CRISTIANI   Nelle mani del Padre

Noi crediamo unicamente in Gesù Cristo unigenito Figlio di Dio,
unica VIA, VERITA' e VITA e nostro unico SALVATORE.

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Note sul libro della GENESI

Ultimo Aggiornamento: 19/04/2011 20:27
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19/04/2011 20:09
 
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 14.2 Una testimonianza nulla

Se abbiamo bisogno ancora d’altri motivi per coltivare in noi la contentezza d’animo, li troveremmo in questo capitolo. Che cosa ha ottenuto Lot in fatto di felicità e di soddisfazione? Ben poco; gli uomini di Sodoma circondano la sua casa e minacciano di forzarne l’uscio; ed egli cerca invano di calmarli con la più umiliante delle proposte.

Bisogna che colui che si mescola al mondo in vista di ingrandirsi, si aspetti di subire le dolorose conseguenze della sua condotta. Non possiamo servirci del mondo per il nostro interesse e in seguito testimoniare efficacemente contro di lui. «Quest’individuo è venuto qua come straniero, e la vuol far da giudice!» (vers. 9). È impossibile. Non si può esercitare una efficace influenza sul mondo che tenendosi separati da esso, nella potenza morale della grazia, ben inteso, e non nell’orgoglio del farisaismo. Intraprendere di convincere il mondo di peccato rimanendogli associati, in vista del proprio interesse, è pura vanità; il mondo dà poca importanza ad una simile testimonianza e a simili riprensioni. Fu così della testimonianza di Lot verso i suoi generi: «Ma ai generi, parve che volesse scherzare» (vers. 14). È inutile parlare d’un giudizio che si avvicina fintanto che troviamo il nostro posto, la nostra parte e il nostro godimento nella scena stessa su cui il giudizio sta per cadere.

Abrahamo era in una posizione assai migliore per parlare di giudizio, poiché non era disceso nelle pianure di Sodoma e Sodoma poteva bruciare, senza che le tende dello straniero di Mamre fossero in pericolo!

Possano i nostri cuori ricercare con più ardore i frutti benedetti che sono la parte di coloro che professano di essere «stranieri e pellegrini sulla terra» invece di essere come il povero Lot, trascinati, con forza, fuori del mondo.

14.3 Il disastro completo

Lot, evidentemente, rimpiangeva il luogo che la mano degli angeli obbligava ad abbandonare, tanto che non solo quegli angeli dovettero afferrarlo e trascinarlo fuori da quel luogo su cui gravava l’imminente giudizio, ma, quando fu esortato a fuggire, per la sua vita (la sola cosa che poteva salvare dalla catastrofe) verso il monte, egli rispose: «No, mio Signore! ecco, il tuo servo ha trovato grazia agli occhi tuoi, e tu hai mostrato la grandezza della tua bontà verso di me, conservandomi in vita, ma io non posso salvarmi al monte prima che il disastro mi sopraggiunga, ed io perisca. Ecco questa città è vicina da potermi rifugiare, ed è piccola. Deh, lascia che io scampi quivi — non è essa piccola? — e vivrà l’anima mia!» (vers. 17-20).

Che quadro! Non assomiglia forse ad un uomo che annega e che tende la mano verso una piuma per aggrapparvisi? Benché l’angelo gli ingiunga di fuggire sul monte, egli rifiuta e si attacca ancora ad una «piccola città» ad un piccolo lembo di mondo. Teme di incontrare la morte nel luogo che la misericordia di Dio gli indica; paventa ogni sorta di male, e non vede speranza di salvezza che nella piccola città, un luogo di propria scelta. «Deh! lascia ch’io scampi quivi... e vivrà l’anima mia!». Ecco ciò che fa Lot invece di abbandonarsi interamente a Dio! Ahimè, egli aveva da troppo tempo camminato lontano da Dio, aveva troppo a lungo respirato la pesante atmosfera della città per poter apprezzare l’aria pura della presenza di Dio e appoggiarsi sul braccio dell’Onnipotente. L’anima sua è turbata, il suo nido terrestre era stato improvvisamente distrutto, e Lot non ha fede sufficiente per rifugiarsi nel seno di Dio. Non è vissuto in una comunione abituale col mondo invisibile, ed ora il mondo visibile gli sfugge. Il «fuoco e lo zolfo del cielo» stavano per cadere su tutte le cose sulle quali aveva concentrato le sue speranze e il suo affetto. Il ladro l’aveva sorpreso, e Lot sembra aver perso ogni energia spirituale e ogni potere su se stesso. Non ha più risorse morali e il mondo, che ha messo nel suo cuore profonde radici, lo domina e lo spinge a cercare rifugio in «una piccola città». Ma anche là, non si sente sicuro, e se ne va sul monte, riducendosi a fare, per paura, quello che aveva rifiutato di fare secondo il comandamento del messaggero di Dio.

E così, quale è la sua fine? Le sue figlie lo inebriano e nell’orribile stato in cui si trova, diventa l’inconscio generatore degli Ammoniti e dei Moabiti, nemici giurati del popolo di Dio.

Quante solenni istruzioni in tutto questo! Che commento è mai a questa storia di Lot, l’avvertimento così breve, ma di così grande importanza: «Non amate il mondo, né le cose che sono nel mondo!» (1 Giov. 2:15).

Tutte le Sodoma e le Tsoar di questo mondo si rassomigliano; il cuore non trova in esse né sicurezza, né pace, né riposo, né soddisfazione durevole. Il giudizio di Dio è sospeso sopra tutta questa scena, e Dio solo nella sua lunga e misericordiosa pazienza, trattiene ancora la spada del giudizio, non volendo che alcuno perisca, ma che tutti vengano a ravvedimento (2 Pietro 3:9).

Sforziamoci dunque di seguire una via santa, al di fuori del mondo e di tutto ciò che gli appartiene, nutrendoci e dilettandoci nella speranza del ritorno del nostro Maestro, affinché le pianure ben irrigate della terra non abbiano nessuna attrattiva per i nostri cuori, e possiamo considerare gli onori, le distinzioni e le ricchezze del mondo alla luce della gloria futura di Cristo; come Abrahamo, possiamo noi elevarci nella presenza del Signore e, vicini a Lui, vedere questa terra come un vasto campo di rovine e di desofazioni fumanti, poiché, effettivamente, tale sarà.

«La terra e le opere che sono in essa saranno arse» (2 Pietro 3:10). Tutte le cose per le quali i figliuoli di questo secolo si tormentano ricercandole con tanto ardore, per le quali combattono con tanto accanimento, tutte saranno interamente bruciate. E chi può dire quando? Dove sono Sodoma e Gomorra? Dove sono le città della pianura, una volta piene di vita, di attività, di movimento? Sono passate! Spazzate via dal giudizio di Dio, consumate dal fuoco e dallo zolfo del cielo! Ebbene, ora i giudizi di Dio sono sospesi su questo mondo colpevole. Il giorno è vicino: nell’attesa, la buona novella della grazia è annunziata a molti. Beati coloro che l’odono e credono questo messaggio; beati coloro che si mettono in salvo sulla roccia incrollabile della salvezza di Dio, che si rifugiano sotto la croce del Figliuolo di Dio e vi trovano perdono e pace!

Voglia il Signore dare a coloro che leggeranno queste righe di fare l’esperienza di ciò che significa aspettare il Figliuolo di Dio dal cielo con la coscienza purificata dal peccato e le affezioni purificate dalla influenza corruttrice di questo mondo!

Pedro

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