CRISTIANI   Nelle mani del Padre

Noi crediamo unicamente in Gesù Cristo unigenito Figlio di Dio,
unica VIA, VERITA' e VITA e nostro unico SALVATORE.

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Note sul libro della GENESI

Ultimo Aggiornamento: 19/04/2011 20:27
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19/04/2011 19:54
 
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6.11 L’arco di Dio nella nuvola

Il creato è liberato dal timore d’un secondo diluvio, dal patto che Dio ha stipulato con esso; il giudizio non rivestira mai più la forma sotto la quale è stato eseguito allora. «Il mondo d’allora, sommerso dall’acqua perì: mentre i cieli d’adesso e la terra, per la medesima Parola, son custoditi, essendo riservati al fuoco per il giorno del giudizio e della distruzione degli uomini empi» (2 Pietro 3:6-7). La terra che è stata una volta purificata coll’acqua, sarà ancora un’altra volta purificata col fuoco; ma allora scamperanno solo quelli che si sono rifugiati presso Colui che è passato per le acque profonde della morte e che ha attraversato il fuoco del giudizio di Dio.

«E Dio disse: Ecco il segno del patto che io fo tra me e voi e tutti gli esseri viventi che sono con voi, per tutte le generazioni avvenire. Io pongo il mio arco nella nuvola, e servirà di segno del patto fra me e la terra, ... e io mi ricorderò del mio patto» (vers. 12 e seg.). Tutto il creato riposa sulla stabilità eterna del patto di Dio di cui l’arcobaleno è il segno nella nuvola; l’occhio di Dio riposa su esso, di modo che la sicurezza dell’uomo dipende non dalla sua memoria imperfetta, incerta, ma dalla memoria di Dio. «Io mi ricorderò», ha detto Dio. È dolce pensare a ciò di cui Dio vuole o non vuole ricordarsi; si ricorderà del suo patto, ma non si ricorderà dei peccati del suo popolo. La croce che ratifica il primo, toglie gli ultimi; e la fede ne afferra il valore, dà la pace all’anima turbata e alla coscienza agitata.

«E avverrà che quando avrò raccolto delle nuvole al di sopra della terra, l’arco apparirà nelle nuvole, e io mi ricorderò del mio patto fra me e voi». Non è forse questa una bella e significativa immagine? I raggi del sole riflessi da ciò che minaccia di giudizio e resi più gloriosi dalle nuvole stesse che si accumulano davanti a loro, tranquillizzano il cuore e ricordano il patto di Dio, la salvezza di Dio. L’arco nella nuvola ricorda il Calvario; quivi vediamo una tetra nuvola, una nuvola di giudizio, scaricarsi sul capo sacro dell’Agnello di Dio, nuvola così densa che in pieno giorno, «si fecero tenebre per tutto il paese» (Luca 23:44). Ma, Dio ne sia benedetto, i raggi dell’amore divino ed eterno attraversano le tenebre, e la fede discerne, in quella nuvola nera, l’arco più bello e più glorioso che mai sia apparso e ode questa parola «è compiuto» uscire dal seno dell’oscurità; e in questa parola riconosce la ratifica perfetta del patto eterno di Dio, non solo col creato ma con le tribù d’Israele e con la Chiesa di Dio.

6.12 Noè s’inebria

L’ultima parte di questo capitolo ci presenta uno spettacolo umiliante. Colui che è stato fatto signore del Creato non sa governare se stesso. «Or Noè, ch’era agricoltore, cominciò a piantar la vigna; e bevve del vino e s’inebriò e si scoperse in mezzo alla sua tenda» (vers. 20 e seg.). Che condizione per Noè, il solo uomo giusto, il predicatore di giustizia! Che cosa è l’uomo! In qualunque posizione lo consideriamo, lo vediamo sempre fallire. Fallisce in Eden, fallisce nella terra restaurata, fallisce in Canaan, fallisce nella Chiesa, fallisce anche in presenza della gloria e della felicità millenaria. Fallisce ovunque e in tutto: in lui non esiste alcun bene. Per quanto grandi ed estesi siano stati i suoi privilegi, per quanto bella sia la sua posizione, egli non sa produrre che falli e peccati.

Tuttavia dobbiamo considerare Noè sotto due punti di vista, come tipo e come uomo. Ora, mentre il tipo è pieno di bellezza e di significato, l’uomo è pieno di peccato e di follia. Eppure lo spirito di Dio ha scritto queste parole: «Noè fu uomo giusto e integro» e «Noè camminò con Dio» (Genesi 6:9). La grazia divina aveva coperto tutti i suoi peccati e l’aveva vestito d’una veste di giustizia immacolata: aveva «trovato grazia agli occhi dell’Eterno» (Genesi 6:8). E benché Noè scoprisse la propria nudità, Dio non la vide, poiché non guardava alla debolezza della sua condizione naturale, ma alla potenza della giustizia divina ed eterna. Questo ci fa comprendere quanto errava Cam e quanto era lontano da Dio e dai suoi pensieri, nel suo modo di agire. Non conosceva evidentemente nulla della felicità dell’uomo «la cui trasgressione è rimessa e il cui peccato è coperto» (Salmo 32:1). Invece Sem e Jafet, ci forniscono un bell’esempio del modo in cui Dio considera la nudità dell’uomo e agisce a suo riguardo, per cui essi ereditano una benedizione, mentre Cam una maledizione.

Pedro

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