbe troppo esclusive perché l'Israelita potesse semplicemente immaginare di dimenticare, anche per un solo attimo, che il suo Dio vuole essere amato con tutto il cuore. Che il loro Dio non amava affatto la divisione del cuore.Il cuore, il suo cuore, apparteneva al suo Dio. I suoi pensieri appartenevano al suo Dio e così le sue forze. Egli deve amarlo con tutto il suo essere.Tu hai ricevuto tutto. Per realizzarti in tutto devi darmi tutto. E' una logica strana questa di Dio. Ti dà tutto. Ti chiede tutto. Mi amerai con tutto il tuo cuore. Con tutte le tue forze. Con tutto te stesso.Solo così ti realizzerai come il mio Israele, come colui che è stato salvato per entrare nel regno della libertà. Se vuoi essere libero, non devi attaccare il cuore a nessuna cosa.Almeno sii intelligente. Tutto ciò che esiste, mi appartiene. Sono stato io a crearlo. Se tu ti dai tutto a me. Io mi dono tutto a te. E tu lo sai che quando io mi do, tu ne hai fatto l'esperienza nel paese d'Egitto, io mi do con tutto ciò che io sono ed opero.Assieme a me ti do tutto il mondo creato. Assieme a me ti do tutto il resto al quale tu vorresti attaccare il tuo cuore.Ma forse tu lo hai dimenticato. Io te lo avevo detto che tu saresti stato assennato solo se avessi messo in pratica la mia legge, non la tua.E tu sarai assennato solamente quando capirai che per me vale la pena giocarsi tutto. Vendersi tutto. Spogliarsi di tutto. Non attaccarti a niente.Un giorno dovrai lasciare tutto. La materia è materia. Non attaccarti ad essa. Tu sei spirito e sarai tutto trasformato in essere spirituale. A che pro quindi attaccarsi alle cose di questo mondo. A che pro fare progetti strabilianti che poi devi abbandonare. Sii saggio.Attaccati all'unica cosa di vero e di duraturo che esiste e che sono io. Attaccati a me! Sarai saggio ed assennato. Non te ne pentirai mai. Non mi perderai mai!In eterno sarò il tuo bene. In eterno sarò l'oggetto del tuo amore.Se tu ti attacchi alle cose passeggere e caduche, se tu ami tutto ciò che non puoi portare con te quando scenderai dal treno, la tua rovina sarà grande.Non possiederai né me né loro. Non amerai né me  né loro. Sarai il più povero di tutti, perché sarai il più misero di tutti.Il materiale non lo puoi portare con te. Nudo sei uscito dall'utero di tua madre e nudo ritornerai a me. Non avendomi posseduto in vita, non avendomi amato in vita, come fai ad amarmi ora che sei morto?Rifletti, Israele! Sii veramente saggio ed assennato. Non rinunciare alla tua saggezza. Se non vuoi amare per me, almeno fallo per te. Sii come Pietro. Pietro, quando l'ho chiamato per seguirmi, in un primo momento se ne importava poco di quello che avrebbe fatto un giorno: il pescatore di uomini.Il suo cuore mirava ancora all'interesse. Cosa ci guadagno nel seguirti? Tutto, gli risposi! Il centuplo in questa vita e la vita eterna nell'altra. Tutto in questa vita e tutto nell'altra. Ecco la tua saggezza.Amami, Israele! Sarai grande in questa vita e nell'altra. L'amore e solo l'amore arricchisce. Tu pensi di essere ricco perché possiedi in banca quello che alcuni hanno chiamato lo sterco del diavolo.Ma con quello non sei ricco. Quello può riempire le tue tasche, non il tuo cuore. Il tuo cuore ha solo sete di me! Tu lo sai e ne fai l'esperienza ogni giorno. Ogni giorno sperimenti che lo sterco del diavolo non sazia il tuo cuore. Anzi, qualche volta ti dà nausea.Amami! Ma se tu ti alzi e non ti ricordi di me. Ti corichi e a tutto pensi fuorché a me. Se lavori e non mi calcoli perché pensi ai tuoi guadagni materiali. Se vivi tutta la giornata, tutta la settimana e a me non pensi mai, perché i tuoi pensieri sono altrove, che Dio sono io per te?Il tuo Dio è un altro. Il tuo tesoro sono certamente le cose di questo mondo e le tue preoccupazioni, ma non certamente io, il Signore tuo Dio, il Dio unico ed eterno.Il tuo Dio non possono essere i tuoi pensieri. Non le tue preoccupazioni. Non il tuo denaro. Essi finiranno.Allora ti accorgerai quanto è stata grande la tua stoltezza e quanta vera la mia legge e la mia parola.Ma sarà troppo tardi! Ti accorgerai a tue spese. Io te lo avevo detto. La mia legge ti avrebbe reso assennato e saggio. Tu non eri come tutti gli altri che non mi conoscevano.Tu eri la pupilla dei miei occhi. Io ti amavo come un figlio. Ma tu lo sai. Io non posso costringerti ad amarmi. Ti devo lasciare libero. La tua volontà ti potrà salvare. Essa ti potrà anche perdere.Che ti costa: rischia tutto. Per me vale la pena. Tanto le cose di questo mondo le devi lasciare. Non ti illudere. Non vale la pena attaccarvisi. Attaccati a me.Tu lo sai che la mia parola è vera. Il semplice fatto che il tuo sterco non ti soddisfi, già dovrebbe essere per te un segno che le cose create non riempiono l'uomo, il quale ha sete di infinito.Ha sete di me. Perché sono stato io colui che ti ho creato a mia immagine e a mia somiglianza. E tu avrai sempre la nostalgia di me dentro di te. Ti aspetto. Ascolta la mia voce! Comincerai ad essere uomo. Amami con tutto te stesso, sarai la creatura che io voglio che tu sia.Amami! Sarai uomo!

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