CRISTIANI   Nelle mani del Padre

Noi crediamo unicamente in Gesù Cristo unigenito Figlio di Dio,
unica VIA, VERITA' e VITA e nostro unico SALVATORE.

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Note sul libro della GENESI

Ultimo Aggiornamento: 19/04/2011 20:27
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19/04/2011 19:58
 
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8.4 La tenda e l’altare

«E Abramo traversò il paese fino al luogo di Sichem, fino alla quercia di Moreh. Or in quel tempo i Cananei erano nel paese» (vers. 6). La presenza dei Cananei nel paese dell’Eterno doveva essere una prova per Abramo, un richiamo alla sua fede e alla sua speranza, un esercizio di cuore e una prova di pazienza. Aveva lasciato dietro a sè Ur e Caran per recarsi nel paese di cui «l’Iddio di gloria» gli aveva parlato; qui trova «i Cananei», ma vi trova pure l’Eterno.

E l’Eterno apparve ad Abramo e gli disse: «Io darò questo paese alla tua progenie» (vers. 7). La connessione di queste due dichiarazioni è di una commovente bellezza. «I Cananei erano nel paese»; e affinché l’occhio di Abramo non si fermasse troppo sul Cananeo, attuale possessore del paese, l’Eterno gli apparve come colui che avrebbe dato questo paese a lui e alla sua progenie per sempre. I pensieri di Abramo erano così rivolti verso l’Eterno e non verso i Cananei: e vi è qui un’istruzione preziosa per noi. I Cananei nel paese sono l’espressione della potenza di Satana; ma, invece di occuparci della potenza di Satana, che ci terrebbe lontani dal paese della nostra eredità, siamo chiamati ad afferrare la potenza di Cristo che ci ha introdotti in esso. «Il combattimento nostro, non è contro sangue... ma contro le forze spirituali della malvagità che sono nei luoghi celesti» (Efesi 6:12). La sfera stessa a cui siamo chiamati è la scena delle nostre lotte. Dovremmo forse essere spaventati? No, poiché Cristo è là per noi; Cristo vittorioso nel quale siamo «più che vincitori». Perciò invece di abbandonarci a uno spirito di timore, coltiviamo uno spirito di adorazione.

«Abramo edificò quivi un altare all’Eterno che gli era apparso. E di là, si trasferì verso la montagna, a oriente di Bethel e piantò le sue tende avendo Bethel a Occidente e Ai a Oriente» (vers. 7-8).

L’altare e la tenda ci rivelano i due caratteri distintivi di Abramo: adoratore di Dio e straniero in questo mondo. Dio non gli diede alcuna eredità nel paese, «neppure un palmo di terra» (Atti 7:5); ma possedeva Dio e ciò gli bastava.

8.5 La prova: une carestia — soggiorno in Egitto

Ma se Dio risponde alla fede, egli la mette anche alla prova. La fede ha dunque le sue prove. Non dobbiamo pensare che il credente abbia da percorrere un cammino facile e piano: tutt’altro; egli incontra invece continuamente mari burrascosi e cieli tempestosi; ma Dio vuole che egli faccia, così, una più profonda e più matura esperienza di ciò che Dio è per il cuore che si confida in Lui. Se il cielo fosse sempre sereno, e la via sempre piana, il credente non conoscerebbe così bene l’Iddio col quale ha a che fare; sappiamo quanto il cuore è propenso a considerare la pace esterna come se fosse la pace di Dio! Quando tutto va bene per noi, quando i nostri beni sono al sicuro, i nostri affari prosperano, i nostri figliuoli si comportano bene, la nostra abitazione è piacevole e godiamo una buona salute, quando, insomma, tutto risponde a quello che possiamo desiderare, come siamo facilmente disposti a confondere la pace che riposa su un tale stato di cose, con quella che deriva dalla presenza sentita di Cristo! Il Signore lo sa; perciò, quando ci adagiamo sulle nostre circostanze invece di riposarci su lui, Egli ci visita e, in un modo o nell’altro, sconvolge i nostri falsi appoggi.

Ma vi è di più; siamo facilmente portati a credere che una via sia diritta perché esente da prove e viceversa. È un grande errore. Il sentiero dell’obbedienza è sovente quello che è più duro per la carne e il sangue. Così, Abramo non fu soltanto chiamato ad incontrare i Cananei nel paese in cui Dio l’aveva chiamato, ma ancora: «avvenne nel paese una carestia» (vers. 10). Doveva egli forse concludere, da questo, che non era al suo posto? No, certamente, poiché allora avrebbe giudicato secondo la sua propria vista, ciò che la fede non fa mai. Era senza dubbio una prova penosa per il suo Cuore, qualcosa d’incomprensibile per la sua natura; ma, per la fede, tutto era chiaro e facile.

Quando Paolo fu chiamato in Macedonia, la prigione di Filippi fu una delle prime cose che incontrò. Un cuore che non fosse stato in comunione con Dio, avrebbe visto, in questa prova, un colpo mortale inferto alla sua missione. Ma Paolo non mise mai in dubbio di essere nella giusta posizione, e fu reso capace «di cantare le lodi di Dio» nel seno stesso della prigione, rassicurato, come era, che tutto quello che succedeva era esattamente quella che doveva succedere. E Paolo aveva ragione; poiché la prigione di Filippi conteneva un vaso di misericordia che, umanamente parlando, non avrebbe mai udito l’Evangelo se coloro che l’annunciavano non fossero stati gettati nel luogo stesso dove egli si trovava. A dispetto di se stesso, il Diavolo fu lo strumento di cui Dio si è servito per far giungere l’evangelo agli orecchi del carceriere, uno dei suoi eletti.

Abramo avrebbe dovuto pensare, riguardo la carestia, come Paolo ha pensato riguardo la sua prigione. Si trovava nella posizione in cui Dio l’aveva posto, e non ricevette alcun ordine di uscirne. È ben vero che la fame era nel paese; e oltre a ciò l’Egitto era vicino ed offriva una facile liberazione; ma il sentiero del servitore di Dio era chiaro. Meglio morire di fame in Canaan, se è necessario, che vivere nell’abbondanza in Egitto. Meglio soffrire nel sentiero di Dio che essere a proprio agio in quello di Satana. Meglio essere povero con Cristo che ricco senza lui. Abramo in Egitto «ebbe pecore, buoi, asini, servi e serve, asine e cammelli» prova evidente, dirà il cuore naturale, che Abramo ebbe ragione di scendere in Egitto; ma, ahimè! non ebbe in Egitto né altare, né comunione con Dio. Il paese del Faraone non era il luogo della presenza dell’Eterno, e Abramo, scendendovi, ebbe più perdita che guadagno.

È sempre così; nulla potrebbe mai compensare la comunione col Signore. La liberazione da una calamità temporale e l’acquisto di maggiori beni terrestri, sono poveri equivalenti di ciò che si perde allontanandosi, fosse solo d’un millimetro, dal retto sentiero dell’obbedienza.

Quanti di noi possono aderire di cuore a questo modo di vedere? Quanti, per evitare le prove e gli esercizi che si incontrano nel sentiero di Dio, sono scivolati nella corrente del presente secolo malvagio e sono caduti in uno stato di sterilità, di aridità, di tristezza e di tenebre spirituali! Può darsi che, secondo l’espressione comune, «abbiamo fatto fortuna», abbiamo accumulato ricchezze e guadagnato il favore del mondo; ma tutte queste cose possono forse compensare la gioia in Dio, un cuore tranquillo, una coscienza pura e senza rimproveri, uno spirito di adorazione e di riconoscenza, una testimonianza vivente e un servizio efficace? Guai a chi potrebbe pensare così! Eppure, si son viste sovente tutte queste benedizioni vendute per un po’ di benessere, un po’ d’influenza, un po’ di denaro.

Vigiliamo contro la tendenza di sviarci dal sentiero della semplice e completa obbedienza; sentiero stretto ma sempre sicuro, talvolta arduo, ma sempre felice e benedetto. Procacciamo di serbare «la fede e una buona coscienza» che nulla potrebbe sostituire. Se viene la prova, invece di scendere in Egitto, contiamo su Dio, e così la prova, invece di essere un’occasione di caduta, risulterà un’occasione di obbedienza. E quando siamo tentati di scivolare nelle vie del mondo, ricordiamoci di Colui «che ha dato se stesso per i nostri peccati, affin di strapparci dal presente secolo malvagio secondo la volontà del nostro Dio e Padre» (Gal. 1:4). Se tale è stato il suo amore per noi e tale il suo giudizio sul carattere del presente secolo, che egli abbia dato se stesso per noi affin di liberarcene, lo rinnegheremo noi ritornando ad immergerci in ciò da cui la sua croce ci ha per sempre liberati? Così non sia! Voglia l’Onnipotente tenerci nel palmo della sua mano e all’ombra delle sue ali, finché vediamo Gesù, quale Egli è e siamo come Lui e con Lui per sempre!

Pedro

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