CRISTIANI   Nelle mani del Padre

Noi crediamo unicamente in Gesù Cristo unigenito Figlio di Dio,
unica VIA, VERITA' e VITA e nostro unico SALVATORE.

💝

 

 

Libro “Chiesa Cattolica Romana: verità o menzogna?;

Ultimo Aggiornamento: 01/03/2012 18:50
Autore
Vota | Stampa | Notifica email    
OFFLINE
Post: 5.293
Sesso: Maschile
19/02/2012 19:48
 
Quota

Gesù Cristo ha tolto così ogni equivoco, ha eliminato la differenziazione del culto che fanno i teologi cattolici con il termine adorazione (a Dio) e venerazione (ai santi morti e agli angeli) per la questione del culto. Gesù dice, togliendo ogni distinzione in merito, che il culto è dovuto soltanto a Dio: Matt. 4:10; Luca 4:8 “e a lui solo rendi il tuo culto”; Egli esclude, senza ombra di dubbio, qualsiasi culto di venerazione rivolto a santi morti, vivi, ad angeli, alla Madonna, ecc..

Tale culto risulterebbe, se attuato, un culto prettamente pagano, estraneo, in modo assoluto, al vero cristianesimo.

Il primo comandamento biblico di Dio dice anche esplicitamente “Non avere altri dèi oltre a me”, ma la Chiesa Cattolica, come è nel suo uso, ne ha modificato qualche parola.

Il comandamento biblico dice: “Non avere altri dèi oltre a me”, quello cattolico dice, invece: “Non avere altro Dio fuori di me”. Nel comandamento biblico, molto più chiaro e ampio, intendiamo bene come Dio non voglia che l’uomo abbi dèi di alcun tipo (non solo un altro Dio), oltre all’unica divinità che è Lui. Ciò ci fa capire come anche il divinizzare ad esempio, Maria come Madonna, come “Madre di Dio”, i santi, gli angeli ecc., li porti ad essere nel culto comune, in qualche modo, come dèi, inferiori sì a Dio, ma pur sempre dèi, oltre all’unica divinità che è Dio.

La Chiesa Cattolica ha “pensato bene” di cambiarne qualche parola, così da far credere che si manca il comandamento solo quando si ha un Dio diverso dall’unico vero Dio e quando i suddetti dèi non appartengono alla “famiglia” di Dio. Il comandamento parla chiaro: “Non avere altri dèi oltre a me”, ovvero esseri divinizzati dall’uomo, sia che siano fuori dalla “famiglia di Dio”, sia che siano dentro, i quali pur sempre, sono e rimangono dèi, oltre all’unico vero Dio.

L’abrogazione delle ordinanze (sacrificali, cerimoniali) locali e temporanee non comportò quella del decalogo, imperativo divino valido per i cristiani oltre che per gli ebrei (Esodo 20:1-17; Deut 5:6-21; Efesini 6:2-3; Matt. 5:21-22; Matt 19:18-19; Romani 13:8-10; ecc..).
Pedro

OFFLINE
Post: 5.293
Sesso: Maschile
19/02/2012 19:48
 
Quota

Nessuna società può fare a meno dei dieci comandamenti, espressione della volontà e della natura immutabile di Dio. I loro principi spirituali e morali resteranno validi sin quando ci saranno degli uomini sulla terra: il culto in spirito e verità, reso solo al Dio unico, il timore del suo nome, il bisogno del riposo del settimo giorno (che oggi cambia solo il nome, invece di sabato porta il nome di domenica, ma si tratta comunque del settimo giorno. Il nuovo patto abroga però la festività cerimoniale legata a questo giorno, nel senso dei riti e delle cerimonie che un tempo erano ordinate da Dio. Comunque, lo si voglia chiamare: sabato o domenica, il Signore ha espressamente comandato il riposo del settimo giorno, e tale è per noi la domenica: vedere Esodo 20:8-11; Deut 5:12-15. Il Signore nel settimo giorno si riposò dall’opera della sua creazione: Esodo 20:11 “poiché in sei giorni il SIGNORE fece i cieli, la terra, il mare e tutto ciò che è in essi, e si riposò il settimo giorno; perciò il SIGNORE ha benedetto il giorno del riposo e lo ha santificato”), i riguardi verso i genitori, il rispetto della vita del prossimo, del suo onore, della sua famiglia e dei suoi beni. Quelli che sono scaduti nel nuovo patto sono gli ordinamenti cerimoniali, sacrificali e quant’altro dell’antico patto, ma i comandamenti sono tutti validi ancora oggi. Non si può a propria scelta annullarne uno o solo modificarlo, o quant’altro. Gesù stesso disse che, non era venuto ad abolire la legge, ma a completarla, ovvero, oggi avvicinandoci a Dio per mezzo di Cristo, la legge stessa viene racchiusa in una vocazione non dipendente dalla legge stessa, ma dall’amore per Dio e per il prossimo. Chi adempie con sincerità a questi due ordinamenti compie automaticamente tutti gli altri in modo pienamente efficace. Il sacerdozio levitico, i sacrifici, le cerimonie, le feste, e tante altre cose ordinate dalla legge prefiguravano Cristo, Sommo Sacerdote e il suo sacrifico espiatorio. Questi tipi di cose, dopo la venuta del Salvatore, non sono più necessari, anzi sono inutili, benché sussista il loro valore simbolico. (L’espressione “la legge” si applica a tutto l’A.T., ma più spesso designava il Pentateuco solamente). Quando Dio parlò dei dieci comandamenti (dati poi in forma scritta su due tavole di pietra, sul Monte Sinai), il popolo intero udì la promulgazione di questa legge fondamentale: Esodo 20:1,19,22; Deut 4:12,33,36; Deut 5:4,22; Esodo 19:9.

Preso da spavento il popolo d’Israele chiese che le ordinanze emananti dai dieci comandamenti (l’insieme degli ordinamenti che regolano il culto, che salvaguardano i diritti dell’uomo, che prescrivono le cerimonie dei sacrifici e delle feste) non gli fossero comunicati direttamente da Dio, ma per la mediazione di Mosè (Esodo 20:18-21).
Pedro

OFFLINE
Post: 5.293
Sesso: Maschile
19/02/2012 19:49
 
Quota

Queste ordinanze furono date contemporaneamente ai dieci comandamenti, ma comunicate però al popolo da Mosè.

La classificazione cattolica riguardo ai comandamenti di Dio deriva, grosso modo, da una idea di Agostino il quale volle dividere i dieci comandamenti con una suddivisione numerica simbolica: 3-7. La prima parte comprendente tre comandamenti riguardava i doveri verso Dio, la seconda parte comprendente sette comandamenti, i doveri verso il prossimo.

Egli adottò questa suddivisione, perché in qualche modo, faceva risultare le cifre simboliche 3 e 7 ricorrenti di frequente nella Bibbia. Ma la prima parte doveva comprendere anche l’ordinanza relativa al giorno del riposo (quarto comandamento) e per avere quindi solo tre comandamenti in questa parte, Agostino fuse insieme la proibizione di avere altri dèi oltre a Dio (primo comandamento), e l’interdizione di farsi immagini scolpite a scopo di culto (secondo comandamento). Poi, ottenne sette comandamenti nella seconda parte dividendo in due, l’ultimo comandamento biblico (il decimo) relativo alla bramosia. (È altresì chiaro invece che i comandamenti che riguardano i doveri verso Dio sono quattro [i primi quattro] e quelli che riguardano i doveri verso il prossimo sono sei [gli ultimi sei]). L’avvertimento divino di non desiderare la donna d’altri divenne il nono comandamento e quello di non desiderare la casa del prossimo e quant’altro il decimo. Questa suddivisione del decimo comandamento in due è assolutamente illogica e inopportuna; essa fa una distinzione arbitraria fra due tipi di bramosie: il desiderare la donna del prossimo e il desiderare ogni cosa che è del prossimo. È chiaro che non ci sono due tipi di bramosie, ma uno; il comandamento (il decimo) vuol semplicemente dire di non desiderare del prossimo, né la sua donna, né la sua casa, né il suo campo, né quant’altro. Inoltre, se così fosse, Dio attenendosi al sistema ipotetico e inopportuno, che avrebbe usato (secondo i teologi cattolici) per il comando del “non desiderare”, avrebbe dovuto dividere anche il comandamento del “non rubare” in due parti (o almeno ci avrebbe dovuto pensare): “non rubare la donna al tuo prossimo”, “non rubare qualsiasi cosa al tuo prossimo”. Inutili ulteriori commenti. Dio nel voler chiarire, che era illecito desiderare qualsiasi cosa del prossimo, era implicito che intendesse dire che fosse illecito desiderare anche la donna del prossimo, come appunto ha fatto. A pensarci bene, sarebbe stato più giusto (se Dio avesse dovuto suddividere un unico comando in due parti o comandamenti) farlo nei confronti del comandamento, ad esempio come già citato “del non rubare” nel quale rientrano maggiori occasioni di eventuali precisazioni, in quanto concerne una vastità di campo più pratica e quindi maggiormente rischiosa e pericolosa.

Nel Catechismo cattolico il primo comandamento dice semplicemente: “Non avrai altro Dio fuori di me”. Viene così passata sotto silenzio la lunga e solenne proibizione di farsi immagini scolpite, statue ed altre rappresentazioni a scopo di culto: Esodo 20:4-6; Deut. 5:8-10.

Ma poi, anche se il secondo comandamento fosse pur vero che facesse parte del primo, dove sta scritto che gli ordini divini in esso presentati debbano essere annullati e non rispettati? Se facesse parte del primo rimarrebbe pur sempre un comando divino da osservare in modo perenne (“non prostrarsi davanti alcune immagini e non servirle”). La Chiesa Cattolica, pur immagazzinando il secondo nel primo, non può sfuggire al fatto che così facendo, non annunciandolo al popolo e non mettendolo in pratica per niente, ammesso che non annulli un comandamento intero (come del resto accade), ne annulla comunque una parte grande del “primo” che risulta essere così importante e solenne per Dio: Esodo 20:4-6; Deut. 5:8-10.
Pedro

OFFLINE
Post: 5.293
Sesso: Maschile
19/02/2012 19:49
 
Quota

È probabile che la prima tavola della legge portava per iscritto i primi quattro comandamenti (doveri verso Dio), e la seconda gli ultimi sei (doveri verso il prossimo), oppure cinque comandamenti per ogni tavola.

Nel decalogo di Dio, quello biblico, il secondo comandamento proibisce in modo formale e solenne il fare rappresentazioni e statue a scopo di culto, di esseri umani, angelici, ecc., di prostrarsi davanti ad esse (ovvero inginocchiarsi) e di servire loro (con altari, ceri, preghiere, venerazione e adorazione).

Il Signore ha riassunto i doveri dell’uomo verso Dio in questa parola: “Ama il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente” (Matt. 22:36-38; Marco 12:29-30).

Questo è il primo grande comandamento e che raggruppa e riassume in sé i primi quattro comandamenti del decalogo, che sono in riferimento alla devozione e adorazione dovuta a Dio. Egli ha pure riassunto i doveri dell’uomo verso il prossimo in: “Ama il tuo prossimo come te stesso” (Matt. 22:39; Marco 12:31). Questo è il secondo grande comandamento e che raggruppa e riassume in sé gli ultimi sei comandamenti del decalogo, che sono in riferimento al rispetto e l’amore verso il prossimo.

La Chiesa Cattolica giustifica il culto delle immagini, della Madonna e dei santi dicendo che non si offre a questi, che un culto d’onore e venerazione (“Dulia” per i santi, “Iperdulia” per la Madonna) mentre solo Dio viene adorato (“Latria”). Sta di fatto che in realtà non è così. Comunque sia, il secondo comandamento proibisce in maniera formale di fare rappresentazioni e statue, a scopo di culto, di esseri umani, di essere angelici, ecc., di prostrarsi dinnanzi ad esse e di servire loro, ad esempio con gli altari in loro onore, i ceri, le preghiere, le invocazioni di aiuto, e quant’altro. Infatti l’Iddio nostro è un Dio geloso, il cui amore, maestà e santità richiedono in maniera esclusiva il nostro culto e la nostra adorazione: Esodo 20:4-6; Deut 5:8-10. Per questa ragione gli apostoli mettevano spesso in guardia in maniera solenne contro gli idoli di tutti i tipi e genere: 1 Giov. 5:21 “Figlioli, guardatevi dagl’idoli”; 1Corinzi 10:14: “Perciò, miei cari, fuggite l’idolatria”.

In realtà l’unica suddivisione simbolica in due parti del decalogo, che può essere posta, è quella, tra l’altro più antica, di Flavio Giuseppe, di Filone, d’Origene, ecc.: doveri verso Dio, i primi quattro comandamenti, doveri verso il prossimo, gli ultimi sei comandamenti. In effetti, non si ha bisogno in alcun modo della testimonianza di questi uomini antichi del passato riguardo a ciò, perché la Bibbia stessa ci presenta i comandamenti in modo assolutamente e inequivocabilmente chiaro in questa suddivisione.

In ultima analisi, ciò che non può sfuggire è il fatto che il comandamento relativo all’illiceità del prostrarsi dinnanzi a delle sculture o immagini ecc., o sia compreso nel primo (cosa impossibile), o sia un comandamento separato dal primo (cosa che del resto è), quel che è certo che in ogni caso la Chiesa Cattolica non obbedisce a tale santa e giusta volontà del nostro Dio.

La Chiesa Cattolica ha anche cambiato la sostanza e le parole del quarto comandamento: Esodo 20:8-11; Deut 5:12-15 in: “Ricordati di santificare le feste”.

Il comandamento biblico dice, invece, solamente, di ricordarsi del giorno del riposo di Dio per santificarlo (il sabato, il settimo giorno, la domenica di oggi), ma la Chiesa Cattolica ne approfitta per far sembrare che il comando di rispettare le sue feste, che sanno di pagano, in qualche modo provenga da Dio, attraverso il loro quarto comandamento. Se leggiamo: Galati 4:8-11; Colossesi 2:16 ci accorgiamo che persino per le sante feste ebraiche non vi è più vincolo e obbligo nel seguirle, perché erano simbologia e ombra di cose che dovevano avvenire nel futuro per mezzo di Cristo (quindi oggi non vi è più necessità di attuarle), figuriamoci per le feste pagane ed idolatriche cattoliche.
Pedro

OFFLINE
Post: 5.293
Sesso: Maschile
19/02/2012 19:50
 
Quota

Per quanto riguarda il fatto che Paolo parli che non vi è più obbligo neanche nei confronti delle feste dei sabati, egli vuol semplicemente fare intendere che le cerimonie, i riti, i sacrifici legati a quel giorno non sono più necessari e neanche utili e di conseguenza non vanno più svolti. Tuttavia, onorare il settimo giorno in modo particolare (ovvero il sabato ebraico), ma come del resto tutti i giorni, è ancora oggi un dovere di ogni buon cristiano che deve astenersi dal lavorare in tale giorno.

Riguardo al giorno del riposo, il significato è nel riposo di Dio nel settimo giorno della creazione, dopo che in “sei giorni” creò l’opera sua. In Deut 5:12-15 non si contraddice quanto detto in Esodo 20:8-11 riguardo al significato del riposo del settimo giorno da santificare. Al momento in cui in Deuteronomio, Mosè al c.5 rievoca il decalogo sono trascorsi già più di trentott’anni dal momento in cui la legge è stata data. Il libro del Deuteronomio non è soltanto la ripetizione o copia di leggi già date, ma anche una ricapitolazione fatta in circostanze particolari, per un fine particolare. Nell’Esodo, Levitico e Numeri la legislazione viene presentata come in via di promulgazione, nel Deuteronomio la legge viene rappresentata nel suo insieme e in un certo modo spiegata. Il ricordarsi di essere stati schiavi in Egitto, in Deut. 5:15 non serve a spiegare perché il settimo giorno è da santificare, ma nel contesto vuole semplicemente, ricordare quanto Dio aveva fatto per il suo popolo; esso doveva dietro tali parole avere ulteriore spinta nel proporsi ad osservare il settimo giorno del riposo. Osservare tale giorno non significa più osservare le cerimonie e i riti legati al sabato ebraico, perché questi sono stati abrogati. Il quarto comandamento dice semplicemente e solamente di astenersi dal lavoro in tale giorno; il resto, le cerimonie e i riti che andavano in connessione con il settimo giorno del riposo nell’antico patto sono stati abrogati in Cristo, infatti e comunque mai elencati nell’ordine formale e perenne del quarto comandamento. È vero, che con l’era della grazia inaugurata con il sacrificio di Gesù, noi siamo ogni giorno nel “riposo” di Dio, e lo glorifichiamo sempre, ma è anche vero che un giorno alla settimana Dio ci chiama ad occuparci, esclusivamente, delle cose del Signore, in modo più completo; non lavorando quindi, non si è impediti a farlo.

(Un fedele che sia costretto per motivi seri di lavoro, come i cuochi, camerieri, dottori ed infermieri a lavorare sempre o anche solo a volte, la domenica, deve comprendere a pieno, che il sistema filosofico-culturale del mondo non è quello voluto da Dio e che non ci si può sottomettere all’iniquità e al peccato. Seguire Dio vuol dire anche essere fuori dalle idee e stili di vita del mondo, non solo però da quello che ci è più semplice evitare, ma anche dalle cose che più possono, nel momento in cui le contrastiamo, crearci problematiche difficili da risolvere. Il credente non deve adeguarsi all’iniquo sistema del mondo odierno, bisogna invece avere la fede, l’amore, l’ubbidienza e il coraggio per andare quando è necessario e giusto contro-corrente, rischiando ogni cosa per il nome del Signore. Ad ognuno spetterà poi trovare le soluzioni migliori per meglio risolvere le varie problematiche che potrebbero insorgere nel voler rispettare a pieno i comandamenti di Dio e in questo caso il quarto. Una soluzione per i credenti lavoratori come i cuochi, camerieri, dottori, infermieri, ecc., potrebbe essere, in ultima analisi, oltre alla possibilità di chiedere di farsi sostituire la domenica, [senza però diventare promotori di nomi di colleghi o altri, al fine di farsi sostituire, perché ricordiamoci che se è santo e giusto ubbidire ad un comandamento del Signore, non lo è però portare altri a trasgredirlo, specialmente se credenti come noi] quella di non accettare retribuzioni di alcun tipo per le prestazioni che si dovrebbero svolgere in tale giorno. Così facendo, pur dovendo lavorare in giorno di domenica, si rispetterebbe ugualmente il comandamento, in quanto questi servizi sarebbero vissuti come un’opera pienamente caritatevole nel Signore; venendo a mancare pienamente l’introito, quello sarebbe unicamente un servizio svolto nel e per il nome del Signore e non un lavoro. Ad ogni modo anche in tal caso, ognuno si senta responsabile nel giorno di domenica di riservarsi un tempo sufficiente alla preghiera e meditazione in modo particolare [del resto ciò non dovrà mancare nemmeno gli altri giorni] e di santificarlo pienamente gioendo in comunione con altri fratelli e sorelle nell’adunanza al culto domenicale. Il settimo giorno è il giorno del riposo di Dio nella creazione. Questo giorno per i cristiani dev’essere un tempo propizio per la riflessione, il silenzio, lo studio, la meditazione e il culto fraterno, che favoriscono la crescita della vita interiore e cristiana. In questo giorno siamo tenuti ad astenerci dal lavoro. Tale giorno è necessario inoltre, perché, durante la settimana, il lavoro in qualche modo obbliga i credenti ad occupare minor tempo per le cose di Dio e spesso addirittura li priva dell’adunanza al culto, così, la domenica, il fedele può liberamente partecipare al culto fraterno e dedicarsi esclusivamente alle cose di Dio, alle quali magari era stato impedito parzialmente o non, gli altri giorni).


Pedro

OFFLINE
Post: 5.293
Sesso: Maschile
19/02/2012 19:50
 
Quota

Riguardo al settimo comandamento biblico: “Non commettere adulterio” che la Chiesa Cattolica ha mutato in: “Non commettere atti impuri”, non ho nulla da obbiettare nella sostanza, perché tale ordinamento è comunque voluto da Dio, ma obbietto però il fatto che si siano voluti cambiare anche qui le parole di questo comandamento. Bisogna smettere di avere poco rispetto della Parola di Dio per manipolarla alla maniera dell’uomo e non riportarla invece come Dio l’ha voluta. Che il commettere atti impuri è un peccato è risaputo; ciò deve essere insegnato sempre e in tutti i modi come tante altre cose che i dieci comandamenti non esplicitano dettagliatamente e precisamente da soli. È giusto però anche che, nel riportare lo scritto del decalogo divino, si faccia come Dio ha comandato.


Il Signore ci ha comandato di osservare tutti i suoi comandamenti: 1Giov 2:3-5; 1Giov. 3:22-24; 1Giov. 5:2-3; 2Giov. v.6; Matt.19:16-21; Luca 11:28; Luca 18:18-27; Giov.14:15,21; Giov 15:10; 1 Corinzi 7:19; Marco 10:17-27; Esodo 34:28; Lev. 26:3; Lev 26:14-16; Deut. 4:2; Deut. 4:13; Deut. 4:40; Deut. 5:10; Deut. 5:29; Deut. 5:32-33; Deut. 6:1-9; Deut. 7:9-10; Deut. 8:1,6; Deut. 10:4; Deut. 11:13-14; Deut. 11:26-28; Deut. 12:32; Deut. 13:4; Deut. 28:9; Deut. 28:13-15; Esodo 20:6; Esodo 31:18; Esodo 32:16; 1Re 8:61; 1Re 9:6-7,9; 1Cronache 28:8; 2Cronache 24:20; Ecclesiaste 12:15; Neemia 1:5,9; Salmo103:17-18; Salmo 119:151,172; Proverbi 3:1-2; Proverbi 4:4; Daniele 9:4 (tutti e non solo nove).


Dio vuole che si osservino tutti i comandamenti del decalogo senza annullare alcunché. Gesù spiegò inoltre che i comandamenti andavano seguiti tutti, per essere nella volontà di Dio e questi sono proprio i comandamenti del decalogo di Mosè; nessuno può avere il diritto iniquo e la disobbedienza di annullare il secondo comandamento, perché così li “offende” e li manca tutti.

I teologi cattolici di ogni tempo hanno osato annientare il comandamento più solenne del decalogo di Mosè e per questo motivo il giudizio di Dio, nel suo giorno, cadrà come una folgore su di loro, sfolgorando e rendendo visibili a tutti la loro iniquità, malizia e orgoglio.

L’idolatria nel seno della Chiesa cristiana di “massa” (ormai avviata, senza possibilità di tornare indietro, verso l’esordio e la nascita della Chiesa Cattolica), iniziò a causa del sincretismo (vedere nello studio “Tradizione e Sacra Scrittura”), che fu un accomodamento fra il vero cristianesimo già gnosticizzato e la religione pagana! Nel IV sec. d.C. nel periodo in cui i pagani entravano in massa nella Chiesa (vedere “l’Editto di tolleranza” e “l’Editto di Tessalonica” nello studio “Tradizione e Sacra Scrittura”) si introdussero delle immagini in alcuni edifici cristiani, ma soltanto, così si diceva, per ornamento e per istruire il popolo. Nel 736 Leone d’Isaurico, Imperatore d’Oriente, promulgò degli editti contro le immagini, che oramai erano diventati oggetti di culto per il popolo. Nel 780 l’Imperatrice Irene reintrodusse il culto nella Chiesa d’Oriente, cosa che fu ratificata nel 787 dal II Concilio di Nicea; ciò però urtò contro un’opposizione tenace contraria a tale dottrina anti-cristiana. Il II Concilio di Nicea del 787 sancì il culto delle immagini dopo numerosissime opposizioni in ambito della Chiesa da alti esponenti e non; tali opposizioni forti continuarono per circa due secoli ancora dopo il Concilio del 787.

Nel 754, il Concilio di Costantinopoli aveva dichiarato eretico ed idolatrico il culto delle immagini; ciò venne ribaltato poi dal II Concilio di Nicea (787) che contraddisse in pieno quanto deciso dal Concilio di Costantinopoli del 754. Poi, ancora il Concilio di Francoforte del 794 condannò nuovamente il culto delle immagini; la decisione ne permetteva la presenza solo nelle chiese a condizione che non si rendesse loro un culto. Il Concilio di Parigi, poi, nel 825 confermò questa decisione. Ma la superstizione popolare purtroppo prevalse su queste giuste decisioni. In Oriente verso il IX sec. e in Occidente verso il X sec., il culto delle immagini è introdotto nuovamente e rifiorisce. Si capiscono subito due cose: la prima è la non infallibilità dei Concili cattolici i quali si contraddissero a vicenda numerose volte e non solo su questa questione; la seconda è che il culto delle immagini rappresentò vivamente, per un lungo periodo, un problema per la Chiesa Cattolica nella quale vi furono forti divisioni riguardo a tale questione, a dimostrazione del fatto che tale culto non è stato tramandato dalla Chiesa primitiva, né tanto meno è consigliata dalla Sacra Scrittura (che anzi si oppone con forza a tale opera iniqua). Quindi, caro lettore è utile che tu sappia, che il culto delle immagini, che oggi la Chiesa Cattolica vanta essere una tradizione giusta, così non è, oltre al fatto che la Bibbia si oppone ferocemente, sta di fatto che perfino in seno alla Chiesa Cattolica stessa non si fu concordi su ciò per lungo tempo, dimostrando ancora di più che la sorgente di tale culto viene dal popolo pagano, dalle tradizioni pagane antiche. È utile non dimenticare come i Concili si contraddissero vivacemente e ferocemente, decidendo a favore una volta, a sfavore un’altra volta, di tale culto, rivelando la non infallibilità loro e la vera fonte da cui nasce tale culto, ovvero il mondo pagano. La cosa assurda è che nel seno della Chiesa Romana vi è proprio la prova di questo nei suoi decreti conciliari del 754 (Costantinopoli), 794 (Francoforte) e 825 (Parigi).
Pedro

OFFLINE
Post: 5.293
Sesso: Maschile
19/02/2012 19:51
 
Quota

Possibile che non si riesca a capire che prostrandosi davanti ad una Madonnina, una statua di padre Pio, ecc., ci si prostra solo davanti ad un pezzo di legno, di gesso o di metallo fuso? Uno prende un pezzo di legno, gli dà una figura umana, una figura di padre Pio, o di un altro qualsiasi, e gli si prostra dinnanzi invocando il nome di tale “santo”, lo venera, lo prega, gli chiede aiuto per i problemi quotidiani e non; possibile dico, che uno non possa rendersi conto che quel pezzo di legno tale era e tale è rimasto? Che l’aver dato un’immagine umana al pezzo di legno non può cambiarne la natura? Isaia 44:19-20; Isaia 44:12-13; Geremia 10:3-6,8-9,14-16; Geremia 51:17-19; ecc..

Che prostrarsi davanti a quell’immagine significa prostrarsi davanti ad un innocuo pezzo di legno, di gesso o di metallo fuso? Non è menzogna tutto ciò? Non è abominevole, come Dio stesso afferma? Non è al pezzo di legno o tramite esso che chiede aiuto il devoto? Qualcuno forse sarebbe tanto folle da prostrarsi, per esempio, davanti a un pezzo di legno come quello da ardere? Non credo! Allora perché farlo se esso porta un’immagine umana? Forse la sua natura cambia? Non è sempre legno? I teologi cattolici dicono spesso: “Ma noi non veneriamo l’immagine in sé ma colui che viene rappresentato, il santo, la Madonna, ecc.”. Ma Dio proibisce anche qualunque tipo di contatto con le anime dei defunti santi o non: Lev. 20:6; c.19:31 (lo vedremo più avanti) e ordina di invocare solo Lui, il Creatore, l’unico che può salvare e redimere. La Chiesa Romana insegna (tra le altre cose) l’invocazione dei santi morti, (che è idolatria) cosa abominevole agli occhi di Dio, portando il popolo inconsciamente a considerarli come degli dèi, anime potenti con qualità e peculiarità che sono invece uniche di Dio (ne parleremo più approfonditamente più avanti). Comunque sia, anche gli antichi uomini pagani di cui parla la Bibbia, quando si prostravano davanti ai loro idoli non lo facevano sempre ritenendo l’idolo in sé un qualcosa (e Dio li dichiara comunque atti fortemente illeciti ed idolatri), ma spesso lo facevano rivolgendosi solo a quello che essi (gli idoli) rappresentavano. Per quanto riguarda il rivolgersi al Dio Eterno attraverso dei crocifissi, statue e immagini che lo rappresentano, vi è solo il peccato di idolatria, dato che invece Dio può e deve essere invocato, a differenza delle anime dei santi defunti e quant’altro. Chi si prostra davanti ad un crocifisso con l’intento di invocare Dio, commette idolatria; Dio va adorato in spirito e verità, come Egli, appunto, è (Giov. 4:23-24), adorandolo attraverso l’imperfezione di un oggetto, implicitamente, mettiamo in ombra la sua immensa perfezione e santità. Del resto, notiamo come un’immagine di Gesù non c’è stata in alcun modo tramandata dalla cristianità primitiva, perché, cosa non necessaria, ma inutile per il culto al Dio Unico, Vero e Vivente, ed oggi ci ritroviamo ad avere svariate interpretazioni del volto di Gesù. Alcuni lo rappresentano con la carnagione olivastra, specialmente in Oriente (cosa poi vera; Gesù era ebreo e tale popolo presentava e presenta, appunto, tale tipo di carnagione), altri con la carnagione bianca, in Occidente, e con profili facciali innumerevoli.

Pedro

OFFLINE
Post: 5.293
Sesso: Maschile
19/02/2012 19:51
 
Quota

Alcune immagini (ad esempio quelle raffiguranti i cherubini nel tempio di Salomone) furono fatte al tempo dell’A.T. in Israele, tra il popolo ebreo (anche se in modo assai limitato), e ciò senza urtare la volontà di Dio, in quanto non si rendeva a loro un culto, era solo l’immagine di Dio che non poteva essere fatta, perché la sua immagine non era mai stata rivelata. Ma quando è diventato lecito però prostrarsi davanti ad immagini e statue? Gesù ha rivelato il Padre, questo è vero, e un immagine di Gesù come immagine del Dio nostro, è consentita, ma dico, quando è diventato lecito il culto delle immagini e statue? Di certo non è diventato lecito con la venuta di Gesù tutto ciò, come non lo era prima e mai lo sarà. Il secondo comandamento in sostanza vuole dire che le immagini si possono fare, ma non al fine di prostrarsi davanti a loro e di servirle. Non è certo la venuta di Gesù che ha proclamato, in alcun modo, l’annullamento del secondo comandamento, anzi, il Cristo ha convalidato pienamente i comandamenti del decalogo. Con la sua incarnazione però, avendo rivelato l’Iddio invisibile, possiamo farci un’immagine del Dio Gesù (cosa prima non lecita) ma non è lecito, come allora, neanche oggi prostrarsi e servire le immagini e sculture di alcun tipo. Chi si prostra davanti a sculture e immagini e le serve (peggio ancora se rappresentano uomini mortali ed esseri angelici), si prostra ai demòni e li serve: 1 Corinzi 10:19-20.

Gli ebrei non si prostravano davanti alle immagini dei cherubini del tempio di Salomone, e noi nemmeno dovremmo farlo oggi, di fronte a milioni di idoli umani che ci sono nel mondo cattolico e non solo. Le immagini di Gesù, degli angeli, e i dipinti di qualsiasi cosa, sono ammissibili, purché non vengano rappresentati in modo non appropriato. La croce non è illecita in sé, ed averla come segno o simbolo in una casa non è cosa illecita, purché non vi sia il “cadavere” (cosa deplorevole) di Gesù crocifisso; ciò sarebbe alquanto spregevole per molti motivi; Cristo è risorto, Egli è Potenza alla destra di Dio Padre, non si può sconfinarlo, ancora sofferente, su di una croce. Quindi, la croce che simboleggia la morte e la vittoria di Cristo sul maligno e sul peccato è ben accetta, ma non i crocifissi cattolici e quant’altri con il “corpo” di Gesù sofferente; ciò sfigura l’immagine di Cristo Vittorioso e Potente. Un dipinto va bene, perché esso ricorda l’avvenimento, ma il crocifisso con il “corpo” del Cristo detronizza l’immagine del Gesù risorto. Il crocifisso, così, diventa una contraddizione pesante e, in modo più semplice, si può dire che è anche abominevole perché esso è un pezzo di legno o di ferro sul quale viene sconfinato il “cadavere” di Gesù il quale, invece, è Vivente e Vittorioso. Non è l’oggetto in sé che è un idolo o che comporta l’idolatria, a meno che non rappresenti qualcosa o qualcuno in modo non appropriato. L’idolatria implica l’oggetto da una parte e la devozione dall’altra. I cherubini che costruì Mosè, per ordine divino, alle due estremità del propiziatorio, non furono ordinati allo scopo che il popolo li dovesse servire o che dovesse rendere loro una qualche forma di culto, mentre le immagini e sculture cattoliche ordinate dalla teologia romana sono fatte per rendere a loro e a coloro che essi rappresentano un vero e proprio culto che non importa come venga chiamato, se adorazione o venerazione, rimane sempre un culto e perciò in abominio a Dio. (Leggere per le altre raffigurazioni di cherubini e dei due cherubini lavorati al martello alle due estremità del propiziatorio: Esodo 25:18-20; c.26:1; c.26:31; c.36:8; c.36:35; c.37:7-9; 1 Re 7:29,36; 1 Re 8:6-7; 1 Re 6:23-24,27-29,32,35 ).
Pedro

OFFLINE
Post: 5.293
Sesso: Maschile
19/02/2012 19:52
 
Quota

Una certa manifestazione visiva e “fisica” di Dio, prima della venuta di Gesù sulla terra, alcuni avevano avuto l’onore di viverla; cioè avevano visto Dio, in un modo sicuramente diverso da quello rilevato poi dall’uomo-Dio Gesù, ma non troppo; per esempio ne citiamo alcuni casi: Genesi 32:24-32, Giacobbe lotta con l’Angelo del Signore, cioè con Dio (Gesù) che si manifestò nella natura di un uomo; Genesi c.18, Abraamo parla con il Signore per intercedere a favore di Sodoma e lo vide nella forma umana; Esodo 3:1-6, Mosè ebbe una manifestazione gloriosa e visibile di Dio che gli apparve come fiamme di fuoco in un pruno, anche qui era l’Angelo del Signore che apparve, cioè Gesù, la seconda Persona della Trinità divina e celeste, quindi Dio; Giudici 13:18-23, Manoà vedendo l’Angelo del Signore (Gesù) dichiarò di aver visto Dio, lo stesso fu per Gedeone in Giudici 6:16-24.

Ma a nessuno di questi personaggi biblici venne mai in mente, dopo aver visto l’Iddio invisibile, in una forma visibile e concreta anche di un uomo, di adorarlo attraverso una rappresentazione, un’immagine, una scultura che rappresentasse quello che loro avevano visto. Sapevano bene che il Dio degli Eserciti era un Dio Vivente ed incorruttibile nell’essenza, nella Persona, nella natura e nell’immagine, e che non poteva essere adorato se non con lo Spirito e in spirito e non con cose materiali e morte. È da notare come per la circostanza e il caso di Giacobbe, di Abraamo e di Mosè, che agirono in tale modo, non ci fosse ancora nemmeno il decalogo mosaico dato da Dio, eppure questi agirono nel giusto modo, tanto più dovremmo fare noi oggi che abbiamo per rivelazione divina i comandamenti di Dio (e in questo caso il secondo comandamento).


Maria, madre di Gesù, ed i “santi”, rappresentati dalle statue cattoliche, sono dei morti non ancora resuscitati: Giov. 6:40; 1 Corinzi 15:22-23.

L’A.T. proibiva sotto pena di morte o, nei migliori casi d’anatema, il cercare di entrare in contatto con i defunti anche se credenti, santi e profeti: Lev. 20:6; Lev. 20:27; Lev 19:31 (Dio non vuole che si evochino i morti, credenti o non).

Deut. 18:11-14 (nessuno può consultare gli spiriti, tanto meno cercare di farlo attraverso degli spiritisti).

1 Samuele 28:3-19; Saul muore per aver voluto evocare l’anima di un “santo”, di un profeta morto (Samuele il profeta), anziché l’Eterno.

C’è da chiedersi anche, se colui, che apparve all’evocatrice di spiriti, non fosse il Signore stesso (l’Angelo dell’Eterno), che poté aver simulato le sembianze di Samuele, anche alla luce di quanto dice il passo di Luca: 16:27-31, e di quanto afferma la Scrittura Sacra in generale.
Pedro

OFFLINE
Post: 5.293
Sesso: Maschile
19/02/2012 19:52
 
Quota

Le anime dei defunti sono sotto il dominio di Dio e non sotto la volontà degli evocatori che a loro piacimento, come se avessero qualche potere sull’aldilà, credono di poterli evocare. Può anche essere che in quella occasione sia stato davvero Samuele ad apparire, ma ciò solo per eccezione, dietro volontà suprema di Dio, ma con la relativa punizione per Saul disubbidiente. Bisogna inoltre credere (a parte questo caso eccezionale) che gli spiriti evocati e che si manifestano, nei loro modi e tempi, non siano anime di uomini deceduti, ma demòni e forze spirituali malefiche, menzognere.

1 Cronache 10:13-14 (Saul morì perché, invece, di consultare il Signore, decise di consultare l’anima di Samuele).


Isaia 8:19-20: “...Un popolo non deve forse consultare il suo Dio? Si rivolgerà forse ai morti in favore dei vivi? Alla legge! Alla testimonianza! ...”.

Che differenza c’è in realtà tra l’andare da un medium per evocare un’anima di un defunto, con l’evocarlo per conto proprio? Cercare un contatto con un “santo” trapassato, pregarlo, invocarlo, chiamarlo per nome, prostrarsi davanti ad una sua immagine scolpita, venerarlo, servirlo, come si fa in ambito cattolico, non è forse tremendamente ancora peggio del semplice, ma pur grave contatto con un medium per evocare un’anima?

Lev. 19:31; c.20:6: “se qualche persona si rivolge agli spiriti e agli indovini” è proibito non solo evocarli attraverso un medium o un indovino, ma anche direttamente e per conto proprio.

È chiaro che, pregare, essere devoti, venerare, invocare, prostrarsi, servire, un santo morto è più che evocarlo. Coloro che malignamente tentano di sviare il problema dicendo che oggi, tuttavia, si venerano solo i “santi” e non i defunti “normali”, vorrei ricordare che Samuele era un profeta, credente e santo, perché su di lui fu la Parola di Dio e il suo Spirito, ma nel cercare un contatto con lui, Saul ebbe comunque una punizione dal Signore, la morte. La Chiesa Romana incoraggia il culto delle statue e delle rappresentazioni di Cristo, della Vergine e dei santi, giustificandolo col dire che a questi ultimi (alla Vergine e ai santi) viene reso solo onore e venerazione, ma si adora solo Dio e il suo divino Figliolo. Tuttavia, il decalogo di Mosè proibisce esplicitamente di fare qualsiasi immagine di uomo, di donna o di qualsiasi altro essere (Deut 4:15-18; c.4:23-24) a scopo di culto, venerazione o adorazione.

Il secondo comandamento del decalogo, uno dei più lunghi e solenni, insiste sul divieto di servire le immagini e di prostrarsi dinnanzi ad esse. È quindi proibito porle su altari, inginocchiarsi dinnanzi ad esse, bruciare ceri in loro onore, rivolgere loro preghiere, e portarle in processione. L’Eterno è un Dio geloso che reclama, in maniera assoluta ed esclusiva, la nostra adorazione ed il nostro culto, Egli punisce severamente e duramente chi disubbidisce a questo ordine formale. Il N.T. indica le ragioni spirituali di tali proibizioni: per prima cosa è Cristo Gesù il nostro unico mediatore ed intercessore Onnipotente, e rivolgersi ad altre creature come ipotetici intercessori significa offenderlo duramente: Atti 4:12; Romani 8:31-34; 1 Timoteo 2:5-7; Ebrei 7:24-25; c.9:24.

D’altro canto, se è evidente che una statua non è altro che un po’ di marmo, di metallo o di gesso, per Paolo, il culto reso all’idolo è in realtà reso ai demòni: 1 Corinzi 10:19-22.

Questa parola può sembrare molto dura, ma è chiaro che un atto religioso, proibito da Dio, può recare profitto solo all’avversario.

Nell’ebraico del vecchio testamento la frase: “e si prostrò con la faccia a terra”, serviva ad esprimere la forma di rispetto in uso tra i popoli d’oriente in circostanze svariate, a uomini svariati: Genesi 33:3; c. 42:6; 2 Samuele 24:20 (ma anche a Dio: Genesi 24:52; Salmi 95:6), un rispetto e un uso che voleva dimostrare l’umiltà di chi si accingeva a farlo. Era assolutamente proibito osservare questo atteggiamento nei riguardi degli idoli o di immagini scolpite riguardanti i defunti, gli angeli o perfino di Dio, perché ciò implicava un’adorazione e venerazione (Esodo 20:5) all’idolo stesso e a chi vi era rappresentato.
Pedro

OFFLINE
Post: 5.293
Sesso: Maschile
19/02/2012 19:53
 
Quota

Quanto accadeva col: “e si prostrò con la faccia a terra”, nei riguardi di un uomo, significava solo un gesto di rispetto e di umiliazione in uso in oriente, nei confronti di una tal persona, ma mai un culto di venerazione o di esaltazione; quello riguardava e riguarda solo Dio.

Nell’A.T. vi è un esempio chiave riguardo l’adorazione nei confronti di Dio, con l’illecito servirsi delle immagini anche se con esse si voglia interpretare e servire un culto a Dio.

Esodo 32:4: “...O Israele, questo è il tuo dio che ti ha fatto uscire dal paese d’Egitto”; Esodo 32:5: “Quando Aaronne vide questo, costruì un altare davanti al vitello ed esclamò: Domani sarà festa in onore del SIGNORE” (Yahweh).

Aaronne (come del resto anche il popolo) aveva assistito di persona ai grandi prodigi e segni operati dal Dio Yahweh, ad esempio in Esodo 20:18-21, ecc., le piaghe d’Egitto, il passaggio del Mar Rosso con gli egiziani sommersi dall’acqua, e così via dicendo; egli era stato vicinissimo a Mosè (era il fratello) ed aveva avuto l’incarico di profeta di Dio (Esodo 7:1-7); egli (Aaronne) e il popolo sapevano bene che a farli uscire dal paese d’Egitto era stato il Dio di Mosè, il Dio di Abraamo, d’Isacco e di Giacobbe, loro padri (Esodo 3:13-18), perciò quando Aaronne pronuncia tali parole (Esodo 32:4-5), egli si rivolge proprio al Dio di Mosè, del quale aveva visto grandi segni e prodigi, ma Dio rifiuta tale culto anche se è nel suo nome. Esodo 32:8: “...O Israele questo è il tuo dio che ti ha fatto uscire dal paese d’Egitto” (leggere tutto Esodo 32:1-10).

Deut 9:12: “...hanno ben presto lasciato la via che io avevo loro ordinato di seguire; si sono fatti un immagine di metallo fuso”; c.9:16-21.

Notare come il popolo sapesse bene quale dio avesse fatto uscire Israele dall’Egitto, ovvero il Dio di Mosè: Esodo 14:31 (leggere anche tutto il c.15). Aaronne costruì un altare davanti al vitello d’oro ed esclamò: “...Domani sarà festa in onore del SIGNORE” Esodo 32:5 (la parola: “SIGNORE”, qui con carattere maiuscoletto, nella versione Nuova Riveduta [società biblica di Ginevra], indica, appunto, il termine “Yahweh”, nome del Dio di Mosè).

È alquanto chiaro che Aaronne si riferiva al Dio di Abraamo e di Mosè, perché lo chiama con il nome “Yahweh”, e anche per via dei segni che egli aveva visto e che non avrebbero potuto portarlo di colpo a credere in un altro dio salvatore del suo popolo, all’infuori del Dio Yahweh. Egli stesso assieme a Mosè aveva operato prodigi nel nome del Signore: Esodo 7:9-10; c.7:19-21; c.8:5-7; c.8:16; ecc..

Mosè e i figli d’Israele, dopo aver visto le piaghe di Dio colpire l’Egitto e la potenza del Dio Yahweh scatenarsi sugli egiziani, che li fece affogare nel Mar Rosso (Esodo c.14), cantarono un cantico al Signore Yahweh: Esodo c.15. Quindi, gli israeliti ed Aaronne quando invocarono il nome di Yahweh, servendosi del vitello d’oro, non facevano altro (oltre all’assoluta evidenza del nome che diedero al vitello: “Yahweh”) che invocare il Dio dei loro padri, Abraamo, Isacco e Giacobbe. Ma a Dio ciò non piacque per niente, perché lo si invocò attraverso l’imperfezione di un’immagine, di un idolo, di un qualcosa di metallo fuso, indipendentemente dall’immagine in se stessa, infatti era l’azione del rivolgersi a Lui tramite un idolo, una scultura, che non piacque a Dio.


Pedro

OFFLINE
Post: 5.293
Sesso: Maschile
19/02/2012 19:53
 
Quota

È inverosimile che dopo tanti segni e miracoli operati dal Dio Yahweh, Aaronne, soprattutto, ma anche il popolo, potessero credere e invocare un altro dio, fuori del Dio Yahweh; infatti lo chiamarono appunto Yahweh. Dio come parlò a Mosè, in alcune occasioni aveva parlato direttamente anche ad Aaronne: Esodo 4:27; c.7:8-10; c.9:8; c.12:1-3, c.12:43; ecc..

Il Signore Yahweh aveva parlato anche ad Aaronne, in modo diretto, e quando egli inaugurò il vitello d’oro, non poté non farlo in onore del Signore di Mosè, che gli aveva parlato personalmente; infatti lo chiamò appunto Yahweh: “Domani sarà festa in onore di Yahweh (SIGNORE)”, il Signore d’Israele, Colui che gli aveva parlato direttamente e che aveva operato grandi prodigi e segni per mezzo suo e di Mosè, davanti al popolo intero.

Nel richiedere ad Aaronne di fare loro un “dio”, il popolo non intendeva dire un “dio” che prendesse il posto di Yahweh, il Dio dei loro padri e di Mosè, ma piuttosto un visibile e tangibile oggetto da seguire col nome e nel nome di Yahweh (un po’ come fanno i cattolici): Esodo 32:1.

Aaronne in virtù di questo accondiscese alla loro richiesta, e presi gli anelli d’oro del popolo, “...dopo aver cesellato lo stampo, ne fece un vitello di metallo fuso...” Esodo 32:4. Come abbiamo già visto, Aaronne non poteva credere ed accettare tale cosa (da parte del popolo), se non in onore del Dio Yahweh: “Domani sarà festa in onore di Yahweh” che aveva a lui parlato e che aveva operato prodigi meravigliosi, di cui egli stesso a volte ne era stato lo strumento e il tramite. Con quella immagine fusa si supponeva, in qualche modo, nell’ignoranza del popolo d’Israele, di aver rappresentato l’Iddio dei loro padri, il Signore di Mosè (Salmo 106:19-20). Si veda poi, come in 1 Re 7:29,36 viene detto che furono scolpiti oltre a dei cherubini nel tempio del Signore anche dei buoi e dei leoni (vedere anche 1 Re 7:25). Per un vitello d’oro il Signore si era adirato ferocemente e si era accesa la sua ira sul popolo uscito dall’Egitto, invece, per i buoi e i leoni del tempio non avviene la stessa cosa. In realtà, non è l’immagine in se stessa o la scultura che è in abominio a Dio (a meno che non vi sia raffigurato o scolpito qualcosa o qualcuno in modo non appropriato), ma il culto che si pretende voler rendere a questi. In quel caso il vitello d’oro fu fatto per offrire attraverso di esso un culto al Signore Yahweh che invece è Spirito; in questo caso i leoni, i buoi e i cherubini, servivano di abbellimento e, in alcuni casi, anche per pura simbologia; nient’altro, nessun culto doveva essere reso ai cherubini, ai buoi o ai leoni (specialmente poi attraverso loro rappresentazioni), ma solo a Dio e solo in spirito e verità, come Egli è: Giov. 4:23-24.

Questi non furono mai costruiti e scolpiti a scopo di culto, come invece avviene oggi in ambito cattolico per le numerosissime immagini e sculture e quant’altro, ma solo per ornamento e a volte anche per puro senso simbolico. Il secondo comandamento proibiva e proibisce il prostrarsi davanti ad alcun tipo di immagini e sculture e soprattutto il servirle: Esodo 20:4-6; Deut 5:8-10.

Gesù disse che ogni forma di culto deve essere resa solo a Dio: Matt. 4:10; Luca 4:8.

Notare poi in 1 Re 7:25, come addirittura nel tempio del Signore, il mare di bronzo posasse su dodici buoi di metallo (che probabilmente rappresentavano le dodici tribù d’Israele) a prova del fatto che Dio non proibiva le immagini, ma solo quelle che sarebbero state usate per un culto e per essere servite. Oggi la legge di Dio riguardo al secondo comandamento rimane invariata in modo assoluto. Il popolo quando costruì il vitello d’oro aveva già ricevuto da Dio il secondo comandamento in forma verbale assieme agli altri nove (i comandamenti scolpiti sulle due pietre, Mosè li ricevette in seguito dal Signore, nei quaranta giorni passati sul Monte Sinai).

Riflessione: Sarebbe cambiato qualcosa se invece del vitello d’oro, Aaronne e il popolo avessero eretto un’immagine rappresentante la forma umana, o una forma astratta, dichiarando sempre che quella immagine era lì come testimonianza della potenza e della Persona del Dio d’Israele, Colui che aveva fatto uscire il suo popolo dall’Egitto? Credo proprio di no! Aaronne e il popolo d’Israele sapevano bene che a farli uscire dal paese d’Egitto non era stato un altro dio (ad esempio un dio egiziano come pensano alcuni teologi cattolici, nel senso che credono che questi si siano, attraverso il vitello, prostrati a una divinità egiziana e non al Dio Yahweh, in quanto erano, essendo usciti dall’Egitto, influenzati dalla tradizione religiosa egiziana; ma rispondo loro con fermezza: è, oltremodo, impossibile che il popolo d’Israele potesse aver concluso che una divinità egiziana protettrice, del popolo d’Egitto, potesse aver agito in contraddizione con i suoi personali legami col popolo del Faraone ed aver aiutato un popolo straniero nemico d’Egitto; è anche, oltremodo, assai improbabile che questi si siano affidati ad un’altra divinità non egiziana, in quanto non ne conoscevano altri all’infuori di quelli d’Egitto, nel quale avevano soggiornato per più di quattrocento anni; è anche improbabile che in quell’occasione abbiano avuto il tempo, il modo, la fantasia, l’immaginazione di inventare una nuova divinità), ma il Dio d’Abraamo, d’Isacco e di Giacobbe, il Dio di Mosè.
Pedro

OFFLINE
Post: 5.293
Sesso: Maschile
19/02/2012 19:54
 
Quota

Il popolo di Mosè voleva con tali gesta rendere l’invisibile perfezione di Dio, simile alla visibile imperfezione della materia. Dio non gradì tutto ciò, perché essi disobbedirono al suo comandamento.Vorrei chiedere ai teologi cattolici, se Aaronne e il popolo, per adorare Dio, avessero fatto un’immagine di metallo fuso, diversa dal vitello, forse Dio avrebbe potuto gradirla? Certamente no! Dio si sarebbe ugualmente adirato, perché la sua ira non era direttamente legata alla figura dell’immagine rappresentata in se stessa, ma all’immagine utilizzata come servizio di culto nel suo nome; Egli che è Spirito e verità, e non materia imperfetta. Il nostro Dio unico reclama da noi, in maniera assoluta, un culto in spirito e verità come Egli è: Giov. 4:23-24.

A quelli che credono che l’avvertimento del secondo comandamento era valido sino a quando l’Iddio d’Israele non si sarebbe manifestato visibilmente nella Persona di Gesù uomo e allora, in seguito, avendo Dio preso forma umana e resosi visibile si potrebbe adorarlo attraverso le immagini e, come Lui, si potrebbero anche venerare gli angeli e i santi morti, attraverso e con le statue e le varie immagini, annullando, così, il secondo comandamento, rispondo: mi chiedo, dunque, in principio Dio si sarebbe offeso se lo si avesse adorato attraverso qualunque immagine, mentre oggi, ad esempio, se l’adoriamo con il crocifisso, o se peggio, ancora, veneriamo la Madonna e i santi, Egli non dovrebbe offendersi più. Tutto ciò mi sembra alquanto illogico, perché ciò che prima era Spirito e verità, oggi lo è ancora e sempre lo sarà.

Comunque, analizziamo meglio il problema: il secondo comandamento non era in aspettativa di essere annullato dalla manifestazione divina di Gesù uomo, infatti, anche nell’A.T., furono scolpite delle immagini, come i cherubini, nel tempio di Salomone, e quelli nel tabernacolo alle due estremità del propiziatorio (Esodo 25:18-22), e ciò avvenne per ordine di Dio, quindi il secondo comandamento non voleva dire, nella sostanza, che le immagini in sé erano in abominio a Dio, altrimenti non avrebbe ordinato tali immagini di cherubini e Dio stesso distruggerebbe le cose le quali a volte erano adorate, anche senza l’uso delle immagini; il sole, la luna, le stelle, ecc., ciò era ed è “impossibile” da un punto di vista umano e della creazione, ma Dio voleva semplicemente dire che nulla della natura e della creazione, alberi, mari, animali, uomini, stelle, sole, luna o immagini di codeste cose dovesse avere un culto.

Pedro

OFFLINE
Post: 5.293
Sesso: Maschile
19/02/2012 19:54
 
Quota

Quando Gesù si è incarnato sulla terra, ha rivelato il Padre, ma non ha annullato il secondo comandamento. Inoltre, gli angeli come pure i santi (parlo di quegli uomini biblici che sono stati un esempio di fede) erano già “creature rivelate”, eppure il comandamento (il secondo) condannava anche ogni loro rappresentazione a scopo di culto. Ciò era in abominio a Dio e lo è anche oggi perché sussiste il fondamento del comandamento ordinato da Dio.

Pertanto, il sole, la luna, le stelle, un’immagine di un angelo, di un uomo, un dipinto di Gesù, non sono cose illecite, ovvero non sono cose in abominio a Dio (a meno che, nel rappresentare l’immagine di qualche creatura, non si evidenzi una volontaria o involontaria esaltazione della creatura stessa in modo non appropriato), ma è la venerazione o adorazione rivolte ad essi o per mezzo di essi, che è cosa illecita, ovvero la devozione e l’utilizzo che se ne fanno. È sbagliato pensare che con la venuta di Cristo in carne sulla terra e la rivelazione del Dio invisibile, operata attraverso una natura carnale, cioè nell’uomo Gesù, noi non siamo più tenuti ad adempiere al secondo comandamento, tanto addirittura da annullarlo. È vero, che in circostanza del fatto che Gesù è venuto sulla terra, per un sano capriccio, potremmo anche avere un dipinto che lo raffiguri o un qualcosa di scolpito che rappresenti la sua Potenza e Gloria, ma mai, lo dico con l’autorità che viene da Dio e dalle Sacre Scritture, mai usarle come strumenti di adorazione e venerazione. Gesù disse: Matt. 5:18-20 “..finché non siano passati il cielo e la terra, neppure uno iota o un apice della legge passerà senza che tutto sia adempiuto. Chi dunque avrà violato uno di questi minimi comandamenti e avrà così insegnato agli uomini...” (Apice, iota: piccolo segno grafico. Il discorso qui riportato fu indubbiamente pronunciato in aramaico, la parola: iota si riferisce quindi alla lettera ebraica: gòd, gòdh. Nella scrittura ebraico-aramaica, in uso ai tempi di Gesù, gòd era la più piccola lettera dell’alfabeto. In senso figurato la parola: iota o apice indica ciò che sembra avere poca importanza). Al verso 17 Gesù dice: “Non pensate che io sia venuto per abolire la legge o i profeti; io sono venuto non per abolire ma per portare a compimento”.

I teologi cattolici portano spesso l’esempio del serpente di rame fatto da Mosè (Numeri 21:4-9) per giustificare il culto cattolico delle immagini e sculture. Il Signore, irato, aveva mandato un gran numero di serpenti velenosi tra il popolo d’Israele e un gran numero d’israeliti morirono. Allora, chiesero a Mosè di intercedere presso Dio per loro ed egli lo fece; il Signore gli rispose, che tutti coloro che venivano morsi da serpenti velenosi, dovevano guardare un serpente di rame, che Mosè doveva forgiare e porre sopra un’asta; chi lo avrebbe guardato sarebbe rimasto in vita (questo implicava un atto di fede: Giov. 3:14-15). Vediamo, poi, come in 2 Re 18:1-7, secoli più tardi, il re Ezechia, uomo giusto e timorato di Dio fece a pezzi il serpente di rame, che Mosè aveva fatto nel deserto e che gli israeliti avevano conservato sino ad allora. Il motivo fu che gli israeliti da tempo avevano iniziato ad offrire incenso davanti a quel pezzo di rame (2 Re 18:4).
Pedro

OFFLINE
Post: 5.293
Sesso: Maschile
19/02/2012 19:55
 
Quota

Il re Ezechia, così, pose fine a questa idolatria; il messaggio ancora una volta è che le immagini, le statue non sono in sé in abominio a Dio. Fino a quando il serpente di rame rimase solo un punto di riferimento per guarire per fede in Dio dal veleno dei serpenti velenosi, questo non fu abominevole ma solo, però, fino al momento che non divenne oggetto di culto. Fare un culto agli angeli, ai santi morti e peggio ancora farlo, attraverso loro immagini e sculture, è in abominio a Dio; questa è idolatria a tutti gli effetti. Gli israeliti avrebbero potuto (come taluni probabilmente fecero) prostrarsi ad offrire incenso davanti a quel pezzo di rame, invocando solo il Signore, e solo in suo onore; ma ciò era ed è, comunque, idolatria e come tale il re Ezechia (uomo giusto) fece a pezzi quello che per il suo popolo era diventato una pietra d’inciampo. Ricordiamoci che non è l’immagine in se stessa che è in abominio a Dio, ma essa lo è quando diventa oggetto di culto, d’adorazione o venerazione. Che sia per Dio, o per i santi, o per gli angeli, questo non cambia niente.

Quindi, teologi cattolici, non ha alcun senso prendere il passo biblico che parla del serpente di rame (Numeri 21:4-9), per giustificare il culto che rendete attraverso immagini e statue a Dio, ai santi e agli angeli, perché bisogna inoltre prendere in considerazione anche il passo biblico di 2 Re 18:1-7, dove chiaramente è detto che quando si arrivò ad offrire incenso (quindi un culto) davanti a quel pezzo di rame, si entrò nell’idolatria. Peggio ancora fate voi teologi cattolici insegnando agli uomini di pregare attraverso queste cose, accendere ceri, invocare morti, prostrarsi e servire immagini e sculture, portarli in processione e quant’altro. Altro che semplice incenso, voi fate molto di peggio. Il serpente di rame doveva essere solo guardato, non ci si doveva prostrare dinnanzi o peggio ancora adorarlo, venerarlo, ecc..

Numeri 21:8-9; gli israeliti dovevano solo guardare il serpente di rame, non lo dovevano adorare, venerare; il “guardare” il serpente di rame implicava solo un atto di fede; il “guardare” è diverso dal “prostrarsi” davanti e dall’adorare e venerare l’oggetto.

Un uomo non pecca d’idolatria se, ad esempio, guarda il sole e ne coglie la bellezza, ma pecca (d’idolatria) nel momento in cui si prostra davanti ad esso, perché ciò implica un culto.

Così è stato per il serpente di rame di Mosè.

Molti israeliti errarono in seguito in questo senso, non si limitarono solamente a guardare al serpente di rame (che simboleggiava un atto di fede), ma gli offrirono incenso e probabilmente gli si prostrarono dinnanzi di continuo: 2 Re 18:4.

“Guardare” al serpente di rame di Mosè, per ricevere la guarigione fisica dai morsi dei serpenti velenosi, era figura della fede nella potente opera del Signore Dio, Cristo Gesù, per ricevere guarigione spirituale dal veleno del peccato (Giov. 3:14-15).

Al punto 2634 del Catechismo della Chiesa Cattolica si legge: “L’intercessione è una preghiera di domanda che ci conforma da vicino alla preghiera di Gesù. È lui l’unico intercessore presso il Padre in favore di tutti gli uomini, particolarmente dei peccatori. Egli (Eb. 7,25). Lo Spirito Santo stesso, (Rm 8,26-27)”.
Pedro

OFFLINE
Post: 5.293
Sesso: Maschile
19/02/2012 19:55
 
Quota

Al punto 2664 si legge: “Per la preghiera cristiana non c’è altra via che Cristo. La nostra preghiera, sia essa comunitaria o personale, vocale o interiore, giunge al Padre soltanto se preghiamo nel di Gesù. Quindi, la santa umanità di Gesù è la via mediante la quale lo Spirito Santo ci insegna a pregare Dio nostro Padre”.

Al punto 2683 si legge: “I testimoni che ci hanno preceduto nel Regno, specialmente coloro che la Chiesa riconosce come , partecipano alla tradizione vivente della preghiera... Entrando nella del loro Signore, essi sono stati stabiliti . La loro intercessione è il più alto servizio che rendono al disegno di Dio. Possiamo e dobbiamo pregarli di intercedere per noi e per il mondo intero”.

È alquanto contraddittorio quanto viene detto (e non solo) in questi tre punti. È assai evidente la confusione e l’astuzia nel proporre tali dogmi e dottrine in modo poco chiaro e vago.

La venerazione dei santi morti nasceva ufficialmente verso l’anno 375 d.C.. Verso la fine dello stesso secolo (il IV), entra nella cristianità di “massa”, oramai, gnosticizzata e posseduta dal processo del sincretismo (vedere nello studio “Tradizione e Sacra Scrittura”) la primitiva e originaria venerazione dei santi morti e degli angeli, ma alla fine del V secolo, e soprattutto nel VI secolo, il culto dei santi morti, che poco prima era legato, fondamentalmente, alle loro tombe, ha un processo ancora più pagano; si irradia aldilà delle proprie tombe ed esce dai confini della chiesa locale con il diffondersi delle loro gesta (raccontate e narrate spesso in forma mistica e leggendaria) e con la distribuzione ed il relativo culto delle reliquie.

Tutto ciò creò molti disaccordi anche nel seno della Chiesa stessa oramai paganizzata. Nel 736 Leone d’Isaurico, Imperatore d’Oriente, promulgò degli editti contro il culto delle immagini e delle reliquie. Nel 780 l’Imperatrice bizantina Irene, dopo decenni reintrodusse nella Chiesa d’Oriente il culto e poi convocò un Concilio della Chiesa (II Concilio di Nicea del 787) nel quale tale culto venne ratificato. Tutto ciò urtò (del resto come avveniva già da tempo) contro un’opposizione cristiana tenace e contraria a tale dottrina nefasta.

La teologia cattolica distingue il culto reso a Dio definendolo di “Latria” o adorazione, con quello alla Madonna “Iperdulia” e ai santi “Dulia”.

In seguito, per non appesantire il calendario universale romano (alcuni secoli più avanti) con troppe memorie di santi, si decise di toglierne i nomi di quelli storicamente meno constatabili e lasciare quelli con più accurata provatura storica.

Ma a volte si sono dovuti lasciare alcuni nomi di “santi” nel calendario, pur non essendo legati (le loro storie) a fatti e avvenimenti veri nella storia, a motivo di altri criteri, ad esempio quello più comune, della già avviata rappresentatività e devozione popolare. Se alcuni non provati da veridicità storica furono tolti, per altri invece non fu possibile, perché erano già molto venerati dal popolo e quindi si decise di lasciarli nel calendario romano, pur la ulteriore constatazione che molti di quei “santi” nella tradizione popolare vi erano entrati dietro una storia leggendaria o di certo non propriamente vera; esempi possono essere: San Biagio, Sant’Agata, San Giorgio, San Gennaro, Santa Lucia, ecc.. Pensiamo a quanta gente invoca i santi defunti, li venera, offre loro preghiere, chiede loro intercessioni e quant’altro; se potessero sapere, oltre a quanto dice la Sacra Scrittura a riguardo, che oltretutto molti di quei santi, che essi venerano, sono stati mistificati da fatti leggendari e non veri, e che altri ancora furono in prima linea, o di appoggio nel formulare e attuare l’Inquisizione, per mezzo della quale si commisero atroci omicidi nel nome di Gesù, e così via dicendo, forse avrebbero più discernimento almeno in questo agire.
Pedro

OFFLINE
Post: 5.293
Sesso: Maschile
19/02/2012 19:56
 
Quota

Nel passato non sono mai mancate le dispute riguardo all’accettazione o meno dell’arte sacra, intesa come iconografia. Gli ebrei che avevano un più acuto senso spirituale della infinità e perfezione di Dio, in genere, si sono sempre mostrati diffidenti nei riguardi delle arti figurative. Si può chiaramente dire che l’idolo non è sempre la rappresentazione, la scultura, o il dipinto dove viene raffigurato una situazione o un personaggio storico-religioso, ma questi lo divengono per coloro i quali ne sono devoti, e si servono di questi stessi per adorare il Signore o venerare i santi e gli angeli. In pratica, è in particolar modo la devozione che fa divenire l’immagine o la scultura un idolo. Ad esempio, potremmo dire che il denaro in sé non è un idolo, ma lo è per chi ne è troppo affascinato; la stessa cosa vale per il calcio, per chi è devoto di un cantante famoso, ecc.; un cantante non è un idolo in sé, ma può diventarlo per chi ne è in una certa maniera “devoto”.

La “massa” nel mondo, oggi esposta e schiava all’idolatria di ogni tipo, lo è anche nel seno della Chiesa Cattolica, sotto il manto della religiosità. Della gente diviene devota di una persona morta, spesso, perché affascinata dalla storia del “santo”, dai miracoli, dalla bellezza dell’oggetto inanimato che lo rappresenta e ne fa un idolo nel suo cuore attuando un culto di venerazione. Se da parte della Chiesa Cattolica e di tanti altri suoi simili non ci fosse un insensato insegnamento a riguardo e una sempre più crescente e lucrosa pubblicità di codeste cose, venendo a mancare l’occasione non ci sarebbe la forte tentazione da parte del popolo cattolico ad agire con idolatria a riguardo di queste cose.

La giustificazione del culto delle immagini dichiarata, al II Concilio di Nicea (787), contro le opposizioni cristiane contrarie, si fondò principalmente sul fatto che quello che nella Bibbia è scritto può essere rappresentato da immagini, perché ciò aiuta specialmente quelli poco istruiti teologicamente ad avere subito un’idea del discorso storico religioso. Per certi aspetti tale motivazione può essere cosa, limitatamente però, buona. Ma da qui ad arrivare a vivere per queste immagini, facendone degli idoli, a praticare la nostra fede attraverso e con l’intermediazione di altri presso Dio e attraverso gli idoli, c’è molta strada che è stata percorsa. La rappresentazione è in parte giustificata dalla voglia di conoscenza per i poco istruiti e per la possibilità di riceverla nel minor tempo e con più chiarezza, ma se dovessimo giustificare invece quello che accade oggi, l’impresa sarebbe ardua. Cosa si dovrebbe inventare per giustificare tale idolatria? L’immagine di Gesù, ad esempio, non ci è stata tramandata storicamente, e questo ha sempre lasciato campo libero alle svariate interpretazioni degli artisti e alle loro ispirazioni religiose-culturali.

La prima giustificazione della Chiesa Cattolica di oggi, riguardo al culto delle immagini, è la stessa di quella di un tempo, ovvero essa afferma che tale culto è in primo luogo un mezzo attraverso il quale un individuo può conoscere meglio un avvenimento accaduto e un veicolo attraverso il quale si può ricordare meglio e più costantemente Dio stesso. A me però non pare che oggi, come anche nel passato, accada solo questo (anzi, di tutto ciò non vi è la minima traccia o quasi). Vedo nelle persone dare una fondamentale e particolare importanza all’oggetto e a chi vi è rappresentato; è una devozione piena di fanatismo che li porta inevitabilmente ad attuare il culto idolatra che è abominio agli occhi di Dio.

Salomone decorò il tempio di Gerusalemme con sculture di cherubini, ma solo come rappresentazioni, non fini a se stesse, ma semplicemente come arte intesa a rivelare la bellezza della Potenza di Dio e del suo tempio. Infatti, gli ebrei non adoravano Dio attraverso una scultura o un’ immagine (e neanche oggi lo fanno) e tanto meno si sarebbero sognati di venerare gli angeli o i morti, addirittura attraverso delle loro sculture. (Eccetto i casi e i momenti turbolenti del popolo ebreo del passato, in cui venne, proprio per la colpa di idolatria, punito da Dio svariate volte nel corso della sua storia).
Pedro

OFFLINE
Post: 5.293
Sesso: Maschile
19/02/2012 19:56
 
Quota

In pratica, se era illecito adorare Dio, per mezzo di un’immagine, tanto più lo era ed è, adorare e venerare le creature (che non sono Dio) attraverso loro rappresentazioni o sculture; inoltre è assolutamente vietato invocare, in qualsiasi modo, qualsiasi creatura, che si tratti di santi morti o angeli. Oggi nella Chiesa Cattolica vi sono numerosissimi intercessori tra Dio e l’uomo: la Madonna, i santi di epoche passate e presenti e gli angeli. Spessissimo si tende a divinizzarli come accade soprattutto nei riguardi della Madonna. Noi sappiamo, invece, che c’è un solo intercessore fra Dio e gli uomini, l’uomo-Dio Cristo Gesù che è morto per i nostri peccati e ci ha liberato dall’eterna infamia (1 Timoteo 2:5-7), ed è solo nel suo nome e per mezzo di Lui solo, che possiamo avere la salvezza (Atti 4:12). Gesù dice, inoltre, di rendere ogni forma di culto solo a Dio: Luca 4:8; Matt.4:10.

Chiunque potrebbe avere un dipinto che ricordi un avvenimento biblico, una raffigurazione di una creatura angelica o altro (non è la stessa cosa però nel caso della Madonna rappresentata spesso sui vari dipinti e con le varie sculture, come esaltata, divinizzata e glorificata. In questo caso come in altri, questo oggetto, indipendentemente dalla devozione o meno dei devoti, rappresenta in se stesso già un idolo, perché presenta una creatura in un modo non appropriato).

Avere un dipinto come ricordanza di fatti o avvenimenti biblici o altro non deve però portare il credente a considerare l’oggetto o il dipinto come un qualcosa al quale rendere un culto, e addirittura esporsi con fanatismo, o non, a preghiere e suppliche ed invocazioni attraverso l’idolo, alla creatura in esso rappresentata o a Dio il Creatore.

Tutto ciò porterebbe il credente a essere spaventosamente lontano dal messaggio biblico e di Dio e si ritroverebbe legato in un abisso quasi senza alcuna possibilità di uscirne fuori. Dio non vuole che lo si adori attraverso delle sculture o immagini che lo rappresentino (anche se non è illecito avere ad esempio un dipinto di Gesù) figuriamoci quanto di peggio possa esserci nella devozione e venerazione di immagini o sculture di creature, fini o no al soggetto stesso raffigurato. Dio è Spirito e verità, e in spirito e verità bisogna adorarlo: Giov. 4:23-24.

Sul piano spirituale l’idolo può essere ogni persona o cosa che nel nostro cuore prende il posto di Dio. L’amore per il denaro, la concupiscenza sono essi stessi forma d’idolatria. Gli uomini del XX secolo credono di essere più raffinati di quelli dell’antichità, ma non sono meno idolatri di essi. Gli dèi di oggi, come anche del passato, oltre a quanto detto riguardo ai “santi” cattolici sono ancora: lo sport, lo Stato, l’astrologia, la magia, la cartomanzia, il denaro, l’io, ecc.; essi si pongono tra il Creatore e la creatura. Fuggiamo, dunque, dagli idoli e da ogni idolatria esteriore e interiore. Il solo mezzo per farlo consiste nell’amare con tutto il nostro cuore, con tutta la nostra mente, l’Iddio unico e meraviglioso che reclama da noi, in maniera assoluta, il nostro culto in spirito e verità: Giov. 4:23-24.
Pedro

OFFLINE
Post: 5.293
Sesso: Maschile
19/02/2012 19:57
 
Quota

Ma i santi chi sono? Sono forse solo e tutti quelli canonizzati dalla Chiesa Cattolica? Innanzi tutto la Scrittura ci insegna che i santi sono tutti coloro che rigenerati dallo Spirito Santo confidano in Gesù, vivono per Lui e mettono in pratica la volontà del Padre celeste. I santi non sono solo coloro che fanno o hanno fatto miracoli, guarigioni o altri segni spettacolari; non è da queste cose che si può dedurre con certezza se un uomo è santo, o meglio, se è fedele a Dio. Leggiamo in Matt.7:21-23 che molti tra coloro che hanno fatto opere potenti, miracoli, profetizzato ed evangelizzato nel nome di Gesù, davanti a Dio nel loro giorno verranno trovati infedeli, malfattori e quindi saranno condannati. È molto probabile che questi (ritenuti malfattori da Gesù), invece sulla terra siano stati canonizzati santi e venerati con devozione dal popolo. L’uomo non può decidere al posto di Dio innalzando agli onori del popolo un credente defunto come santo, insegnando un culto da rendere a quest’ultimo e una personale ed individuale devozione a seconda da chi uno viene affascinato. I santi sono tutti coloro che vivono con fedeltà alla Parola di Dio. È il Signore, che in ultima analisi, ne distingue i veri dai falsi. I veri santi praticano ed insegnano ciò che Dio ha insegnato, cose molto più importanti e grandi che fare miracoli e prodigi. Chi fa la volontà di Dio è un santo e possiede la salvezza, chi fa i miracoli o profetizza o quant’altro, ma non è fedele all’insegnamento della Parola di Dio, non è un santo, ma un malfattore e verrà condannato (Matt.7:21-23). Ne risulta, che molti dei santi, canonizzati dalla Chiesa Romana, avendo insegnato false dottrine e avendo operato di conseguenza, non possono essere ritenuti tali da Gesù e quindi è piuttosto probabile che non si trovino in paradiso, come crede invece il popolo cattolico. Esso crede che solo alcuni possono essere definiti “santi” e scoraggiati continuano la loro vita mondana senza il coraggio e la speranza di poter essere nell’opera e nella fede “simili a questi”.

La Chiesa Cattolica, con la sua divisione fra clero e laici, pone una barriera mal sana al popolo che è portato a credere che solo i preti e quant’altri siano tenuti ad avere uno stretto rigore morale di vita, mentre ad esso basta cercare di fare il possibile di tanto in tanto nella mondanità e di confessarsi qualche volta al prete. La gerarchia ecclesiastica romana mette in una condizione sfavorevole il popolo riguardo alla conoscenza e alla pratica della volontà di Dio.

Sulla Chiesa Romana pesano condanne maggiori di ogni altra istituzione religiosa, sia per la potenza d’errore che insegna, sia per il lungo tempo per il quale è al potere e al servizio della menzogna. Morte e crudeltà atroci fanno parte della storia della Chiesa Romana. Dio non dimenticherà, al giudizio finale, la pena su quegli uomini di ogni tempo che presi dal fascino del prestigio e del potere hanno insegnato ed insegnano menzogne, nascondendo e occultando le verità di Dio. Così facendo loro negano a se stessi la possibilità della salvezza ed insegnano agli altri, scrupolosamente, come e cosa fare per aver parte alla stessa sorte. Su di loro pesa l’enorme e pesante responsabilità di aver ostacolato ed infine negato la salvezza a moltitudine di uomini, con i loro nefasti ed iniqui insegnamenti. Colui che ruba qualcosa pecca contro Dio e contro colui che ha danneggiato. Colui che invece insegna il falso, nel nome di Dio, pecca contro Dio e contro l’uomo che è stato ingannato, ma il “peggio” è che insegna a quest’ultimo a fare lo stesso. Egli è peggiore di un comune ladro che si limitasse a rubare senza prendersi la briga di insegnare agli altri a fare lo stesso. I santi, secondo la Sacra Scrittura, sono tutti coloro che fanno la volontà di Dio, confidando nel suo Figliolo Cristo Gesù. Ecco quanto dice la Bibbia a riguardo: Atti 26:10 “...io rinchiusi nelle prigioni molti santi...”; Filippesi 4:21-23: “Salutate ognuno dei santi in Cristo Gesù...Tutti i santi vi salutano e specialmente quelli della casa di Cesare...”; 1Corinzi 1:2; c.16:1; 2 Corinzi 1:1; c.8:4; c.9:1,12; c.13:12; Efesini1:15-18; c.3:8; c.6:18-19; Filippesi 1:1-2; Colossesi 1:1-2; c.1:4; c.1:12; c.1:26; Ebrei 6:10; Romani 12:13; c.15:25-26; c.15:31-33; c.16:1-2; c.16:15; Salmo 37:28; Atti 9:13; Atti 9:32 .

Si diventa santi, qui in terra, con la conversione a Gesù Cristo e con l’ubbidienza alla volontà di Dio Padre. Iddio li fa santi e i loro nomi sono scritti nei cieli. Non hanno bisogno di essere riconosciuti o canonizzati dal Papa. I veri santi non attirano mai la gente a loro stessi; gli individui vanno diretti ed istruiti per la conversione unica a Cristo Gesù. I cattolici romani credono di onorarli facendo in loro onore delle feste e quant’altro che sanno di pagano e d’idolatria, ma invece offendono il loro nome o almeno quello dei veri santi.
Pedro

OFFLINE
Post: 5.293
Sesso: Maschile
19/02/2012 19:57
 
Quota

Leggere: 1Corinzi 1:11-13; c.3:4-8; c.3:21-23; c.4:6; Paolo fa capire com’è stolto e anticristiano avere devozione per un credente a danno di un’altro e che bisogna essere devoti solo a Dio per mezzo di Cristo Gesù, nel nome del quale si viene battezzati. (Esempi di stoltezza, da parte dei cattolici, sono quelli che si definiscono: mariani, ovvero, devoti particolari di Maria. Noi siamo cristiani e non mariani o quant’altro. Cristiani significa: “di Cristo” non “di Maria”. Paolo qui parla dell’assurdità che c’è nella devozione verso alcuni credenti vivi; chissà cosa direbbe oggi riguardo alla devozione cattolica nei confronti di miriadi di santi morti e degli angeli, con l’aggiunta abominevole delle invocazioni dei santi morti, delle preghiere e delle suppliche a loro rivolte).

In Isaia 8:19-20 si legge: “...Un popolo non deve forse consultare il suo Dio? Si rivolgerà forse ai morti in favore dei vivi? Alla legge! Alla testimonianza!....” . Si comprende bene in questo passo la vanità e la disubbidienza che c’è nel consultare, invocare e venerare i morti santi o non, a favore dei vivi; chi fa ciò verrà giudicato da Dio. In Atti 10:25-26 Pietro non accetta che gli si prostri davanti; egli afferma che è un uomo comune come tutti gli altri credenti. Chissà come reagirebbe oggi nei confronti degli onori e quant’altro, che vengono rivolti ai santi morti e al Papa (che i teologi cattolici spudoratamente sostengono essere successore di Pietro). In Atti 14:9-18 è scritto che si voleva offrire un sacrificio e fare onore con ghirlande a Paolo e a Barnaba, ma questi con forza si opposero all’attribuzione di tali onori che quei pagani avevano in mente di dare alla loro persona.

In Ap.22:8-9; c.19:9-10 l’angelo non accetta l’onore e l’adorazione da parte di Giovanni e dichiara in modo preciso che si adora solo Dio. In Colossesi 2:18-19 Paolo avverte di non venerare gli angeli, in caso contrario, si perde il premio presso Dio (probabilmente con il dire che si perde il premio, Paolo, qui, vuol dire che si perde la ricompensa: 1Corinzi 3:14-15, non la salvezza [vedere quanto viene detto a proposito nello studio: “Il Purgatorio”]. È sott’inteso che Paolo non stia parlando a delle persone non nate di nuovo, non rigenerate o ad individui che vivono una profonda intimità con l’idolatria, ma semplicemente a credenti nati di nuovo che, mossi da falsi insegnamenti e da intenzioni di pietà carnale e non spirituale, potevano essere portati a venerare gli angeli oltre a Dio; un po’, lontanamente, quello che capitò all’apostolo Giovanni in Ap.19:9-10; c.22:8-9. Il riferimento alla semplice perdita della ricompensa, anziché della salvezza, in questo passo, è riferito solo a credenti nati di nuovo e per le circostanze sopra citate. È altresì chiaro e certo che coloro che hanno un’intima comunione con l’idolatria non possono perdere alcuna ricompensa, perché, non essendo rigenerati e nati di nuovo, non hanno la salvezza).

Alcuni teologi cattolici vedono nei due passi, che sto per esporre, un indizio favorevole riguardo al loro insegnamento dottrinale che gli angeli possono essere pregati, invocati e venerati: Ap.5:8 “Quand’ebbe preso il libro, le quattro creature viventi e i ventiquattro anziani si prostrarono davanti all’Agnello, ciascuno con una cetra e delle coppe d’oro piene di profumi, che sono le preghiere dei santi”; Ap.8:3-4: “E venne un’altro angelo con un incensiere d’oro; si fermò presso l’altare e gli furono dati molti profumi affinché li offrisse con le preghiere di tutti i santi sull’altare d’oro posto davanti al trono. E dalla mano dell’angelo il fumo degli aromi salì davanti a Dio insieme alle preghiere dei santi”. Qui non si parla di preghiere fatte da credenti ad angeli o a creature celesti, ma di esseri angelici che porgono simbolicamente davanti a Dio le preghiere, dei santi vivi, rivolte al Signore, e non agli angeli (si tratta di preghiere rivolte a Dio che, in questo caso, sono da parte dei credenti vivi al tempo della tribolazione) per la liberazione dal male al tempo della tribolazione (periodo che sulla terra si manifesterà in un contesto di globale violenza e malvagità nei confronti dei cristiani e degli ebrei da parte dei pagani e nel quale non mancheranno i giudizi divini decisi in cielo). Le preghiere sono sempre rivolte a Dio; vorrei chiedere ai teologi cattolici, come mai nelle Scritture ispirate (Bibbia) non vi è mai alcuna traccia di preghiere fatte agli angeli o ai santi defunti e, anzi è scritto di adorare e venerare sempre e solo Dio? Come si può giustificare il vostro culto ai santi morti e agli angeli, con quanto dice la Sacra Scrittura? In tutta la Bibbia vi sono numerosissime preghiere rivolte solo e sempre a Dio, e mai, dico mai, in una sola occasione, viene esposta una sola preghiera fatta a un credente defunto o a un angelo. Ad esempio, i Salmi sono preghiere ispirate e scritte da personaggi biblici come: Salomone (Salmo 127), Mosè (Salmo 90), i figli di Core (Salmo 87), Davide (Salmo 86), Asaf (Salmo 80), ecc., e presentano sempre e solo preghiere rivolte a Dio (Salmo 5:2), mai ad esempio a Mosè, ad Abramo e a tanti altri uomini di fede e profeti e angeli che si potrebbero elencare; perché oggi avviene l’opposto in molti ambiti religiosi che si definiscono cristiani? Niente nelle Sacre Scritture è scritto riguardo al culto dei santi morti e degli angeli, è invece scritto l’esatto contrario: Matt.4:10; Luca 4:8. Ad esempio, chiedo ai teologi cattolici: potete provare che un credente cristiano nel N.T. abbia mai rivolto preghiere a santi defunti o agli angeli anziché solo a Gesù Cristo? Che si possono accendere candele e sparare fuochi d’artificio in loro onore? Che si possono portare le loro immagini o statue in processione per le pubbliche vie per farle venerare dal popolo? Credo proprio di no! Nel N.T. tutti i credenti in Cristo sulla terra sono chiamati “santi” quantunque non siano perfetti. Si diventa santi qui in terra per la conversione a Cristo Gesù e con l’ubbidienza a Lui. L’Iddio li fa e li dichiara santi e i loro nomi sono scritti nei cieli. Non hanno bisogno di essere riconosciuti o canonizzati dal Papa. I veri santi non attirano mai l’attenzione e la gente a loro stessi; nel N.T. i santi dirigevano le persone a Cristo Gesù, il Salvatore. I cattolici romani credono di onorare la memoria dei santi defunti facendo in loro onore delle feste che sanno di pagano e d’idolatria, ma invece li offendono. I santi defunti sarebbero i primi a protestare e a rifiutare simili idolatrie (almeno i veri santi). Cristo Gesù è il nostro avvocato presso il Padre. Egli solo è Colui che può giustificarci davanti al Padre Celeste. Nessuna anima di un defunto può far ciò, perché essa non è Dio e perché non ha il titolo di mediatore (intercessore) che Gesù uomo-Dio si è acquistato sulla croce espiando una volta per sempre i nostri peccati. Perché non invocare il Padre per mezzo di Gesù solo? Perché invocare Dio per mezzo di qualcun’altro? Perché invocare un’anima di un defunto, anziché Gesù il Salvatore? Forse Gesù non è in grado di soddisfare chiunque potentemente? L’altro passo che i teologi cattolici prendono per sostenere che i santi morti possono essere invocati è l’apocrifo: 2Maccabei 15:11-16, versione C.E.I. cattolica (vedere quanto viene detto riguardo agli apocrifi e in questo caso al libro 2Maccabei nello studio del “Il Purgatorio”). È scritto che Giuda Maccabeo raccontò ai suoi uomini un sogno che aveva avuto; anzi, si trattava di una visione. (v.11) “La sua visione era questa: Onia, che era stato sommo sacerdote...con le mani protese pregava per tutta la nazione giudaica. Gli era anche apparso un personaggio...Onia disse:. E Geremia stendendo la destra consegnò a Giuda una spada d’oro, pronunciando queste parole nel porgerla: ”. Ad ogni modo, qui l’avvenimento presenta questi personaggi che pregano per il loro popolo, in modo implicito, senza aver loro chiesto al popolo di essere invocati per poter intercedere in suo favore, ovvero non vi è alcun minimo accenno riguardo ad un’invocazione da fare ai santi morti, né tanto meno ad una loro intercessione proposta su richiesta da parte del bisognoso. Diciamo subito che né in 2Maccabei 15:11-16, né in 2Maccabei 12:40-45 (andare a leggere) vi è alcuna indicazione riguardo all’invocare e venerare le anime dei santi defunti, pur essendovi però altri generi di contraddizioni evidenti.
Pedro

Nuova Discussione
 | 
Rispondi

Feed | Forum | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 12:29. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com