CRISTIANI   Nelle mani del Padre

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Libro “Chiesa Cattolica Romana: verità o menzogna?;

Ultimo Aggiornamento: 01/03/2012 18:50
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19/02/2012 19:52
 
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Le anime dei defunti sono sotto il dominio di Dio e non sotto la volontà degli evocatori che a loro piacimento, come se avessero qualche potere sull’aldilà, credono di poterli evocare. Può anche essere che in quella occasione sia stato davvero Samuele ad apparire, ma ciò solo per eccezione, dietro volontà suprema di Dio, ma con la relativa punizione per Saul disubbidiente. Bisogna inoltre credere (a parte questo caso eccezionale) che gli spiriti evocati e che si manifestano, nei loro modi e tempi, non siano anime di uomini deceduti, ma demòni e forze spirituali malefiche, menzognere.

1 Cronache 10:13-14 (Saul morì perché, invece, di consultare il Signore, decise di consultare l’anima di Samuele).


Isaia 8:19-20: “...Un popolo non deve forse consultare il suo Dio? Si rivolgerà forse ai morti in favore dei vivi? Alla legge! Alla testimonianza! ...”.

Che differenza c’è in realtà tra l’andare da un medium per evocare un’anima di un defunto, con l’evocarlo per conto proprio? Cercare un contatto con un “santo” trapassato, pregarlo, invocarlo, chiamarlo per nome, prostrarsi davanti ad una sua immagine scolpita, venerarlo, servirlo, come si fa in ambito cattolico, non è forse tremendamente ancora peggio del semplice, ma pur grave contatto con un medium per evocare un’anima?

Lev. 19:31; c.20:6: “se qualche persona si rivolge agli spiriti e agli indovini” è proibito non solo evocarli attraverso un medium o un indovino, ma anche direttamente e per conto proprio.

È chiaro che, pregare, essere devoti, venerare, invocare, prostrarsi, servire, un santo morto è più che evocarlo. Coloro che malignamente tentano di sviare il problema dicendo che oggi, tuttavia, si venerano solo i “santi” e non i defunti “normali”, vorrei ricordare che Samuele era un profeta, credente e santo, perché su di lui fu la Parola di Dio e il suo Spirito, ma nel cercare un contatto con lui, Saul ebbe comunque una punizione dal Signore, la morte. La Chiesa Romana incoraggia il culto delle statue e delle rappresentazioni di Cristo, della Vergine e dei santi, giustificandolo col dire che a questi ultimi (alla Vergine e ai santi) viene reso solo onore e venerazione, ma si adora solo Dio e il suo divino Figliolo. Tuttavia, il decalogo di Mosè proibisce esplicitamente di fare qualsiasi immagine di uomo, di donna o di qualsiasi altro essere (Deut 4:15-18; c.4:23-24) a scopo di culto, venerazione o adorazione.

Il secondo comandamento del decalogo, uno dei più lunghi e solenni, insiste sul divieto di servire le immagini e di prostrarsi dinnanzi ad esse. È quindi proibito porle su altari, inginocchiarsi dinnanzi ad esse, bruciare ceri in loro onore, rivolgere loro preghiere, e portarle in processione. L’Eterno è un Dio geloso che reclama, in maniera assoluta ed esclusiva, la nostra adorazione ed il nostro culto, Egli punisce severamente e duramente chi disubbidisce a questo ordine formale. Il N.T. indica le ragioni spirituali di tali proibizioni: per prima cosa è Cristo Gesù il nostro unico mediatore ed intercessore Onnipotente, e rivolgersi ad altre creature come ipotetici intercessori significa offenderlo duramente: Atti 4:12; Romani 8:31-34; 1 Timoteo 2:5-7; Ebrei 7:24-25; c.9:24.

D’altro canto, se è evidente che una statua non è altro che un po’ di marmo, di metallo o di gesso, per Paolo, il culto reso all’idolo è in realtà reso ai demòni: 1 Corinzi 10:19-22.

Questa parola può sembrare molto dura, ma è chiaro che un atto religioso, proibito da Dio, può recare profitto solo all’avversario.

Nell’ebraico del vecchio testamento la frase: “e si prostrò con la faccia a terra”, serviva ad esprimere la forma di rispetto in uso tra i popoli d’oriente in circostanze svariate, a uomini svariati: Genesi 33:3; c. 42:6; 2 Samuele 24:20 (ma anche a Dio: Genesi 24:52; Salmi 95:6), un rispetto e un uso che voleva dimostrare l’umiltà di chi si accingeva a farlo. Era assolutamente proibito osservare questo atteggiamento nei riguardi degli idoli o di immagini scolpite riguardanti i defunti, gli angeli o perfino di Dio, perché ciò implicava un’adorazione e venerazione (Esodo 20:5) all’idolo stesso e a chi vi era rappresentato.
Pedro

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