CRISTIANI   Nelle mani del Padre

Noi crediamo unicamente in Gesù Cristo unigenito Figlio di Dio,
unica VIA, VERITA' e VITA e nostro unico SALVATORE.

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AD IMMAGINE DI DIO

Ultimo Aggiornamento: 10/01/2010 18:24
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10/01/2010 17:58
 
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L'inizio dei mesi

"Questo mese sarà per voi l'inizio dei mesi. Sarà per voi il primo mese dell'anno. Il dieci di questo mese ciascuno si procuri un agnello per famiglia, un agnello per casa. Il vostro agnello sia senza difetto, maschio, nato nell'anno.Potrete sceglierlo tra le pecore o tra le capre e lo serberete fino al quattordici di questo mese: allora tutta l'assemblea della comunità di Israele lo immolerà al tramonto. Preso un po' del suo sangue, lo porranno sui due stipiti e sull'architrave delle case in cui lo dovranno mangiare.In quella stessa notte ne mangerete la carne arrostita al fuoco; la mangerete con azzimi e con erbe amare. Non lo mangerete crudo, né bollito nell'acqua, ma solo arrostito al fuoco, con la testa, le gambe e le viscere. Non ne dovete fare avanzare fino al mattino.Quello che al mattino sarà avanzato lo brucerete nel fuoco. Ecco in qual modo lo mangerete: con i fianchi cinti, i sandali ai piedi, il bastone in mano. Lo mangerete in fretta. E' la Pasqua del Signore!In quella notte io passerò per il paese d'Egitto e colpirò ogni primogenito nel paese d'Egitto, uomo o bestia. Così farò giustizia di tutti gli dèi dell'Egitto. Io sono il Signore!Il sangue sulle vostre case sarà il segno che voi siete dentro. Io vedrò il sangue e passerò oltre. Non vi sarà per voi flagello di sterminio, quando io colpirò il paese d'Egitto. Questo giorno sarà per voi un memoriale. Lo celebrerete come festa del Signore di generazione in generazione, lo celebrerete come un rito perenne".Il Signore vuole liberare il suo popolo. La lotta è inesorabile. I segni divengono sempre più imponenti. Il Faraone indurisce sempre più il suo cuore. Per smuoverlo, il Signore ricorre all'ultima delle piaghe. E' la morte di ogni primogenito vivente nel paese d'Egitto.Dal primogenito dell'uomo a quello dell'animale, ognuno dovrà rendere al suo Signore la sua anima. Solo così il Faraone lascerà a Mosè ed Aronne il permesso di andare nel deserto a celebrare una festa in onore del Signore.Il Signore può così mantenere la sua parola di dare loro la terra che aveva promesso al suo fedele servitore Abramo e alla sua discendenza. Israele deve abbandonare l'Egitto. Deve lasciarlo. Egli deve prepararsi a lasciare la terra della schiavitù per prendere possesso della terra della libertà.La liberazione è dono ed è promessa. Essa è gratuita. Non è il frutto dell'azione dell'uomo. Essa è interamente e completamente opera del suo Signore, del Dio dei suoi Padri.Israele deve lasciare l'Egitto perché quella che egli possiede non è la terra che Dio aveva promesso. Non è terra di libertà e di Signoria. E' una terra che non gli appartiene. E' una terra che lo rende schiavo, servo.Condannato a duri lavori per la costruzione di mattoni. Dio non lo aveva chiamato per renderlo schiavo, ma libero. Non aveva fatto pellegrinare Abramo per condurre la sua discendenza nella terra d'Egitto; lo aveva fatto emigrare dalla terra di Ur per renderlo padrone e signore di una terra tutta sua, per benedire nel suo nome tutte le genti, per dare a tutti i popoli una benedizione di signoria, di figliolanza, di libertà.E' in questo contesto di promessa e di gratuità dell'azione di Dio che bisogna inserire il discorso della Pasqua.Israele deve riconoscere che se a lui viene risparmiata la vita e che se il suo primogenito non incorre nelle mani dell'angelo sterminatore, non è opera delle sue capacità. Non è perché egli sia migliore, in fatto di fede, dell'Egiziano e del suo Faraone.Egli era incredulo come l'altro. Anch'egli dubitò della potenza liberatrice del Dio dei suoi Padri. Il Signore glielo ricorda. Il sacrificio dell'agnello sarà un rito perenne che dovrà far sempre rivivere al pio Israelita la gratuità della sua liberazione.Siamo liberi per una promessa del Signore, non per i nostri meriti. Siamo possessori di una terra tutta nostra non per la capacità delle nostre truppe o dei nostri eserciti, ma per la potenza e la misericordia del nostro Signore, che per convincere il Faraone a lasciarci partire dall'Egitto ha fatto morire il primogenito dell'uomo e dell'animale.In una stessa notte. Quella notte che per loro è stata una notte di lutto e di pianto, per noi è stata notte di liberazione e di vita. Quella notte che per gli uni era morte e sterminio, per gli altri libertà e salvezza. Quella notte che per i primi era buio e tenebra, per noi era luce e gioia.Ecco la grandezza del Dio dei nostri Padri. Egli è fedele alla sua parola. Attraverso il sacrificio della Pasqua Israele deve ricordare la fedeltà del suo Signore. E la Pasqua bisogna celebrarla in tenuta da viaggio. Con i fianchi cinti. I sandali ai piedi. Il bastone in mano. Bisogna essere pronti. La loro liberazione non è stata una liberazione senza dolore.Essi devono mangiarla con erbe amare. Essi non hanno tempo sufficiente per stare in Egitto, devono mangiarla con pane azzimo. Non hanno tempo per lasciare lievitare il pane. Devono fare tutto in fretta.Quando il Signore passa non si può stare a perdere tempo. A far lievitare le nostre cose. La salvezza è una cosa tanto preziosa che non ci si può prendere il lusso di far fermentare le idee e i pensieri. Bisogna lasciare tutto. Correre incontro al Signore. Essere pronti.Quando egli passa a liberarci noi dobbiamo seguirlo. Non possiamo attardarci nell'Egitto delle mille comodità o dei molti dubbi o pensieri umani.La salvezza è liberazione da tutto questo. Quando ti metterai in cammino potresti trovare il Mar Rosso già chiuso. Ti potresti pentire del tuo ritardo. Non lievitare il pane. Stai con i fianchi cinti. I sandali ai piedi. Il bastone in mano. Bisogna far presto. Bisogna uscire. La schiavitù è dura e pesante. La salvezza non può tardare ad essere tua.Israele deve partire. Ma prima di uscire il Signore vuole che egli sappia e riconosca il dono divino, la gratuità della liberazione. Egli deve celebrare al Dio dei suoi Padri un rito. Lo deve ripetere nei secoli.Quello che egli sta vivendo in questa notte è un memoriale. E' un fatto grande! E' la sua liberazione. Egli dovrà riviverlo. Egli non potrà mai più dimenticarlo! Questo rito sarà per lui l'inizio del tempo e della storia. Ormai per lui l'anno comincia dalla sua liberazione. La sua storia prende il via da questa notte!Questa liberazione sarà il paradigma di ogni altra liberazione. Questo esodo, questa uscita dall'Egitto sarà il ricordo perpetuo che permetterà ad Israele di mantenersi saldo sul cammino della fede, sul cammino di quella fedeltà al suo Signore.Questa notte non sarà mai una notte che appartiene al passato. Alla storia. Non dovrà mai essere ricordata come facente parte di un passato remoto, né come un anniversario.Israele deve viverla in eterno come se quella notte fosse la notte della sua liberazione. Come se egli stesso fosse personalmente uscito dall'Egitto. Come se egli stesso avesse personalmente attraversato il Mar Rosso. Come se egli stesso avesse vissuto per quarant'anni le infedeltà del deserto. Come se egli stesso avesse personalmente attraversato il fiume Giordano e fosse entrato nella terra promessa. Questa notte è il presente di tutta la sua esistenza.La sua Pasqua non può essere un ricordo. Non deve. Essa è vita. Esperienza. Quanti insegnamenti per noi che celebriamo ogni giorno un'altra Pasqua, un altro passaggio, un'altra liberazione, un'altra vittoria su una schiavitù ancora più potente e più forte.Quanti insegnamenti per noi che dall'esperienza e dalla vita siamo passati alla teoria, o alla nudità di una verità per noi astratta.Quanti insegnamenti per noi che abbiamo ridotto la nostra fede, che deve essere in ogni caso esperienza e vita, esperienza di liberazione e vita con Dio in Cristo, ad un credo di qualche verità che non ha più incidenze nella nostra esistenza.Ma se non si ha l'esperienza della liberazione, non si può vivere da liberati. Se non si è attraversato il Mar Rosso non si può parlare di terra promessa.Se non si è vissuta la notte della liberazione, non si può parlare della nostra salvezza, non si può parlare della fedeltà del nostro Dio che mantiene quanto promette, attua quanto dice, crea quando parla.Quanti insegnamenti per noi che come gli Ebrei celebriamo la nostra Pasqua con il pane azzimo per esprimere la fretta che noi abbiamo per andare incontro alla nostra liberazione.Eppure questa nostra fede che è anche speranza noi l'abbiamo vanificata. Abbiamo paura dell'avvenimento centrale dell'esperienza cristiana che è la nostra risurrezione nel Cristo Gesù.Quanti cambiamenti di rotta non bisogna operare nel modo di vivere e di concepire la nostra fede, quanta purificazione non dobbiamo ancora portare a questo nostro cristianesimo della domenica come tranquillizzante della nostra coscienza!Si è cristiani perché si è liberati. Si è cristiani perché abbiamo passato il Mar Rosso del peccato ed abbiamo abbandonato la schiavitù della conformità alla mentalità di questo mondo malvagio e senza Dio, egoista e centrato tutto su se stesso.Si è cristiani quando si ha la forza di essere come Cristo, portatori dell'amore di Dio nel mondo.Si è cristiani quando la parola di Dio diviene il centro delle nostre occupazioni. Si è cristiani quando quella persona che si chiama Cristo diviene il centro dei tuoi pensieri. Quando lo ami. Quando ti innamori di lui. Quando per lui offri tutta la tua vita e con la tua vita le idee con le quali vivevi nella terra della schiavitù.Si è cristiani quando si ha il coraggio di abbandonare tutte le nostre abitudini della terra d'Egitto per prendere la via del deserto per celebrare quella festa al Signore, per riconoscere la sua Signoria sugli eventi e sulla storia, per riconoscere la fedeltà e l'amore con i quali egli ci guida e ci protegge.Pasqua significa liberazione. Significa operare personalmente il nostro passaggio dalla morte alla vita. Significa vivere da liberati. Significa vivere da risuscitati.

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