CRISTIANI   Nelle mani del Padre

Noi crediamo unicamente in Gesù Cristo unigenito Figlio di Dio,
unica VIA, VERITA' e VITA e nostro unico SALVATORE.

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Note sul libro della GENESI

Ultimo Aggiornamento: 19/04/2011 20:27
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19/04/2011 20:25
 
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30. Capitoli da 39 a 45: Giuseppe in Egitto

30.1 Gli atti degli uomini e i disegni di Dio

Leggendo queste parti così interessanti del libro di Dio, «si scopre una mirabile concatenazione di avvenimenti provvidenziali che tendono tutti a un grande fine principale, cioè l’esaltazione dell’uomo che è stato nella cisterna e che, nello stesso tempo, raggiungono fini subordinati «affinché i pensieri di molti cuori siano rivelati» (Luca 2:35); Giuseppe doveva essere esaltato. «Poi chiamò la fame sul paese e fece mancare del tutto il sostegno del pane. Mandò dinanzi a loro un uomo. Giuseppe fu venduto come schiavo. I suoi piedi furono serrati nei ceppi, ei fu messo in catene di ferro, fino al tempo che avvenne quello che aveva detto, e la parola dell’Eterno, nella prova, gli rese giustizia. Il re mandò a farlo sciogliere, il dominatore dei popoli lo mise in libertà; lo costituì signore della sua casa e governatore di tutti i suoi beni per incatenare i principi a suo talento e insegnare ai suoi anziani la sapienza» (Salmo 105:16-22).

Lo scopo principale di tutte queste dispensazioni, bisogna che lo notiamo, era di esaltare colui che gli uomini avevano rigettato e di far sentire a questi stessi uomini il peccato da essi commesso rigettandolo. E tutto ciò si realizza meravigliosamente. Le circostanze meno importanti come le più solenni, quelle che paiono le più favorevoli come quelle che sembrano le più avverse, servono per l’adempimento dei disegni di Dio. Satana, al cap. 39, si serve della moglie di Potifarre per cacciare Giuseppe in prigione; al cap. 40 si serve della negligenza e dell’ingratitudine del gran coppiere per farlo rimanere là. Ma tutto è inutile. Dio era dietro la scena e dirigeva con la propria mano tutte le sequenze di questa vesta concatenazione di circostanze e, al momento giusto, fa apparire l’uomo dei suoi consigli e lo stabilisce in una posizione elevata.

È la prerogativa di Dio essere sempre al di sopra di tutto; egli può stabilire che ogni cosa serva per il compimento dei suoi disegni grandi e impenetrabili. Come siamo felici di poter seguire così, in ogni frangente, la mano e i disegni del nostro Padre; e com’è dolce sapere che egli dispone sovranamente di tutti gli strumenti, angeli, uomini, demoni; li tiene tutti sotto la sua potente mano e li adopera tutti, a suo piacimento, per l’esecuzione dei suoi piani.

Tutto questo ci è presentato in modo particolare nei capitoli che stiamo meditando. Dio visita la casa di un ufficiale pagano, quella di un re pagano; non solo questo, ma visita il re sul proprio letto e fa persino concorrere le visioni della sua mente all’attuazione dei suoi sovrani consigli. Ma Dio non adopera soltanto gli individui e le loro circostanze; l’Egitto e tutti i paesi circostanti sono chiamati a comparire sulla scena; in poche parole la terra tutta è stata preparata dalla mano di Dio per essere il teatro della manifestazione della gloria e della grandezza «di colui ch’è principe tra i suoi fratelli» (Deut. 33:16). Tali sono le vie di Dio; ed è un esercizio benedetto ed edificante, per un figliuolo di Dio, seguire così l’opera meravigliosa del suo Padre celeste.

Fermatevi un istante nella prigione del capitano delle guardie, vedrete un uomo «nei ceppi» (Salmo 105:18), accusato del più orribile dei misfatti, disprezzato e rigettato dalla società, poi contemplatelo innalzato, in un momento, alla più alta carica! Chi potrebbe negare la presenza di Dio in tutto ciò?

«E Faraone disse a Giuseppe: giacché Iddio t’ha fatto conoscere tutto questo, non v’è alcuno che sia intelligente e savio al pari di te. Tu sarai sopra la mia casa, e tutto il mio popolo obbedirà ai tuoi ordini; per il trono soltanto, io sarò più grande di te. E Faraone disse a Giuseppe: vedi, io ti stabilisco su tutto il paese d’Egitto. E Faraone si tolse l’anello di mano e lo mise alla mano di Giuseppe; lo fece vestire di abiti di lino fino, e gli mise al collo una collana d’oro. Lo fece montare sul suo secondo carro e davanti a lui si gridava: In ginocchio! Così Faraone lo costituì su tutto il paese d’Egitto. E Faraone disse a Giuseppe: lo son Faraone! e senza te nessuno alzerà la mano o il piede in tutto il paese d’Egitto» (cap. 41:39-44). Questo innalzamento di Giuseppe non era una cosa comune! Lo svolgersi degli avvenimenti che concorrono ad effettuarlo dimostra chiaramente che tutto era diretto dalla mano di Dio.

30.2 Giuseppe, meravigliosa figura di Cristo

Nello stesso tempo, le differenti circostanze per le quali Giuseppe passa, sono per noi un’eccezionale figura delle sofferenze e della gloria del Signore Gesù. Giuseppe è tratto dalla fossa e dalla prigione, dove l’avevano messo l’invidia dei suoi fratelli e il falso giudizio dei gentili, per essere stabilito governatore su tutto il paese d’Egitto, e, più ancora, per diventare lo strumento della benedizione a Israele e il sostegno della vita sua e di tutto il mondo.

Tutto ciò è figurativo riguardo a Cristo e, in verità, non potrebbe esservi un tipo più perfetto. Un uomo spinto dalla mano dell’uomo nel luogo della morte, poi risuscitato dalla mano di Dio ed elevato in dignità e in gloria. «Uomini Israeliti, udite queste parole: Gesù il Nazareno, uomo che Dio ha accreditato fra voi mediante opere potenti e prodigi, e segni che Dio fece per mezzo di lui fra voi, come voi stessi ben sapete, quest’uomo, allorché vi fu dato nelle mani per il determinato consiglio e per la prescienza di Dio, voi, per man d’iniqui, inchiodandolo sulla croce lo uccideste; ma Dio lo risuscitò, avendo sciolti gli angosciosi legami della morte, perché non era possibile ch’egli fosse da essa ritenuto» (Atti 2:22-24).

Oltre i punti che abbiamo segnalato, vi sono, nella storia di Giuseppe, altri due avvenimenti che rendono l’allegoria ammirevolmente perfetta: il suo matrimonio con una donna straniera al cap. 41 e l’intervista coi suoi fratelli al cap. 45. Tali avvenimenti si succedono con quest’ordine: Giuseppe si presenta ai fratelli come mandato dal padre; lo rigettano e, per quanto sta a loro, lo fanno scendere nel sepolcro. Dio lo trae dalla fossa e lo eleva alla più alta dignità; nella sua posizione elevata, sposa una donna e, quando i fratelli secondo la carne, prostrati davanti a lui, sono completamente umiliati, egli si fa riconoscere, li tranquillizza e li introduce nella benedizione; poi diventa il canale della benedizione per loro e per il mondo intero.

30.3 Una moglie, compagna della sua gloria

Non saranno superflue alcune osservazioni sul matrimonio di Giuseppe e il ristoramento dei suoi fratelli. La moglie straniera è la figura della Chiesa. Cristo si presenta ai Giudei e, rigettato, si stabilisce negli alti cieli da dove manda lo Spirito Santo per radunare una Chiesa prescelta, composta di Giudei e Gentili destinati ad essere uniti a lui nella gloria celeste. Abbiamo già parlato della dottrina della Chiesa quando ci siamo occupati del cap. 24; ma troviamo qui qualche nuovo particolare sullo stesso soggetto. La sposa egiziana di Giuseppe era intimamente associata a lui nella gloria (*); essendo una con lui, aveva parte a tutto ciò ch’era suo; inoltre, per la sua prossimità e intimità con lui, occupava un posto notevole presso colui ch’essa sola conosceva. È la stessa cosa dell’Assemblea, la sposa dell’Agnello; essa è unita a Cristo per partecipare al suo rigettamento e alla sua gloria. È la posizione di Cristo che dà il carattere alla posizione della Chiesa ed è questa posizione che dovrebbe sempre caratterizzare il cammino della Chiesa. Se siamo uniti a Cristo, lo siamo come elevati in gloria, non nell’umiliazione quaggiù: «Talche, d’ora in poi, noi non conosciamo più alcuno secondo la carne; e se anche abbiamo conosciuto Cristo secondo la carne, ora però non lo conosciamo più così» (2 Cor. 5:16) . Il centro del radunamento dell’Assemblea è Cristo: «E io, quando sarò innalzato dalla terra, trarrò tutti a me» (Giov. 12:32). La piena comprensione di questo principio ha un’importanza pratica più grande di quanto possa sembrare alla prima. Lo scopo di Satana, così come la tendenza dei nostri cuori, è di farci rimanere indietro rispetto alle vie che Dio ha in ogni cosa e soprattutto per quanto riguarda il centro della nostra unità come cristiani. Molti credono che sia il sangue di Cristo a costituire il centro dell’unità dei santi. Il sangue infinitamente prezioso di Cristo è ciò che ci fa, individualmente, adoratori alla presenza di Dio. È il sangue che costituisce il fondamento divino della nostra comunione con Dio. Ma quando si tratta del nostro centro di unità come Assemblea (Chiesa), non bisogna perdere di vista che lo Spirito Santo ci raduna attorno alla persona di un Cristo crocifisso e glorificato; questa grande verità imprime il suo santo e glorioso carattere alla nostra unità come cristiani. Se ci poniamo su un terreno meno elevato, cadiamo inevitabilmente in una setta; se ci raduna un ordinamento, sia pure importante, o una verità, sia pure fondata, abbiamo per centro qualcosa che è meno di Cristo.

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(*) La moglie di Giuseppe raffigura la Chiesa unita a Cristo nella sua gloria; la moglie di Mosè raffigura la Chiesa unita a lui nel rigettamento.
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È dunque molto importante valutare le conseguenze pratiche che ne derivano: noi siamo riuniti intorno a un capo risuscitato e glorificato nei cieli. Se Cristo fosse sulla terra, saremmo radunati attorno a lui quaggiù; ma poiché Egli siede nei cieli, l’Assemblea trae il proprio carattere dalla posizione del suo «Capo» lassù. Per questo Cristo poteva dire: «Essi non sono del mondo come io non sono del mondo» e ancora: «E per loro io santifico me stesso, affinché anch’essi siano santificati in verità» (Giov. 17:16-19). Così pure nella prima epistola di Pietro (2:4-5) è scritto: «Accostandovi a lui, pietra vivente, riprovata bensì dagli uomini ma innanzi a Dio eletta e preziosa, anche voi, come pietre viventi, siete edificati qual casa spirituale, per essere un sacerdozio santo, per offrire sacrifici spirituali accettevoli a Dio per mezzo di Gesù Cristo». Se siamo riuniti attorno a Cristo, bisogna che lo siamo attorno a lui tale qual egli è là dove si trova; e più entriamo, per mezzo dell’insegnamento dello Spirito, nella conoscenza di queste cose, meglio comprenderemo quale è il cammino che si addice.

Non è nella cisterna e nemmeno nella prigione che la sposa di Giuseppe gli era unita, ma nella dignità e nella gloria della sua posizione in Egitto; per quanto la riguarda, ci è facile discernere la differenza che c’è fra le due posizioni. Più avanti leggiamo: «Prima che venisse il primo anno della carestia, nacquero a Giuseppe due figliuoli». Doveva venire un tempo di prova ma, prima, ci mostra il frutto della sua unione; sono chiamati all’esistenza i figli che Dio gli aveva dati. La stessa cosa avverrà alla Chiesa: tutti i membri che la compongono saranno chiamati, il corpo sarà completato e riunito alla testa nei cieli prima della «grande afflizione» o «tribolazione» (Matteo 24:21) che verrà su tutto il mondo abitato.

Pedro

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