CRISTIANI   Nelle mani del Padre

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Libro “Chiesa Cattolica Romana: verità o menzogna?;

Ultimo Aggiornamento: 01/03/2012 18:50
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26/02/2012 19:30
 
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Capitolo 6

Il Papato cattolico




Nel corso dei secoli il Papa della Chiesa di Roma si è posto gradatamente al di sopra delle altre Chiese e dei governi civili. Da una parte, il Vescovo di Roma è divenuto, specialmente nel Medioevo, un sovrano di questa terra, mentre il Cristo, di cui si proclamava Vicario, asseriva che il suo regno non era di questo mondo. Il genio organizzativo di Roma, dopo la distruzione dell’Impero Romano, riapparve questa volta nella Chiesa, creando un’organizzazione sempre più capillare, nella quale il Papa andò via via crescendo in autorità, la quale inizialmente, invece, apparteneva a tutti i singoli vescovi delle Chiese. Prima la Chiesa di Roma, poi il Papa direttamente sono andati attribuendosi il potere assoluto, inoltre il Papa è arrivato perfino ad attribuirsi la funzione di Successore di Pietro, di Vicario di Cristo, di Capo della Chiesa, arrivando perfino, a causa di tale presunta prerogativa, al sostegno del dogma dell’infallibilità personale. Ciò che riguardava (non comunque nel senso cattolico) il solo Pietro, nella sua semplice e grande funzione di iniziatore della Chiesa di Cristo, si è, poi, in modo arbitrario, voluto asserire nei confronti dell’innumerevole serie dei suoi fantomatici successori, identificati con il Vescovo di Roma. Il Primato papale nella Chiesa Cattolica nasce inizialmente come titolo onorifico, ma con il tempo si è trasformato in un Primato giuridico e di autorità, che tramite la curia romana è arrivato a soffocare l’indipendenza delle varie Chiese locali. La Chiesa Romana attesta che il suo Papa è il Vicario di Cristo e Capo della Chiesa sulla terra in assenza di Cristo, e dichiara l’infallibilità anche di costui nell’emanare dottrine e dogmi di fede. Poi ci si chiede perché esistono tante scissioni e tante religioni cristiane, invece si dovrebbe capire che la stessa Chiesa di Roma ne è la causa principale e determinante. Chi ama Dio segue solo la sua Parola, e non accetta in alcun modo le “tradizioni” umane, quando queste siano opposte alla volontà di Dio, come avviene in modo generale e specifico nell’ambito della Chiesa Romana. Solo la rivelazione trasmessa dagli apostoli e da Gesù costituisce la vera “tradizione cristiana”. Per questo Paolo, nonostante Gesù avesse condannato “la tradizione degli antichi” (Marco 7:3-13; Matt. 15:3-9), poteva ordinare: “..state saldi e ritenete gli insegnamenti che vi abbiamo trasmessi sia con la parola, sia con una nostra lettera” (2Tessalonicesi 2:15). Infatti, la “tradizione” di cui parla Paolo è l’insegnamento che per rivelazione egli e gli altri con lui avevano dato ai credenti; chiedeva loro, in pratica, di restare saldi all’insegnamento apostolico ricevuto tempo prima, senza appoggiarsi invece alle tradizioni umane, ma solo alla tradizione apostolica.




Pedro

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Analizziamo il passo di Matt. 16:13-20:


Nel Catechismo della Chiesa cattolica al punto 552 si legge: “Nel collegio dei Dodici Simon Pietro occupa il primo posto. Gesù a lui ha affidato una missione unica. Grazie ad una rivelazione concessagli dal Padre, Pietro aveva confessato: (Mt. 16,16). Nostro Signore allora gli aveva detto: (Mt. 16,18). Cristo, , assicura alla sua Chiesa fondata su Pietro la vittoria sulle potenze di morte. Pietro, a causa della fede da lui confessata, resterà la roccia incrollabile della Chiesa. Avrà la missione di custodire la fede nella sua integrità e di confermare i suoi fratelli”.

Al punto 765 si legge: “...Innanzi tutto vi è la scelta dei Dodici con Pietro come loro capo...”.

Al punto 834 si legge: “Le Chiese particolari sono pienamente cattoliche per la comunione con una di loro: la Chiesa di Roma, . <È sempre stato necessario che ogni Chiesa, cioè i fedeli di ogni luogo, si volgesse alla Chiesa romana in forza del suo sacro primato>. ”.

Al punto 880 si legge: “Cristo istituì i Dodici . ”.

Pedro

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Al punto 881 si legge: “Del solo Simone, al quale diede il nome di Pietro, il Signore ha fatto la pietra della sua Chiesa. A lui ne ha affidato le chiavi; l’ha costituito pastore di tutto il gregge. . Questo ufficio pastorale di Pietro e degli altri Apostoli costituisce uno dei fondamenti della Chiesa; è continuato dai Vescovi sotto il primato del Papa”.

Al punto 882 si legge: “Il Papa, Vescovo di Roma e Successore di san Pietro, <è il perpetuo e visibile principio e fondamento dell’unità sia dei Vescovi sia della moltitudine dei fedeli>. ”.


Il passo della Bibbia chiamato in causa è il seguente: Matteo 16:13-20: “Poi Gesù, giunto nei dintorni di Cesarea di Filippo, domandò ai suoi discepoli: . Essi risposero: . Ed egli disse loro: . Simon Pietro rispose: . Gesù replicando, disse: . Allora ordinò ai suoi discepoli di non dire a nessuno che egli era il Cristo”.


Iniziamo col dire che la confessione di Cesarea presso i tre vangeli di Matt. 16:13-20; Luca 9:18-21; Marco 8:27-30 non ha nulla a che vedere con quella di Giov. 6:68-71; i contesti sono diversi e i contenuti anche.

Dapprima Gesù lodò la professione di fede pietrina (Matt. 16:16-18), attribuendola non a deduzioni di puro ragionamento umano, bensì a rivelazione divina; non furono, infatti, la “carne e il sangue”, ovvero la persona umana di Pietro con le sue facoltà razionali, a scoprire tale realtà, bensì una diretta comunicazione trasmessa interioriormente da Dio.

Pedro

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Molto probabilmente per il suo carattere impetuoso ed impulsivo, Pietro, secondo le idee del suo tempo, si aspettava nel Messia, l’uomo di Dio che avrebbe liberato gli ebrei dai dominatori romani, perciò lui non poteva spontaneamente immaginarsi che Gesù, alieno da tali idee, fosse davvero il Cristo atteso; ciò doveva essere frutto di particolare rivelazione divina.

Già prima di quel momento i discepoli avevano affermato che Gesù era il Figliolo di Dio, ma lo avevano fatto sotto l’impulso di fenomeni miracolosi, come la tempesta sedata (Matt. 14:33); la stessa cosa l’avevano già asserita anche i demòni, ma Gesù non volle mai accogliere la loro testimonianza (Matt. 8:29). Ora, invece, è l’apostolo Simone che, a sangue freddo, senza l’eccitazione di alcun prodigio, afferma a nome degli apostoli che Gesù non è un semplice mortale come tutti gli altri (o semplicemente un comune profeta), ma è, invece, il Cristo, il Figliuolo di Dio. Tuttavia, per impedire che gli animi degli ebrei si eccitassero e che gli attribuissero la missione puramente terrena di debellare i dominatori romani, Gesù ordinò agli apostoli di non rivelare ad alcuno la sua vera natura. È quindi naturale che, volendo inculcare la necessità di far propria la fede proclamata da Pietro, per chiunque intenda entrare nella Chiesa, Gesù presenti il Simone confessante come “una grossa pietra” o “pietra” della Chiesa di Cristo (Matt. 16:16-18).

Gesù amava infatti concretizzare in persone o situazioni i suoi insegnamenti, per evitare da buon semita e da buon psicologo ogni idea astratta. Ad esempio, per proclamare l’umiltà e la fedeltà che si avrebbero dovuti avere nell’accettazione degli insegnamenti divini, Gesù prese un bimbo e avvertì i discepoli di farsi simili ad esso (Matt. 18:1-4); per esaltare la potenza e la veracità del suo insegnamento Egli si proclamò: Via, Verità e Vita (Giov. 14:6), Gesù non ha sempre dinnanzi a sé delle persone o delle cose concrete, le crea, invece, spesso con la sua fantasia, mediante suggestive parabole; così per istruire ed inculcare che occorre credere a Lui come all’inviato dal Padre, Egli dice che bisogna “mangiare la sua carne e bere il suo sangue” (Giov. 6:53).

Matt. 16:18-19; “Con la tua confessione, Simone, sei divenuto una pietra (da fondamenta), che in futuro sarà pronta per essere gettata come fondamenta della mia Chiesa. Su di te (e anche sugli altri apostoli) io la voglio edificare. Tu sarai molto onorato, sarai, infatti, il primo a far conoscere e a legare gli ordinamenti divini nella mia Chiesa, per mezzo dei quali poter far entrare nel regno dei cieli sia i giudei che i gentili”.

Pedro

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Al primo confessore (Pietro), in ordine di tempo, Gesù affida una parte importante e di primo piano nell’edificazione della Chiesa, in quanto, sempre, tutti i credenti dovranno far propria, se vogliono entrare nella famiglia di Dio, la professione di fede compiuta da Pietro. L’aver chiamato l’apostolo Simone con il termine “Cefa” (Pietro) non equivale affatto a renderlo Capo della Chiesa, da sostituire in seguito anche con dei successori al suo governo. Anche Abraamo era chiamato “roccia” o “padre” dai giudei, ma solo per la sua fede eroica (e anche perché fu con lui che Dio fece il patto perenne); a lui gli ebrei dovevano guardare per riprodurre la stessa fede. Ma con tutto ciò Abraamo non era ritenuto però il Capo degli ebrei; i dirigenti d’Israele, giudici o re, non erano i successori del patriarca. Abraamo rimaneva una persona unica, alla quale si doveva guardare come ad un magnifico esempio di fede.

L’analisi del passo: “..tu sei Pietro, e su questa pietra..”, compiuta dai “Padri della Chiesa”, ci dimostra come non vi sia mai stata un’interpretazione, tale, come la intende la Chiesa Cattolica, la quale vi vede la promessa di un vero Primato gerarchico di Pietro e dei suoi fantomatici successori (i Papi); ciò appare a Roma solo intorno al V secolo.

In Oriente primeggia la figura di Origene, oriundo di Alessandria, scrittore di grande talento esegetico, che fondò una vera e propria scuola. Pur affermando che la Chiesa è edificata su Pietro, nel suo commento al vangelo di Matteo, afferma che chiunque faccia propria la confessione di fede di Pietro ottiene le stesse prerogative dell’apostolo: “Se tu immagini che solo su Pietro è stata fondata la Chiesa, che cosa potresti dire tu di Giovanni, il Figlio del tuono (Boanerges) o di qualsiasi altro apostolo? Chiunque fa sua, la confessione di Pietro può essere chiamato un Pietro”. “Come ogni membro di Cristo si dice cristiano, così per il fatto che Cristo è la , ogni cristiano che beve da , deve essere chiamato Pietro. = pietra, è infatti ogni imitatore di Cristo”.

Quindi, egli non vede in queste parole di Matteo l’affermazione del Primato di Pietro sugli altri apostoli: Pietro è pari agli altri apostoli, anzi agli stessi cristiani; è solo la sua confessione di fede in Gesù come il Cristo, il Figlio di Dio, che lo rende un “Pietro”.

In Occidente il primo scrittore che ricordi il passo mattaico è Giustino che così scrive: “Uno dei discepoli, che prima si chiamava Simone, conobbe per rivelazione del Padre, che Gesù Cristo è Figlio di Dio. Per questo egli ricevette il nome di Pietro”. Giustino non deduce affatto la superiorità della persona di Pietro sugli altri apostoli, ma afferma solo che con tale nome, Gesù voleva premiare la confessione di fede professata, per l’appunto, da Simone.

Pedro

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26/02/2012 19:31
 
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Tertulliano, altro “padre della Chiesa”, si rifà al passo biblico in occasione di una diatriba con il vescovo di Roma. Costui (dovrebbe essere Callisto) pare che si appellasse al “tu sei Pietro e su questa pietra” per difendere la propria autorità derivatagli dal fatto che egli era vicino “alla tomba di Pietro”, ma Tertulliano, chiaramente, gli ribatté: “Chi sei tu che (in tal modo) sovverti e deformi l’intenzione manifesta del Signore che conferiva tale potere a Pietro?”. Tertulliano, in accordo con quanto vedremo, attribuisce il potere delle “chiavi” esclusivamente alla persona di Pietro, il quale ebbe agli inizi della Chiesa una missione ben specifica. “I Padri apostolici e i Padri della Chiesa” erano esegeti del II e III sec. d.C.; cristiani della Chiesa, ancora per alcuni versi primitiva, quindi molte loro testimonianze sono, nella storia della cristianità, dopo quella primitiva, quelle più vicine agli insegnamenti apostolici come contenuti, ma anche cronologicamente. Tertulliano, come abbiamo visto, nega quindi il passaggio di tale privilegio ad un qualsiasi successore di Pietro: “tu sei roccioso, perché hai riconosciuto colui che è la vera roccia e l’hai chiamato secondo la scrittura, il Cristo, così che divieni anche tu una roccia, una pietra, sulla quale io ne edificherò delle altre fino a farne il mio edificio, la mia Chiesa”.

Noi dobbiamo in un certo qual modo fare nostra la professione di fede di Pietro con la stessa convinzione e fiducia.

Eusebio diceva: “Il della Chiesa, <è la roccia irremovibile sulla quale essa è stata costruita>: questa pietra è il Cristo”; egli (Eusebio), vissuto alla corte di Costantino, e impressionato dalla fastosa potenza dell’Imperatore che, governando tutto l’Impero, proteggeva la Chiesa, dalla quale era addirittura chiamato vescovo pur non essendo nemmeno battezzato (lo fu solo verso la fine della sua vita), vede nella “pietra” il simbolo del Cristo. L’unica Chiesa di Dio è diretta e centrata in Cristo che è la “roccia”, il fondamento della Chiesa, così come l’Imperatore lo è per il suo Impero. È a Roma che si hanno i primi timidi segni di voler asserire con il passo mattaico un Primato al vescovo di Roma. Il primo fu Callisto (217-222) in seguito anche Stefano (254-257), il quale affermava di essere il successore di Pietro e di avere l’autorità di accogliere nella Chiesa anche i battezzati dagli eretici e gli adulteri, in quanto la sua Chiesa era vicino al “sepolcro di Pietro”.

Anche secondo Agostino, vescovo di Ippona, non vi è alcun onore in più per la Chiesa di Roma, e tanto meno per il suo vescovo, e non esiste neanche alcun successore di Pietro; questo lo si può notare nelle sue “ritrattazioni”.

Solo verso il IV e il V secolo a Roma si va sempre più imponendosi l’idea di un Primato del vescovo di Roma.

Pedro

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26/02/2012 19:32
 
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L’interpretazione romana godette del suo splendore con il Papa Leone I il Grande, il quale sostenne che Gesù concesse a Pietro il Primato della dignità apostolica che passò poi al vescovo di Roma, al quale compete la cura di tutte le Chiese. In questo periodo si ha la prima chiara manifestazione del Primato Romano e di quello di Pietro e dei suoi relativi successori; ma Leone I non ha in ciò seguito una tradizione, in quanto prima di lui tale esegesi non era mai stata accolta dalle Chiese. Inoltre, a quei tempi si era in un ambiente nel quale la Chiesa di Roma, prima, grazie alle concessioni di Costantino, e poi con l’“Editto di Tessalonica” aveva man mano acquistato un potere maggiore sulle altre Chiese e anche privilegiato i propri vescovi, i quali non cercavano altro che trovare il capro espiatorio per sostenere quei privilegi che via via nel tempo si erano andati acquistando. Col tempo si arriverà sempre più ad un rilasciamento totale dalla Sacra Scrittura da parte della Chiesa di Roma che imporrà alle altre Chiese di seguire le sue leggi e dottrine, fino al giorno d’oggi.

Nel passo di Matteo Colui che edifica la Chiesa non è Pietro, ma Cristo; la Chiesa non appartiene a Pietro, ma a Gesù: “..tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa”; si noti pure che la funzione di Pietro è un’attività connessa con l’edificazione della Chiesa, fatto che si avverò una volta soltanto nella storia della cristianità. Egli è solo “una grossa pietra” (come lo furono gli altri apostoli) che fu posta come fondamenta alla base dell’edificio di Cristo per darne solidità. Una volta poste le fondamenta esso continua la sua crescita in altezza ed è insensato ed inutile riporre altre nuove fondamenta alla sua base, ovvero i successori di Pietro e degli altri apostoli, perché ciò vorrebbe dire demolire l’edificio per ricominciare da capo, ed è appunto ciò che è successo in seno alla Chiesa Cattolica.

Da parte cattolica, insistendo sul fatto che Pietro viene proclamato “grossa pietra” o “pietra”, si vuole andare oltre l’interpretazione precedentemente asserita in base al contesto e ai paralleli, per dedurne che Pietro fu allora profetizzato come il futuro Capo supremo della Chiesa e Vicario di Cristo. Va innanzi tutto notato che il contesto si riferisce a un momento particolare della storia della Chiesa, vale a dire, alla sua fondazione: “Io fonderò la mia chiesa; io edificherò la mia chiesa”; è, dunque, in quel preciso momento che deve svolgersi l’attività di Pietro, nella quale, come vedremo, è esclusa la funzione di Capo e la persistenza di tale ipotetica funzione, per tutta la storia della Chiesa, attraverso gli ipotetici successori che non sono e non possono essere la persona di Pietro.

Tutto l’insegnamento e la storia della Chiesa del N.T. escludono Pietro dall’essere stato Capo della Chiesa e Vicario di Cristo. In tutte le pagine bibliche nuovo-testamentarie il Capo è Cristo, solo ed esclusivamente Lui. È Lui che edifica la Chiesa, non attraverso un Vicario umano, bensì tramite l’attività dello Spirito Santo (1 Corinzi 12:13-28; Efesini 4:11).

Pedro

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26/02/2012 19:32
 
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Nel simbolismo apocalittico non si sottolinea mai la superiore bellezza di una sola pietra da fondamenta, ma si parla di dodici fondamenta presentate tutte allo stesso modo, come le fondamenta della celeste Gerusalemme (Ap. 21:14). Questo è logico, perché Gesù non è venuto a stabilire dei capi o dei principi, ma solo dei “ministri”, dei “servitori” dediti al servizio dei fratelli (Luca 22:24-27).

Contro l’interpretazione cattolica del passo mattaico sta la discussione degli apostoli che nulla avevano compreso del concetto cristiano del servizio verso il prossimo e che si andavano chiedendo chi mai tra loro fosse il primo, il maggiore (Marco 9:33-35; Luca 22:24-27), questo avviene tempo dopo la fatidica frase detta da Gesù a Pietro, lasciando capire molto bene come in loro non vi fosse la minima idea che Pietro potesse essere stato fatto loro Capo. Gli apostoli Giacomo e Giovanni, aspirando a tale privilegio di indole terrestre, fanno perfino intervenire la loro madre Salomè, per ottenere i primi posti nel Regno, segno quindi che essi non riconoscevano già decisa la superiorità di Pietro su di loro: Marco 10:35-45; Matt. 20:20-28. Molti riformatori spiegano il passo mattaico attestando che la “pietra” sia la confessione di fede fatta da Pietro (in pratica Cristo stesso). Di solito, però, Gesù ama presentare l’idea concretizzata direttamente in una persona o cosa visibile, nel nostro caso il Simone confessante. Inoltre, l’aggettivo dimostrativo usato dall’evangelista: “questa” mal si applica alla precedente confessione di Pietro, in tal caso sarebbe stato più logico dire: “tu sei Pietro, e su quella pietra (la confessione di fede di Pietro) che hai appena confessato edificherò la mia chiesa” oppure “tu sei Pietro, e sulla tua confessione di fede, edificherò la mia chiesa”.

C’è da dire poi che il gioco di parole sul nome di Pietro: “tu sei Pietro e su questa pietra...” sarebbe allora inspiegabile. D’altro canto, poi, l’elogio fatto a Pietro, la missione e le “chiavi” a lui conferite, ci obbligano a ritenere riferite a Pietro anche le precedenti parole: “su questa pietra”. L’aggettivo dimostrativo “questa” si riferisce alla persona di Pietro, poco prima menzionata. Con le sue parole Gesù intende esaltare non tanto la persona umana di Pietro, quanto piuttosto la professione di fede da lui concretizzata. Proprio in quel momento, per la sua fede, egli, benché la Chiesa ancora non esistesse, era già la pietra da fondamenta, pronta, solo in futuro, però, per sostenere la Chiesa al suo apparire. Proprio in virtù di questa sua professione di fede, anteriore a quella di tutti gli altri apostoli nella convinzione e determinazione, Pietro sarà scelto a predicare per primo con potenza la buona novella ai giudei e ai gentili, e determinerà (con le chiavi del regno dei cieli) una volta per sempre gli ordinamenti essenziali per mezzo dei quali entrare nella Chiesa, ovvero il ravvedimento con il conseguente battesimo (“legato”) e l’eliminazione dell’obbligatorietà della circoncisione (“sciolto”). La relazione di alcuni riformatori, che cercano di stabilire la parola “pietra” come riferimento alla fede professata dall’apostolo (e quindi a Cristo stesso), anziché alla persona di Pietro, non può essere accolta. Le parole del passo mattaico furono rivolte a Pietro e solo a lui; la “pietra” non è la fede confessata dall’apostolo, anche se la fede stessa di Simone ne è stata una causa. Comunque sia, la fondazione della Chiesa di Cristo è un fatto attuatosi una volta sola nel tempo. Infatti, nella costruzione di una casa, le fondamenta vengono poste una volta soltanto e solo al suo inizio. Pietro nell’edificio della Chiesa è stato la prima pietra da fondamenta (a parte la pietra angolare da fondamenta che è Cristo Gesù) ad essere cementata per la costruzione e per dare solidità all’edificio. Egli ha il primato di essere stato il primo, in ordine di tempo, come pietra da fondamenta, non il primo in autorità e supremazia, e né, tanto meno, è scritto da qualche parte che dovesse avere dei successori. Solo uno studio imparziale e senza preconcetti può farci penetrare più a fondo nel messaggio della Scrittura Sacra. È bene sottolineare che, pur riferendo le parole: “..e su questa pietra” a Pietro, Gesù volle solo presentarlo come portavoce di questa fede. La persona credente di Pietro sarà utilizzata da Cristo l’edificatore come punto di appoggio umano, attraverso il quale dettare i primi essenziali ordinamenti necessari per ogni credente per poter entrare nel “regno dei cieli” (nella Chiesa). Va ricordato che, altrove, quando non è il Cristo ad essere presentato come l’edificatore, come invece lo è qui in Matt. 16:16-18, bensì gli apostoli, allora il fondamento posto da costoro è lo stesso Cristo e Lui solo (1 Corinzi 3:10-11).
Pedro

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26/02/2012 19:32
 
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Quando è Dio Padre il costruttore e l’edificatore, il fondamento della Chiesa sono gli apostoli e il Cristo, il quale è la pietra angolare da fondamenta. In questo contesto (Matt. 16:16-18), in cui l’edificatore della Chiesa è il Cristo, l’apostolo Simone viene presentato come pietra di fondamenta (in quell’occasione solo lui, in quanto egli solo in quel momento aveva professato con convinzione e determinazione Gesù come il Cristo, il Figlio di Dio, fede, questa, indispensabile per entrare a far parte della vivente Chiesa di Dio: Matt. 16:16-18; 1Pietro 2:4-5), in seguito sarebbero state pietre da fondamenta anche gli altri apostoli (ovviamente escluso Giuda). Abraamo, ad esempio, non fu il Capo del popolo d’Israele e nemmeno venne ritenuto tale da esso; egli per la sua fede fu solo l’antenato, il capostipite del popolo eletto di Dio, e inoltre non ebbe un successore. Anche Pietro, per la sua fede, è il capostipite del popolo cristiano di Dio. Come il popolo ebraico poteva guardare alla fede di Abraamo, imitarlo e seguirne le orme (Romani 4:16-25), così anche il nuovo popolo di Dio può guardare alla fede di Pietro, per imitarlo e seguirne gli insegnamenti. L’attività di Pietro riguardò l’essere posizionato come pietra da fondamenta alla base dell’edificio di Cristo, agli inizi; non v’è in alcun modo il comando nella Bibbia di creare o proclamare dei suoi successori specialmente come Capi o Pontefici, cosa che Pietro non fu mai.

Pietro era innanzi tutto un testimone oculare della vita di Gesù, e lo fu fino alla sua morte, alla sua resurrezione e alla sua ascensione in cielo; i suoi insegnamenti, come quelli degli altri apostoli, hanno un valore essenziale, in virtù del fatto che gli apostoli furono testimoni oculari della testimonianza e degli insegnamenti di Gesù, inoltre su di loro scese potentemente lo Spirito Santo a Pentecoste, dietro la promessa del Signore che gli avrebbe guidati in tutta la sapienza delle Sacre Scritture e dei suoi insegnamenti, per poter insegnare giustamente e senza errori la volontà divina. Le parole del passo mattaico, inoltre, furono riferite solo ed esclusivamente alla persona di Pietro. È impossibile creare un nuovo Pietro in ogni epoca, e trasferire le parole, proferite direttamente e personalmente da Gesù all’apostolo Simone, il quale professò la sua fede in quella circostanza, a tanti altri fantomatici successori, i quali non sono né la persona di Pietro, né hanno alcunché di somigliante a lui, né possono essere stati nella circostanza nella quale Gesù espresse tali parole. Pietro è la prima pietra della Chiesa in ordine di tempo.
Pedro

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26/02/2012 19:32
 
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Gesù parlò a lui e a lui solo pose l’elogio, tempo prima che Egli (Gesù) desse inizio alla sua costruzione, al suo edificio (Chiesa). Gesù non poteva, elogiando Pietro per quanto fece in quella circostanza, elogiare assieme a lui tutti i fantomatici Pontefici della storia della Chiesa Romana.

I versetti 7-12 del capitolo 23 di Matteo ci fanno, forse, intendere che Gesù Cristo volesse formare sulla terra un Santo Padre, un Pontefice, un Capo o un Vicario nel suo nome? Certamente no! Il concetto di “Capo”, “Pontefice”, o “Papa”, o “Santo Padre” esula dal contesto che parla di “fondamento” e non di autorità, che presenta Gesù come il costruttore e quindi Padrone e Capo della sua Chiesa. Possiamo formulare un semplice esempio: in una costruzione di un edificio, colui che comanda, colui che decide ogni cosa è il costruttore, l’imprenditore; è stolto, immaginario e fantasioso pensare che la pietra da fondamenta, posta dal costruttore alla base del suo edificio, possa per conto proprio avere qualche potere di decidere o meno della sua collocazione, o della collocazione di altre pietre da fondamenta, o di altre pietre da cementare su di esse e di quant’altro. Il costruttore è il capo assoluto del lavoro e dell’opera del suo edificio, ed egli solo sceglie le pietre e come queste debbano essere sistemate e collegate fra di loro nel suo edificio.

La parola “pietra” assume valore diverso nei diversi contesti e può anche indicare svariati oggetti. Anche la parola “fondamento” indica il Cristo in 1 Corinzi 3:11 e gli apostoli in Ap. 21:14. Attenti, quindi, ai falsi parallelismi. Un passo nella Bibbia spiega un altro, ma solo quando i contesti sono simili.

Secondo 1 Pietro 2:4-8, Cristo “pietra vivente”, sprezzata come materia senza valore sulla croce, divenne una pietra preziosa ed eletta che Dio pose all’angolo della base dell’edificio (la Chiesa) come pietra angolare da fondamenta (1 Pietro 2:4-8).

Perciò tale pietra, che è stata gettata via ed è diventata così “pietra di inciampo”, fa cadere chi in essa inciampa, ovvero chi la rifiuta. Il passo di Efesini 2:20-21 può essere riportato così: “Siete stati edificati sul fondamento degli apostoli-profeti, di cui Cristo Gesù è la pietra angolare (la pietra angolare da fondamenta posta, prima di tutte le altre pietra da fondamenta, alla base dell’edificio e che determina il posizionamento delle altre pietre sia della base [pietre da fondamenta] che dei piani superiori), sulla quale l’edificio costruito cresce e sulla quale anche voi siete stati edificati....”.


Nel passo mattaico 16:18 è superfluo discutere sulla parola greca “Petros”, quando sappiamo da Giov. 1:42 che il nome dato a Simone fu “Kefa” o “Cefa” e che quindi il nome Pietro (o Cefa) va tradotto appunto come “grossa pietra” o semplicemente “pietra”. Il passo, allora, va letto così: “...tu sei Cefa (o Kefa) e su questa Cefa (o Kefa) edificherò la mia chiesa”.

Pedro

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26/02/2012 19:33
 
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Dico questo perché molti riformatori vedono nella parola greca “Petros” una volontà dell’evangelista Matteo di dare un significato diverso alla traduzione del termine aramaico “Cefa” (usato da Gesù per Simone e che significa “grossa pietra” o “pietra”), ovvero quello di “sasso”, anziché di “grossa pietra” o “pietra”, per vedere poi nella parola greca: “petra” (“grossa pietra” o “pietra”) la “roccia” Gesù. (I termini greci: “Petros” e “petra” significano, invece, entrambi: “pietra” o “grossa pietra”, come appunto la parola aramaica “Cefa”). Noi sappiamo invece che Matteo usò l’aggettivo dimostrativo “questa” che si riferisce alla pietra personificata dalla persona dell’apostolo Simone; il suo nome era “Cefa” (o Kefa) e quindi in qualsiasi lingua lo si voglia tradurre, per essere nel giusto, li daremo un nome che sia significato di “grossa pietra” o “pietra”. È altresì chiaro che Matteo scrisse il suo vangelo in greco riportando parole, insegnamenti e quant’altro di Gesù che Egli proferì invece in aramaico. Ciò risulta anche dal nome che Gesù diede all’apostolo Simone, ovvero “Cefa” (Giov. 1:42; Matt. 16:18), e da espressioni tipicamente semitiche come “carne e sangue”, “chiavi”, “legare e scogliere”. Lo stesso Pietro, parlando di se stesso, non esalta una sua propria superiorità sugli altri apostoli, e nemmeno sui presbiteri o anziani, ma si designa pure lui un “compresbitero”, pari cioè agli altri anziani nella fede (1 Pietro 5:1); la sua unica “superiorità” consisteva nel poter testimoniare la realtà di quel Cristo, con il quale aveva convissuto. Non è lecito ad uno studioso addurre il solo passo simbolico e quindi non giuridico di Matteo 16:18, per difendere una dottrina contraddetta chiaramente non solo nello steso passo, ma anche in tutti gli altri passi biblici privi di metafora.

A Pietro dovranno guardare tutti i cristiani, non per divenire sudditi di un Capo (Papa), bensì per ammettere che la salvezza viene dal Cristo, accolto per fede, quale “Figlio di Dio”, come Pietro con convinzione dichiarò. Pietro, come lo saranno anche gli altri apostoli in seguito (Efesini 2:20), è fondamento solo perché il suo insegnamento ci presenta il Cristo nella verità del suo messaggio. La missione fondamentale degli apostoli fu quella di fungere da intermediari nel trasmettere le verità, gli insegnamenti e le dottrine del Cristo. Oggi loro continuano a farlo attraverso i loro scritti ispirati. Nel passo mattaico, dove Pietro viene presentato come un fondamento della Chiesa, è implicito che Gesù stesso ne sia però la pietra angolare da fondamenta che decide i vari posizionamenti delle pietre fondanti e non (Efesini 2:20). Di solito nel N.T. Gesù è presentato come un “sasso” spregevole agli occhi degli ebrei e, quindi, gettato dagli edificatori come buono a nulla, mentre Dio ne fa “la pietra angolare”. Rivolgendomi a coloro che portano avanti l’idea dei riformatori, secondo i quali la parola “pietra” si riferisce a Cristo stesso, rispondo: la parola “pietra” non necessariamente ci fa pensare sempre e in modo esclusivo al Cristo. Pietro e Paolo pongono la parola “pietra” due volte in parallelismo con la parola “sasso”, il che prova la intercambiabilità dei due termini (1Pietro 2:8, Romani 9:33). Nell’A.T. perfino la parola “roccia” venne spesso a identificarsi con la persona di Abraamo.
Pedro

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26/02/2012 19:33
 
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Dal solo termine “pietra” non si può quindi concludere che nel passo mattaico essa si riferisca direttamente a Gesù. Di più, il contesto di elogio, che si incentra su Pietro confessore, rende difficile, per non dire impossibile, il cambiamento di soggetto e la presentazione improvvisa di Gesù come fondamento della Chiesa. Sembra difficile, guardando al contesto e alle leggi grammaticali, pensare che Gesù abbia detto (come dicono questi riformatori): “Tu sei beato, Simone...E anch’io ti dico: tu sei sasso, e su questa roccia edificherò la mia chiesa, e le porte dell’Ades non la potranno vincere. Io ti darò le chiavi del regno dei cieli; tutto ciò che legherai...”. Sarebbe poi strano questo ragionamento anche per il fatto che Gesù presenterebbe se stesso come architetto edificatore e, nello stesso tempo, come pietra di fondamenta, creando in questo modo un simbolismo incongruente. Gesù impose a Simone l’epiteto aramaico “Cefa”, il cui significato è quello di “pietra” o “grossa pietra”. Nell’originale aramaico, come risulta dal passo di Giovanni 1:42, il gioco di parole era naturale perché in esso si ripeté due volte la stessa parola “Cefa” significante “grossa pietra”: “tu sei pietra (Cefa) e su questa pietra (Cefa) edificherò la mia chiesa”. Tale ricostruzione, inoltre, è richiesta dall’aggettivo “questa” che ricollega la seconda parola “pietra” (Cefa) alla prima immediatamente precedente. Il termine “Cefa” (o Kefa) o “Petros”, nei riguardi di Simone, almeno all’inizio non era sentito come nome proprio, bensì come semplice appellativo. Di qui l’espressione: “Simon Pietro”, vale a dire “Simone la pietra”, “Simone il roccioso”. Più tardi tale appellativo divenne il nome proprio dell’apostolo Simone che, nel territorio di lingua semita o presso gli scrittori semiti (come ad esempio Paolo), fu chiamato prevalentemente con il nome “Kefa” o “Cefa” (Galati 2:9-21), mentre nelle regioni di lingua greca con il nome “Pietro”, termine che, come la parola “Cefa”, poteva significare allo stesso tempo “pietra” o “grossa pietra”.

Quando Matteo compose il suo vangelo in Siria, probabilmente verso l’80 d.C., nel tradurre in greco il detto di Gesù (che fu proferito in aramaico), si trovò costretto ad usare nella sua prima parte il vocabolo greco al maschile: “Petros” (Pietro), perché con questo nome l’apostolo era già conosciuto, pur conservando nella seconda parte, il termine greco al femminile: “petra” (pietra) che meglio si adeguava alla funzione di fondamento per la Chiesa nascente.

Il rapporto d’identità fra i due termini fu però reso evidente al lettore dall’uso dell’aggettivo dimostrativo “questa” che obbliga il riferimento alla “pietra”, proprio al Pietro apostolo.

Pedro

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26/02/2012 19:33
 
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In greco la parola aramaica “Cefa”, nei riguardi della persona di Simone (nel passo mattaico), fu tradotta: “Petros” nella prima parte (che a differenza dell’aramaico, nel quale il termine “Cefa” presentava esclusivamente il significato di “pietra”, di un oggetto e non era un nome proprio di persona [anche se lo divenne nei riguardi della persona di Pietro], esso [Petros] invece designava propriamente un nome proprio di persona), in quanto stava ad indicare appunto il termine aramaico “Cefa” che era diventato ormai nome proprio dell’apostolo Simone e, quindi, era necessario tradurlo nella sua terminologia al maschile della traduzione greca, appunto “Petros” (nome anch’esso, assieme a quello di “Cefa”, oramai conosciuto, nei riguardi dell’apostolo Simone, quando scrive Matteo) che significa “Pietro” e che sarebbe il maschile di “pietra”, formulato come nome proprio dell’apostolo.

Matteo riportò invece nella seconda parte la traduzione greca al femminile della parola aramaica “Cefa” , ovvero “petra”, non perché non riguardasse la persona di Pietro (infatti, egli usa l’aggettivo dimostrativo “questa”), ma semplicemente perché dal tempo in cui Gesù aveva riferito il nuovo nome che Simone avrebbe avuto (Cefa), fino al tempo in cui Matteo scrive, questo (il termine “Cefa”) era diventato nome proprio dell’apostolo, e aveva preso nella traduzione greca, a differenza dell’aramaico “Cefa”, un significato e una formulazione maschile, caratteristiche appunto della parola greca “Petros”, che in realtà ha lo stesso identico significato della parola greca femminile “petra”, tradotta “pietra”.

Dopo queste parole Gesù continua ad affidare una missione a Pietro, simboleggiata dalle “chiavi”, dal “legare” e dallo “sciogliere”, termini, questi, che chiariscono il modo con cui Pietro sarebbe stato usato da Cristo agli inizi della Chiesa nascente. Fuori metafora le parole di Gesù vogliono dire solamente che Gesù avrebbe edificato la sua Chiesa, utilizzando degli uomini (gli apostoli), tra cui in prima linea o per primo agli inizi, nel corso degli eventi futuri, il Simone detto Pietro, scelto per questa missione specifica perché per primo egli, sotto l’ispirazione divina, e quindi come profeta di Dio, aveva professato la vera fede nel Cristo, come Figliolo di Dio.

Pedro

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26/02/2012 19:34
 
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La fede è l’unico principio, insieme all’essere stato testimone oculare degli insegnamenti di Gesù, e alla grazia, per la quale il Signore ha scelto i suoi apostoli, che ha reso Pietro e gli altri apostoli fondamenta della Chiesa. Qui Simone esplica una fede nei confronti della Persona di Gesù, ed è per questo che è elogiato dal Signore che gli dice: “Tu sei beato, Simone...”.

È molto interessante conoscere il pensiero di alcuni scrittori cristiani dei primi tre secoli su tale questione; ci troviamo di fronte ad una “tradizione” che di solito fino al quarto secolo è in contrasto con l’attuale dottrina cattolica del Papato.

C’è da dire ancora che tale dottrina cattolica si è affermata non per obbedienza alla Parola di Dio, ma per un lungo e complesso processo storico, filosofico e pagano, che qui sarebbe difficile riassumere (vedere in “Tradizione e Sacra Scrittura”).

Vi trascriverò nuovamente gli scritti di due illustri “Padri della Chiesa” riguardo a dei loro commenti sul passo mattaico. In realtà, se ne potrebbero trascrivere tanti altri ma ciò non servirebbe più di tanto, visto che a noi interessa solo scoprire, in questo momento, quando l’ideologia di un Capo, di un Vicario, sia nata nella Chiesa Cattolica.

Parliamo di Origene, scrittore cristiano che visse tra il secondo e terzo secolo.

Ecco cosa scriveva del celebre passo di Matteo: “Se anche noi abbiamo detto come Pietro < Tu sei il Cristo il Figlio dell’Iddio Vivente>, senza che questo ci sia stato rivelato dalla carne e dal sangue, ma dalla luce proveniente dal Padre Celeste e che è brillata nel nostro cuore, noi diveniamo Pietro, e quindi anche a noi potrebbe essere detto dalla Parola . Infatti è una pietra o roccia ogni discepolo di Cristo, dal quale bevvero quelli che bevvero dalla roccia spirituale che li seguiva, e su ognuna di tali rocce è fondata ogni parola della Chiesa... Ma se supponi che soltanto su Pietro sia costruita tutta la Chiesa di Dio, che diresti di Giovanni il figlio del tuono, e di ognuno degli Apostoli?... Le chiavi del regno dei cieli sono state date solo a Pietro?... Se dunque la promessa ”.

Pedro

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26/02/2012 19:34
 
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Anche secondo Tertulliano, vissuto tra il secondo e terzo secolo, “Pietro” è un nome simbolico dato a Simone, in quanto l’apostolo doveva rappresentare il credente in Cristo che basa la sua vita esclusivamente su Gesù, la pietra o la roccia per eccellenza.

Tertulliano scriveva: “Muta anche a Pietro il nome, da quello di Simone, che aveva, poiché anche il Creatore aveva rifatto i nomi di Abramo, di Sara e di Osea..Ma perché l’ha chiamato Pietro? Se fu per il vigore della fede, molte materie e solide, avrebbero potuto dargli un nome dalla loro sostanza. O non forse perché Cristo è Pietra e Sasso? Se è vero che leggiamo che Egli è stato posto come Sasso d’inciampo e Pietra dello scandalo..Pertanto cercò di comunicare in modo tutto particolare al più caro dei suoi discepoli il suo nome, per mezzo delle sue allegorie..>”. Tertulliano, poi, riguardo al passo mattaico, dice: “ e e ..La Chiesa dunque è stata eretta su Pietro stesso, cioè mediante lo stesso Pietro; Pietro stesso usò la chiave; ma quale chiave? Ecco quale chiave: , ecc. (Atti 2:22). Pietro stesso, dunque, fu il primo mediante il battesimo di Cristo, a spalancare la porta del regno dei cieli, in cui sono i peccati che erano una volta e quelli che non sono stati sono nei confronti della vera salvezza”.


Tertulliano, dunque, pur ritenendo che Cristo abbia costruito la sua Chiesa su Pietro, come iniziatore di essa, vide nell’apostolo solo colui che ebbe per primo il privilegio di essere lo strumento della conversione dei giudei e dei primi pagani. In altre parole, non vide la supremazia di Pietro nei confronti degli altri apostoli; inoltre nelle famose “chiavi” non identificò un potere assoluto conferito da Cristo a Pietro e a dei suoi ipotetici e fantomatici successori.

In Matt. 16:19 la facoltà di “legare e sciogliere” è una precisazione del potere delle “chiavi del regno dei cieli”; chi possiede queste “chiavi” può anche “legare e sciogliere”.

Ora, se a un teologo cattolico dite che dagli scritti del N.T. non risulta affatto che Pietro, presunto primo Papa, abbia mai esercitato un’autorità suprema nella Chiesa e che il famoso passo mattaico non fu affatto interpretato come lo interpreta oggi la Chiesa Cattolica, e che di un vero e proprio Papato si può incominciare a parlare solo dal V-VI secolo in poi, e se gli dite anche che non vi spiegate come mai ci siano voluti tanti secoli per arrivare alla definizione ufficiale dell’infallibilità papale (1870), se dite tutto questo ad un teologo cattolico, egli vi risponderà che nel caso del Papato, come di varie altre dottrine proprie del cattolicesimo romano, questa dottrina era contenuta implicitamente nelle Scritture e che è stata compresa sempre meglio nel tempo, fino ad arrivare alla sua definizione ufficiale.

Pedro

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26/02/2012 19:34
 
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Il teologo cattolico dirà anche che la Scrittura non è l’unica fonte della rivelazione cristiana, ma che c’è anche la tradizione secolare.

Ma torniamo nuovamente ad analizzare il passo di Matteo in questione; siamo obbligati ad accettare il fatto che la Chiesa ha come proprie pietre fondanti non solo Pietro, ma tutti gli apostoli. È importante notare l’utilizzo della plurisignificante congiunzione greca “kai” che in italiano sarebbe la congiunzione “e”, ciò ci dà veramente la possibilità di capire che il Signore avrebbe potuto utilizzare altre pietre da fondamenta. Nel passo mattaico ciò non viene escluso, questo sono obbligati ad ammetterlo anche i teologi cattolici. L’edificio di Cristo è stato costruito su altre pietre fondanti, oltre che su Pietro (su gli apostoli: Efesini 2:20; Ap. 21:14), le quali proclamarono la medesima verità e il medesimo insegnamento su Cristo, ministero esclusivo affidato a loro per poter avere inizio la costruzione della Chiesa.

Pietro sarà il primo a porre gli insegnamenti e le dottrine nuove e perenni per il nuovo edificio, il nuovo patto, la nuova alleanza.

Gli apostoli, incluso naturalmente Pietro, costituiscono le pietre di fondamenta della Chiesa. Questa prospettiva è rafforzata dal fatto che esistono altri passi nelle Sacre Scritture, i quali presentano gli apostoli, e quindi anche Pietro, come fondamenta dell’edificio, quindi come pietre di fondamenta della Chiesa di Cristo.

Le pietre di fondamenta sono molte più grosse e pesanti delle altre pietre che andranno semplicemente ad essere collegate l’una sulle altre, per farne i piani superiori dell’edificio.

Gli apostoli (pietre di fondamenta), essendo testimoni oculari della vita e degli insegnamenti di Gesù e pieni di una testimonianza diretta e viva del Signore e destinati proprio da Cristo ad essere gli iniziatori della Chiesa con potenza di Spirito Santo, divengono pietre grosse e pesanti da fondamenta, perché sono quelle che rendono con la loro testimonianza “solidità all’edificio intero”. Da queste, su queste e attraverso queste le altre pietre viventi (i credenti di ogni epoca) si sono susseguite nella collocazione sull’edificio in crescita. Queste pietre da fondamenta non sono i Capi o i Signori dell’edificio, ma hanno solo il compito “di sostenere il peso dell’edificio”, vale a dire, la loro potente testimonianza ha dato la base portante all’edificio di Cristo sulla terra (alla Chiesa), creando solidità, e i loro scritti ispirati continuano a sostenere l’edificio e a portarne il peso.

Essi infatti per volontà divina, trascrivendo ed insegnando tutto ciò che la testimonianza di Gesù e dello Spirito Santo gli avevano rivelato, sono diventati un pesante fondamento di pietra che dà forza all’intera costruzione (Chiesa).

Quindi come detto prima riguardo al passo mattaico: “tu sei Pietro e (kai) su questa pietra edificherò la mia chiesa”, la congiunzione “e”, in effetti, non esclude le altre pietre di fondamenta; infatti anche gli altri apostoli sono pietre di fondamenta dell’edificio.

Pietro è diventato per primo pietra di fondamenta e ha proclamato per opera della Spirito Santo, in modo perenne, le direttive principali per mezzo delle quali entrare nel regno dei cieli (la Chiesa), di seguito gli altri apostoli, senza in nulla intaccare quanto detto per volontà di Dio da Pietro, ne hanno completato e ampliato il messaggio divino nei luoghi dove sono andati ad evangelizzare e a fondare nuove chiese, ponendo così una volta per sempre il fondamento dell’edificio, della Chiesa.

Pedro

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26/02/2012 19:35
 
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Come già detto l’uso e la funzione di “kai(e) nella lingua greca è estremamente ampio.

Il passo: “tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa” non significò che il Signore non avrebbe usato anche gli altri apostoli in questo senso.

CONNESSIONE DEI PASSI DI CESAREA

L’unico vero successore di Pietro, degli apostoli, e della Chiesa primitiva è il Nuovo Testamento, non il Vescovo Romano Pagano. Solo la Parola di Dio è verità infallibile, essa vale sempre e si succede con se stessa nel corso dei secoli, rimanendo intatta nella forma e nel contenuto; gli uomini iniqui danno invece ascolto alle tradizioni umane pagane e secolari, cambiando il senso della Scrittura divina e conformandola con le loro eretiche ideologie. (Leggere, ad esempio, Galati 1:6-9).

Gesù non ha affidato il comando ad alcun uomo, e tanto meno, ha voluto creare la Chiesa Romana Pagana.

Benché tutti gli apostoli (escluso Giuda) fossero delle pietre da fondamenta per la Chiesa nascitura, Gesù ha voluto, all’inizio di essa, porre i suoi nuovi ordinamenti attraverso la predicazione di Pietro, niente di più.

La Chiesa, pur non essendo del tutto identica al regno dei cieli (al Regno di Dio), ne è però l’anticipazione embrionale imperfetta. Da diverse parole di Gesù risulta che il regno dei cieli, nello stadio presente, non si identifica completamente con quello finale, perché in mezzo al frumento vive ancora la zizzania (Matt. 13:24-30,36-43), e vi si trovano pure dei pesci piccoli accanto a quelli grossi (Matt. 13:47-50). Il medesimo concetto appare nella parabola dell’abito nuziale, per cui chi ne è privo sarà, sì, rimosso, ma solo all’arrivo finale del Re (Matt. 22:11-14); in quella delle vergini stolte e prudenti, la separazione delle quali si attuerà solo dopo l’avvento a lungo atteso dello sposo (Matt. 25:1-13). Solo al tempo del giudizio del Signore sulla terra le pecore saranno separate dai capri (Matt.25:31-33). Questo periodo intermedio, in cui il Regno di Dio non si è ancora dispiegato totalmente e definitivamente, corrisponde appunto al periodo della Chiesa che non sarebbe perciò fuori dalla visuale di Cristo.

Occorre aggiungere il nuovo concetto del rifiuto di Israele, affinché il regno possa passare a tutte le nazioni. Di qui l’idea di una nuova costruzione, appartenente a Gesù, inclusa nella frase: “....edificherò la mia chiesa”; Gesù si rivolge ai peccatori, a tutti coloro che dovranno formare un nuovo popolo di Dio, destinato a succedere a quanti l’hanno respinto (il popolo Giudeo in gran parte): Marco 2:17; Matt. 11:28-30; Matt. 21:31-32.

Con la sua morte si attua quindi una nuova alleanza, nella quale i suoi discepoli, riuniti in gruppo, attueranno le promesse di Gesù, perciò la Chiesa che nascerà ufficialmente solo a Pentecoste è già vista in embrione nella selezione, nella scelta dei credenti, come il regno dei cieli futuro.

Pedro

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26/02/2012 19:35
 
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La discesa dello Spirito Santo a Pentecoste segnò la nascita della Chiesa, perché fino a quel momento essa era soltanto prevista: Matt. 16:18. La Chiesa è un corpo costituito dallo Spirito Santo (1Corinzi 12:13) e la prima manifestazione di battesimo dello Spirito Santo indica quindi l’inizio della Chiesa stessa.

In Atti 2:4 non viene dichiarato esplicitamente che quello che accadde a Pentecoste fosse il battesimo dello Spirito Santo, però Atti 1:4-5,8 lo anticipa e Atti 2:33; Atti 11:15-16, confermano che questo avvenne nel giorno di Pentecoste.

La Chiesa ebbe inizio proprio allora. Anche in Luca 24:49 vi è un riferimento a quanto accadde, poi, il giorno di Pentecoste.

Lo Spirito Santo in quel giorno, per così dire, “trasferì la sede del suo altissimo ufficio dal cielo sulla terra” per abitare nella Chiesa, per aiutarla ad adempiere i suoi compiti e per vivere nei cuori dei credenti (1Corinzi 3:16; 1Corinzi 6:19-20).

Il verso di Luca dice: “Ed ecco io mando su di voi quello che il Padre mio ha promesso, ma voi rimanete in questa città, finche siate rivestiti di potenza dall’alto” (Luca 24:49).

Anche se i discepoli (come si legge in Giov. 20:21-22) ebbero, in qualche modo, una ricezione dello Spirito Santo prima del giorno di Pentecoste, questa fu solo un’anticipazione limitata e parziale di conoscenza, comprensione e di potenza.

La Chiesa unita, quella rivestita di potenza dall’alto nacque il giorno di Pentecoste.

La scelta dei dodici apostoli intimamente legati a Gesù mostrava che il vero Israele della promessa era ormai connesso con questi nuovi capostipiti del nuovo popolo di Dio.

La celeste Gerusalemme, che scende sulla terra, è circondata da mura che poggiano su dodici fondamenti, cioè su dodici apostoli, e da dodici porte, ovvero i dodici capostipiti delle dodici tribù d’Israele, tre per ogni punto cardinale. Di conseguenza, la scelta di dodici apostoli, da parte di Gesù, non fa più meraviglia, e conferma un’altra volta la sua volontà di formare un nuovo popolo di Dio. Diviene, quindi, naturale che i dodici siano particolarmente collegati, nella loro missione, con il popolo ebraico (dodici erano anche i figli di Giacobbe, capostipiti delle dodici tribù d’Israele).

Il numero dodici simboleggiava l’Israele carnale intimamente legato a Dio e al quale era stato promesso il futuro Regno Messianico.

Pedro

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26/02/2012 19:36
 
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Gesù quando vuol far intendere a cosa è simile il regno dei cieli, lo dice in parabola, come quelle prima citate; è facile capire che non parla del regno dei cieli futuro, ma di quello che ne è un anticipo, la Chiesa.

C’è da dire che la confessione di Pietro nei tre sinottici, Marco, Matteo, Luca, non può essere identificata con quella di Giov. 6:68-71, mentre invece gli altri tre chiaramente parlano dello stesso avvenimento:

Marco 8:27-33; Matteo 16:13-16, 20-23; Luca 9:18-22

v.27 “Poi Gesù se ne andò, con i suoi discepoli, verso i villaggi di Cesarea di Filippo; strada facen-do, domandò ai suoi discepoli: <Chi dice la gente che io sia?>.

v.28 “Essi risposero: <Alcuni, Giovanni il Battista; altri, Elia, e altri, uno dei profeti>”.

v.29 “Egli domandò loro: <E voi, chi dite che io sia?>.

E Pietro gli rispose: <Tu sei il Cristo>”.

v.30 “Ed egli ordinò loro di non parlare di lui a nessuno”.

v.31 “Poi cominciò a insegnare loro che era necessario che il Figlio dell’uomo soffrisse molte cose, fosse respinto dagli anziani, dai capi dei sacerdoti, dagli scribi, e fosse ucciso e dopo tre giorni risuscitasse”.

v.32 “Diceva queste cose aperta-mente. Pietro lo prese da parte e cominciò a rimproverarlo”.

v.33 “Ma Gesù si voltò e, guar-dando i suoi discepoli, rim-proverò Pietro dicendo: <Vattene via da me, Satana! Tu non hai il senso delle cose di Dio, ma delle cose degli uomini>”.

v.13 “Poi Gesù, giunto nei dintorni di Cesarea di Filippo, domandò ai suoi discepoli: <Chi dice la gente che sia il Figlio dell’uomo?>”.

v.14 “Essi risposerò: <Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri, Elia; altri, Geremia o uno dei profeti>”.

v.15-16 “Ed egli disse loro: <E voi, chi dite che io sia?> Simon Pietro rispose: <Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente>”.

v. 20 “Allora ordinò ai suoi discepoli di non dire a nessuno che egli era il Cristo”.

v.21 “Da allora Gesù cominciò a spiegare ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molte cose da parte degli anziani, dei capi dei sacerdoti, degli scribi, ed essere ucciso, e resuscitare il terzo giorno”.

v.22 “Pietro trattolo da parte cominciò a rimproverarlo, dicen-do: <Dio non voglia, Signore! Questo non ti avverrà mai>”.

v.23 “Ma Gesù voltatosi, disse a Pietro: <Vattene via da me, Satana! Tu mi sei di scandalo. Tu non hai il senso delle cose di Dio, ma delle cose degli uomini>”.

v.18 “Mentre egli stava pregando in disparte, i discepoli erano con lui; ed egli domandò loro: <Chi dice la gente che io sia?>”.

v.19 “E quelli risposero: <Alcuni dicono Giovanni il Battista; altri, Elia, e altri, uno dei profeti antichi che è resuscitato>”.

v.20 “Ed egli disse loro: <E voi, chi dite che io sia?> Pietro rispose: <Il Cristo di Dio>”.

v.21 “Ed egli ordinò loro di non dirlo a nessuno, e aggiunse:”

v.22 “Bisogna che il Figlio dell’uomo soffra molte cose e sia respinto dagli anziani, dai capi dei sacerdoti, dagli scribi, sia ucciso, e resusciti il terzo giorno”.

Pedro

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26/02/2012 19:36
 
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Per Marco e Matteo si tratta di Cesarea di Filippo (il luogo della confessione pietrina), una città ricostruita nei primi decenni del primo secolo 4-34 d.C. Tale città giaceva di fatto in un luogo solitario, per cui non vi è motivo di pensare e ritenere che la relazione di Luca narri un episodio diverso da quello narrato da Marco e Matteo. Gli scrittori ispirati non erano dei semplici copisti riproducenti alla lettera le parole altrui e gli episodi della vita di Gesù; essi conservavano una certa elasticità di espressione, si adeguavano alla cultura dei lettori che intendevano istruire, e presentavano i racconti secondo la visuale propria di ciascuno. Luca e Marco, in questo caso, omisero l’elogio di Cristo, perché non lo trovavano nella loro fonte.

Di più, tale detto, ora fondamentale e prezioso per la Chiesa Cattolica Romana (Matt. 16:18), non era così importante a quel tempo, per cui poteva benissimo essere omesso, dato che nulla avrebbe detto di più di ciò che era già incluso nella confessione di Pietro in Matt.16:16-18 (l’onore spettante a Pietro, per quanto riguardava l’essere il primo uomo a predicare con potenza e a dare inizio agli ordinamenti della Chiesa, non fu ritenuto fondamentale dagli altri scrittori ispirati, in quanto lo scritto era concentrato più sulla Persona di Cristo che di Pietro; Cristo era fondamentale nel passo che Marco e Luca scrivevano, e potevano omettere quello che era secondario).

Ad ogni modo, a noi non interessa sapere quando Gesù abbia pronunciato tale detto, quel che più conta è il contesto nel quale è stato inserito da Matteo, e dal quale esso riceve la sua luce interpretativa. In tal modo ci è possibile vedere quale significato la Chiesa primitiva abbia dato al detto di Gesù. Infatti, gli evangelisti Matteo, Marco e Luca tali passi li scrissero molto tempo dopo la nascita della Chiesa, e se Pietro fosse diventato il Capo, gli altri due scrittori (Marco e Luca) non avrebbero potuto, nel raccontare lo stesso avvenimento narrato da Matteo, omettere un passo chiave simile (soprattutto Marco, che era discepolo di Pietro, non poteva non essere stato a conoscenza di tale Primato del suo insegnante e se così, non avrebbe potuto non inserirlo). Questo vuol dire che tale Primato di Pietro non esisteva, tanto da portare i due scrittori Marco e Luca ad omettere tutto ciò, non essendone minimamente a conoscenza, perché la pratica di vita cristiana non aveva mai dato spunti del genere nei riguardi della persona di Pietro.

Come può essere che se Pietro è stato Capo della Chiesa, tutto il N.T. non accenni ad alcunché a riguardo? Il libro degli Atti parla e racconta di com’era la Chiesa degli inizi, ma nulla è detto riguardo ad una supremazia nei riguardi della persona di Pietro.

Potremmo noi, oggi, parlando della Chiesa Romana e della sua storia, non menzionare mai la figura di uno dei tantissimi Papi cattolici? Non credo proprio!

Pedro

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