CRISTIANI   Nelle mani del Padre

Noi crediamo unicamente in Gesù Cristo unigenito Figlio di Dio,
unica VIA, VERITA' e VITA e nostro unico SALVATORE.

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Note sul libro della GENESI

Ultimo Aggiornamento: 19/04/2011 20:27
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19/04/2011 19:40
 
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2.3 Il giorno del Signore
Non si potrebbe stimare troppo la natura e l’importanza del «Giorno del Signore», come è chiamato il primo giorno della settimana nel 1° capitolo dell’Apocalisse. Questo giorno, essendo il giorno in cui Cristo risuscitò d’infra i morti, pubblica non già il compimento del creato, ma il trionfo glorioso e totale della redenzione. L’osservanza del primo giorno della settimana non è dunque, come l’abbiamo già detto, una schiavitù o un giogo per il credente; anzi, è una gioia per lui il celebrare questo giorno felice. Cosi vediamo che il primo giorno della settimana era il giorno speciale in cui i primi cristiani si radunavano per rompere il pane (Atti 20:7), e la distinzione tra questo giorno e il sabato era pienamente mantenuta a quell’epoca della storia della Chiesa. I giudei celebravano il sabato nelle loro sinagoghe, per «leggere la legge e i profeti»; i cristiani celebravano il «primo giorno della settimana» radunandosi per rompere il pane. Non vi è un solo passo, in tutta la Scrittura, in cui il primo giorno della settimana sia chiamato «il sabato»; mentre esistono molte prove che segnano la differenza essenziale fra questi due giorni.

Perché dunque contendere per quel che non ha alcun fondamento nella Scrittura? Amate, onorate, celebrate il giorno del Signore; cercate di essere «in spirito» in quel giorno, come l’apostolo; lasciate i vostri affari temporali, per quanto è in vostro potere di farlo, ma nello stesso tempo, date a quel giorno il nome e il posto che gli appartengono; comprendete bene su quali principi è stabilito; lasciategli il suo carattere particolare; e, soprattutto, non legate il credente ad un giogo di ferro nell’osservanza del settimo giorno, dato che, per lui, è un santo e felice privilegio celebrare il primo. Non fate scendere il cristiano dal cielo, dove trova il riposo, sulla terra dove non ne può trovare. Non esigete da lui che osservi un giorno che il suo Maestro ha passato nella tomba, invece di rallegrarsi nel giorno felice in cui l’ha lasciata. Leggete attentamente Matt. 1:6; Marco 16:1-2; Luca 24:1; Giov. 20:1,19,26; Atti 20:7; 1 Cor. 16:2; Apoc. l:10; Atti 13:14; 17:2; Coloss. 2:16.

2.4 Un riposo futuro
Non si creda, tuttavia, che perdiamo di vista il fatto importante che il sabato sarà di nuovo celebrato nella terra d’Israele e su tutta la terra: «Resta dunque un riposo di sabato per il popolo di Dio» (Ebrei 4:9). Quando il Figliuolo d’Abrahamo, Figliuolo di Davide, Figliuolo dell’uomo prenderà posto in governo su tutta la terra, vi sarà un glorioso sabato, un riposo che il peccato non potrà più interrompere. Ma ora il Figliuolo è rigettato e tutti quelli che Lo conoscono e L’amano sono chiamati a partecipare al suo rigettamento, ad «uscire a Lui fuori del campo portando il suo vituperio» (Ebrei 13:13). Non vi sarebbe obbrobrio se la terra potesse celebrare un sabato, ma il fatto stesso che la Chiesa professante cerca di fare del «primo giorno della settimana» il «sabato», mette in evidenza lo stato nel quale essa è caduta e il principio stesso della sua posizione; questo non è che uno sforzo incessante per ritornare ad uno stato di cose e ad un codice di morale terrena. È possibile che molti non lo comprendano e che molti cristiani osservino coscienziosamente «il giorno di sabato» come tale; ma se siamo in obbligo di rispettare la coscienza di quei credenti, abbiamo il diritto, ed è il nostro dovere, di chiedere su quale fondamento scritturale si basano le loro convinzioni. Comunque, non abbiamo a che fare con la coscienza e le convinzioni degli uomini, ma coll’intenzione dello Spirito di Dio nel Nuovo Testamento; e chiediamo ad ogni lettore cristiano di rendersi ben conto della sua posizione in rapporto «col settimo giorno» ossia il sabato e in rapporto col «primo giorno della settimana» ossia il «giorno del Signore». (*)

_____________________
(*) A Dio piacendo ritorneremo su questo soggetto occupandoci del capitolo 20 dell’Esodo. A proposito del sabato, diremo soltanto che si può far del male e rattristare dei fratelli pii, con pretesto di zelo per la cosidetta libertà cristiana, e perdere di vista il vero posto che il giorno del Signore occupa nel Nuovo Testamento. Se un cristiano, soltanto per dimostrare la sua libertà, si dà, alla domenica, ai lavori della settimana, pone un intoppo davanti a molti suoi fratelli. Un tale modo di agire non proviene dallo Spirito di Cristo. Se ho luce e libertà, a questo riguardo, nel mio spirito, devo rispettare la coscienza dei miei fratelli che non hanno le mie stesse idee. Comunque, non credo che chi si comporta così comprenda realmente i veri e preziosi privilegi connessi col giorno del Signore. Dovremmo essere riconoscenti di poterci liberare, alla domenica, dalle occupazioni e dalle distrazioni terrene, invece che immergerci in esse volontariamente, con lo scopo di mostrare che siamo liberi! In molte nazioni le leggi dello Stato proibiscono il lavoro alla domenica; noi pensiamo che sia questo un atto della Providenza di Dio e una grazia per i cristiani; se non fosse così, il cuore avaro e cùpido degli uomini priverebbe il più possibile i cristiani del dolce privilegio di poter adorare Dio, coi loro fratelli, nel giorno del Signore. Chi può dire quanto sarebbe deleterio l’effetto prodotto da un’occupazione ininterrotta negli affari di questo mondo? I cristiani che dal lunedì mattina al sabato sera respirano la pesante atmosfera degli uffici o dei negozi, delle officine o dei laboratori, possono farsene un’idea.
Pedro

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