CRISTIANI   Nelle mani del Padre

Noi crediamo unicamente in Gesù Cristo unigenito Figlio di Dio,
unica VIA, VERITA' e VITA e nostro unico SALVATORE.

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AD IMMAGINE DI DIO

Ultimo Aggiornamento: 10/01/2010 18:24
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10/01/2010 17:59
 
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Il Signore combatterà per voi

"Quando il Faraone fu vicino, gli Israeliti alzarono gli occhi: ecco, gli Egiziani muovevano il campo dietro di loro! Allora gli Israeliti ebbero grande paura e gridarono al Signore. Poi dissero: Forse perché non c'erano sepolcri in Egitto ci hai portato a morire nel deserto? Che hai fatto, portandoci fuori dall'Egitto! Non ti dicevamo in Egitto: lasciaci stare e serviremo gli Egiziani, perché è meglio per noi servire l'Egitto che morire nel deserto?Mosè rispose: Non abbiate paura! Siate forti e vedrete la salvezza che il Signore oggi opera per voi; perché gli Egiziani che voi oggi vedete, non li rivedrete mai più! Il Signore combatterà per voi e voi sarete tranquilli".L'inaudito è l'elemento fondamentale del dialogo d'amore e di salvezza dell'uomo con il suo Dio.Con il Dio dei suoi Padri, con il Dio che si definisce egli stesso: "Io sono colui che sono", l'inaudito caratterizzerà sempre il cammino dell'uomo che ha scelto di vivere la sua vita assieme al suo Dio, al Dio che lo ha creato a sua immagine e somiglianza, al Dio che è amore e che ha creato l'uomo ad immagine del suo amore.L'impossibile all'uomo è altro elemento fondamentale, primario, assoluto della nostra fede.Inaudito ed impossibile sono questi i due aggettivi che meglio possono esprimere e definire nella sua essenza quella che è la relazione dell'uomo con il suo creatore.Quando queste due caratteristiche fondamentali cessano di far parte della nostra vita di fede, quando Dio diventa una abitudine, quando non c'è più novità nel nostro cammino di fede, ma ripetizione meccanica, è il caso di riesaminare tutto;  di vedere se si può parlare anche di fede biblica, o se invece non si è caduti nell'invenzione dell'uomo camuffata in fede e in cammino di salvezza; di interrogarsi se il dialogo del Dio dei nostri Padri con l'uomo, l'oggetto del suo amore, non sia divenuto monologo dell'uomo con se stesso, che non è più cammino nel regno dell'inaudito e dell'impossibile, ma adagiarsi, autocontemplazione, narcisismo esagerato dell'uomo che si compiace delle sue invenzioni e pensa che la salvezza sia proprio questo rinchiudersi in se stesso senza riconoscere l'altro, il Dio dei nostri Padri, il Dio che avendo sentito il grido di schiavitù è disceso in Egitto per liberarlo.L'Ebreo aveva appena celebrato la Pasqua. Aveva sperimentato la salvezza del suo Dio. Gli era stata risparmiata la morte. Gli era stato lasciato in vita il suo primogenito.Grazie al sangue dell'agnello, egli aveva potuto lasciare in fretta l'Egitto, la terra che lo aveva reso schiavo. Egli aveva vissuto i grandi segni e la potenza di amore e di perdono che il Signore aveva messo in atto per la conversione del Faraone perché questi si convincesse a lasciare libero il popolo perché questi gli offrisse un sacrificio nel deserto, perché gli celebrasse una festa in suo onore.Egli aveva sperimentato le grandi gesta che il Signore aveva operato perché egli fosse libero, fosse signore di una terra tutta sua, dove regnasse non la schiavitù, ma la libertà e l'amore degli uni verso gli altri.Non aveva ancora raggiunto il deserto, stava per arrivarvi, quando l'inaudito si presenta ancora una volta dinanzi ai suoi occhi!Quello che lui aveva vissuto finora era stato tutto inaudito! Ma egli si era abituato. Aveva sperimentato l'azione salvatrice di Dio. Aveva riconosciuto in quegli atti fuori del normale e del comune la presenza di un essere superiore che affermava di essere il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe, insomma il Dio dei suoi Padri.Egli aveva sperimentato l'umanamente impossibile reso possibile. Avrebbe dovuto possedere una fede forte. Essere capace di poter emettere una professione di fede e dire: "fino a questo momento tutto ciò che io ho vissuto è stato umanamente impossibile a realizzarsi, impossibile ad essere ascoltato con orecchi umani. Egli mi domanda di riconoscerlo ancora dinanzi a questo impossibile nel quale mi trovo".Invece no! Egli si chiude in se stesso. Cerca l'umanamente possibile e l'ordinario! La quotidianità e l'abitudine nelle cose di Dio.Perché tu, Mosè, ci hai portato a morire nel deserto? Non c'erano forse tombe sufficienti in Egitto? Non riconosce più il Dio dei suoi Padri, anzi rinnega quello che egli stesso aveva vissuto.Quella notte che avrebbe dovuto essere per lui il presente della sua esistenza diventa un fatto ormai appartenente al passato. Storia remota. Avvenimento come tutti gli altri. Anodino. Senza più nessuna incidenza per la sua vita di oggi.Il cammino di fede di ieri non serve più come paradigma del cammino di oggi. L'inaudito e l'impossibile di ieri non danno più garanzie per il presente.Anzi si vorrebbe rinnegare il passato e se possibile tutta l'azione di Dio nella sua storia. Annullare persino quell'aspirazione alla libertà. Si vorrebbe ritornare ai duri lavori della costruzione di mattoni.Questo solo perché si è poveri nella fede. Solo perché non si è capito niente, o non si vuole capire niente dell'azione salvatrice del nostro Dio. Ma il Signore ad ogni momento è lì per ricordarci che tutto quello che noi siamo in ogni istante e momento della nostra esistenza, del nostro cammino di fede, del nostro dialogo di amore con lui, è tutto opera sua, non nostra.La salvezza è gratuita all'inizio, nel mezzo e alla fine. L'uomo è invitato a riceverla come tale. ad accettarla. Solo così si inserirà nell'inaudito e nell'impossibile della fede.Solo allora Mosè potrà stendere la sua mano ed aprire il Mar Rosso perché gli  Ebrei ci passino a piedi asciutti!Ma neanche questo basterà. Erano appena passati che il Signore li mette in un altro inaudito. In un altro impossibile.Israele non ha di che sfamarsi. Di che dissetarsi. Egli non si apre pieno di fede al suo Signore per dirgli: "Signore, fino adesso hai operato prodigi. Ne opererai ancora. Tutto è sottomesso alla tua volontà. Elementi naturali e soprannaturali, animati ed inanimati sono all'ordine della tua mano. Basta un cenno e tutto sussiste. Basta un cenno e tutto ritorna in polvere, al nulla. Come dal nulla tutto è venuto, al nulla tutto ritorna. Era niente e niente diverrà. E' divenuto un qualcosa e lo diverrà ancora".Egli si rinchiude in se stesso. E questo non appena aveva finito di passare il Mar Rosso, di sperimentare questo grande prodigio divino della sua separazione delle acque, di aver visto il Faraone ed i suoi soldati perire miseramente sotto la mano del Dio dei suoi Padri.Israele rinnega l'esodo e la sua liberazione. Preferisce ritornare alle cipolle d'Egitto.Qualcuno leggendo la storia di liberazione d'Israele potrebbe pensare all'ingratitudine e alla poca fede di questo popolo nei confronti del suo Signore. Potrebbe scagliarsi contro la loro poca apertura al senso del divino.La loro storia e la loro mancanza di fede non deve scandalizzare nessuno. Ogni giorno il cristiano fa la stessa esperienza dell'Israelita. Si comporta come lui. Come lui riceve tutti quei segni ed in una misura abbondante che dovrebbero permettergli di riconoscere il suo Dio in ogni sua manifestazione di inaudito e di umanamente impossibile.Ma come gli Ebrei ogni qualvolta il Dio dei nostri Padri interviene nella nostra vita, noi stentiamo a riconoscerlo; stentiamo a confessare che è lui ed è lui perché non è abitudine, perché si manifesta e chiede di realizzare un qualcosa di umanamente impossibile. Di passare il Mar Rosso a piedi asciutti; di saziarci in un luogo deserto; di bere acqua a sazietà in un luogo dove non ci sono che acque amare, dove non c'è che siccità, deserto, sabbia, polvere.E' questo l'agire del Dio dei nostri Padri. Egli vuole la nostra fede e nulla di più. Egli si manifesta. Sta a noi riconoscerlo. Non scagliarti contro il pio Israelita che nell'attimo stesso in cui faceva l'esperienza, non riusciva a collegarla con l'esperienza passata. Non condannarlo.La storia di quella liberazione è la tua storia e il tuo modo di vivere il dialogo di amore e di salvezza con il tuo Signore. Quante volte vorresti anche tu che il tuo Dio fosse abitudine, adeguazione al tuo modo di essere e di pensare, al tuo finito, alla tua speculazione!Quante volte vorresti che il tuo Dio non stesse li a tormentarti con il suo mistero che è un mistero infinito di amore.Quante volte vorresti che il Dio dei tuoi Padri ti si manifestasse in un cammino dove non esiste l'inaudito e l'umanamente impossibile.Ma se non ci fosse questo la nostra fede sarebbe ancora fede nel Dio dei nostri Padri, nel Dio che è mistero e novità?Quando egli ti si manifesta, ti domanda una fede che è umanamente impossibile, ti domanda il totale abbandono a lui e alla sua azione di amore.E' forse questo il motivo per cui noi stentiamo a riconoscerlo. Non è l'inaudito e l'umanamente impossibile ciò che impedisce di riconoscerlo! E' invece il suo chiederti tutto prima di darti tutto.E' il suo chiederti una fiducia totale in lui se vuoi operare un cammino di amore con lui. Del resto come si può pretendere di camminare con il tuo Signore, se tu non ti fidi ciecamente di lui e del suo amore? Come può avere fiducia se non hai amore?La causa della nostra mancanza di riconoscimento sta forse nel nostro manco di amore. Non lo amiamo sufficientemente. Non lo vediamo come il Dio che è amore. Non siamo capaci di accordargli tutta la nostra fiducia. Lo consideriamo un Dio come tutti gli altri dèi, lo amiamo con gli altri dèi per il nostro bisogno e per le nostre necessità impellenti della vita di ogni giorno.Perché egli ci conceda il quotidiano e l'ordinario.Non lo amiamo come il Dio che è amore e che vuole solo amore. La sua è una liberazione all'amore. Egli domanda il tuo amore e il tuo cuore. Ed i segni dovrebbero essere e sono segni del suo amore.Per invitarci all'amore. Egli è amore. Richiede amore.

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