CRISTIANI   Nelle mani del Padre

Noi crediamo unicamente in Gesù Cristo unigenito Figlio di Dio,
unica VIA, VERITA' e VITA e nostro unico SALVATORE.

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AD IMMAGINE DI DIO

Ultimo Aggiornamento: 10/01/2010 18:24
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10/01/2010 17:57
 
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La vocazione di Mosè

"Mosè stava pascolando il gregge di Ietro, suo suocero, sacerdote di Madian, e condusse il bestiame oltre il deserto e arrivò al monte di Dio, l'Oreb.L'angelo del Signore gli apparve in una fiamma di fuoco in mezzo a un roveto. Egli guardò ed ecco: il roveto ardeva nel fuoco, ma quel roveto non si consumava.Mosè pensò: "Voglio avvicinarmi a vedere questo grande spettacolo: perché il roveto non brucia?".Il Signore vide che si era avvicinato per vedere e Dio lo chiamò dal roveto e disse: "Mosè, Mosè!". Rispose: "Eccomi!". Riprese: "Non avvicinarti! Togliti i sandali dai piedi, perché il luogo sul quale tu stai è una terra santa!".E disse: "Io sono il Dio di tuo Padre, il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe". Mosè allora si velò il viso, perché aveva paura di guardare verso Dio".Nel dialogo di amore e di salvezza di Dio con l'uomo è Dio che ha l'iniziativa. La terra è una sua promessa e un suo dono. Il modo e la realizzazione di questa promessa e di questo dono appartengono al mistero della libertà divina.Egli sceglie. Egli dirige. Egli ama. E' questo il messaggio degli articoli o meditazioni precedenti.Questa settimana un altro discorso deve essere esaminato. Un altro modo nel comportamento di Dio a nostro riguardo merita tutta la nostra attenzione. Questo discorso trova le sue origini e la sua specificità nell'ontologia dell'uomo e di Dio, nella natura umana e nella natura divina.Dio è spirito. L'uomo è carne. Dio è invisibile. L'uomo è visibile. Dio è essere spirituale. L'uomo è essere materiale. Dio non ha sensi. L'uomo ha sensi. Il messaggio di Dio all'uomo deve apparire e manifestarsi nel corporeo, nel visibile, nel materiale. Si apre così tutto un discorso sulle teofanie e sui segni.Dio deve manifestarsi all'uomo. Lo farà, andrà a lui attraverso i suoi sensi. Attraverso dei segni, che pur essendo e dovendo essere visibili e corporei, tangibili, devono in ogni caso portare l'uomo all'invisibile, al non corporeo, al soprannaturale, a Dio.Poiché Dio non può essere visto dall'uomo, altrimenti morirebbe, egli assumerà una forma percettibile dal suo occhio e una voce udibile dal suo orecchio.Mosè pascolava il gregge. Vide un roveto che ardeva. Che un roveto arda, niente di particolare. Di incendi noi ne vediamo ogni giorno. Ma essi non ci colpiscono come segni, come manifestazione del divino, come presenza del soprannaturale. Il roveto arde, ma non si consuma! Brucia e rimane intatto!E' un segno. E' un qualcosa che esce dall'ordinario e dal quotidiano delle nostre esperienze. Non è comune. Non è naturale che un bosco arda senza consumarsi. Il fuoco consuma. Se il fuoco non consuma allora è segno di una presenza misteriosa, di una manifestazione particolare.Non si sa ancora di che cosa, ma sappiamo che non è naturale. Mosè disse: "Voglio andare a vedere perché il roveto arde, ma non si consuma". Ma il fatto, il segno che attira non è tutto.A questo segno si deve aggiungere sempre la parola. La spiegazione. Il perché. Il segno senza la parola non può ricevere la sua giusta interpretazione. Potrebbe anche indurre in errore. La parola lo canalizza e lo traduce. Mosè vide un qualcosa di straordinario. I suoi sensi furono colpiti dal "prodigioso". Si avvicina. Dio gli parla. Dio si manifesta. Egli abbandona il segno. Arriva a Dio. Instaura un dialogo direttamente con lui, il Dio dei suoi Padri.L'uomo religioso, l'uomo di fede ha bisogno di segni. Ma l'uomo religioso, l'uomo di fede non si ferma al segno. Sa che deve andare oltre. Il segno è un mezzo necessario e indispensabile perché l'uomo si apra al divino. Perché egli faccia il passaggio dal corporeo all'incorporeo, dal sensibile allo spirituale, dal materiale al soprannaturale. E Dio dà sempre dei segni.Mosè è stato attratto dal roveto ardente. Il Faraone per poter lasciare libero il popolo di Dio ne riceve ben dieci. Le dieci piaghe d'Egitto, di cui l'ultima, la più terribile, quella che fece dire il sì al Faraone, è stata la morte dei primogeniti. Ma su questo vi ritorneremo quando parleremo della Pasqua e del suo significato.La fede si fonda sui segni. Essa ne ha bisogno. Perché? Perché il segno lascia libera la volontà e nello stesso tempo invita l'uomo ad aprirsi al mistero, al soprannaturale senza costringerlo, senza obbligarlo, senza violentarlo minimamente.Il segno è per natura sua equivoco. Lascia spazio alla libertà. Il segno è per lo più personale. Se dato ad una persona singola, difficilmente può divenire segno per altri.Diviene segno per altri invece la sua conversione, il suo passaggio dal segno al cambiamento di vita, il suo passaggio dal corporeo all'incorporeo, dal visibile all'invisibile, dal materiale al divino, dal roveto che arde ma che non si consuma alla fede nel Dio dei miei Padri che è disceso in Egitto per liberarmi!Mosè non va in Egitto ad annunziare che ha visto un roveto ardente. Va a dire al popolo: il Dio dei nostri Padri mi ha inviato a liberarvi. Mi manda dal Faraone perché ci conceda la libertà! E quando Mosè va dal Faraone non gli annunzia il segno che aveva ricevuto! Compie invece altri segni. Ne compie ben dieci. Ma nonostante questi segni il Faraone non si converte. Non fa il passaggio. Non compie un atto di fede. Non dice: "Io credo".Con i segni bisogna stare bene attenti! L'uomo di fede non si ferma ad essi. Li accetta. Opera il passaggio. Fermarsi ad essi significherebbe per lui riscaldarsi al fumo. Significherebbe ignorare e non sapere che solo il fuoco, che il fumo gli indica (segno) può riscaldare il suo cuore.Significherebbe essere vuoto dentro. L'uomo di fede sa che solo Dio è quel fuoco d'amore che può bruciare il suo cuore. Egli sa che solo il Dio dei nostri padri può operare la sua liberazione. Egli sa che fermarsi al segno significherebbe non aver compreso niente dell'agire di Dio e dell'essere dell'uomo. Significherebbe non comprendere niente della vita cristiana, la quale non è proclamazione di fatti prodigiosi e straordinari, ma morte e risurrezione, vittoria sul peccato, liberazione dalla schiavitù, nuova figliolanza; l'uomo, nel Cristo e per opera dello Spirito Santo, è diventato figlio di Dio.E' questa la nostra e l'unica predicazione. Non si predicano i segni. Essi sono dati, e devono essere dati, perché noi crediamo a quell'annunzio che proclama la nostra liberazione e la nostra salvezza nel Cristo Gesù.L'uomo che afferma di non aver bisogno di segni, è un uomo che non ha capito niente, ma niente di niente, del suo essere cristiano e dell'agire di Dio. Non ha capito niente di se stesso e del suo essere uomo. Colui che osa semplicemente affermare che nella fede non devono esistere segni, è semplicemente un arido che si è costruito un Dio altrettanto arido, inesistente.Egli si è fabbricato un concetto di uomo che non è conforme  a quell'uomo voluto dal suo Signore: uomo che deve andare a Dio attraverso il corporeo ed il sensibile.Lasciamo da parte i segni straordinari. Prendiamo i segni ordinari: i sacramenti della Chiesa. Non sono essi segni che attraverso il corporeo conducono all'incorporeo, attraverso il sensibile all'invisibile, attraverso il materiale allo spirituale?Quell'acqua che lava, che dà la vita, che rigenera, che ristora, che purifica non dà forse la vita nuova? Non ci rigenera a figli di Dio? Non è questo un segno potente dell'azione di Dio per l'uomo?E come potrebbe essere diversamente se l'uomo creato dal Dio dei nostri Padri ha bisogno del corporeo per andare all'invisibile? E quel pane che diviene, si trasforma, si transustanzializza in corpo e sangue del Cristo! Non è questo un altro segno potente dell'amore di Dio che non ha altri mezzi per manifestarsi, per darsi a noi se non attraverso il segno, il visibile, il corporeo, il materiale?E' questa la pedagogia divina ed il suo agire verso l'uomo. Ecco perché Dio, che è l'invisibile, l'incorporeo, colui che è purissimo spirito assume la forma di un angelo, di una voce, di una nube, o di un altro segno perché possa parlare all'uomo e comunicargli il suo amore.Ecco perché la Seconda Persona della Santissima Trinità si fa uomo, diviene carne per parlarci come ad amici!L'uomo ha bisogno di segni. Egli ne ha bisogno in ragione della natura divina. Dio non si può dare all'uomo come Egli è: solo nello Spirito. L'uomo non sarebbe capace di percepirlo. Dio che è purissimo Spirito non può essere percepito dall'uomo che è materia.In ragione dell'uomo. Questi che è corpo ha bisogno di cose corporee. Egli che è tatto ha bisogno di toccare. Egli che è occhi ha bisogno di vedere. Egli che è orecchi ha bisogno di udire. Egli che è intelligenza ha bisogno di capire. E Dio si manifesta all'uomo anche intelligentemente.Egli lo rispetta. Egli lo ama perché è lui che l'ha fatto. Egli sa come manifestarsi. Solo colui che non ha capito niente di Dio e dell'uomo può scagliarsi contro i segni, rifiutarli ancor prima di averli percepiti o interpretati, ancor prima di avere fatto il passaggio dai segni a Dio, dal roveto alla discesa in Egitto per liberare il popolo di Israele.Ancor prima di aver attraversato il Mar Rosso per entrare nella terra promessa. Ancor prima di aver ricevuto il dono di Dio.L'uomo religioso, l'uomo di fede, non condanna i segni. Non li rigetta. Non si ferma ad essi. Non sta a contemplare il roveto che brucia e che non si consuma.Ascolta quella voce che lo inviata ad andare a liberare il suo popolo. L'uomo religioso, l'uomo di fede, non sta a contemplare il roveto. Medita il significato del segno. Compie la missione che gli è indicata attraverso il segno.Non si scaglia contro. Lo esamina attentamente. Lo scruta. Ne accerta l'origine divina, che non è nel segno, ma nella voce e nella nuova missione.Il segno per se stesso non dice niente. Non parla. Suscita solo la curiosità dell'uomo.L'uomo di fede, vedendo e percependo il segno, ne ascolta la voce, ne accetta la missione che la voce vuole comunicargli.Missione che nella fede biblica è sempre la stessa: l'annunzio del regno di Dio in mezzo a noi: regno di morte al peccato e di Risurrezione a vita nuova, regno di liberazione e di salvezza, regno di amore e di sacrificio, regno di donazione e di offerta di noi stessi a Dio e ai fratelli.

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