CRISTIANI   Nelle mani del Padre

Noi crediamo unicamente in Gesù Cristo unigenito Figlio di Dio,
unica VIA, VERITA' e VITA e nostro unico SALVATORE.

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Note sul libro della GENESI

Ultimo Aggiornamento: 19/04/2011 20:27
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19/04/2011 20:00
 
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9.3 L’amore del mondo

Potrà essere utile esaminare più da vicino ciò che indusse Lot ad abbandonare il sentiero della testimonianza pubblica.

Vi è nella storia di ogni uomo un momento di crisi che rivela il fondamento sul quale si appoggia nel suo cammino, i motivi che lo fanno agire e gli oggetti che procaccia; e fu così di Lot: egli non morì a Caran, ma cadde in Sodoma. La causa apparente della sua caduta fu la disputa fra i pastori del suo bestiame e quelli del bestiame di Abramo: ma quando non si cammina con occhio semplice e gli affetti purificati, si inciampa facilmente in una pietra che ci fa cadere; se non è un giorno, è un altro. In un certo senso, importa poco quale sia la causa apparente che ci fa abbandonare la diritta via; la causa reale rimane nascosta, molto lontana forse dall’attenzione pubblica, nelle camere segrete delle nostre affezioni, là dove il mondo, in una forma o nell’altra, ha trovato posto. La disputa fra i pastori sarebbe stata facile da sedare, senza danno spirituale né per Lot né per Abramo. In realtà per quest’ultimo non fu che l’occasione di manifestare la magnifica potenza della fede e della elevatezza morale e celeste di cui la fede riveste colui che crede; mentre non fece che manifestare la mondanità che vi era nel cuore di Lot. Questa querela dei pastori non aumentava la mondanità nel cuore di Lot e neppure la fede nel cuore di Abramo; non fece che portare alla luce, nell’uno come nell’altro, ciò che c’era nel loro cuore.

È sempre così: controversie e dissensi si elevano nella Chiesa di Dio, e diventano per molti un’occasione di caduta facendoli ritornare al mondo, in un modo o nell’altro; costoro, poi, danno colpa alle controversie e alle divisioni e fanno ricadere su queste cose la responsabilità che toccherebbe loro, mentre in realtà queste non sono state che il mezzo per manifestare la vera condizione dell’anima e l’inclinazione del cuore.

Quando il mondo è nel cuore, in un modo o nell’altro, la cosa si manifesta. Neppure si può dire che vi sia grandezza morale nell’incolpare uomini e circostanze quando la radice del male giace in noi stessi, per quanto deplorevoli siano d’altronde le controversie e le divisioni. È triste ed umiliante vedere dei fratelli bisticciarsi in presenza dei Cananei e dei Ferezei, mentre il loro linguaggio dovrebbe sempre essere: «Deh! non ci sia contesa fra me e te... poiché siamo fratelli» (vers. 8-9).

Ma pure, perché Abramo non scelse Sodoma? Perché la lite non lo spinse nel mondo e non divenne per lui una occasione di caduta? Egli considerò la difficoltà dal punto di vista di Dio. Il suo cuore non era meno propenso ad essere attirato dalle pianure irrigate, che quello di Lot; ma non lasciò che il suo cuore scegliesse. Lasciò la scelta a Lot e volle che Dio scegliesse per lui. Tale è la sapienza che viene da alto.

La fede lascia sempre a Dio la cura di fissare la propria eredità, come pure rimette a Lui la cura di introdurvela. Può sempre dire: «La sorte è caduta per me in luoghi dilettevoli; una bella eredità mi è pur toccata» (Salmo 16:6). Poco importa dove «la sorte» è caduta; la fede giudica che è caduta «in luoghi dilettevoli» perché è Dio che l’ha posta là. Chi cammina per fede, può lasciare volentieri la scelta a chi cammina per l’esteriore; dice: «Se tu vai a sinistra io andrò a destra; e se tu vai a destra, io andrò a sinistra». Vi è qui disinteressamento ed elevatezza morale; e che sicurezza! Si può essere certi che qualunque sia la visione del cuore naturale e la parte che essa prenderà, essa non metterà mai le mani sul tesoro della fede; egli cerca la sua parte in una direzione diametralmente opposta. La fede pone il suo tesoro in un luogo che il cuore naturale non si sognerebbe mai di visitare, non potrebbe nemmeno avvicinarvisi se lo volesse, e quando lo potesse, non lo vorrebbe; di modo che la fede, lasciando la scelta alla natura, è in perfetta sicurezza come pure mirabilmente disinteressata.

Quale fu dunque la scelta di Lot, quando potè farla? Prese Sodoma per parte sua, proprio il luogo su cui il giudizio stava per cadere. Perché Lot fece una tale scelta? Perché guardò all’apparenza esteriore e non si curò del suo carattere intrinseco che ne presagiva il futuro destino. Il vero carattere di Sodoma era «la malvagità» (vers. 13); e il suo destino futuro, il «giudizio», la distruzione mediante fuoco e zolfo dal cielo. Ma si dirà: Lot ignorava tutto ciò: è possibile, e Abramo anche, probabilmente; ma Dio lo sapeva, e se Lot avesse lasciato a Dio la cura di scegliere una eredità per lui, Egli non gli avrebbe scelto certamente un luogo che stava per distruggere. Ma Lot volle scegliere da sè e giudicò che Sodoma andasse bene per lui, benché non si addicesse a Dio. I suoi occhi si fermarono sulle pianure irrigate e il suo cuore fu cattivato da esse. «E Lot andò piantando le sue tende fino a Sodoma» (vers. 10-12). Tale è la scelta che fa il cuore naturale. «Dema mi ha lasciato, avendo amato il presente secolo» (2 Tim. 4:10). Lot abbandonò Abramo per la stessa ragione; lasciò il luogo della testimonianza per passare a quello del giudizio.

9.4 Conferma delle promesse ad Abramo

«E l’Eterno disse a Abramo dopo che Lot si fu separato da lui: Alza ora gli occhi tuoi e mira, dal luogo dove sei, a settentrione, a mezzogiorno, ad oriente e a occidente. Tutto il paese che vedi, lo darò a te e alla tua progenie in perpetuo» (vers. 14-15).

La disputa e la separazione, invece di procurare un danno spirituale ad Abramo, servirono a manifestare i principi celesti che lo dirigevano e fortificarono la vita della fede nell’anima sua, rendendo anche più chiaro il suo cammino e liberandolo da una compagnia che non poteva far altro che intralciarlo. Così, ogni cosa concorse al bene di Abramo e gli procurò una abbondante messe di benedizioni.

Ricordiamoci, e questa è una verità seria e incoraggiante, che a lungo andare ognuno trova il proprio livello, se così posso esprimermi. Tutti quelli che corrono senza essere mandati cadono in un modo o nell’altro e ritornano alle cose che facevano professione di aver abbandonate. D’altro canto, tutti quelli che sono stati chiamati da Dio e s’appoggiano su Lui, sono sostenuti dalla sua grazia. «Il sentiero dei giusti è come la luce che spunta e va vie più risplendendo finché sia giorno perfetto» (Prov. 4:18). Questo pensiero dovrebbe renderci umili e perseveranti nel pregare: «Perciò, chi si pensa di stare ritto, guardi di non cadere» (1 Cor. 10:12), poiché certamente, «ve ne son degli ultimi che saranno primi e de’ primi che saranno ultimi» (Luca 13:30). «Ma chi avrà perseverato sino alla fine sarà salvato» (Matteo 10:22).

È un principio che, qualunque ne sia l’applicazione particolare, ha una portata morale molto estesa. Molte navi sono salpate fieramente, con bella manovra, con tutte le vele spiegate, fra le ovazioni e gli applausi gioiosi della folla, con pronostici d’una magnifica traversata, ma ahimè! bufere, mareggiate, bassi fondi, roccie e banchi di sabbia hanno presto cambiato l’aspetto delle cose, e il viaggio incominciato sotto gli auspici più favorevoli, è terminato con un disastro! Faccio allusione qui solo al servizio e alla testimonianza e in nessun modo all’accettazione e alla salvezza eterna dell’uomo in Cristo: questa salvezza, Dio ne sia benedetto, non dipende in alcun modo da noi, ma da Colui che ha detto delle sue pecore: «Io dò loro la vita eterna e non periranno mai e nessuno le rapirà dalla mia mano» (Giov. 10:28). Ma vediamo sovente dei cristiani entrare in un servizio speciale, sotto l’impressione di essere chiamati da Dio e, dopo un certo tempo, fare naufragio; parecchi dopo aver professato certi principi di azione particolari riguardo ai quali non erano stati ammaestrati da Dio, o di cui non avevano pesato dovutamente le conseguenze nella presenza di Dio, finiscono per violare apertamente questi stessi principi. Dobbiamo deplorare queste cose ed evitarle con cura. Bisogna che ciascuno riceva la sua missione dal Maestro stesso. Tutti quelli che Cristo chiama a un servizio particolare, saranno infallibilmente sostenuti in questo servizio, poiché mai egli manda qualcuno alla guerra a proprie spese. Ma, chi corre senza essere mandato, non solo farà l’esperienza della propria follia, ma anche la manifesterà.

Tuttavia, ciò non significa che un uomo possa erigersi a rappresentante d’un principio (*) qualsiasi, o presentarsi come modello d’un carattere speciale di servizio o di testimonianza. Iddio ce ne guardi! Sarebbe puro orgoglio e vana follia! Il compito di chi insegna è di esporre le Scritture, e quello d’un servitore è di compiere la volontà del suo signore. Ma ben compreso e ammesso tutto questo, non dimentichiamo che dobbiamo calcolare la spesa prima di edificare una torre o muover guerra (Luca 14:28). Si vedrebbe meno confusione e miseria fra noi se questo fosse più seriamente considerato.

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(*) Oppure: pretendere essere la personificazione (in inglese: impersonation) d’un principio
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Abramo fu chiamato da Dio a lasciare Ur dei Caldei per andare in Canaan; e Dio lo condusse lungo tutto il cammino. Quando si fermò in Caran, Iddio lo attese; quando scese in Egitto, Iddio lo ricondusse; quando ebbe bisogno di guida, Egli lo guidò, quando vi fu contesa e separazione, Dio si prese cura di lui, di modo che Abramo non potè che dire: «Quant’è grande la bontà che tu riservi a quelli che ti temono!». (Salmo 31:19). Abramo non perdette nulla in seguito alla lite dei pastori; ebbe dopo, come prima, la sua tenda e il suo altare. «Allora Abramo levò le sue tende e venne ad abitare alle quercie di Mamre, che sono a Hebron, e quivi edificò un altare all’Eterno» (vers. 18). Scelga pure Lot la sua parte in Sodoma; Abramo cerca e trova il suo tutto in Dio. Non v’era nessun altare in Sodoma; tutti quelli che camminano in questa direzione, cercano tutt’altra cosa che un altare. Non è per rendere culto a Dio che vanno dalla parte di Sodoma, ma è l’amore del mondo che li conduce. E, quand’anche ottenessero l’oggetto delle loro ricerche, quale sarebbe la fine? «Egli dette loro quel che chiedevano, ma mandò loro la consunzione» (Salmo 106:15).

Pedro

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