"A San Francisco, scesi dall'autobus con 1.200 dollaridi risparmi. Una settimana più tardi trovai un lavoro presso la Bank of America, ma dopo due mesi lavoravo in un ristorante gay in Castro Street. Abitavo in una stanza d'hotel, nel quartiere Tenderloin di San Francisco. Tutto sembrava così entusiasmante. Mi ubriacavo, prendevo droghe, facevo sesso tutte le volte che volevo e di qualsiasi genere volevo. Amavo la libertà e l'indipendenza che l'attuale solitudine mi permetteva".
"Tre mesi dopo l'arrivo a San Francisco, i miei genitori mi scovarono, tramite una specie di agenzia di investigazioni. Ero scomparso, ed a quel momento le loro preoccupazioni per me non potevano interessarmi di meno. Dopo che mi trovarono, dissi loro che ero un gay".
"Dal momento in cui la mia famiglia seppe quello che stavo facendo, mi sentii ancora più libero di frequentare festini a base di droga e di sesso. Continuai per un altro anno e mezzo. Il peccato diventava in me sempre più forte. Le droghe, che all'inizio mi avevano dato sensazioni fantastiche, cominciarono a perdere effetto. Ero alla costante ricerca di qualcosa di ancora più forte. La stessa cosa succedeva per il sesso. All'inizio era stato qualcosa di grandioso. Ma come ogni cosa, il troppo può diventare noioso, e alla fine cominciai a sentirmi in colpa".
"Dopo due anni di continui festini, ero completamente distrutto; semplicemente la larva di ciò che ero stato. Ero sempre più depresso. Anche se circondato di amici e potenziali amanti, una parte di me si sentiva completamente sola. Cominciai ad isolarmi dagli amici che volevano che facessi cose ancora più pazze. Dentro il cervello, la battaglia divenne dura, e ritornarono più forti di prima i pensieri di suicidio, che comunque non mi avevano mai veramente abbandonato. Andai da uno psichiatra e gli dissi delle due diverse parti della mia personalità, che mi stavano letteralmente tagliando a metà".
Pedro