CRISTIANI   Nelle mani del Padre

Noi crediamo unicamente in Gesù Cristo unigenito Figlio di Dio,
unica VIA, VERITA' e VITA e nostro unico SALVATORE.

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Note sul libro della GENESI

Ultimo Aggiornamento: 19/04/2011 20:27
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19/04/2011 19:57
 
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  8.2 La croce ci mette a parte dal mondo (*)

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(*) Questa parte non è stata tradotta nell’edizione italiana originale. Ma si trova nel Messaggero Cristiano (Luglio 1985).
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Fermiamoci un istante per contemplare la croce di Cristo sotto i suoi due lati essenziali: come fondamento del nostro culto e come fondamento del nostro servizio; quindi anche della nostra pace e della nostra testimonianza; dei nostri rapporti con Dio e dei nostri rapporti con il mondo.

Se, convinto di peccato, guardo la croce del Signore Gesù, vedo in essa il fondamento eterno della mia pace; vedo che il «mio peccato» è stato tolto quanto al suo principio ed alla sua radice, e vedo che i «miei peccati» sono stati portati da Lui; vedo che Dio è veramente «per me», che è per me nella posizione in cui io mi vedo quando la mia coscienza è stata svegliata: quella di peccatore. La croce rivela Dio come l’amico del peccatore; lo rivela nel suo carattere meraviglioso di giusto giustificatore del peccatore più empio. La creazione e la provvidenza erano impotenti. In esse, senza dubbio, posso imparare a conoscere la potenza di Dio, la sua maestà e la sua sapienza. Ma queste cose sono tutte contro di me, perché sono un peccatore, e la potenza, la maestà e la saggezza non possono togliere il mio peccato, né fare sì Dio sia giusto ricevendomi. Alla croce, invece, vedo Dio che fa i conti con il peccato, in modo tale che glorifica se stesso infinitamente. Vedo la manifestazione gloriosa e la perfetta armonia di tutti gli attributi divini; vedo l’amore, un amore tale che attrae e persuade il mio cuore, fortificandolo e distaccandolo da ogni altro oggetto man mano che esso realizza questo amore. Vedo la sapienza, una sapienza che confonde i demoni e stupisce gli angeli. Vedo la potenza, una potenza che abbatte tutti gli ostacoli. Vedo la santità, una santità che respinge il peccato fino ai limiti più lontani dell’universo morale, e che è l’espressione la più forte che potesse essere data dell’orrore di Dio per il peccato. E vedo la grazia, una grazia che pone il peccatore nella presenza stessa di Dio, — anzi di più, nel cuore di Dio! Dove potrei vedere queste cose altrove che alla croce? Guardate ovunque; non troverete nulla che possa mettere insieme in modo pieno e glorioso queste due grandi cose: «Gloria a Dio nei luoghi altissimi» e «pace in terra» (Luca 2:14).

Che grande valore ha dunque la croce da questo primo punto di vista: come fondamento della pace del credente, della sua adorazione e della sua relazione eterna con quel Dio che essa rivela in modo tanto glorioso! Che valore ha per Dio, come base su cui Egli può, con giustizia, spiegare per intero tutte le sue incomparabili perfezioni, e agire riguardo al peccatore secondo tutta la distesa della sua grazia! La croce ha per Dio un tale valore che, come ha detto uno scrittore, «tutto ciò che Dio ha detto, tutto ciò che ha fatto fin dal principio prova che la croce occupava il primo posto nel suo cuore. E c’è forse da stupirsene, quando sappiamo che il Figlio diletto di Dio doveva essere inchiodato su questa croce e là essere l’oggetto della onta e di tutte le sofferenze che gli uomini e i demoni potevano accumulare su di Lui, perché trovava piacere a fare la volontà del Padre suo e a riscattare i figli della sua grazia? La croce sarà il grande centro di attrazione, come espressione perfetta del suo amore per tutta l’eternità».

Ma anche come base del nostro servizio attivo e della nostra testimonianza, la croce richiede da parte nostra la più seria attenzione. È forse necessario dire che, anche da questo punto di vista la croce è tanto perfetta come lo è dal punto di vista precedente? La croce, che mi mette in relazione con Dio, m’ha separato dal mondo. Un morto non ha più nulla a che fare con il mondo, e il credente, essendo morto in Cristo, è crocifisso per il mondo ed il mondo, per lui, è crucifisso (Gal. 6:14); e essendo risuscitato con Cristo, è unito a lui nella potenza d’una vita e d’una natura nuove. Inseparabilmente unito a Cristo, il credente partecipa necessariamente alla Sua accettazione presso Dio e al Suo rigettamento da parte del mondo. Queste due cose vanno assieme: la prima ci costituisce adoratori e cittadini del cielo, la seconda ci fa testimoni e stranieri sulla terra. La prima ci introduce al di là della cortina, nel luogo santissimo (Ebrei 10:19), la seconda ci fa uscire fuori del campo (Ebrei 13:13). E l’una è tanto perfetta quanto l’altra. Se la croce si è posta fra me e i miei peccati, e mi ha messo in pace con Dio, si è posta anche fra me e il mondo, e mi associa a un Cristo rigettato dagli uomini, facendo di me un oggetto della loro inimicizia, pur costituendomi umile e paziente testimone di questa grazia preziosa, inscrutabile ed eterna, che è stata in essa rivelata.

Il credente dovrebbe comprendere bene questi due aspetti della croce di Cristo, ed essere in grado di distinguerli. Non dovrebbe professare di godere delle benedizioni dell’uno, rifiutando di entrare nelle condizioni dell’altro. Se ha l’orecchio aperto per udire la voce di Cristo «dentro la cortina», dovrebbe pure averlo aperto per udire questa voce «fuori del campo». Se afferra l’espiazione che è stata compiuta sulla croce, dovrebbe anche rendersi conto di fatto del rigettamento da cui essa è necessariamente accompagnata. Il nostro beato privilegio è non solo di non avere più nulla a che fare con il peccato, ma anche di non avere più nulla a che fare con il mondo. Tutto è compreso nella dottrina della croce; perciò l’apostolo Paolo ha potuto dire: «Ma quanto a me, non sia mai che io mi vanti di altro che della croce del nostro Signore Gesù Cristo, mediante la quale il mondo, per me, è stato crucifisso e io sono stato crocifisso per il mondo» (Gal. 6:14). Paolo considerava il mondo come una cosa che doveva essere inchiodata alla croce; e il mondo, crocifiggendo Cristo, aveva crocifisso tutti coloro che gli appartengono. Meditiamo seriamente queste cose! Meditiamole sinceramente e con preghiera, e che lo Spirito Santo ce ne faccia realizzare la potenza pratica.

Pedro

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